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Libri

Ersilia Graziani
Maria Rosaria Mainini

Atti dell’Ufficio Storico della Marina Militare (1913-1990)

Ufficio Storico della Marina Militare

Il volume curato dalle autrici costituisce l’inventario del fondo dell’Ufficio Storico della Marina Militare dalla sua costituzione nel 1913 sino al 1990.
Preliminarmente, è necessario precisare che tale contributo si inquadra coerentemente nella politica di comunicazione che l’Ufficio ha avviato sin dal 1987 con la decisione di istituire il "Bollettino d’archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare" all’interno del quale, oltre a saggi di storia navale e militare, si è inteso garantire la pubblicazione degli inventari di vari fondi dell’Ufficio stesso, sollecitandone indirettamente la consultazione.
In questa sede deve essere riconosciuta la lungimiranza dei capi ufficio che si sono succeduti nel tempo nel garantire la prosecuzione dell’importante periodico che continua a riscuotere un discreto successo non solamente tra gli specialisti di storia navale o di archivistica.
Il volume è organizzato su di una introduzione, il titolario e l’inventario vero e proprio. Completano il lavoro gli indici dei nomi, dei luoghi e del naviglio nonché la bibliografia di riferimento.
L’importanza del contributo offerto con tale volume emerge chiaramente anche dalle parole del capo ufficio storico che ha presentato l’opera. Il capitano di vascello Francesco Carlo Rizzo di Grado e di Premuda così si esprime: "la consultazione di tale fondo, che non era mai stato sottoposto ad alcuna azione di selezione né ad alcun riordinamento, svelò subito l’estrema ricchezza di informazioni che conteneva, non soltanto per la ricostruzione storica del patrimonio archivistico, ma per la storia stessa dell’Ufficio Storico, che è possibile seguire dettagliatamente attraverso l’evoluzione delle attribuzioni e delle competenze, rispecchiate nell’organizzazione stessa della documentazione" (p. 5). Quindi, si evidenzia il merito delle autrici di aver svolto un lavoro mai pensato prima con due obiettivi: una chiara storia del patrimonio archivistico e una storia, altrettanto chiara e definita, dell’Ufficio Storico della Marina Militare.
Per chi svolge attività di ricerca presso gli archivi militari la storia degli uffici storici è una conoscenza necessaria per poter approfondire adeguatamente il proprio settore di ricerca. Nel caso in questione, Ersilia Graziani ricostruisce attentamente la storia dell’Ufficio, istituito con regio decreto 29 agosto 1913, n. 1123, all’interno dell’Ufficio di Stato Maggiore della regia Marina con lo scopo di effettuare "studi di carattere storico che comunque interessino la Marina militare" e con una dipendenza diretta dal capo di stato maggiore. È interessante osservare, come fa l’autrice, che il primo capo ufficio sia stato un ufficiale che aveva prestato servizio sino a quel momento presso l’Ufficio informazioni dello Stato maggiore della regia Marina.
L’introduzione ripercorre sino a tempi recenti la storia dell’Ufficio, ricostruendo l’organizzazione interna del medesimo e dell’archivio storico nonché le disposizioni emanate per la conservazione, valorizzazione e tutela della documentazione archivistica.
È significativo segnalare in tale sede l’importanza del ruolo assunto dall’ammiraglio Guido Po e dallo sparuto gruppo di suoi collaboratori con i quali riuscì a evitare la preda da parte germaniche degli archivi dell’Ufficio Storico e il trasferimento al Nord del materiale documentario dopo la nascita della repubblica sociale italiana preservando il patrimonio culturale della forza armata dalla dispersione o peggio ancora, dalla distruzione.
Inoltre, un altro aspetto di chiaro interesse è lo sforzo che emerge dall’attento lavoro di ricostruzione delle attività dell’Ufficio condotto dalla Graziani e riportato nell’introduzione nella costante e titanica opera di recupero di documentazione d’interesse storico che costituisce una caratteristica dell’azione dell’Ufficio Storico della Marina Militare. Va segnalato che la presenza di personalità di spicco quali l’ammiraglio Fioravanzo per oltre dieci anni contemporaneamente capo dell’Ufficio Storico e direttore della Rivista Marittima rappresentarono dei continui punti di riferimento sia nella ricerca storica sia nella summenzionata azione di recupero documentario.
La Graziani conclude la propria introduzione con l’analisi sulla situazione attuale citando espressamente il codice per i beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42) con le più recenti modifiche. Al riguardo ella sottolinea chiaramente che si è reso possibile superare, attraverso tale strumento normativo, l’ambiguità interpretativa sul versamento del materiale documentario agli archivi degli uffici storici delle rispettive Forze Armate.
In sintesi, il lavoro condotto da Ersilia Graziani e da Maria Rosaria Mainini consente di approfondire la storia dell’Ufficio Storico della Marina Militare e della conservazione degli archivi dei comandi, delle unità e dei vari uffici e reparti della Marina Militare apprezzando la sensibilità e l’attenzione a tale imponente opera di conservazione tenute dal personale dell’Ufficio Storico nel corso di quasi cento anni di vita e di opera.

