Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

AREE PROTETTE, PARCHI E OASI
LA FORESTA DI CADIBONA
09/09/2016
di Emilio Brandimarte Ispettorato Generale del Corpo forestale dello Stato.

Il Colle di Cadibona (SV) materializza ormai da tempo, in via convenzionale, il punto d’incontro...


 

Riassunto

La foresta di Cadibona si estende per 220 ettari nei Comuni di Savona e Quiliano. Situata lungo un’antica via romana, rappresenta la parte residuale del “Bosco di Savona” che fino al XII° secolo era stato di proprietà dei Marchesi del Carretto. Sfruttata per molti secoli per le risorse di legname, la sua tutela è iniziata nel 1871 quando fu inserita tra le prime 21 foreste che furono dichiarate inalienabili dal giovane Stato Italiano. A lungo gestita dal Corpo Forestale dello Stato, oggi è di proprietà della Regione Liguria ed è caratterizzata da una notevole varietà di specie forestali con maggiore rappresentatività del castagno, faggio e rovere variamente consociati. Numerose altre specie, alle diverse quote, completano lo scenario forestale: carpino ed orniello le più diffuse, ma anche ciliegio, acero, tiglio, cerro, sorbo e nocciolo, mentre nelle esposizioni più calde è presente anche il leccio e lungo i corsi d’acqua domina l’ontano. Ulteriori specie, oggi sporadiche, sono state introdotte con i rimboschimenti del passato. Un vero gioiello di biodiversità forestale, a breve distanza dal mare.

Abstract
The Cadibona Forest
The Cadibona forest covers 220 hectares in the municipalities of Savona and Quiliano. Located along an old Roman road, it represents the remainder of the "Bosco di Savona" that until the twelfth century had been the property of the Marquis of Carretto. It was exploited for many centuries for timber resources and its protection began in 1871 when it was included among the top 21 forests declared inalienable by the young Italian State. It was run by the National Forest Service for a long time, it is now owned by the Region of Liguria and is characterized by a remarkable variety of forest species, especially chestnut, beech and oak. At different altitudes, hornbeam and flowering ash are the most common, but also cherry, maple, linden, oak, rowan and hazel,  holm oak at the warmest exposure, while alder dominates along water courses. Reforestation of the past introduced more species, today sporadic. A true jewel of forest biodiversity near the sea.

 
 
Fig. 1 panoramica foresta di Cadibona
 
 

 

Il Colle di Cadibona (SV) materializza ormai da tempo, in via convenzionale, il punto d’incontro tra Alpi ed Appennini.
Già in epoca romana nella zona di valico passava la Via Emilia Scauri, aperta dal console Marco Emilio Scauro nel 109 a. C. allo scopo di collegare le aree dell’entroterra (Piacenza e Tortona) a Vada Sabatia, importante centro costiero che ha poi dato origine all’odierna Vado ligure.  Ancor prima, nel 203   a. C., il valico aveva visto transitare, in ritirata, le truppe di Magone Barca, fratello di Annibale.

Figura 2 - estensione della foresta nei primi anni '40

La foresta di Cadibona, di proprietà della Regione Liguria, si estende per 220 ettari nei Comuni di Savona e Quiliano  ed è dunque  situata in prossimità di un tracciato di antiche origini, che attraversava un’area boscata molto vasta denominata “Bosco di Savona” sul quale si sono alternate vicende storiche che si fanno risalire al XII° secolo, ai tempi in cui la città si rese indipendente dal dominio dei Marchesi del Carretto.
Nel ‘500 Savona passò sotto il dominio della Repubblica di Genova e ben presto le grandi risorse di materia prima fornita dal bosco andarono ad alimentare ogni tipo di costruzione, a cominciare da quelle navali ma anche quelle civili e militari, con il progressivo impoverimento a cui si aggiungeva la pressante attività di dissodamento dei terreni forestali da destinare ad uso agricolo.
Tutto il “Bosco di Savona”, che occupava un’area molto più estesa dell’attuale foresta regionale “Cadibona”, fu a lungo conteso per questioni di dominio sulle risorse; per secoli le rivendicazioni sui diritti ed anche le dispute su i confini originarono un pesante contenzioso tra le potenti famiglie della zona, gli ordini religiosi e le autorità locali. Avanzava, inoltre, la colonizzazione della vasta area boscata, con insediamento di decine di cascine e masserie ed il continuo guadagnare spazio del “domestico” (terreno agricolo) a danno del “selvatico” (terreno forestale), che alla  metà del ‘700 avrebbe portato, per l’eccessivo sfruttamento, alla instabilità di taluni versanti ed ai conseguenti fenomeni di dissesto.
A seguito della legge n. 283 del 20 giugno 1871, istitutiva del demanio forestale, Cadibona fu compresa tra le prime 21 foreste dichiarate inalienabili dal giovane Stato italiano, tra le quali vanno ricordate quelle più note di Vallombrosa e Camaldoli in Toscana e quelle di Somadida  e Cansiglio in Veneto. A quel tempo Cadibona aveva una estensione di 320 ettari. Da quel momento ha inizio la storia recente della foresta, trasferita nel 1910 all’ASFD  (Azienda di Stato per le Foreste Demaniali), che nei primi anni ’40 del ‘900 era suddivisa in 17 particelle con una superficie complessiva di 220 ettari (fig. 2).

