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Libri

Avey Denis

Auschwitz. Ero il numero 220543
(titolo originale: "Man Who Broke into Auschwitz")

Newton Compton,
2011, pagg. 329,
euro 9,99

Denis Avey, classe 1919, è un reduce della Seconda Guerra Mondiale nel corso della quale ha combattuto in Egitto contro italiani e tedeschi, ha operato in Sud Africa e poi di nuovo nel Nord del continente dove successivamente è stato fatto prigioniero dai soldati dell’Afrika Korps, inviata nel febbraio del 1941 in Libia agli ordini del Generale Rommel.
Colpita nel Mediterraneo la nave adibita al trasporto prigionieri ove era stato imbarcato, fugge gettandosi in acqua e, ancorato tenacemente ad una trave di legno, approda sulle coste greche ove viene catturato e trasportato in sud Italia. Nuovamente si dà alla fuga ma viene catturato una seconda volta per essere poi trasferito ad Auschwitz, nel tristemente rinomato campo di concentramento. Presso quest’ultimo sono internati migliaia di prigionieri, rigorosamente distribuiti in sotto-campi, a seconda della categoria di appartenenza loro assegnata.
I soldati catturati in battaglia si trovano nel campo E715, gli ebrei sono invece confinati presso quello denominato Auschwitz III. "I due campi di prigionia", racconta l’autore, erano contigui (.)
Lavoravamo insieme alla costruzione di una fabbrica della IG Farben, il colosso della chimica che avrebbe prodotto una gomma sintetica indispensabile alla macchina da guerra nazista. Spartivamo gli stenti - undici ore al giorno a spaccarci la schiena - ma non le esecuzioni arbitrarie: quegli uomini ombra con l’uniforme a righe e il volto terreo morivano di continuo, ammazzati a calci e bastonate o stroncati dallo sfinimento.
A noi i nazisti consentivano di sopravvivere.
La sera, ci scortavano ai rispettivi campi: loro ad Auschwitz III, di cui sapevamo solo - sussurri tra disperati - che era l’inferno in terra.
Noi all’E715, dove ci aspettavano baracche e rancio scarso, ma almeno la certezza di arrivare all’indomani.
Così narrata, l’esperienza di Denis Avey sembrerebbe degna delle più avvincenti trame narrative.
Tuttavia, la parte più importante della storia deve ancora giungere.
"Ero tormentato dal bisogno di sapere di più", riferisce l’autore.
"Un uomo a righe mi aveva bisbigliato: «Tu che un giorno tornerai a casa, racconta», e quella supplica mi era entrata nel cervello come un tarlo".
Questo stimolo lo indurrà a compiere un vero e proprio atto di follia: dopo aver corrotto alcuni Kapò e vari prigionieri, l’inglese decide di prendere il posto di un detenuto ebreo, di cui indosserà la misera casacca a righe, previa cessione della sua divisa militare, indumento che, fino a quel momento, gli aveva garantito la sopravvivenza. Ci scambiammo veloci le uniformi: avevo imparato a imitare l’andatura trascinata degli ebrei allo stremo delle forze. E a suon di sigarette avevo corrotto un Kapò, che finse di non vedere. Così come due prigionieri che, arrivati ad Auschwitz III, mi accolsero sul loro tavolaccio di legno al posto di Hans.
Ci fu il rancho: cavoli marci bolliti con bucce di patate.
L’impiccagione di un prigioniero colpevole di essersi mosso lentamente.
La musica classica, che l’orchestrina dei prigionieri era costretta a suonare durante le esecuzioni. E ovunque quell’odore dolciastro, raccapricciante: i forni, mi spiegarono i compagni di Hans, che intanto, al mio posto nel campo inglese, rischiava la morte solo per una cena un po’ più decente.
Il giorno seguente, ognuno al proprio posto… Nel frattempo Ernst, ebreo tedesco anch’egli internato, gli riferisce di avere una sorella rifugiata a Birmingham, chiedendogli di fargli pervenire sue notizie.
Scrivendo in codice alla madre, il prigioniero riuscirà - grazie al servizio di spedizione reso dalla Croce Rossa - a farsi recapitare duecento pacchetti di sigarette, un vero e proprio tesoro necessario "a tenere Ernst in vita ad Auschwitz e a procurargli un paio di scarpe quando, dopo la disfatta nazista, ci fu la grande marcia tra i ghiacci, per evacuare il campo, e le ombre con l’uniforme a righe si accasciavano una dopo l’altra sulla neve".
Ma perché attendere settant’anni per raccontare l’impresa?
L’Autore riferisce che i tempi non erano maturi. Alla fine della guerra egli tentò più volte di raccontare la sua esperienza ma nessuno sembrava manifestare interesse: del secondo conflitto mondiale, precisa lo scrittore, gli uditori preferivano ascoltare gli atti di eroismo sui campi di battaglia, gli episodi di infiltrazione tra le linee nemiche, le storie di sbarramenti nemici messi in fuga dalla potenza di fuoco alleata, non certo le disumane atrocità dei campi di concentramento.
