Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

AREE PROTETTE, PARCHI E OASI
RISERVA NATURALE ORIENTATA “BOSCO RUBBIO”: UN ESEMPIO DI CONSOCIAZIONE NATURALE FAGGIO - ABETE
06/10/2014
Commissario Capo Giovanni Adinolfi - Capo dell'Ufficio territoriale per la Biodiversità di Potenza


Riassunto

La Riserva Naturale Orientata “Bosco Rubbio”, istituita con D.M. 29 marzo 1972, è ubicata nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, nel comune di Francavilla in Sinni, Basilicata (Italia). E’ una riserva statale che costituisce  un “relitto” di quella tipologia di bosco che una volta rivestiva integralmente l’Appennino calabro-lucano. La vegetazione è costituita da una consociazione naturale di abete bianco e faggio, organizzata in tre tipologie strutturali. L’abete bianco presente nella Riserva, ha caratteri ecologici, morfologici e genetici differenti da quelli presenti sull’Appennino settentrionale e sulle Alpi, e probabilmente anche nell’ambito delle stesse popolazioni presenti sull’Appennino meridionale.  L’opera di tutela, attuata dal Corpo Forestale dello Stato negli ultimi decenni, ha garantito la sopravvivenza di questa specie, fortemente compromessa dall’intensivo sfruttamento antropico e dalle variazioni climatiche.
La Riserva è stata classificata come Zona di Protezione Speciale (ZPS), nell’ambito della rete Natura 2000 (Codice IT9210300). Il progetto LIFE Natura 2004, ha documentato la presenza di almeno 31  specie  di avifauna, nidificanti all’interno della ZPS Rubbio. Alcune specie sono incluse nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE. Attualmente l’Ufficio territoriale per la Biodiversità di Potenza, gestore della Riserva, sta realizzando nell’area, degli studi sul picchio nero e sui chirotteri, per meglio salvaguardare l’integrità del loro habitat.

Abstract
"BOSCO RUBBIO" Natural Reserve: European beetch silver fir combination
The “Bosco Rubbio” Oriented Nature Reserve, established with D. M. 29th March 1972, is situated in the heart of Pollino National Park, in the town of Francavilla in Sinni, Basilicata region (Italy). It is a state reserve which represents a “wreck” of that typical wood once entirely covered the calabro-lucanian Apennine. The vegetation is made up of a mixed natural wood of silver fir and beech divided in three structure types. The silver fir you find in the reserve has environmental, morphological and genetic characters that are different from those you find  on the north Apennine and the Alps, and probably  they are also different within the same south Apennine. The preservation work carried on by the Corpo Forestale of Sate  in the last decades has protected the survival of this species seriously endangered by the anthropic overexploitation and the climate changes.
The Reserve has been classified as Special Protection Zone (ZPS) within the 2000 Nature web project (code IT9210300). The 2004 Nature LIFE project  has found at least 31 bird population species nest-building within the Rubbio ZPS. Some species are included in the attachment 1 of the European rule 79/409/CEE. Nowadays the Biodiversity territorial Agency in Potenza is carrying out, in the area, some studies on the black woodpecker and the chiropters, for a better protection of their environmental integrity.

 
 

 
Punti di acqua stagionali della Riserva
 

 
 
