Piccole storie dell’Arma

I Carabinieri dell’aria dalla Seconda Guerra Mondiale al Reparto Carabinieri Paracadutisti

Flavio Carbone


Flavio Carbone
Tenente Colonnello,
Capo 2a Sezione Ufficio Storico
Comando Generale dell’Arma dei?Carabinieri.



1. Premessa

La storia di un’Istituzione quasi bicentenaria come l’Arma dei Carabinieri è stata studiata sia all’interno, sia all’esterno dell’Arma dando vita ad una copiosa produzione editoriale, a volte di carattere divulgativo, a volte di carattere scientifico.
In tali studi si è posto l’accento su varie questioni(1) o si è deciso di fornire delle guide generali sulle vicende dell’Arma dei Carabinieri, o di particolari attività o in alcune zone o, ancora, di particolari momenti(2).
In effetti, la storiografia si è concentrata sull’esperienza addestrativa e d’impiego dei Carabinieri paracadutisti non tanto come specialità, quanto piuttosto come reparto combattente che ottenne ampi riconoscimenti per l’opera condotta sul campo. Così, sono state analizzate le vicende del Secondo Conflitto Mondiale che portarono il 1° battaglione carabinieri reali paracadutisti a distinguersi nell’azione di presa contatto e frenaggio condotta sulle forze britanniche nell’ambito delle più generali operazioni di ripiegamento del fronte in Africa Settentrionale e che portò alle gloriose pagine del bivio di Eluet El Asel(3).
In realtà, ben poco si conosce delle operazioni successive e, ancor meno, dei carabinieri paracadutisti nel periodo che va dallo scioglimento del battaglione alla costituzione del Reparto Carabinieri Paracadutisti, avvenuta ufficialmente il 15 maggio 1951 a Viterbo. In linea generale, tuttavia, l’organizzazione dell’Arma nella seconda parte del conflitto bellico e, soprattutto, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale è stata poco studiata. Si tenga conto che con la ricostruzione del Paese, le forze a disposizione furono concentrate per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica in una Italia che era stata percorsa e travolta dalla guerra e si presentava in quel momento con molte zone gravate da problemi quali la riattivazione delle infrastrutture strategiche e il ritorno al tempo di pace, avviando con grande impegno l’opera di ricostruzione.

Carabinieri paracadutisti nei pressi di un hangar in attesa delle operazioni di lancio (circa 1941)



Questo contributo, così, intende offrire alcuni spunti di riflessione su alcune questioni particolari relative all’Arma dei Carabinieri legandole ad una sua componente ben nota ed apprezzata: i carabinieri paracadutisti.
In tale contributo, quindi, l’attenzione si concentra sulle vicende che partono dall’impegno in terra d’Africa sino alla costituzione, nel 1951, del Reparto Carabinieri Paracadutisti, cercando di offrire una chiave di lettura su avvenimenti particolari ma, sembrerebbe, davvero poco conosciuti.


2. Il 1° Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti dalla costituzione allo scioglimento

È ben noto che il 1° luglio 1940 fu costituito lo speciale reparto denominato 1° Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti e che fu subito aggregato alla scuola paracadutisti di Tarquinia per l’addestramento al lancio(4).

Carabinieri paracadutisti nei pressi di un velivolo (probabilmente un Caproni Ca.133) in attesa delle operazioni di lancio (circa 1941)



L’imposizione del numero deriva dal fatto che fu il primo tra i reparti paracadutisti italiani per data di formazione.
Al termine delle operazioni preliminari di preparazione, in considerazione del forte impegno bellico in Africa Settentrionale, il 18 luglio 1941, il battaglione fu trasferito sul continente nero, dove, dopo alcuni scontri con il nemico, fu impiegato, il 14 dicembre successivo, al bivio di Eluet el Asel (Gebel Cirenaico), per proteggere la ritirata delle truppe italiane. Durante il combattimento, il battaglione tenne testa ai ripetuti assalti di una brigata meccanizzata inglese e, circondato e decimato, riuscì comunque, il 19 dicembre, ad aprire un varco nelle fila nemiche giungendo la sera del 20 ad Agedabia. L’esperienza bellica in Africa Settentrionale alla quale il reparto aveva partecipato con 26 ufficiali, 51 sottufficiali e 322 tra appuntati e carabinieri oltre ad un plotone del genio per il supporto in combattimento era terminata. Ad Agedabia giunse un nucleo superstite di 44 tra ufficiali, sottufficiali e carabinieri oltre ad una decina di genieri. Le operazioni in quel teatro bellico terminarono con un pesante bilancio: 31 caduti, 37 feriti e 251 dispersi. I riconoscimenti del valore non furono unicamente quelli italiani che possono essere sintetizzati dal messaggio del generale Ambrosio, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, al Comandante Generale: "A conoscenza del valoroso comportamento del I battaglione paracadutisti CC.RR. nei fatti d’arme ai quali ha preso parte in A.S. durante il ripiegamento del dicembre 1941, esprimo a codesto Comando Generale il mio compiacimento per la brillante dimostrazione di saldo valore che il reparto ha dato nella dura prova sostenuta. Il battaglione CC.RR., primo fra i battaglioni paracadutisti italiani per data di formazione e primo giunto fra questi al cimento della guerra, ha saputo riconfermare le tradizionali virtù militari dell’Arma, scrivendo insieme la prima pagina della storia dei paracadutisti"(5).
Anche i nemici dell’epoca si espressero con evidente ammirazione verso le capacità dei carabinieri paracadutisti; così Radio Londra in un messaggio del 28 dicembre 1941: "si erano combattuti come leoni e che mai, prima di allora i reparti britannici avevano incontrato così accanita resistenza"(6).

Carabinieri paracadutisti nei pressi di un velivolo (probabilmente un Savoia Marchetti SM82) in attesa delle operazioni di lancio (circa 1941)



È necessario aggiungere qualche parola in più rispetto a quanto detto. Se è vero che le perdite furono altissime e che fu alto anche il numero dei dispersi, non si deve dimenticare che un reparto di carabinieri reali paracadutisti comandato dal tenente Enrico Mollo, superato dall’avanzata nemica, riuscì a rimanere occultato in territorio occupato per circa due mesi(7).