Ten. Col. Flavio Carbone




Nuno Andrade

Para além do portão - a gnr e o carmo na revolução de abril

Edizioni Guerra e Paz,
2008, pagg. 254

Il titolo sintetizza efficacemente la ricerca condotta dall’ufficiale portoghese: Oltre il cancello - La GNR e il Carmo nella Rivoluzione di Aprile.
Il testo, frutto di un lavoro di studio e ricerca durato quattro anni, è stato realizzato dal maggiore della Guardia Nazionale Repubblicana portoghese Nuno Andrade e focalizza la sua attenzione su uno dei momenti storici più rilevanti per la storia recente del Paese lusofono: la rivoluzione del 25 aprile 1974. L’autore ha raccolto documenti e testimonianze che consentono di ricostruire un aspetto meno noto di quel giorno difficile per il Portogallo: la fine del regime.
La dittatura, eretta in Portogallo nel 1933 da António de Oliveira Salazar con l’Estado Novo, fu rovesciata con la cosiddetta "Rivoluzione dei garofani", ovvero con l’azione condotta dai militari dell’ala progressista delle Forze Armate portoghesi appoggiati dalla popolazione e che consentì di instaurare un regime democratico dopo due lunghi anni di transizione caratterizzati da forti lotte politiche.
In realtà, giova rilevare che i momenti più difficili e tesi della rivoluzione portoghese del 25 aprile 1974 furono vissuti in Lisbona e particolarmente in Largo do Carmo, ovvero nello spiazzo ove aveva sede, a partire dal 1845, il Comando Generale della Guardia Nazionale Repubblicana e dei Corpi di polizia suoi predecessori.
Il problema principale da superare è stato la difficoltà di reperire alcune fonti: se da una parte vi è una certa ricchezza di documentazione e delle testimonianze prodotte dai militari del Movimento delle Forze Armate e dalla popolazione che partecipò a quei difficili momenti della storia portoghese, dall’altra si è dovuto far fronte alla limitatezza delle fonti proprio dei militari della GNR. Inoltre, si è trattato di ricostruire le ultime quattordici ore di vita del governo del deposto regime retto da Marcelo Caetano, successore di Salazar.
Andrade ha così condotto una ricerca storica tesa a comporre un puzzle complesso, ricomponendo gli avvenimenti che si verificarono nel Carmo: Per fare ciò si è reso necessario raccogliere le testimonianze dei principali protagonisti, con particolare attenzione ai militari della GNR che presero parte agli eventi, ai familiari di questi ultimi che all’epoca vivevano all’interno della caserma del Carmo, nonché ai familiari di militari e civili che sono scomparsi nel frattempo.
Si deve riconoscere che il volume riesce a portare alla luce la vita e i momenti difficili che vissero i militari della GNR, compresi i tiri di armi leggere all’interno della caserma che produssero alcuni danni in alcuni locali, come la biblioteca, tuttora visibili.
Con la pubblicazione di questo libro si può considerare il quadro storico della Rivoluzione di aprile è più completo ed è stato possibile fare luce sui momenti cruciali e drammatici del 25 aprile 1974, giorno che in seguito si è rivelato decisivo per l’evoluzione successiva della "Rivoluzione dei garofani".
Si può concludere con le parole dell’autore riconoscendo che "nel caso del 25 aprile 1974, i dettagli, il caso o la fortuna eventualmente condussero i protagonisti, proteggendo le operazioni e prevenendo lo spargimento di sangue all’interno della caserma do Carmo e in Largo do Carmo".

