Nuove tecniche nella ricerca delle tracce



Luigi Saravo

Luigi Saravo
Maggiore, Comandante della 2^ Sezione
Reparto Tecnico del Ra.C.I.S.



Michele Curuni


Michele Curuni
Dott. Arch. Ph.D. Laser Scanner product specialist - Leica Geosystems.




Alberto Cecchi

Alberto Cecchi
Prof. docente all’Università di Perugia,
esperto di computer grafica e tecnologie digitali.


Paolo Martini

Paolo Martini
Maresciallo, addetto alla 2^ Sezione
Reparto Tecnico del Ra.C.I.S.



Daniel Gaudio 

Daniel Gaudio
Dott. Antropologo Forense Medicina Necroscopica e Anatomia Patologica Forense ULSS 6 Vicenza.





1. L’approccio logico alla scena del crimine

"Ai simboli è da richiedere che essi si prestino alla ricerca; ciò succede principalmente quando essi esprimono in modo conciso e quasi dipingono l’intima natura della cosa, perché essi allora risparmiano mirabilmente lo sforzo del pensiero". (Leibnitz. 1704)
Il sopralluogo propriamente detto è classicamente indicato come un insieme di procedure tese a cristallizzare lo scenario di un fatto-reato, descriverne l’ambiente e costituire quello che il noto medico legale del 900 Ottolenghi definiva, "il ritratto parlato … [che] rappresenta il documento più importante di tutto l’incartamento processuale, la base di qualsiasi altra indagine di polizia giudiziaria per l’accertamento dei reati e la ricerca dei rei".
Tuttavia nel concetto di sopralluogo rientrano un nugolo di attività non solo descrittive ma anche e soprattutto di ricerca, di esaltazione e di raccolta di tutti quegli elementi potenzialmente probanti individualizzati successivamente dai laboratori forensi.
Una volta identificate, le fonti di prova dovranno essere, quindi, "ricollocate spazialmente e temporalmente" all’interno dello scenario per addivenire alla ricostruzione della più probabile dinamica dell’evento. Tuttavia se la capacità d’indagine di laboratorio ha fatto impressionanti progressi, grazie all’evoluzione delle metodiche e delle strumentazioni in grado di penetrare nel mondo dell’infinitamente piccolo - vedasi la genetica forense - non si può dire altrettanto per le procedure e per gli equipaggiamenti dedicati all’analisi della scena del crimine.
Solo di recente anche in virtù della peculiarità di molti crimini, si è assistito ad una rinnovata attenzione sul tema.
Pubblicazioni scientifiche dedicate e le fonti aperte illustrano l’ampia diffusione di procedure o anche semplici suggerimenti per il corretto approccio alla scena di un delitto, distinguendo il primo intervento da parte del personale non qualificato, tipico di una pattuglia di polizia, da quello condotto da nuclei specializzati. Barry Fisher(1) nel suo celebre trattato individuò delle Golden Rules del primo approccio, le cosiddette Crime Scene Do and Don’ts (lett. ciò da fare e da non fare sulla scena del crimine) ossia guide snelle e di facile comprensione da seguire durante le concitate fasi di arrivo sulla scena di un crimine da parte di personale generico, per evitare errori grossolani e ridurre il rischio di contaminazione (in allegato).
Riguardo alla sistematica del sopralluogo, la letteratura classica offre un’ampia gamma di teorie passando dalle seven W tipiche dell’investigatore all’approccio analitico obiettivo di Ottolenghi(2), all’esame critico di Margot(3), al metodo della "scansione" di Pannain(4).
Il metodo sicuramente più interessante ed innovativo è quello che vede applicata la logica "abduttiva" di peirciana memoria(5) al processo di analisi di uno scenario complesso, in quanto unica in grado di formulare nuove ed aggiornate ipotesi di lavoro.
Questo modello di investigazione classica doyliana, è completato dal severo vaglio critico e dalla veri­fica continua delle iniziali ipotesi temporanee, attraverso la ricerca contemporaneamente degli elementi a conferma quanto di smentita (falsificazione(6)), nonchè il costante esame delle informazioni che nascono alla luce del ritrovamento delle nuove fonti di prova.
In virtù della mutevolezza degli scenari, quindi, accanto al classico concetto tanto caro al mondo anglosassone di walk through(7) si dovrà affiancare quello di learning through, inteso come apprendimento progressivo dalla scena e adeguamento dello strumento operativo alla situazione.