3. Carabinieri Paracadutisti dal 1° Battaglione alla fine delle operazioni in Africa Settentrionale

Al termine del ciclo operativo del 1941, il 28 dicembre, il battaglione oramai ridotto considerevolmente per i combattimenti affrontati fu considerato smobilitato e, con il personale residuo, fece rientro progressivamente in Italia(8).
A questo punto il reparto, o meglio ciò che rimase di esso, si concentrò presso la Legione Carabinieri Reali di Roma, comando di corpo che costituiva il centro di mobilitazione del battaglione. In tale sede il 13 marzo 1942 si procedette allo scioglimento ufficiale del reparto. Il suo comandante, maggiore Alessi, rientrato in volo sul territorio nazionale il 10 marzo precedente con atterraggio a Castelvetrano, fu ridestinato dopo circa un mese al Comando del Gruppo Carabinieri Reali di Sondrio. È emblematico il caso di Alessi, poiché rappresenta probabilmente il più noto contributo di sangue offerto alla Resistenza ed alla Guerra di Liberazione da parte dei carabinieri paracadutisti in qualità di militari operanti in Nord Italia. È interessante, così, sottolineare che proprio Edoardo Alessi, promosso tenente colonnello dopo le operazioni in Africa, cadde in provincia di Sondrio nella notte tra il 25 ed il 26 aprile 1945, quale partigiano combattente(9).
Ritornando alle vicende dei Carabinieri Paracadutisti, secondo quanto riportato, una volta cessate le operazioni di smobilitazione del reparto, resta da verificare cosa accadde al personale abilitato al lancio che era riuscito a ritornare in Italia. Da una prima sommaria ricostruzione si può comunque affermare che il personale rimase a disposizione della Legione anche se il Maggiore Edoardo Alessi risulta avere avuto alle proprie dipendenze il tenente Max Ambrosi sino al 2 aprile 1942, quindi ben oltre il 13 marzo 1942 che rappresenta la data ufficiale di scioglimento del reparto, per assumere successivamente l’incarico in Nord Italia(10).
Secondo quanto emerge dalla ricerca storica, una parte dei militari "andò a costituire la 184a Sezione Carabinieri della Divisione paracadutisti Folgore e la 314a Sezione Carabinieri della Divisione paracadutisti Nembo"(11).

Richiesta del Comando 184a Divisione Fanteria “Nembo” al Comando Generale dell'Arma datata 12 maggio 1943 di avere personale per la 314^ Sezione CCRR provenienti dai militari abilitati al lancio.



In realtà, sulla base della documentazione consultata, sembra poter orientare diversamente la ricerca su tale argomento. Infatti, secondo una ricostruzione successiva, la Legione di Roma, "costituì, per mobilitazione, in data 1° giugno 1942, la 185^ Sezione Carabinieri Paracadutista addetta alla Divisione Paracadutista ‘Folgore’. In precedenza esisteva già un Nucleo Paracadutisti formato nel mese di aprile dello stesso anno e con accasermamento in Roma. La Sezione Carabinieri per la suddetta Divisione venne, poi, ricostituita nel 1944 assumendo la nuova numerazione distintiva di 315^"(12).
Ciò assume particolare interesse poiché testimonia senza alcun dubbio come l’esperienza acquisita nell’attività addestrativa di lancio e di combattimento sostenuta dal personale dell’Arma di un reparto tanto distinto quanto il 1° Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti non poteva essere dispersa così frettolosamente.
Infatti sembra evidente che, sciolto il battaglione, fu mantenuto un reparto di modesta entità che la descrizione della Legione indica come "Nucleo Paracadutisti" e che dopo poco fu trasformato in Sezione.
In questo contesto emerge con chiara evidenza anche la necessità di garantire le attività di polizia militare alla Divisione "Folgore" tanto che con la mobilitazione fu reso necessario un breve periodo di approntamento e di conseguenza la Sezione fu trasferita sul continente africano con due voli il 18 luglio ed il 5 agosto 1942, atterrando a Derna e a Bengasi. Da lì, il reparto fu avviato verso El Alamein dove rimase a disposizione della Grande Unità sino allo scioglimento. In tale periodo la sezione aveva una forza di 29 unità: 1 ufficiale, 5 sottufficiali e 23 militari di truppa.
Il comando fu retto dal Tenente Franco Perrone dalla costituzione sino all’ottobre 1942 quando poi subentrò il maresciallo Vincenzo Bernardi che espletava già le funzioni di vicecomandante.
Alla fine del mese la Sezione visse con tutta la Divisione le sorti della battaglia di El Alamein e dovette procedere al ripiegamento sotto la pressione inglese. In tali operazioni, la sezione si divise in due tronconi: una prima parte fu fatta prigioniera dagli inglesi insieme allo Stato Maggiore e ad alcuni reparti della Divisione, mentre una seconda parte del personale riuscì a sottrarsi alla cattura operando efficacemente lo sganciamento. Successivamente ciò che restava della 185a Sezione Carabinieri Paracadutista fu trasferita in Tunisia venendo aggregata al personale della 22a Sezione addetta alla Divisione "Trieste". Il reparto fu sciolto effettivamente il 23 novembre 1942. Nel corso delle operazioni belliche nell’area di El Alamein cadde il carabiniere paracadutista Antonio Giacometti. Già ferito una prima volta nel luglio 1942, rifiutò di farsi ricoverare in luogo di cura e, dopo circa tre mesi, poté riprendere regolarmente servizio nell’ambito della Sezione. Il 24 ottobre, durante l’offensiva sul fronte predetto, il tiro d’artiglieria nemica centrò l’autovettura su cui si trovava in servizio di scorta al comandante del raggruppamento paracadutista, tenente colonnello Ruspoli, con la morte di questi, di un soldato e del tenente Elio Seni che era a bordo del veicolo.
Sul fronte della Tunisia, invece, caddero i carabinieri Carlo Zambosco e Antonio Del Pizzo il 7 maggio 1943 a seguito di mitragliamento aereo nemico mentre i rimanenti militari furono fatti prigionieri alla fine del mese di maggio. Inoltre, il Comandante della Sezione propose l’avanzamento per merito di guerra del Brigadiere Benedetto Romano al grado di Aiutante di Battaglia.
Durante il ciclo operativo, la sezione espletò numerosi e distinti servizi quali collegamento quotidiano tra i vari reparti e il Comando Divisione con l’ausilio di carabinieri motociclisti, portaordini, guida e scorta alle colonne in marcia, cattura, custodia e scorta ai prigionieri di guerra, esecuzione di ordini di cattura verso militari italiani con successiva traduzione ai comandi interessati, controllo distribuzione acqua, attività di polizia ordinaria verso i civili presenti all’interno delle strutture logistiche militari. In particolare, il comandante della Sezione, successivamente, così si espresse ricordando l’attività svolta dai militari alle sue dipendenze: oltre alla sicurezza del Comando Divisione e ai collegamenti con le unità dipendenti, poste al suo fianco nel corso delle operazioni belliche e con il Comando superiore, fu coperto "anche il servizio di scorta alle colonne (col contemporaneo trasporto della posta dal Comando alla base e viceversa) e principalmente il servizio di guida; quest’ultimo servizio, molto faticoso e difficile, importava una ottima conoscenza di tutta la linea e degli spostamenti di volta in volta eseguiti dai reparti della Divisione e richiedeva ai carabinieri delle doti morali e fisiche non comuni, dovendo gli stessi essere sempre a disposizione e continuamente operare spostamenti, sempre sull’autocarro di testa, il più esposto al pericolo delle mine […] sia le guide che i portaordini frequentemente passavano lunghe notti nel deserto, anche facendo lunghi giri per raggiungere il luogo fissato, giammai tornati indietro senza aver compiuto la missione; all’addestramento dei militari sull’orientamento, conoscenza del deserto, piste, mine … provvedette solo questo comando di Sezione il quale faceva riconoscere le zone ad un nucleo la volta, in modo che ciascun carabiniere paracadutista potesse in ogni momento essere orientato e certo dei movimenti dei reparti della Divisione, del C.d’A. e delle G.U. vicine (in questo compito fu assai reso facile dal fatto che tutti meno quattro componenti della Sezione erano provenienti dal I° Btg. Paracadutisti (cc.rr.)"(13).

