Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

AGRICOLTURA E ALIMENTAZIONE
CEREALI & DESIGN SISTEMICO: UN BINOMIO PER TUTELARE UNA RISORSA FONDAMENTALE
01/06/2015
di Franco Fassio (Università degli Studi di Scienze Gastronomiche)
“contributo del Comitato Scientifico di Cerealia. La festa dei cereali”

I temi dell'alimentazione, dell'ambiente, dell'economia, del territorio e della dimensione sociale sono al centro di Ceralia, in cui attraverso la rievocazione storica dei Ludi di Cerere viene ricordata la loro sacralità nella storia e nella vita dell’uomo

 
Riassunto

I temi dell'alimentazione, dell'ambiente, dell'economia, del territorio e della dimensione sociale sono al centro di Ceralia, in cui attraverso la rievocazione storica dei Ludi di Cerere viene ricordata la loro sacralità nella storia e nella vita dell’uomo.
Ci mostra come i cereali siano al centro della nostra dieta, intesa come “stile e scelta di vita” e come sia necessario tutelarli.
La cerealicoltura e la competitività delle nazioni per assicurare la produzione di cereali insieme alle oscillazioni economiche ad esso legate, è una tematica di assoluta centralità
Le aziende, poiché depositarie di un know how unico, legato allo specifico territorio di appartenenza, possono svolgere un ruolo di primaria importanza nel compiere azioni di valorizzazione qualitativa e commerciale dei prodotti destinati ad alimenti ad alto valore aggiunto e nel promuovere innovazione di servizio e di processo, in grado di aumentare la competitività dell’intera filiera.
Le aziende, però,  hanno necessità di essere maggiormente tutelate, visto anche l’alto ruolo sociale che rappresentano nel mondo e nella storia le produzioni cerealicole.

ABSTRACT:
Cereals & Systemic Design: a combination to protect a key resource
The topics of nutrition, environment, economy, territory and society are at the center of Ceralia, where the reenactment of the Ludi of Ceres reminds their sacredness in the history and life of man. It shows us how cereals are important in our diet, intended as "style and choice of life" and how it is necessary to protect them. Cereal growing and competitiveness of nations to ensure the production along with the economic fluctuations related to it, is an issue of absolute centrality. Companies, thanks to their know-how linked to the territory, can play a major role in enhancing quality and commercial value of food with high added value and promoting innovation in service and in process, in order to increase the competitiveness of the entire supply chain. Companies, however, need to be better sustained, given the high social role during history of cereal production.

 
 
 
 