Chiuso in un silenzio risentito - alimentato anche da una difficile condizione psicologica, retaggio di quei difficili anni - egli si decide solo in tempi recenti a rilevare la sua drammatica esperienza di vita, dapprima in un documentario-intervista, successivamente nel libro The Man Who Broke into Auschwitz (alla cui stesura ha collaborato il giornalista della BBC Rob Broomby), tradotto in Italia da Newton Compton e qui recensito.
Per i fatti descritti nell’opera, l’autore è stato recentemente insignito dal Primo Ministro inglese della medaglia d’onore come eroe dell’Olocausto «per i servigi resi all’umanità».
Il volume è virtualmente suddiviso in due parti.
Nella prima sono narrate le esperienze maturate sui campi di battaglia, la lunga convalescenza, un periodo di servizio da "privilegiato" in Sud Africa, la cattura, nonché due rocamboleschi tentativi di fuga.
La seconda parte, invece, è incentrata sulla terribile esperienza da internato, rievocata in modo schietto e diretto, peraltro con puntuale ed encomiabile descrizione delle debolezze interiori che, nel corso di quell’esperienza, hanno talvolta caratterizzato l’agire quotidiano dell’autore, tutte legate alla prioritaria e fondamentale esigenza di sopravvivere in vista di un’auspicata liberazione.
L’opera è caldamente consigliata non soltanto agli amanti di saggi storici, ma anche a coloro che, completamente estranei al genere proposto, desiderano semplicemente tenersi informati sul dramma dell’Olocausto che, per il solo verificarsi, ha consegnato ai posteri il ricordo di una guerra ritenuta una delle più sanguinose e violente della storia recente.
L’autore, peraltro, scrive in maniera chiara e genuina, descrivendo i fatti senza pletorici orpelli narrativi, perseguendo l’unico scopo di far riflettere sugli orrori causati da un’ideologia immorale e deviata, a favore della quale non possono e non deve essere trovata attenuante alcuna, neanche a distanza di tanti anni.
Con specifico riferimento alla parte del racconto ambientata in Nord Africa (che occupa quasi la prima metà dell’opera), è il caso di evidenziare che l’autore ha maturato, nei confronti del nemico, sentimenti altalenanti.
Verso il soldato tedesco, parlando dei Deutsches Afrika Korps, i corpi scelti guidati dal Generale Rommel, egli si esprime in termini onorevoli. Viceversa, comprensibilmente, descrive le SS quali persone malvagie, spietate, snaturate.
Nei confronti del soldato italiano egli nutre sentimenti contradditori.
In almeno due episodi, ancorché evitando parole di elogio e di ammirazione, egli racconta di gesta cariche di substrato morale.
Il primo evento in tal senso si verificò subito dopo un conflitto a fuoco, al termine del quale un soldato italiano, ferito a morte, aveva fatto strani movimenti, come a voler proteggere qualcosa: "avanzai con cautela", è lo stesso autore che parla, "scrutando a terra in cerca di indizi. (.)
Il sole brillava sul cuoio lucidato, così spazzai via la sabbia, dissotterrando una custodia sottile, lunga un metro e mezzo circa.
Al suo interno c’era una magnifica bandiera di seta dorata.
Era decorata da spillette d’oro e culminava in un’aquila.
Nei suoi ultimi istanti di vita, l’artigliere italiano aveva fatto tutto il possibile per evitare che la bandiera cadesse in mano nemica".
La seconda testimonianza non è da meno: ferito in battaglia, trasportato dal nemico in un ospedale da campo, l’inglese si prestava a ricevere le cure dai medici tedeschi: "la visita del chirurgo fu interrotta dall’arrivo di un ufficiale italiano che aveva perso un piede.
Rimasi sbigottito sentendogli ordinare bruscamente ai barellieri di riportarlo fuori della tenda, per permettergli di concentrarsi su di me".
Tuttavia, in altrettanti casi, egli tradisce minor stima e considerazione, esprimendosi in termini poco edificanti: frasi come "…non tutti gli italiani erano dei fifoni, malgrado la loro reputazione…" (che allude, non troppo velatamente, ad una generalizzata situazione di minor temerarietà), oppure, parlando di una disfatta aerea dei bombardieri tedeschi Stuka, "…il fiasco di quell’incursione ci fece maliziosamente pensare che i piloti fossero italiani, ma personalmente non credo che i tedeschi avrebbero permesso loro di guidare i propri aerei", sono piuttosto emblematiche di quale fosse la credibilità dei nostri soldati nella compagine anglosassone.
Sul punto, corre l’obbligo di richiamare alcuni scritti a firma del già citato Rommel.
In suo celebre diario, pubblicato nel dopoguerra, egli criticava ripetutamente gli ufficiali italiani (forse perché lo rimproveravano per le tecniche poco ortodosse da lui utilizzate in Africa), mentre spendeva parole di elogio verso i soldati tutti: "sono straordinari, coraggiosi, disciplinati, ma mal comandati ed equipaggiati".
La stima che il Generale tedesco nutriva nei confronti dei nostri soldati è riassumibile in un’altra sua frase, divenuta poi celebre: "Il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco".