Guerra di Liberazione. Fronte di Bologna Marzo 1945. Si può notare il brigadiere Romano che reca sul braccio sinistro le insegne del gruppo di combattimento, il brevetto di paracadutista e il grado



Si può notare, dalle parole dell’ufficiale, quanto fosse significativa l’esperienza acquisita nell’attività addestrativa e direttamente sul campo nel precedente ciclo operativo da quei militari che dapprima avevano militato nel 1° Battaglione Carabinieri Reali paracadutisti e poi erano stati inseriti nella sezione di polizia militare per la Divisione.


4. Dal governo Badoglio al trattato di pace

È necessario precisare che la 185a Sezione Carabinieri Paracadutista non fu l’unico reparto costituito con militari dell’Arma abilitati al lancio con paracadute, tanto è vero che, in sincronia con lo scioglimento della sezione, se ne costituì un’altra ovvero la 314a.
Per quanto riguarda la 314a Sezione Carabinieri è necessario svolgere una più attenta e puntuale indagine storica.
Infatti, risulta che la sezione fu costituita presso la Legione Roma il 25 novembre 1942 e, sino al 30 settembre 1944 fu addetta alla 184a Divisione Paracadutisti "Nembo"(14).
In tale contesto si deve registrare l’attenzione dello stesso comandante della Divisione, generale Ronco, che scrisse al Comando Generale rappresentando che la forza del reparto, sia pure in linea con gli organici che lo Stato Maggiore del Regio Esercito aveva fissato(15), nella realtà quotidiana era apparsa insufficiente e che tale limite sarebbe stato ancor maggiore nel momento in cui la Divisione fosse stata impiegata in operazioni belliche(16).

La 314a Sezione CC a Santa Croce durante una cerimonia. Firenze - maggio 1946



Il bisogno manifestato poteva essere soddisfatto, a giudizio di quel comandante, con la costituzione di una seconda sezione carabinieri reali paracadutista mentre, nel contempo, sarebbe stato opportuno destinare alla sezione "il personale già appartenente al disciolto 1° Battaglione CC.RR.: Paracadutisti che desideri entrare nuovamente a far parte della specialità Paracadutisti".
La presenza presso altri reparti dell’Arma di personale già abilitato alle operazioni di lancio avrebbe consentito di avere a disposizione altro personale già pronto la cui unica necessità sarebbe stata transitare dal centro di mobilitazione che continuava ad essere la Legione Roma. In particolare, poi il generale Ronco, indicò alcuni militari che avevano provveduto a manifestare direttamente al Capitano Max Ambrosi, Comandante i Carabinieri della Divisione "Nembo", il desiderio di rientrare nella specialità. Dalle relazioni storiche relative al periodo dal 19 agosto 1943 al 29 febbraio 1944, si possono evidenziare alcune situazioni:
-  dislocata in Villanovaforru (Cagliari) sino al 21 ottobre quando si sposta a Sanluri, nei convulsi giorni successivi alla dichiarazione dell’armistizio presta gravosi e straordinari servizi di polizia militare tanto da meritare un encomio con ordine del giorno del Comando Divisione(17);
-  due appartenenti alla Sezione, i carabinieri Giuseppe De Luca e Quinto Bernabé, il 12 settembre scortarono il Capo di Stato Maggiore della Divisione, tenente colonnello Alberto Bechi Luserna che si recava a conferire con alcuni militari della Divisione che intendevano defezionare per aggregarsi a reparti tedeschi presenti sull’Isola. In quella circostanza l’ufficiale fu ucciso, il carabiniere Bernabé fu ferito gravemente nel conflitto a fuoco che ne scaturì(18), mentre del parigrado De Luca, del quale si erano perse le tracce, riuscì poi fortunosamente a rientrare al reparto anche se morì successivamente a Palidoro per incidente stradale(19);
-  il 29 gennaio morì, a causa di un incidente automobilistico, il vicebrigadiere Giuseppe Verducci "mentre faceva rientro da Cagliari dopo aver espletato un compito di polizia giudiziaria e sequestrato un apparecchio radio facente parte di refurtiva"(20).
Successivamente, dal 1° ottobre 1944 sino allo scioglimento, rimase alle dipendenze del Gruppo di Combattimento "Folgore"(21). Subito il Comando del Gruppo di Combattimento, tramite lo Stato Maggiore Regio Esercito, chiese al Comando Generale di sostituire tre militari non idonei alle particolari fatiche di guerra "scegliendo elementi con spiccata prestanza fisica (possibilmente provenienti da paracadutisti") che sarebbero stati avviati a San Potito del Sannio ove i reparti erano dislocati(22).
Non va dimenticato neppure che, secondo l’organizzazione di polizia militare presente nelle Forze Armate italiane in quel periodo, era previsto anche un Comando Carabinieri Reali per la Divisione che, in quel caso, fu retto anche dal capitano Max Ambrosi(23), ufficiale già in servizio presso il 1° Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti.
Infatti, l’organizzazione di polizia militare del periodo prevedeva che, oltre alla suddivisione delle sezioni carabinieri reali per tipologie (miste, motorizzate, celeri, alpine), fossero costituiti anche un Comando Carabinieri Reali a livello Divisione retto da capitano, un Comando Carabinieri Reali a livello di Corpo d’Armata, retto da ufficiale superiore (maggiore o tenente colonnello) mentre, per il livello di Gruppo di Armate o di Armata autonoma era previsto un Comando Superiore dei Carabinieri Reali retto generalmente da colonnello(24).
Tale organizzazione fu mantenuta, con alcune modifiche anche durante il periodo della co-belligeranza. Va ricordato in tale contesto che, con la costituzione del Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.), l’Esercito Italiano prese parte attiva alle operazioni campali a fianco degli Alleati. Inoltre, richiesto un contributo maggiore in termini numerici, si rese possibile la costituzione dei Gruppi di Combattimento, dando modo anche ai paracadutisti italiani di partecipare alle operazioni belliche per liberare l’Italia.