L'inverno a Bosco Rubbio

La Riserva Naturale Orientata “Bosco Rubbio”, istituita con D.M. 29 marzo 1972, è ubicata in Basilicata, nel comune di Francavilla in Sinni (Potenza), nel cuore del Parco Nazionale del Pollino. E’ una riserva statale, di estensione pari a 212 ha, distribuiti altimetricamente a una quota variabile tra i 1580 e i 1200 metri sul livello del mare, con pendenze  tra  il 10% e l’80%.
La denominazione deriva dall’appartenenza al bacino idrografico del torrente Rubbio, affluente del Sinni. All’interno dell’area sono presenti soltanto piccoli ruscelli stagionali e la sorgente dell’Acqua Precisa, in vicinanza della località Lago d’Erba.
La vegetazione presente, è costituita da una consociazione naturale di abete bianco e faggio, costituente un “relitto” della tipologia di bosco che una volta rivestiva integralmente l’Appennino calabro-lucano, inquadrabile nel cingolo vegetazionale Fagus-Abies secondo Schmidt-Susmel (Susmel L.,1980), corrispondente alla fascia fitoclimatica del Fagetum, sottozona calda e fredda ( Pavavi, 1916).
L’istituzione della Riserva si deve all’inserimento del Bosco Rubbio, nei primi anni ’70, nella lista dei biotopi, segnalati dalla Società Botanica Italiana, per l’applicazione di misure di conservazione. Successivamente venne formulata, da parte dell’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali (ASFD), al Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, la proposta per l’emanazione del relativo decreto.

 

La Riserva è stata classificata come Zona di Protezione Speciale (ZPS), nell’ambito della rete Natura 2000 (Codice IT9210300). Tale inquadramento deriva dall’osservazione, di avifauna particolarmente interessante dal punto di vista naturalistico.
In occasione della realizzazione di progetti di rilievo europeo, quali il LIFE Natura 2004, sono state indicante come presenti nella ZPS Rubbio, le seguenti specie incluse nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE: falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), picchio nero (Dryocopus martius), biancone (Circaetus gallicus) e picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius), inoltre sono osservabili in Riserva: fringuello (Fringilla coelebs), cardellino (Carduelis carduelis), zigolo nero (Emberiza cirlus), rigogolo (Oriolus oriolus), cornacchia grigia (Corvus corone cornix), ghiandaia (Garrulus glandarius), averla capirossa (Lanius senator). Complessivamente, sono almeno 31 le specie presenti e potenzialmente nidificanti, all’interno della ZPS Rubbio, per le quali bisogna assicurare l’integrità strutturale e funzionale dell’habitat boschivo
Tali specie si ripartiscono in 15 famiglie e in 5 gruppi trofici. Notevole è la percentuale di rapaci (Accipitridae) (17%) e di insettivori (52%), indicatori di ricchezza trofica e “maturità” ecosistemica. I rapaci presenti confermano lo stato di conservazione dei boschi e delle aree circostanti (Panella 2004.

Giovani abeti protetti da grandi faggi

Un gruppo di uccelli che, nella Riserva Naturale Orientata “Bosco Rubbio”, trova il suo habitat ideale è, come sopra indicato, quello dei picchi (Picidae). Nel bosco sono presenti almeno tre specie: picchio rosso maggiore, picchio rosso mezzano e picchio nero, oggetto di un progetto di ricerca mirato a stimarne l’abbondanza, la nidificazione e la distribuzione relativa e totale. Analoghe ricerche sono in corso per valutare e quantificare la presenza di chirotteri. Entrambi i progetti sono in realizzazione a cura dell’Ufficio territoriale per la Biodiversità di Potenza, gestore della Riserva.
Relativamente alla presenza di mammiferi, sono stati osservati il riccio europeo (Erinaceus europaeus) e il mustiolo (Suncus etruscus), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), lo scoiattolo nero (Sciurus vulgaris);  il moscardino (Muscardinus avellanarius) e l’istrice (Hystrix cristata), la volpe (Vulpes vulpes), il tasso (Meles meles), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina) e il cinghiale (Sus scrofa); non confermata è la presenza del gatto selvatico (Felis silvestris).