A differenza del giudizio percettivo, l’inferenza abduttiva è basata su una profonda analisi logica dei segni.
Si dovrebbe correttamente parlare difatti di semeiotica del sopralluogo, come osservazione ed analisi di un fenomeno, formulazione abduttiva di ipotesi e ricerca successiva degli elementi in grado di completare l’inferenza(8). Quindi il sopralluogo è da intendersi non come la semplice osservazione e descrizione di uno scenario, ma piuttosto come l’interpretazione della realtà osservata attraverso l’esame prospettico delle evidence.
Si tratta in sostanza di un modello estremamente dinamico in cui l’analisi "dell’effetto" crea "un’ipotesi sulla causa" che l’ha generato riscontrato attraverso il rilievo mirato; la dinamica di un fatto, in ultima analisi, scaturirà dalla congruenza delle singole ipotesi formulate a seguito dell’analisi causa-effetto delle varie tracce. Ciò produce un importante risultato anche relativo alle fonti di prova da repertare, che in quanto tali saranno le uniche relate all’evento criminoso, differentemente dalle tracce occupazionali, presenti, cioè ex ante all’interno dello scenario.
Il processo di contestualizzazione delle tracce ai fatti, pertanto, non solo conduce alla ricostruzione criminodinamica dei fatti, ma snellisce anche il numero di reperti acquisibili, consentendo esclusivamente l’introduzione di prove qualificate all’interno dei laboratori di prova.
Il sopralluogo diviene quindi quell’insieme di operazioni analitiche aventi rigore scientifico tese a ricercare, raccogliere e fissare tutti quegli elementi che per valore ontologico e soprattutto per disposizione spaziale costituiscono elementi probatori utili alla individuazione degli autori ed alla ricostruzione della dinamica dei fatti. L’analisi di contesto rappresenta, quindi, l’elemento fondamentale per attribuire ad una traccia il titolo di prova giudiziaria. L’operatore del sopralluogo non è il mero raccoglitore delle evidence ma uno specialista della scena del crimine dotato di elevata e consolidata esperienza supportata da una solida formazione nelle scienze forensi, in grado di valutare in maniera "olistica" il mondo delle tracce e la mutua intima relazione. Questo paradigma indiziario(9) di morelliana maniera appare lo strumento fondamentale per l’interpretazione criminalistica di fatti, specie nei casi di equivocal death e nei "delitti di prossimità" dove l’ontologicità delle tracce perde parte della rilevanza a favore dell’analisi spaziale delle stesse o, meglio ancora, nei casi di staging per simulazione di reato, nei quali l’alterazione volontaria di uno scenario a scopo depistatorio emerge solo dall’analisi delle incongruenze dei processi logici causa-effetto.
L’importanza della qualificazione del personale e della consolidata esperienza dello stesso rileva drammaticamente nella gestione della qualità secondo le norme ISO IEC 17020(10), uno standard internazionale per le attività ispettive. Il sopralluogo, differentemente da un laboratorio di prova, si connota come attività ispettiva per:
-  alta variabilità degli scenari e delle condizioni operative;
-  flessibilità nelle procedure;
-  attrezzature ed equipaggiamenti non finalizzati ad un unico tipo di indagine;
-  alta e specifica formazione del personale;
-  necessità di specifica esperienza e capacità di valutazione.
Il working group ENFSI(11) sulla scena del crimine sta elaborando un insieme di procedure per realizzare uno standard qualitativo precipuo per le attività di sopralluogo giudiziario; esso è basato sia sulla parametrizzazione dei protocolli e delle metodiche scientificamente più validate e delle check list maggiormente accreditate, nonché sull’individuazione dei criteri di valutazione per la formazione di un crime scene investigator. Difatti il menzionato standard, differentemente da quello tipico dei laboratori di prova ISO/IEC 17025, accanto alla rigorosa applicazione delle metodiche prende in considerazione anche la capacità dell’operatore stesso. Questi dovrà impiegare come strumento investigativo anche le proprie pregresse esperienze per decidere come meglio portare a termine l’"attività Ispettiva" ed esprimere "giudizi professionali", che dovranno avere piena validità nella formazione della prova anche da un punto di vista giuridico (professional judgment).

