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  • N.1 - Gennaio-Marzo
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Editoriale

Copertina del numero

Copertina della Rassegna dell'Arma - N. 1 - Gennaio - Marzo




Uniti. Adesso come allora

Generale Biagio Abrate Capo di Stato Maggiore della DifesaLe celebrazioni dei 150 anni dell’Italia unita offrono l’opportunità di riflettere su un momento di particolare rilevanza nazionale, civile e militare.
Il 17 marzo 1861 fu punto di arrivo ed allo stesso tempo di partenza, per i cittadini e per i soldati dell’Italia preunitaria, che credettero fermamente in una appartenenza comune.
Un percorso che ebbe inizio da lontano, passando per i moti del 1820-21-30 e per le successive guerre d’indipendenza, che trovarono ispirazione e forza nelle idee illuministe che, sorte come esigenze, si tramutarono in principi.
Il processo poi si accelerò. Ed in circa due anni, dalla primavera del 1859 a quella del 1861, una penisola divisa in sette Stati, divenne un unico nuovo Regno. Proprio il Manzoni, nel 1821, con arguzia intellettuale, elencò gli elementi comuni delle genti “italiane": lingua, sangue, cuore, altare. Con le opportune ponderazioni, oggi si possono riprendere le sue parole e riconoscerne l’attualità.
Nella ricerca di attuazione di quegli ideali di amor di Patria, ispirati anche alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, furono risolutive proprio le imprese militari. Lo furono tanto le vittorie militari degli eserciti franco/piemontesi, quanto lo scontro tra l’esercito austriaco e quello franco-sardo nella battaglia di Solferino e San Martino (1859). Tali eventi, così come l’impresa garibaldina dei Mille e quella dei Bersaglieri a Porta Pia del 1870, sono la testimonianza più concreta della volontà e dello spirito di sacrificio che guidarono gli uomini in questo articolato percorso di unificazione.
Un cammino reso ancor più complesso dal fatto che i sette Stati preunitari, a partire dal 1849, si erano trovati di fronte ad un bivio: rinnovarsi internamente in senso costituzionale, combattendo a fianco dello Stato sabaudo, oppure allearsi strettamente con l’Austria appoggiandosi agli elementi più conservatori, con il rischio di separarsi dalle forze politicamente e culturalmente più vive del Paese.
Gli schieramenti, fra loro incompatibili, si scontrarono sui campi della dialettica intellettuale e su quello delle armi. Gli Stati meno sensibili al mutare dei tempi e alle richieste di innovazione, scelsero di procrastinare di due anni la propria caduta, sebbene la funzione storica del loro essere politico fosse ormai esaurita e superata dal principio di “nazionalità", inteso come nuovo “diritto delle genti" e basato sulle antiche origini comuni e sul concetto di autodeterminazione dei popoli.
Il sacrificio e la determinazione di soldati e cittadini che già si sentivano parte di un’unica entità nazionale, l’Italia, presero il sopravvento innescando il processo di unificazione del Paese.
Ad oggi, tutto questo rappresenta la conferma di quanto profonde siano le nostre radici e quanto forte sia la nostra identità , sotto il profilo storico, culturale ed etico.
Proprio l’epopea garibaldina ne è il simbolo. Garibaldi fu espressione fulgida di Comandante, di Soldato, vivissima testimonianza di generosa adesione ad ideali che richiedevano perseveranza e spesso abnegazione.
Affermare che i moderati riuscirono a realizzare le proprie idee grazie a coloro che combatterono, e riconoscere che i rivoluzionari riuscirono ad agire poiché supportati dalle idee di uomini illuminati, è doverosa considerazione.
L’unificazione nazionale, sancita nel 1861, ma di fatto raggiunta con la vittoria della Grande Guerra e con il ricongiungimento di Trento, Gorizia e Trieste alla madrepatria, fu persino esempio e modello per alcuni paesi dell’Europa che, attorno ad un nucleo statale più moderno ed avanzato, costruirono nuove realtà istituzionali autonome, grazie a movimenti popolari.
Oggi le Forze Armate, inserite in una realtà ben più ampia di quella nazionale, sono lo specchio positivo dell’Italia ed il prodotto genuino di quel processo storico che 150 anni fa vide tutte le fasce sociali impegnate ed attive nel conseguimento della sua unità. Lo spirito di allora si manifesta non solo negli interventi che le Forze Armate di oggi sono chiamate ad affrontare lungo tutto il territorio nazionale, ma ancor di più nelle operazioni fuori area, dove trasferiscono, consapevolmente, l’idea di uno Stato coeso nel sostegno alle politiche di difesa e sicurezza delle Organizzazioni internazionali di cui facciamo parte. Ciò a testimonianza che l’unità è forte nelle coscienze dei cittadini e dei soldati, adesso come allora.

Generale Biagio Abrate
Capo di Stato Maggiore della Difesa