"L'universo ha inizio dal pane" così scriveva Diogene Larzio tramandando un vecchio detto di Pitagora. Frumento, riso, mais, segale, orzo, avena, miglio e sorgo, sono da sempre alla base dell’alimentazione dell’uomo, dalla nascita delle grandi civiltà fino ai nostri giorni. La loro disponibilità, così come la loro mancanza, ha segnato l'evolversi delle vicende umane e del bacino del Mediterraneo (Montanari, 2006).
Il festival Cerealia, è una buona occasione per ricordarci la centralità di questi prodotti della terra, la loro sacralità attraverso la rievocazione storica dei Ludi di Cerere. La manifestazione, tuttavia, non si muove esclusivamente in una prospettiva diacronica, ma lega in chiave sincronica i temi dell'alimentazione, dell'ambiente, dell'economia, del territorio e della dimensione sociale. Ci mostra come i cereali siano al centro della nostra dieta, intesa come “stile e scelta di vita” e come sia necessario tutelarli. E forse di questo, ne siano diventati tutti, ahimè più consapevoli dal 2008.
Il raddoppio repentino e generalizzato dei prezzi di alcune commotidies tra cui grano, riso, mais ha mostrato come parlare di cereali significhi parlare di sicurezza e sovranità alimentare, di investimenti e speculazione finanziaria, di input fondamentali non solo per l’alimentazione umana ma anche per la zootecnia (per la produzione a sua volta di carne, latte e uova), e di biocombustibili (Ferretto, 2008). Secondo alcune stime, questo trend di crescita non è destinato a diminuire e nei prossimi vent’anni, i prezzi di riso, grano e mais cresceranno di un ulteriore 60-80% (Bailey, 2011).
Gli effetti di questi rincari si sono manifestati fin da subito innescando una reazione a catena. I paesi esportatori hanno cominciato a limitare le esportazioni per tenere bassi i prezzi nei propri paesi. Di conseguenza, i governi delle nazioni importatrici hanno capito che era necessario trovare una garanzia di approvvigionamento. Alcuni di loro come i paesi del Golfo Persico, poveri di terra e acqua ma ricchi di petroldollari, hanno iniziato a comprare o a prendere in affitto, terreni in altre nazioni sui quali produrre cereali per il proprio consumo interno (altri stati sono alla ricerca di terra per produrre biocarburanti o alla ricerca di materie prime per l’industria di trasformazione (Cotula, 2011).
Questo fenomeno, anche chiamato land grabbing (accaparramento di terra), ha dato il via a una specie di “Risiko!” globale (gioco da tavolo che simula una guerra basata sulla conquista di altri territori), dove le carte obiettivo sono rappresentate dalla ricerca di trovare quanta più terra per soddisfare la propria domanda interna, la capacità di lucrare sulla volatilità dell’andamento dei prezzi, distruggere e inglobare chi non riesce a competere sul mercato.
A mano a mano che i prezzi salgono ed aumenta al contempo la loro volatilità, andiamo verso una nuova era alimentare in cui ciascun paese, ciascuna grande corporation o gruppo finanziario farà per sé, in una logica che non è certo quella della massimizzazione del bene comune. Si stima che solo in Europa le multinazionali detengano l’80% del trading, il 75% dell’industria di triturazione, il 66% dell’industria dell’amido (Scoppola, 2000, p. 77).
Anche in Italia quindi, tenendo conto della rilevanza economica e della superficie investita a cereali (32% della superficie agraria utile), della dipendenza dall’estero per quantità d’importazioni (quasi il 50 % del grano che consuma e circa il 20 % del mais), della debolezza strutturale e organizzativa del comparto, il mantenimento di una cerealicoltura competitiva è una tematica di assoluta centralità (MIPAAF, 2008).
È necessario, infatti, capire come fronteggiare questa sfida a partire da un’analisi olistica del “sistema Italia” e, partendo dall’adozione di un approccio sistemico alle filiere produttive e commerciali dei cereali, promuovere una cerealicoltura sostenibile in termini economici, ambientali, sociali, di qualità e salubrità dei prodotti.
Ad oggi i diversi attori della filiera cerali in Italia sono divisi tra oltre 600.000 aziende, spesso di dimensioni ridottissime e alle prese con la difficoltà di razionalizzare l’offerta dei prodotti e innalzare il livello qualitativo. Si tratta di una moltitudine di realtà, spesso micro: il 65% ha una superficie compresa tra uno e dieci ettari, il 20% ha dimensioni inferiori all’ettaro (Isonio, 2012).
Ecco quindi che, flessioni nella domanda di cereali italiani ed una preferenza verso aziende estere, perché capaci di una fornitura di prodotto maggiormente aggregata e con qualità omogenea, rischiano di coinvolgere a cascata i diversi attori della filiera (costitutori, sementieri, coltivatori, stoccatori, commercianti di granella, mugnai, panificatori, pastificatori, industriali manifatturieri di prodotti a base di cereali in genere, distributori di prodotti finiti e infine i consumatori), con inevitabili ricadute
negative, a cominciare dall'aumento dei costi di trasporto ed una maggiore esposizione all'incognita del tasso di cambio euro/dollaro.
In Italia, come in altri paesi, è pertanto necessario lavorare perché le filiere si possano rafforzare e vengano valorizzate e protette le produzioni tipiche di un territorio, rendendo inoltre più trasparenti le contrattazioni, in modo che si migliorino in generale le relazioni di filiera con politiche ispirate ad un approccio collaborativo e quindi di sistema.
Le aziende, poiché depositarie di un know how unico, legato allo specifico territorio di appartenenza, possono svolgere un ruolo di primaria importanza nel compiere azioni di valorizzazione qualitativa e commerciale dei prodotti destinati ad alimenti ad alto valore aggiunto e nel promuovere innovazione di servizio e di processo, in grado di aumentare la competitività dell’intera filiera. Vanno però maggiormente tutelate. In tal senso potrebbe essere utile sviluppare, ad esempio, lo strumento dei contratti di fornitura pluriennali, che premiano la qualità dei prodotti coltivati, sposando allo stesso tempo esigenze di tracciabilità delle filiere alimentari, di gestione e riduzione dei rischi nell’attuale quadro delineato dalla PAC. L’accordo di filiera come quello tra organizzazioni dei produttori emiliano-romagnoli e Barilla per il conferimento di grano duro, rinnovato per la campagna cerealicola 2014-2015, è un primo passo in questa direzione.
Per questo è tuttavia necessario un lavoro di squadra con le organizzazioni dei produttori (OP) e con il mondo della ricerca; per questo è necessario aprire tavoli di confronto e Cerealia ne è l’occasione.

 
 

Bibliografia

BAILEY R.,2012, Coltivare un futuro migliore, Oxfam Italia.
COTULA, L., 2011, Land deals in Africa: what isin the contracts?IIED, London.
FERRETTO M.,2008, L’origine dell’aumento del prezzo dei cereali, Consumatori, Diritti eMercato, n.1, p. 122-134.
ISONIO E.,2012, Inchiesta sul Made in Italy a rischio: i cereali, Ottobre, Valori.
MIPAAF, 2008,Piano di settore cerealicolo disponibile all’indirizzo http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1942
MONTANARI M.,2006 La fame e l’abbondanza. Storia dell’alimentazione in Europa, Laterza,Roma.
SCOPPOLA M.,2000, Multinazionali agroalimentari. I mercati e le politiche, Carocci Editore,Roma.