La 314a Sezione CC a Santa Croce durante una cerimonia. Firenze - maggio 1946. Particolare



Così fu indispensabile disporre di reparti di polizia militare per tali esigenze e, in particolare, per il Gruppo di Combattimento Folgore. Di conseguenza, accanto alla 314a sezione, furono costituite dapprima la sezione mista 315a e poi anche le sezioni mista 316a e 317a che seguirono le sorti del reparto dell’Esercito per il quale espletavano le funzioni di polizia militare. Tra il settembre ed il dicembre 1944 una corrispondenza tra lo Stato Maggiore del Regio Esercito ed il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri Reali tesa alla verifica dei reparti di polizia militare in effettivo servizio permette di appurare che la 314a sezione(25) era dapprima a disposizione della Divisione "Nembo" per essere poi trasferita alle dipendenze del Gruppo di Combattimento "Folgore" e ridislocata a Telese mentre le rimanenti, con la riorganizzazione di tale Grande Unità proseguendo con la loro costituzione, furono alloggiate rispettivamente a San Potito del Sannio, Piedimonte d’Alife e Telese stessa.
Ciò che emerge da tale documentazione è che le rimanenti sezioni sopra indicate non erano composte da paracadutisti, bensì da personale che era stato tratto dalla Legione CC.RR. di Roma o da quella del Lazio che fungevano da centro di mobilitazione. Così le sezioni seguirono le sorti della Grande Unità alla quale erano state aggregate per l’impiego(26).
In effetti, il Comando Carabinieri Reali dipendente dal Comando Forze Armate della Campania, segnalava che il 17 maggio 1944 era giunto in quella regione il Comando Carabinieri Reali della Divisione Nembo retto dal capitano Marcello Capello con alle dipendenze la 314a sezione paracadutisti che rimase nel territorio sino all’8 giugno successivo quando i reparti dell’Arma si trasferirono al seguito della Divisione Paracadutisti Nembo in un’altra parte del fronte(27).
In particolare, il maggiore Giuseppe Scivicco, nel costituire il Comando Carabinieri Reali presso il Corpo Italiano di Liberazione, sottolineava che alle sue dipendenze si trovavano, tra gli altri, anche il Comando Carabinieri Reali della Divisione Nembo (capitano Marcello Capello) e la 314a sezione paracadutisti.
Di questa dovette registrare inoltre anche il decesso del carabiniere Bruno Biagi che, in località bivio S. Angelo in Pontano - Falerone - Penne, mentre svolgeva servizio in motocicletta, fu investito da un autocarro della Divisione e, morì subito poco per la gravità delle ferite riportate(28).
In tale periodo, inoltre, rimase ferito nei pressi di Ancona il carabiniere Bonomi(29). In data 24 aprile nei pressi di Fontanelice il carabiniere Gorino Cellai rimase ferito a seguito dello scoppio di un deposito di benzina in conseguenza di un bombardamento nemico. È significativo ancora segnalare che la 314a sezione paracadutisti nel marzo 1945, in Ascoli Piceno, fu unita alla 317a sezione dando vita alla Compagnia Carabinieri "Folgore". Va precisato, tuttavia, che con la costituzione di tale Compagnia, le Sezioni non persero la propria autonomia e mantennero il numero distintivo d’origine. Inoltre, con personale esuberante le dotazioni organiche della compagnia, fu costituita una Sezione Sicurezza Militare (F.S.S.) addetta al Gruppo di Combattimento con l’impiego del comandante di 3 sottufficiali e 6 carabinieri della medesima della sezione paracadutisti(30).
Con tale veste il reparto fu accasermato inizialmente a Ronta, in provincia di Firenze già a marzo, poi a Faenza nel maggio successivo mentre ad agosto fu stanziato a Bressanone per fare ritorno a Firenze nel gennaio 1946(31).
La 314a sezione, in tale località, fu dichiarata smobilitata in data 15 aprile successivo mentre, al termine delle esigenze belliche, fu posta alle dipendenze amministrative della Legione di Firenze in data 10 luglio e, presso quel Comando di Corpo fu sciolta formalmente il 29 agosto 1946(32).
Anche tale scioglimento appare significativo poiché solamente in questo frangente lo Stato Maggiore dell’Esercito con circolare n. 4050/ord/I del 12 agosto dispose la definitiva costituzione organica della Compagnia(33).
Di conseguenza, è evidente che sino a tale data, anche formalmente, esisteva la Sezione. A questo punto, sembra necessario sciogliere un nodo, ovvero, rimane da verificare la consistenza organica della Compagnia Carabinieri "Folgore" e anche se, in tale reparto, vi erano ancora militari abilitati al lancio anche dopo lo scioglimento della Sezione. Di certo, si ha contezza delle vicende della Compagnia successivamente trasferita alle dipendenze della Legione CC di Padova seguendo, nel movimento, la grande unità per la quale svolgeva attività di polizia militare anche successivamente(34).
Ciò è confermato anche dalla presenza degli ufficiali della compagnia alle dipendenze della Legione di Padova a partire dal 1947 e per tutto il 1948(35). Infatti, a partire dal 1947 il reparto è presente nel territorio della Legione di Padova. Va ricordato, tuttavia, che la Compagnia rimase in vita, sia pure riducendo la forza del reparto, sino a trasformarsi in Sezione addetta alla Divisione di Fanteria "Folgore"(36).
Qui, tuttavia, sembra terminare la vicenda del piccolo reparto carabinieri paracadutisti e continuare quale organo di polizia militare per le esigenze di una Grande Unità dell’Esercito.