 
Figura 3 - Faggio secolare in zona di crinale

Oggi osserviamo ciò che rimane di un’antica foresta ricca di storia, un piccolo ma significativo frammento rispetto alla estensione dei boschi circostanti di proprietà privata che per ovvii motivi legati all’alimentazione nei secoli passati sono costituiti in prevalenza da castagno. Nella foresta regionale, invece, oltre al castagneto è presente anche la faggeta ed il bosco misto in cui prevalgono i consorzi faggio-rovere oppure a prevalenza di carpino-orniello in funzione delle quote, comprese tra 200 a 650 metri, nonché della  esposizione dei versanti che risulta assai variabile.
Nella faggeta sono presenti anche piante secolari, con ampie chiome che ne evidenziano l’antico  ruolo  di piante porta-seme, rilasciate in qualche caso lungo i crinali (fig. 3) allo scopo di delimitare le diverse attribuzioni territoriali. L’abbondante diffusione delle specie accessorie o sporadiche  (ciliegio – acero – sorbo – nocciolo – cerro – tiglio) completa, per sommi capi, il quadro delle principali specie presenti, che in particolari momenti stagionali conferiscono al soprassuolo un variegato effetto cromatico. Nella parte sommitale della foresta domina l’abete bianco ed in misura minore l’abete rosso, entrambi introdotti per piantagione negli anni ’30 del ‘900, con numerosi soggetti ben sviluppati e con diametri oltre i 50 cm.; in talune zone la robinia, inizialmente introdotta con finalità di consolidamento dei versanti, occupa ampi spazi ed è in progressiva espansione; nelle esposizioni più calde è presente anche il leccio, mentre negli impluvi e lungo i corsi d’acqua è molto diffuso l’ontano, spesso radicato in alveo.

 

La foresta presenta quindi, in una superficie piuttosto limitata, una vegetazione forestale assai varia, con caratteristiche mediterranee nella parte bassa e montane in quella alta. Non mancano piccoli popolamenti di specie esotiche quali: quercia rossa, castagno giapponese, douglasia, pino eccelso, pino strobo, allevate in passato in una zona pianeggiante nelle adiacenze del Rio Trincata, adibita a vivaio forestale.
A parte le modeste aree occupate da conifere, per i boschi di latifoglie autoctone si tratta di soprassuoli un tempo governati a ceduo, nei quali la matricinatura è presente in varia misura e dimensione; in alcuni casi la elevata densità di matricine e la conseguente scomparsa del piano ceduo hanno orientato il soprassuolo verso la fustaia rada, situazione che si riscontra per quasi tutte le specie più diffuse, castagno compreso.

Il generale invecchiamento del soprassuolo, stimato in 3-4 volte il turno consuetudinario, ha prodotto una provvigione stimata (anno 2008) in 51.000 metri cubi, quindi più che raddoppiata rispetto a quella del 1973 (24.300 mc.).

 
 

             Fig. 4 - ostruzioni lungo i corsi d'acqua                                             Fig. 5 - tagliata lungo il Rio Trincata

 
Fig. 6 - Esbosco tramite ferrovia

Se da un lato tale accumulo è da ritenersi abbastanza soddisfacente  in termini incrementali, non può essere ignorato che in molti casi, soprattutto dove il terreno è più fertile e profondo, le piante troppo sviluppate in altezza si sono rivelate instabili nei confronti delle avversità atmosferiche, soprattutto sulle acclività maggiori; si sono così manifestati schianti in maniera diffusa (fig. 4), spesso con effetto-domino a ridosso dei corsi d’acqua ed in zone non facilmente raggiungibili. Per quanto possibile, gli interventi effettuati negli ultimi due decenni sono stati orientati alla messa in sicurezza nei confronti di possibili fenomeni alluvionali che, come noto, in Liguria sono piuttosto ricorrenti, intervenendo con tagliate lungo i principali corsi d’acqua (fig. 5). In tale contesto di instabilità si segnala il progressivo deperimento del castagno, che si manifesta col disseccamento delle chiome e con la moria di ceppaie e piante ormai transitate alla fustaia, per le quali si può solo intravedere l’inevitabile schianto. Particolari interventi di taglio si sono inoltre resi necessari, nello stesso periodo, per mettere in sicurezza la linea ferroviaria Torino-Savona, lungo la quale ampie zone di bosco troppo sviluppato costituivano un pericolo per il transito dei convogli e per le linee elettriche. L’esbosco ed il trasporto fuori foresta furono organizzati, in quella occasione, d’intesa con Ferrovie dello Stato (fig.6).                           

 
Fig. 7 - diametri ed altezze misurate in foresta

Dal confronto tra le altezze misurate (anno 2008) su faggio, castagno e rovere, è emerso che quest’ultima prevale sulle altre nei diametri maggiori, mostrando quindi maggior vigore in età matura. Nei diametri compresi tra 40 e 50 cm, la rovere è infatti più alta, in media, di 4-5 metri rispetto al faggio e al castagno (fig. 7). E’ probabile che lo sviluppo ed il portamento della rovere abbiano condizionato la descrizione sommaria effettuata nel 1871, che individuava in “quercia e faggio” le specie prevalenti, escludendo completamente il castagno.
La foresta di Cadibona è inserita nella rete natura 2000 – SIC IT322326 e rappresenta un lembo assai limitato dell’originaria foresta, ma  ad essa va  riconosciuta la particolarità di riassumere, in un contesto tanto ristretto, i multiformi aspetti che la copertura forestale può assumere sul territorio ligure, una sorta di mosaico che da sempre caratterizza questa regione montuosa affacciata sul mare.