Ten. Col. Flavio Carbone




Maurizio Cassetti

Repertorio del personale degli Archivi di Stato

Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generali per gli Archivi,
2008,
euro 20,00

Il volume, presentato nel marzo 2009 presso l’Archivio di Stato di Roma, costituisce un primo contributo alla storia del personale di un settore di eccellenza dell’Amministrazione dello Stato: gli archivisti. In particolare, il libro si concentra sulla prima fase di vita del Regno d’Italia ripercorrendo le carriere dei funzionari degli archivi dall’Unità d’Italia sino alla fine del Primo conflitto mondiale.
Nel corso della presentazione il curatore ha confermato il buono stato di avanzamento dei lavori per la pubblicazione del secondo volume che dovrebbe coprire il periodo successivo almeno sino alla fine del Secondo conflitto mondiale.
È interessante sottolineare che il repertorio contiene un saggio storico-archivistico del professor Elio Lodolini grazie al quale è possibile ricostruire, attraverso un percorso di 261 pagine, il lungo cammino del reclutamento degli archivisti nella prima fase di formazione dello Stato e le problematiche emerse durante tale periodo. In effetti, emerge immediatamente una questione relativa al repertorio. Quest’ultimo si basa essenzialmente sui registri matricolari del personale entrato in servizio dal 1861 in poi e custoditi ancor oggi presso la Direzione Generale degli Archivi e mai versati all’amministrazione periferica.
Ovviamente il professor Lodolini non si limita ad affrontare la questione del reclutamento e dell’avanzamento del personale censito e non; egli ricostruisce la storia dell’organizzazione archivistica italiana dalle prime fasi di vita, alle scelte organizzative, all’unificazione degli Archivi nell’ambito del Ministero dell’Interno nel 1874, alle attività del Consiglio per gli Archivi.
Se il repertorio si ferma al 1918, in realtà, il saggio di Lodolini va ben oltre, ripercorrendo la storia dell’organizzazione e del personale sino al 1957 con la trattazione dell’"Ordinamento gerarchico delle Amministrazioni dello Stato", r.d. 1° dicembre 1923, n. 2395 e chiudendo l’excursus sulla legislazione archivistica con la legge 13 aprile 1953, n. 340, relativa all’istituzione dell’Archivio Nazionale d’Italia e sul conferimento del grado di direttore generale all’archivista a esso preposto.
Emerge chiaramente che gli Archivi e il suo personale hanno vissuto momenti differenti che, nel lungo periodo analizzato, hanno lentamente consentito la costruzione di un’unica organizzazione inserita nell’alveo del Ministero dell’Interno.
In effetti, il lavoro di Lodolini sembra sopravanzare lo stesso repertorio poiché accompagna il lettore nella ricostruzione della vita del personale e dell’organizzazione archivistica sino agli anni 1950.
Per quanto riguarda il repertorio, attraverso l’analisi delle differenti figure di archivisti, si possono osservare provenienze quanto meno eterogenee, soprattutto nella prima fase di vita dell’organizzazione.
A tale proposito si possono citare Giuseppe Lodi (28), laureato in medicina e chirurgia, combattente nell’armata siciliana e direttore dell’"Archivio storico siciliano"; Atanasio Spata (29) con studi in filosofia, matematica e giurisprudenza che svolse le funzioni di giudice mandamentale per transitare definitivamente nell’amministrazione archivistica; Cesare Cantù (58), professore di Ginnasio e grande storico e letterato; Ignazio Vegni (91), dottore in teologia e diritto canonico; Amilcare Ramazzini (126), ingegnere e diploma in matematica; Luigi Pagliai (316), sacerdote con laurea in lettere. Successivamente, con la riorganizzazione dei concorsi si arrivò a disegnare un profilo più coerente con le funzioni che l’archivista doveva assolvere in quel periodo.
Da ciò la dimostrazione che la costruzione dello Stato in tutte le sue articolazioni e, in questo caso, della professionalità del personale degli Archivi fu un percorso piuttosto articolato che consentì di edificare l’attuale organismo.