5. Dal Trattato di pace al Reparto Carabinieri Paracadutisti

Il complesso periodo che va dalla fine delle ostilità al Trattato di pace tra l’Italia e le potenze alleate e vincitrici del Secondo Conflitto Mondiale fu rappresentato anche dalla difficoltà dello Stato testimoniata anche da varie scelte per lo strumento militari. In tale ambito, è necessario porre all’attenzione che i reparti paracadutisti italiani ritrovarono il proprio centro di gravità con l’istituzione del Centro Militare di Paracadutismo nel 1947, dapprima dislocato a Roma per essere poi trasferito a Viterbo presso la Caserma "Chelotti" due anni dopo.
Nell’ambito di tali attività, è testimoniata l’attività aviolancistica di militari dell’Arma sin dai primi mesi del 1949. Infatti, il Centro Militare di Paracadutismo, in data 2 maggio 1949, comunicò al Comando Generale che sette militari dell’Arma avevano conseguito il brevetto in data 30 aprile di quell’anno e che altri otto avevano ultimato il corso di aggiornamento poiché già brevettati, mentre altri quattro stavano terminando il relativo corso di abilitazione(37).
Nello stesso anno, si verificò un incidente di lancio che coinvolse anche due militari dell’Arma. Durante le operazioni di lancio sul lago di Bracciano, il 12 agosto, il tenente paracadutista Vincenzo Tortora, effettivo alla Legione Allievi di Roma e il Carabiniere paracadutista Alberto Serra, aggregato al medesimo reparto, a causa di una improvvisa raffica di vento, anziché scendere in acqua furono spinti nell’area interna dell’idroscalo di Vigna di Valle, riportando importanti traumi(38).
Personale della 314a Sezione a Firenze - gennaio 1946.I lanci così descritti testimoniano l’attenzione che il Comando Generale dell’Arma aveva nel cercare di mantenere viva la specialità anche tra i Carabinieri in attesa di poter dar corso alla ricostituzione di un reparto di carabinieri paracadutisti.
Infatti, si deve rappresentare che già "nel 1950, allo scopo di tenere riuniti i militari dell’Arma che avevano conseguito la specializzazione di paracadutista (ufficiali 2 - sottufficiali 6 - militari di truppa 40: totale 48), il Comando Generale decise la loro aggregazione al Battaglione Mobile Carabinieri Roma. Per tale motivo, nell’agosto di quell’anno il Comando Generale si interessò per affrontare e risolvere la questione. Interpellato lo Stato Maggiore dell’Esercito questi rispose che "il reparto carabinieri paracadutisti aggregato alla legione di Roma, non essendo ordinativamentre sancito, doveva considerarsi come una formazione eccezionale a scopo addestrativo"(39).
La scelta di concentrare il personale abilitato presso quel reparto era dettata da un’altra esigenza; infatti, lo SME aveva determinato che il battaglione "doveva assumere una formazione sperimentale, talché la 3a Compagnia avesse struttura e funzione di compagnia autoportata per l’impiego nei servizi di istituto e di compagnia armi pesanti per l’impiego in campo tattico". Così il Comando Generale propose che "la 2a Compagnia del Battaglione stesso, pur conservando la struttura delle altre compagnie autoportate, fosse costituita esclusivamente con militari paracadutisti per l’eventuale impiegato in campo tattico come reparto paracadutista, assumendo la denominazione di "compagnia paracadutisti".
Ciò anche in considerazione della continua partecipazione di carabinieri paracadutisti ai corsi di paracadutismo tanto che, in quel periodo, si ebbe una media di 14 militari abilitati a corso.
Così lo SME autorizzò tale concentramento di personale, ma non intese sanzionare organicamente la costituzione di una compagnia carabinieri paracadutisti, in primis perché la struttura ordinativa del reparto non lo rendeva pienamente adeguato alle funzioni previste e, in secundis, poiché la costituzione dei reparti paracadutisti in seno all’Esercito era ancora in fase di studio.
Così, il Comando Generale, con lettera datata 27 novembre 1950, propose nuovamente la costituzione di un reparto organico di carabinieri paracadutisti, rappresentando inoltre che:
-  l’Arma avrebbe avuto necessità di avere un reparto così particolare nella propria organizzazione e tale affermazione era testimoniata dal fatto che "nel marzo 1948, si rese necessario aviotrasportare una compagnia del battaglione mobile della legione del Lazio nell’isola di Pantelleria, per gravi tumulti (con incendio di edifici pubblici) colà verificatisi";
-  le difficoltà rappresentate dallo SME nel fornire l’armamento necessario non ne costituiva una limitazione d’impiego, poiché si sarebbe potuto ovviare con una distribuzione in caso di emergenza;
-  era necessario raggruppare i militari che avevano sostenuto i corsi di paracadutismo costituendo "un reparto omogeneo, affiatato e capace di rispondere pienamente […] sia per addestramento, che per spirito della specialità agli scopi prefissi";
-  era necessario garantire una certa sicurezza nello svolgimento delle attività, poiché "la mancanza di una seria preparazione e l’insufficiente addestramento da parte dei militari paracadutisti può avere conseguenze di una certa gravità (nel settembre scorso [1950] su 31 lanci, ben 16 militari hanno subito incidenti)".
In ogni caso, si dovette attendere l’anno successivo per la costituzione formale del "Reparto Carabinieri Paracadutisti".
Altrove è precisato che nel novembre del 1950, il Comando Generale dell’Arma propose al Ministero della Difesa la ricostituzione di un reparto carabinieri paracadutisti a livello di compagnia.
La richiesta fu motivata con la necessità di disporre di un’unità dotata di elevata mobilità d’impiego con la quale fronteggiare esigenze, sia pure eccezionali, di istituto.
Il 15 maggio 1951 segnò la rinascita della «specialità» anche nell’ambito dell’Arma dei Carabinieri. Sotto tale data, infatti, lo Stato Maggiore dell’Esercito sanzionò la costituzione del Reparto Carabinieri Paracadutisti che, dislocato per esigenze addestrative presso il Centro Militare di Paracadutismo di Viterbo, dipendeva per l’impiego dal Comando Generale dell’Arma e, in via disciplinare e amministrativa, dalla Legione Carabinieri «Lazio»(40).
Da qui riprende la storia istituzionale del Reparto Carabinieri Paracadutisti.