Ten. Col. Gianluca Livi





Giovanni Amoroso

Il giudizio civile di cassazione

edizione Giuffrè
2012, pagg. 911,
euro 72,00

L’autore, consigliere presso la Suprema Corte e con una vastissima esperienza presso la  Corte Costituzionale e presso le Giurisdizioni Superiori internazionali, presenta in maniera completa e dettagliata i singoli istituti del giudizio civile presso la Corte di Cassazione, con i riferimenti storici e con i più recenti aggiornamenti.
In particolare, dopo un’articolata premessa contenente cenni storici sul giudice di legittimità, sulla sua composizione, sul diritto vivente e sull’interpretazione costituzionale, tratta del ricorso ordinario e delle sentenze impugnabili, del ricorso straordinario, di quello nell’interesse della legge e del gravame immediato ex art.420 bis cpc.
Continua con i motivi del ricorso, la violazione di legge e le norme collettive, il vizio di motivazione, la notificazione e il deposito,la verifica di ammissibilità, il ricorso incidentale e il controricorso.
E, ancora, scrive dell’integrazione del contraddittorio, del rito camerale, delle modalità di assegnazione del ricorso alle sezioni semplici o a quelle unite, del rito ordinario del giudizio in udienza pubblica, della decisione, della correzione, della revocazione, del rinvio e delle azioni restitutorie.
Tratta, quindi, del regolamento preventivo di giurisdizione, del ricorso avverso le sentenze dei giudici speciali e dei conflitti di giurisdizione e di attribuzione, del regolamento di competenza.
Il testo si conclude con una ricca appendice contenente i testi legislativi d’interesse e le recenti modifiche introdotte dalla legge 12 novembre 2011, n.183 e dal decreto legge 22 dicembre 2011, n.212, convertito con la legge 17 febbraio 2012, n.10.
L’autore, mostrando una sensibilità (secondo alcuni) di altri tempi che evidenzia a chiare lettere i valori della famiglia, dedica il libro al Padre, insigne Magistrato.
Il testo rappresenta una indispensabile guida per magistrati e avvocati che operano nel settore, ma si pone anche come utilissimo strumento per tutti gli studiosi desiderosi di approfondire la materia.