Ten. Col. Flavio Carbone





Mariano Bizzarri

Quel gene di troppo - L’inquietante realtà dei cibi transgenici

Frontiera editore,
2007, pagg. 16,
euro 12,00

OGM, acronimo che indica Organismi Geneticamente Modificati, è nell’accezione comune, sinonimo di immorale modificazione della natura, per niente salutare, anzi spesso dannoso.
Secondo Mariano Bizzarri - studioso ed esperto del campo - la realtà che ruota intorno agli OGM è allarmante poiché nasconde enormi interessi politici e ed economici, tutti gravitanti intorno alla esigenza - ambita da molti - di disporre in via esclusiva delle risorse genetiche all’interno di una specie o di un ecosistema.
Basti pensare che il giro di affari annuo che gravita intorno al commercio delle piante transgeniche ammonta a circa 50 miliardi di dollari.
Relativamente alla bioingegneria, l’autore ripete da anni che l’utilizzo degli OGM in campo alimentare si fonda sulla necessità di creare "falsi bisogni" in campo nutrizionale. Non solo: gli ingegneri genetici divulgano opinioni, circa le manipolazioni genetiche, secondo cui incrementare i tratti biologici di una pianta o di un animale sarebbe prodromico di vantaggi economici per agricoltori e consumatori, cambierà in meglio l’ambiente e migliorerà la qualità della vita degli esseri umani (proponendo nuovi mezzi terapeutici o soluzioni avveniristiche per risolvere il problema della fame nei paesi del Terzo Mondo).
Bizzarri ritiene che, non solo quelle appena descritte sono promesse illusorie, ma anche pericolose poiché "nel caso delle modifiche introdotte con l’ingegneria genetica, indietro non si torna. E nessuno può assicurarci che, in qualche modo, si recupererà l’equilibrio perduto".
Quanto alla fame nel modo è sufficiente ricordare che la denutrizione in alcuni paesi del terzo mondo non è legata alla carenza di cibo (dovuta asseritamene alla desertificazione o salinificazione dei suoli), ma all’impossibilità economica, di questi paesi, di comprare cibi e produrli.
Scopo dell’autore, in quest’opera, non è certamente quello di ostacolare la ricerca scientifica, ma semplicemente di opporsi alla manipolazione impulsiva e sconsiderata, attuata al solo scopo di speculare e mercanteggiare a danno dei prodotti della natura e degli esseri viventi.
Mariano Bizzarri non solo è attendibile, ma è altamente qualificato: membro dell’"American Association for the Advancement of the Science", è ricercatore, oncologo e docente di Biochimica e professore di Patologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Patologia dell’Università "La Sapienza" di Roma. Le sue fruttuose ricerche sui tumori, gli sono valse nel 1986, il premio "Corrado Montemaggiori", nel 2002 il premio "Città di Roma". È curiosamente autore di romanzi di fanta-biologia, filosofia della scienza, e saggi e volumi a carattere tradizionale (tra questi "Sulle Tracce del Graal" e "Rennes Le Chateau, dal vangelo perduto dei Cainiti alle sette segrete" entrambi editi da Edizioni Mediterranee rispettivamente nel 2000 e 2005).

Ten. Col. Gianluca Livi





La guerra del Cinquantanove

Ministero della Difesa - Commissione Italiana di Storia Militare,
2010, pagg. 236

Il volume, intitolato "La guerra del Cinquantanove", riporta come sottotitolo "Atti del Convegno Nazionale CISM-SISM sulla Seconda guerra d’Indipendenza" e si inquadra nell’ambito della collaborazione tra la Commissione Italiana di Storia Militare e la Società Italiana di Storia Militare. Va chiarito preliminarmente che la Commissione Italiana di Storia Militare è un organismo insediato nell’ambito del Ministero della Difesa di cui fanno parte a pieno titolo i capi Uffici Storici degli Stati Maggiori della Difesa, dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, nonché il capo Ufficio Storico del Comando Generale della Guardia di Finanza e che ha tra i suoi compiti anche la promozione di "iniziative utili a migliorare la conoscenza della Storia Militare Italiana e Comparata". Al contrario l’acronimo SISM corrisponde a quello della Società Italiana di Storia Militare, ovvero un’associazione tra persone che s’interessano di approfondire tematiche di carattere storico militare. Nel caso del volume in questione è stato promosso congiuntamente tanto che appare come quaderno 2009 dell’associazione, mentre i diritti dell’opera permangono in seno alla Commissione.
Il Convegno, si è tenuto a Roma, presso il Centro Alti Studi della Difesa il 7 ed 8 ottobre 2009 con interventi di qualificati relatori e in particolare: hanno introdotto i lavori il ministro della Difesa, On. Ignazio La Russa, il presidente del CASD, Ammiraglio di squadra Marcantonio Trevisani e il Col. Matteo Paesano quale presidente della CISM; di seguito si sono succeduti, quali relatori, il prof. Massimo de Leonardis con Il quadro politico-diplomatico della situazione italiana ed europea nel 1859, la prof.ssa Anna Maria Isastia con L’azione della Società Nazionale Italiana fino alla vigilia della guerra (1857-1859), il col. Antonino Zarcone con Le operazioni terrestri nella Campagna del 1859, il c.v. Francesco Loriga con Le operazioni navali nella campagna del 1859, il prof. Jean David Avenel con L’effort de guerre française durant le conflit de 1859, il dott. Wolfgang Etschmann con The Austrian Army in the War of 1859, il prof. Antonello Biagini con La Seconda Guerra d’Indipendenza e la politica internazionale russa, il prof. Mariano Gabriele con Il 1859 nel carteggio Antonelli-Sacconi, il gen. Vincenzo Pezzolet con un intervento intitolato I Carabinieri Reali tra servizio d’istituto e intelligence, il cap. Gerardo Severino con I finanzieri nella Seconda Guerra d’Indipendenza, l’ammiraglio ispettore capo Vincenzo Martines su Henry Dunant, la nascita dell’idea della Croce Rossa Internazionale e gli interventi dei proff. Aldo A. Mola e Raimondo Luraghi rispettivamente su Il Generale Giuseppe Garibaldi dal Regno di Sardegna verso l’Unità d’Italia e l’Analisi della battaglia di Solferino sul piano della tecnologica militare, che non hanno potuto partecipare ai lavori; l’ammiraglio Pier Paolo Ramoino con Lo sforzo logistico del porto di Genova. Uu’operazione joint and combined nella Seconda Guerra d’Indipendenza: il trasporto marittimo delle forze francesi in Italia e il dottor Giovanni Cerino-Badone con San Martino 1859. Analisi di una battaglia. Le conclusioni del convegno sono state tratte dal professor Piero Del Negro.
Com’è immediatamente percepibile, le tematiche affrontate nel corso di tutta l’attività hanno analizzato da differenti prospettive le operazioni militari di oltre centocinquant’anni fa consentendo di poter rileggerle con una chiave di lettura aggiornata e coerente con gli approfondimenti sviluppati nel corso degli ultimi anni sia nell’ambito militare con le attività della CISM, sia in quello universitario, sia in quello degli appassionati che da tempo si ritrovano proprio nella SISM.
In sostanza gli atti del convegno costituiscono l’occasione di poter tracciare una riga sugli studi e le ricerche compiuti in tempi più recenti.