6. Conclusioni

La più importante e famosa unità di Carabinieri Paracadutisti, sciolta formalmente nel marzo 1942, in realtà sembra aver continuato ad esistere almeno sino al 2 aprile di quell’anno; ridotta nell’organico, in quello stesso mese diede vita ad un "Nucleo Paracadutisti" dal quale furono tratti militari che confluirono nelle due Sezioni Carabinieri Reali Paracadutisti (185a e 314a) che operarono, con compiti di polizia militare, dall’aprile 1942 all’agosto 1946. La Compagnia Carabinieri per la Divisione di Fanteria "Folgore", poi, assorbì la Sezione ed il suo personale.
L’assenza di informazioni sul periodo agosto 1946 - inizio 1949 deve essere inquadrata nella più generale difficoltà dell’Esercito (del quale i Carabinieri costituivano all’epoca la prima Arma) nel riavviare la costituzione del centro di addestramento e dei reparti paracadutisti che tanto si erano distinti nel corso delle precedenti operazioni belliche(41).
Inoltre, si deve segnalare l’avvio dell’attività addestrativa dei Carabinieri Paracadutisti almeno dal 1949 e ciò evidenzia chiaramente l’attenzione del Comando Generale dell’Arma a non disperdere competenze e professionalità maturate in tale settore di alta specializzazione.
Infine, a partire dal 1950, si può "certificare" la costituzione di una compagnia composta unicamente da carabinieri paracadutisti e inserita all’interno del battaglione mobile della Legione Roma che, giova ricordarlo, era già stata centro di mobilitazione del 1° Battaglione CC.RR. Paracadutisti e sul cui territorio si era insediato il risorto centro per l’addestramento al paracadutismo dell’Esercito italiano.
In ogni caso, il 15 maggio 1951 sancì la effettiva costituzione del "Reparto Carabinieri Paracadutisti" nella città di Viterbo dove, nel frattempo, il centro di addestramento al paracadutismo era stato ridislocato.
Successivamente il reparto fu trasferito dapprima a Pisa e poi definitivamente a Livorno.
Il 1° gennaio 1963, il Reparto Carabinieri Paracadutisti fu inquadrato nella "Brigata Paracadutisti", assumendo la denominazione di "Compagnia Carabinieri Paracadutisti".Viterbo, 1953 lancio tattico di carabinieri paracadutisti. Il velivolo in attesa di imbarcare il personale è un Savoia Marchetti SM82 in uso al Sovrano Militare Ordine di Malta
L‘esperienza così faticosamente maturata non fu dispersa e giunse, a distanza di tempo, anche il riconoscimento del Paese: per il comportamento dei Carabinieri paracadutisti in Africa Settentrionale, il 14 luglio 1964, nel corso delle celebrazioni per il 150° anniversario della fondazione dei Carabinieri, fu conferita una Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Bandiera dell’Arma dei Carabinieri(42).
Tale riconoscimento pertanto assume un valore simbolico ancora superiore se si pensa che la medaglia fu conferita alla Bandiera dell’Arma a chiara testimonianza del valore condiviso non solo per la specialità, ma per tutta l’Istituzione e per i suoi componenti.
Si tenga conto anche che il conferimento coincise con il 150° anniversario di fondazione dell’Arma dei Carabinieri celebrato sulla scia delle commemorazioni per il centenario della nascita dell’Italia unita tenutesi appena tre anni prima, ad ulteriore testimonianza del significato di alto riconoscimento attribuito a tutti i Carabinieri.