 

Per quanto attiene la composizione in specie del soprassuolo, è da evidenziare come, da “foreste pure” di abete bianco, presenti in Basilicata nel periodo post-glaciale (Chiarugi 1936, 1939), a partire dal tardo Olocene (Watt 1985), si è giunti a formazioni “relitte”, consociate con il faggio. L’abete bianco presente nella Riserva, rientra tra i popolamenti appenninici meridionali differenziati ecologicamente, morfologicamente e geneticamente da quelli presenti sull’Appennino settentrionale e sulle Alpi (Borghetti & Giannini 1981, Parducci et al. 1996). Probabilmente anche nell’ambito delle stesse popolazioni presenti sull’Appennino meridionale, esistono differenziazioni della tipologia indicata, rilevanti al punto da far pensare ad ecotipi locali, ancora oggetto di approfondimento scientifico.
Le variazioni climatiche hanno, senza dubbio, contribuito sfavorevolmente alla sopravvivenza dell’abete in purezza. Ed inoltre lo sfruttamento di quest’ultimo, per le caratteristiche del legname ricavato, ha fatto si che, nel corso dei secoli, la specie è stata oggetto di utilizzazioni che non hanno tenuto in debita considerazione la necessità di tutela e rinnovazione dei popolamenti (Susmel 1957, Gabbrielli et al. 1990, Iovino & Menguzzato 1993).
L’effetto del prolungato sfruttamento antropico, di tipo selettivo, nel tempo ha sottratto ai boschi originari gli esemplari migliori, per la realizzazione di travature portanti in abete, nelle abitazioni e nelle chiese e per la creazione di mobilio in legno massello.

Grazie all’azione di tutela, esercitata da qualche decennio, chi visita oggi boschi come Rubbio, si trova di fronte a formazioni che tendono naturalmente a ricostituirsi, evolvendo lentamente, verso il loro aspetto originario.
In particolare, nel “Bosco Rubbio” è possibile osservare tre tipologie strutturali in cui si  organizza la consociazione naturale faggio-abete.
Esistono dei nuclei di giovani abeti che attendono il momento giusto per raggiungere il piano superiore della vegetazione. L’abete, infatti, cresce rigoglioso in gruppi cospicui, protetto dal faggio sovrastante, pur essendo in età per passare dal piano dominato a quello dominante, unitamente ai grandi faggi.
In aree limitrofe, il soprassuolo è rappresentato da faggio che occupa il piano dominante, dove però accede anche l’abete bianco in misura numericamente ridotta. In tali aree, la presenza dell’abete, in stadio di spessina e perticaia, è consistente al punto da determinare localmente una copertura biplana.
Altra porzione di soprassuolo è organizzata in misura equilibrata tra faggio e abete che costituiscono il piano dominante della copertura. In quest’ultima tipologia strutturale, l’abete bianco occupa anche il piano inferiore e intermedio allo stadio di spessina e perticaia creando una copertura a tratti stratificata.
L’abete, in gioventù ombrivago, attende che si creino le condizioni, offerte in natura dalla caduta di qualche grande esemplare di faggio, per emergere dai piani vegetazionali sottostanti, manifestando la sua natura lucivaga (o eliofila), che si sviluppa con il trascorrere del tempo. E’ proprio in tali radure che, i giovani abeti, iniziano il loro rapido percorso verso l’alto che li porterà a beneficiare del giusto quantitativo di luce per evolvere in piante portaseme utili alla riproduzione della specie ma anche alla nidificazione e all’alimentazione dell’avifauna.
Qualora, non dovessero verificarsi le condizioni idonee alla migrazione verso l’alto dell’abete, un aduggiamento prolungato sarebbe “fatale” per tale specie, poichè la costringerebbe per sempre a rimanere sottoposta, compromettendone la sopravvivenza.
Da segnalare, infine, nella parte più sommitale della Riserva, in località “Tre Confini”, la possibilità di osservare caratteristici esemplari di faggio, dall’aspetto singolare nelle forme dei tronchi e delle chiome, instancabilmente modellati dagli elementi naturali, in particolare dalle abbondanti nevicate e dall’azione del vento che, durante i lunghi periodi invernali, spazza le foreste in quota e lambisce con fermezza le vette dei monti del Pollino.