Ten. Col. Flavio Carbone





Alda Merini

Francesco - Canto di una creatura

Frassinelli editore,
2007, pagg. 141,
euro 14,00

La figura storica di Francesco d’Assisi ha diviso laici e religiosi, credenti e scettici, perché ha proposto un modello di vita che, a seconda dei punti di vista, può essere giudicato esaltante o provocatorio, misero o ricco, ascetico o beffardo.
Chi fosse veramente, Francesco d’Assisi, resta ancora un mistero: libero da ogni schema precostituito, egli compie un gesto coraggioso e mistico (oppure oltraggioso e scandaloso, con occhi diversi): quello di rinunciare ad ogni ricchezza.
Un gesto, quest’ultimo, che rende la sua figura - se analizzata in termini di valore assoluto - assolutamente reale e sostanziale.
In novanta poesie di esaltazione religiosa, pervase dall’inspiegabile mistero della fede, Alda Merini racconta la vita di San Francesco seguendo un processo di immaginario recupero delle originarie fonti religiose che dipingevano le sue gesta, le sue parole, le sue azioni.
La poetessa sceglie di far parlare Francesco in prima persona, il quale si "autodefinisce" giullare di Dio, vertice di carità, liuto del Signore, deserto di semplicità. Animato dal suo genuino amore per il creato, egli parla a Dio della sua trasgressiva gioventù, della sua pregressa ricchezza materiale alla quale corrispondeva una povertà spirituale, assurgendo ad "icona di amore e redenzione, incomprensibile alla ragione".
Monologhi profondi che hanno il sapore di preghiera più che della poesia perché pervasi dalla ricchezza di una pia devozione.
Un libro sentito, di non facilissima lettura, molto attuale, il cui scopo sembra quello di risvegliare il lettore dal torpore della rassicurante quotidianità, dalle confortanti comodità dell’era tecnologica, dagli attraenti vizi della società opulenta e grandiosa, da certezze effimere dettate dal potere politico ed economico.
Un’opera destinata a provocare, "con muta insistenza, le nostre coscienze di uomini moderni che credono di non avere più bisogno di santità né, tantomeno, di follia religiosa".
Già insignita del Librex Guggenheim Eugenio Montale, il premio più prestigioso nel mondo dell’arte poetica, l’autrice ha pubblicato, negli ultimi 7 anni, numerose opere a sfondo religioso, tra le quali preme ricordare: "Un incontro con Gesù, Magnificat"; "Un incontro con Maria"; "La carne degli angeli", "Il poema della croce" e "Il cantico dei vangeli".

Ten. Col. Gianluca Livi