Approfondimenti
(1) - Si riportano di seguito unicamente le principali opere relative alla storia dell’Istituzione prodotte dall’Arma dei Carabinieri: Gen. div. A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri fra storia e letteratura - Racconti dell’800, Roma, Edizioni il Carabiniere, 1976; Gen. div. A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri nell’Arte, Roma, Ente editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1989; V. Pezzolet, Rosso Argento e Turchino - I colori, le armi, le uniformi dei Carabinieri. Dalle origini all’Unità d’Italia, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1999; Id., Rosso Argento e Turchino - I colori, le armi, le uniformi dei Carabinieri. Dall’Unità d’Italia alla vigilia del grigio-verde, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2000; Id., Rosso Argento e Turchino - I colori, le armi, le uniformi dei Carabinieri. Dall’avvento del grigio-verde al Secondo Conflitto Mondiale, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2001.
(2) - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, I Carabinieri subacquei, Roma, Edizioni il Carabiniere, 1972; Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, I Carabinieri guardie del Presidente della Repubblica Corazzieri, Roma, Edizioni il Carabiniere, 1973; Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, I Carabinieri della montagna, Roma, Edizioni il Carabiniere, 1974; Gen. div. A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri Martiri di Fiesole, Roma, Edizioni il Carabiniere, 1976; Albo d’oro dell’Arma dei Carabinieri, Roma, Ente editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1979; Gen. div. A. Ferrara (a cura di), La banda dei Carabinieri, Roma, Ente editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1981; Gen. b. G. Richero (a cura di), I Carabinieri a cavallo e il carosello storico, Roma, Ente editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1985; M.G. Pasqualini, Missioni dei Carabinieri all’estero - 1855-1935, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2001; Ead., Missioni dei Carabinieri all’estero - 1936-2001, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2002; Generale C.A. A. Ferrara, Storia documentale dell’Arma dei Carabinieri - Le Origini - Dalla Fondazione alla Carica di Pastrengo, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2004; Id., Storia documentale dell’Arma dei Carabinieri - Verso l’Italia unita - Dalla Carica di Pastrengo alla vigilia della Terza Guerra d’Indipendenza, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2005; Id., Storia documentale dell’Arma dei Carabinieri - Dopo l’Italia unita - Dalla Terza Guerra d’Indipendenza alla coesione del Paese con Roma Capitale, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2006; Id., Storia documentale dell’Arma dei Carabinieri - A cavallo di due secoli - Dalle prime missioni all’Estero all’epopea della Grande Guerra, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2007.
(3) - Si rinvia a Gen. Div. A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri dell’Aria, Roma, Ente editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1983 e, in particolare, alle pagg. 30-64.
(4) - A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri dell’Aria cit., pag. 30.
(5) - A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri dell’Aria, cit., pag. 63. Si veda anche Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, Carabinieri 1814-1980, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1981, pagg. 460-65.
(6) - A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri dell’Aria, cit., pag. 63.
(7) - L.E. Longo, La sopravvivenza occulta di un plotone di carabinieri paracadutisti in zona occupata dal nemico (Africa Settentrionale, dicembre 1941 - febbraio 1942) in Autori Vari, Studi Storico Militari 1991, Roma, Stato Maggiore dell’Esercito - Ufficio Storico, pagg. 347-360. Al reparto si aggiunsero altri due ufficiali del 1° battaglione e militari di altri reparti dell’Esercito che, nel corso dei combattimenti erano riusciti a sfilare tra le maglie dei reparti nemici e a riparare nella medesima località ove si era concentrato il piccolo reparto di carabinieri paracadutisti.
(8)   - P. Buttiglieri - M. Maurino, Un eroe valdostano - Il Tenente Colonnello dei Carabinieri Reali Edoardo Alessi, Aosta, Stylos, 2005, pag. 42.
(9)   - Gen. div. A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1978, pagg. 133-134.
(10) - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico - Archivio Storico (d’ora in poi ASUSCC), libretti personali ufficiali di complemento, ad vocem.
(11) - A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri dell’Aria, cit., pag. 63. Altrove si parla della la 184a Sezione per la Divisione di Fanteria "Folgore" e della la 183a Sezione per la Divisione "Nembo", P. Buttiglieri - M. Maurino, Un eroe valdostano, cit., pag. 42.
(12) - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico, Documentoteca (d’ora in poi solo Documentoteca), scatola 798, fascicolo 10 (d’ora in poi solamente 798.10), lettera n. 74/41/-1954 S datata 30 novembre 1956 della Legione Carabinieri di Roma con allegata sintesi "Documentazione storica relativa alla 185^ Sezione Carabinieri Paracadutista mobilitata". Si deve precisare che la 185a era già stata costituita una prima volta nell’ottobre del 1939 con centro di mobilitazione la legione di Milano e poi destinata dapprima nell’area torinese e successivamente seguì le sorti del III Corpo d’Armata con il trasferimento inizialmente in Albania e successivamente in Grecia dove la sezione si trovava all’8 settembre 1943.
(13) - Documentoteca, 798.10, relazione sull’attività della 185^ Sezione cc.rr. paracadutisti della 185^ Divisione di ftr. "Folgore" del capitano in congedo Franco Capano allegata alla lett. n. 74/41/-1954 S datata 30 novembre 1956 della Legione Carabinieri di Roma. La relazione non è firmata.
(14) - Secondo quanto dichiarato dal maresciallo maggiore a piedi Renzo Cao nel 1954, egli "nel settembre 1942 volontariamente accettava la destinazione alla costituenda 314a Sezione Carabinieri Paracadutisti addetta alla Divisione ‘Nembo’ di stanza a Tarquinia (Centro di Mobilitazione Legione Roma - deposito Viterbo)". Ciò farebbe ipotizzare che non ci stata soluzioni di continuità tra i reparti. La dichiarazione è stata reperita in Documentoteca 802.18, dichiarazione allegata al f.n. 68/39-1954 S del 6 dicembre 1955.
(15) - La forza prevista consisteva in 27 unità: 1 ufficiale, 6 sottufficiali, 20 militari di truppa.
(16) - Documentoteca 108.12(44), lettera n. 2985/54 di prot. datata 12 maggio 1943 dal Comando 184a Divisione Fanteria "Nembo" al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri Reali.
(17) - Encomio alla 314a Sezione concesso con ordine del giorno n. 21 del Comando Divisione Fanteria Paracadutisti "Nembo", riportato con la seguente motivazione: "Nei giorni che seguirono l’armistizio i Carabinieri Reali della 314a Sezione ‘Nembo’ fedelissimi ed esemplari nell’adempimento del dovere, hanno assolto brillantemente delicati compiti di polizia militare, prodigandosi in gravosi servizi con avvedutezza ed energia, contribuendo al rapido ristabilimento dell’ordine e della disciplina nell’ambito divisionale. Tutti hanno dato alta prova di spirito militare e di sacrificio, riconfermando ancora una volta, le elette virtù e tradizioni dell’Arma". Documentoteca, 802.18, n. 2/3-1943 di prot. datata 3 gennaio 1944, ad oggetto relazione storica dal 1° novembre al 31 dicembre 1943.
(18) - Il carabiniere Quinto Bernabé fu decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione: "Carabiniere addetto ad un comando di divisione, accompagnava volontariamente il capo di S.M. presso un reparto dove si era determinata una difficile situazione ad opera di elementi sediziosi. Fatto segno ad improvvisa e violenta aggressione che cusava la morte del capo di S.M. della divisione, dimostrava sangue freddo ed attaccamento al superiore che tentava di difendere contro gli aggressori. Benché ferito non desisteva dal generoso tentativo, fino a quanto, perduti i sensi cadeva a terra accanto a corpo esanime dell’ufficiale", Km. 141 rotabile di Carlo Felice (Sardegna), Decreto Luogotenenziale 11 gennaio 1945, pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra anno 1945, 9a dispensa, pag. 766.