Cap. Giovanni Fàngani Nicastro




Tariffe Forensi Aggiornate al D.M. 140/2012

Maggioli Editore,
2012,
euro 34,00

Come noto il Decreto del Ministero della Giustizia n. 140 del 20 luglio 2012, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 195 del 22 agosto 2012, stabilisce nuove modalità per la liquidazione dei compensi professionali che sostituiscono le vecchie tariffe professionali forensi.
Il volume con allegato cd-rom, contenente programma particolareggiato, consente di stabilire le tariffe con il calcolo della parcella per le prestazioni nelle varie branche del diritto,con gli aggiornamenti previsti dal summenzionato decreto  ministeriale
Per rendere il prodotto di facile utilizzo è stata scelta una grafica semplice e un linguaggio simbolico in ogni videata al fine di ottimizzare i tempi operativi dell’utente.
La grafica della nuova tariffa permette di accedere al tariffario selezionato sul D.M. 140/2012 dove si può scegliere la materia civile o penale e nello stesso riquadro si può anche selezionare il vecchio tariffario con tutte le voci presenti di diritti e onorari. Sono stati inseriti i modelli per il contratto di conferimento dell’incarico e di preventivo di spesa, compilabili e stampabili.
L’operatività del programma per l’inserimento dei dati risulta di facile intuizione per il professionista anche per l’immediatezza e la chiarezza dei risultati. Infatti, non appena vengono immessi i primi elementi per effettuare il calcolo, e, successivamente, modificando uno solo dei parametri inseriti, nella stessa finestra si visualizzerà il risultato prodotto dalle modifiche.
Il testo con l’allegato supporto informatico si pongono come efficace strumento  professionale per gli operatori del settore, come mezzo di controllo per gli utenti diffidenti e per coloro che desiderano semplicemente di ampliare la propria conoscenza.

Cap. Giovanni Fàngani Nicastro




Tursi Armando,
Vincenti Pietro C.,
Raimo Beatrice

La riforma del mercato del lavoro

Dike Giuridica Editrice,
2012, pagg. 238,
euro 25.00

Il volume illustra in modo semplice ed esaustivo le complesse norme della riforma del mondo del lavoro introdotta con la legge n. 92/2012, così come integrata dalle disposizioni della legge 7 agosto 2012, n. 134.
Il testo è articolato in sette capitoli, suddivisi in paragrafi, in una appendice con le leggi di riferimento e in nove schede con la modulistica. Gli autori, forti dei loro studi, approfonditi e vasti nella specifica, articolata e complessa disciplina civilistica e forti, altresì, della loro esperienza giuslaburistica, vissuta all’internop degli studi legali e nelle aule di giustizia, offrono agli operatori giuridici del settore, tutte le coordinate per una piena comprensione della novella.
Il lavoro è, inoltre,  impreziosito dall’inserimento, in appendice, della circolare n. 18 del 18 luglio 2012, diramata dal competente Ministero.
L’opera si presenta non solo come una bussola di facile uso per gli operatori del settore  che troveranno indicazioni chiare e semplici per la giusta direzione da seguire nell’arcipelago normativo che costituisce il diritto del lavoro, ma anche come utile strumento di confronto per tutti coloro che per cultura personale o per semplice curiosità desiderano conoscere gli aggiornamenti normativi in tale ambito.

Cap. Giovanni Fàngani Nicastro