(19) - Documentoteca, 802.18, n. 2/2 di prot. R datata 1° novembre 1943, ad oggetto relazione storica dal 1° settembre al 31 ottobre 1943. All’ufficiale ucciso fu concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare (alla memoria).
(20) - Documentoteca, 802.18, n. 2/5 di prot. R datata 2 marzo 1944, ad oggetto relazione storica dal 1° gennaio al 29 febbraio 1944.
(21) - Documentoteca, 802.18, lettera n. 67/9-1-1952 di prot. S datata 19 luglio 1954 della Legione territoriale dei Carabinieri di Roma.
(22) - Documentoteca, 802.18, lettera n. 7642/ord. di prot. datata 9 ottobre 1944 dello Stato Maggiore Regio Esercito - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione - Sezione Ordinamento.
(23) - Il Capitano di complemento Max Pier Ambrosi aveva ricoperto con il grado di tenente l’incarico di aiutante maggiore del Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti, almeno sino al 2 aprile 1942. ASUSCC, libretti personali ufficiali di complemento, ad vocem.
(24) - G. Ferrari, La Polizia Militare - Profili storici, giuridici e d’impiego, supplemento al n. 2 della Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, aprile-giugno 1993, pagg. 128-129.
(25) - In alcuni documenti è definita Sezione Paracadutisti Carabinieri Reali, Documentoteca 261.1, lettera n. 6924/ord. di prot. del 16 settembre 1944 dello Stato Maggiore del Regio Esercito - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione - Sezione Ordinamento al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri Reali che indicava la 314a sezione "paracadutisti" carabinieri reali alle dipendenze della Divisione Fanteria Paracadutisti "Nembo". Il Comando Generale rispose con foglio n. 205/1 di prot. datato 23 settembre successivo a firma del Generale di Corpo d’Armata, Comandante Generale, Taddeo Orlando. Il Comando Generale, poi, inviò una ulteriore comunicazione con foglio n. 205/12 di prot. Segreto datato 27 dicembre 1944, fornendo un aggiornamento delle informazioni richieste. In tale documento si precisava la denominazione formalmente più corretta e la nuova dipendenza dal Gruppo di Combattimento "Folgore".
(26) - La 315a sezione costituita presso la Legione Roma il 21 settembre 1944 e subito impiegata a disposizione del Gruppo di Combattimento "Folgore" prima nella zona di Benevento e poi seguendo il Gruppo di Combattimento. La sezione fu sciolta in data 29 agosto 1946, Documentoteca, 802.19, ad vocem. La 316a sezione, una volta approntata in data 29 settembre 1944 presso la Legione Lazio, fu inviata alle dipendenze del Gruppo di Combattimento "Folgore" ove ricevette anche gli automotomezzi e, quindi, dal novembre 1944 passò definitivamente, per l’impiego, presso il Gruppo di Combattimento "Friuli", Documentoteca, 802.20, ad vocem. La 317a sezione, costituita dalla Legione Lazio il 29 settembre 1944, seguì le sorti del Gruppo di Combattimento "Folgore" sino al marzo 1945 quando, in Ascoli Piceno, fu fusa con la 314a sezione "paracadutisti" carabinieri reali dando vita alla Compagnia Carabinieri "Folgore". Da lì il reparto fu dislocato prima a Ronta (Firenze) nello stesso mese, poi a Faenza nel maggio successsivo, ad agosto fu trasferito a Bressanone e nel gennaio 1946 si trovava a Firenze, Documentoteca 802.21, ad vocem.
(27) - Documentoteca, 96.4, lettera n. 1431/CR di prot. datata 15 luglio 1944 del Comando Carabinieri Reali del Comando FF.AA. Campania.
(28) - Documentoteca, 96.4, lettera n. 16/2 di prot. datata 10 ottobre 1944 recante "Relazione storica relativa al periodo Agosto - Settembre 1944" del Comando dei Carabinieri Reali presso il Corpo Italiano di Liberazione.
(29) - Documentoteca, 802.18, Legione Territoriale dei Carabinieri di Roma - Ufficio Mobilitazione, foglio n. 68/39-1954 S datato 6 dicembre 1955, allegato "Documentazione storica relativa alla 314a Sezione CC. Mob.ta". Le relazioni storiche non riescono ad identificare compiutamente il militare.
(30) - Documentoteca, 802.18, lettera n. 1/1 di prot. datata 4 marzo 1945 della Compagnia CC.RR. del Gruppo di Combattimento "Folgore".
(31) - Documentoteca 802.21, 317a sezione.
(32) - Documentoteca, 802.18, lettera n. 227/10 di prot. S 1944 datata 1° settembre 1954 del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Mobilitazione. La lettera n. 67/9-1-1952 di prot. S datato 19 luglio 1954 della Legione territoriale dei Carabinieri di Roma parla del 10 luglio 1946. Invece, nelle memorie storiche della Legione di Firenze per l’anno 1946 la "compagnia carabinieri "Folgore"" risulta assunta alle dipendenze dalla Legione Lazio a partire dal 1° agosto 1946, Archivio Storico del Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri (d’ora in poi ASMSCC), faldone 480, memorie storiche della Legione Carabinieri di Firenze - anno 1946.
(33) - Documentoteca, 802.18, lettera n. 227/14 di prot. S 1944 datata 28 novembre 1954 del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Mobilitazione.
(34) - ASMSCC, faldone 480, memorie storiche della Legione Carabinieri di Firenze - anno 1947, risulta che gli ufficiali della compagnia, in data 17 giugno 1947 furono tutti trasferiti alle dipendenze della Legione CC di Padova.
(35) - ASMSCC, faldone 480, memorie storiche della Legione Carabinieri di Padova - anno 1947, risulta che gli ufficiali della compagnia, in data 17 giugno 1947 furono tutti trasferiti alle dipendenze della Legione CC di Padova. Comandante della Compagnia era il capitano Giuseppe Zuaro, ufficiali addetti il tenente Antonio Gravina e sottotenente Giuliano Giammaria, i primi due giunti il 1° giugno 1947 ed il terzo il 31 agosto successivo che comunque risultano in forza alla Legione anche l’anno successivo, ASMSCC, faldone 480, memorie storiche della Legione Carabinieri di Padova - anno 1948.
(36) - Bollettino Ufficiale dei Carabinieri - Ruolino ufficiali (Aggiornato a tutto il 30 aprile 1949), Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1949, pag. 52, il comandante della Compagnia, Capitano Giuseppe Zuaro resse il reparto assumendo, il 15 luglio 1949, l’incarico di Comandante della Compagnia Carabinieri di Carpi. L’annuario dell’anno successivo riporta il Sottotenente Adriano Mercuri nell’incarico presso la "Div. Fanteria «Folgore»", Bollettino Ufficiale dei Carabinieri - Ruolino ufficiali (aggiornato a tutto il 15 ottobre 1950), Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1950, pag. 110.
(37) - Documentoteca 1736.4(85), lettera n. 1502/C/1 di prot., datato 2 maggio 1949 del Comando Centro Militare di Paracadutismo al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Ordinamento.
(38) - Documentoteca, 1743.24, "Bracciano (Roma), 12 agosto 1949. Incidente di volo occorso al Capitano Tortora Vincenzo durante un’esercitazione di volo".
(39) - Documentoteca, 1012.5(23), appunto di stato maggiore datato 9 settembre 1961 a firma del tenente colonnello Arturo Campanelli.
(40) - A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri dell’Aria, cit., pag. 64.
(41) - N. Arena, I paracadutisti, Modena, Stem Mucchi, 1972.
(42) - Si riporta la motivazione della concessione: "Battaglione Carabinieri Paracadutisti, avuto il delicato compito di proteggere unità in movimento su nuove posizioni, sosteneva per un’intera giornata ripetuti attacchi di soverchianti forze corazzate nemiche, appoggiate da fanteria ed artiglieria. Nell’impari cruenta lotta, svolta con estremo ardimento, riusciva a contenere l’impeto dell’avversario, al quale distruggeva con aspra azione ravvicinata, numerosi mezzi blindati e corazzati. Sganciatosi dal nemico con ardita manovra notturna, trovata sbarrata la via di ripiegamento da munite posizioni avversarie, si lanciava eroicamente all’attacco e, dopo violenta epica mischia in cui subiva ingenti perdite, si apriva un varco, ricongiungendosi alle proprie forze". Bivio di Eluet el Asel (Gebel Cirenaico) Bivio di Lamluda (Via Balbia), 19 dicembre 1941. D.P.R. 5 giugno 1964. Motivazione riportata anche in A. Ferrara (a cura di), I Carabinieri dell’Aria, cit., pag. 64.