Figura nr. 1


La nozione di "qualità" di un’attività tecnico-scientifica di polizia è in perfetta armonia con quello utilizzato nel settore industriale, inteso come l’insieme delle procedure e metodiche per la realizzazione di un prodotto o di un servizio che soddisfino i bisogni dichiarati o impliciti del cliente, che in questo caso è rappresentato dalla Giustizia, come sottolineato recentemente da alcune raccomandazioni emanate dal Consiglio dell’Unione Europea(12).
Molte forze di Polizia europee hanno già elaborato e adottato un "manuale della qualità", strutturato in modo da definire con chiarezza finalità, compiti, responsabilità e procedure tecniche.
Difatti sfogliando uno di questi manuali emerge immediatamente il livello di dettaglio non solo delle procedure da adottare per la corretta ricerca e salvaguardia delle tracce, ma anche di tutte quelle fasi di preparazione, gestione e standardizzazione delle attività pre e post intervento, compresi gli interventi di controllo delle operazioni tecniche, bonifica degli equipaggiamenti e taratura delle apparecchiature.
Ovviamente lo scopo del citato Working Group è quello di armonizzare i vari manuali, anche tenendo in considerazione le differenti fonti normative, per il raggiungimento di codifiche internazionalmente riconosciute.

Figura nr.2




2. La ricerca delle tracce

"C’è sempre sulla scena di un delitto recente qualche cosa che rimaneva ad aleggiare nell’aria, un segno invisibile che non è possibile rilevare con la polvere per le impronte o con il luminol o con qualsiasi altro mezzo a disposizione degli investigatori o degli esperti della scientifica . È come se il senso narcisistico della morte non fosse mai pienamente appagato e lasciasse dietro di sé una scia per strappare un ultimo implacabile applauso.
(G. Faletti 2004 "niente di vero tranne gli occhi").

Uno degli scopi del sopralluogo tecnico è quello di ricercare ed assicurare gli indizi materiali quali elementi oggettivi di verifica delle testimonianze e delle varie ipotesi investigative che emergono in una indagine classica di polizia.

Figura nr.3


Ne consegue la necessità pratica di essere in grado anche di giustificare logicamente il risultato negativo di un accertamento, dal momento che l’assenza di tracce è di per sé una traccia.
Pertanto il giudizio predittivo scaturente dalla logica causa-effetto, consente di comprendere il mancato ritrovamento di un oggetto come codice interpretativo ad alto valore probante.
"Whenever you have excluded the impossibility, whatever remains, however improbable, must be the truth"(13).
Pertanto se il sopralluogo come insieme di criteri logici rappresenta la fase strategica per l’analisi della scena del crimine, la ricerca delle tracce, unitamente ai rilievi fotografici, descrittivi e planimetrici, indicati nel complesso come "rilievi tecnici" ne costituiscono il momento tattico. Il punto di partenza è sempre il Principio di Locard secondo cui due corpi che entrano in contatto scambiano reciprocamente del materiale sotto forme diverse.
Parallelamente lo stesso principio sostiene scientificamente la possibilità di contaminazioni e di alterazioni da parte di chiunque altro, investigatori compresi, entri in contatto con la scena.
Appare determinante, quindi, come regola basilare che sulla scena ci si debba muovere sempre con criterio e sistematicità per evitare alterazioni o cambiamenti dello stato dei luoghi fuorviante per l’interpretazione dei fatti e per evitare di tralasciare importanti operazioni.
Durante le fasi di ricerca delle prove gli esperti invece procederanno ancor più con rigore per evitare di tralasciare elementi importanti.
Esistono diversi pattern o metodi di ricerca delle tracce: a strisce, a spirale, a griglia, a zone, a raggiera e point to point: ognuno presenta dei vantaggi e degli svantaggi e la scelta dipende essenzialmente dall’ambiente (interno/esterno), dalle dimensioni, dalla complessità, dalla dispersione delle tracce, dalla presenza di ostacoli e dalle condizioni di illuminazione.


Schema dei principali "pattern" di ricerca a struttura geometrica(14).



All’interno di questi schemi l’operatore ricercherà le tracce distinguendo quelle di interesse da quelle occupazionali servendosi anche di apparati e strumentazioni campali.
Ovviamente oltre agli schemi rappresentati il Linkage Method, basato sulla connessione dinamica tra le tracce, appare quello sicuramente più complesso e maggiormente legato all’esperienza e pertanto più rischioso, ma rappresenta un approccio ad elevata produttività in quanto si fonda strategicamente sulla ricerca mirata. Di enorme rilevanza nella fasi strategiche e di pianificazione logistica della attività appare la figura del coordinatore, il crime scene manager(15), che assicura, specie nei delitti complessi, il corretto svolgimento delle operazioni di rilievo e di documentazione dei fatti da parte dei vari componenti della squadra ed è in grado di gestire la situazione emergenziale attraverso un corretto flusso di procedure prestabilite. Questi sarà anche colui il quale procederà al fianco degli investigatori classici, per la valutazione sinergica degli elementi riscontrati(16) e per l’interpretazione dei dati analitici sviluppati sia dall’attività medico legale sia dai laboratori forensi. In ultima analisi il crime scene manager costituirà l’interfaccia tout court tecnico-scientifica anche in aula dibattimentale. L’insieme organizzato di attività e di procedure di qualità costituisce quindi una garanzia nell’impostazione strategica dell’intera indagine, determinante anche per una futura eventuale rielaborazione come cold case.

a. Gli strumenti d’ indagine

Accanto alla sistematica del sopralluogo vi é quell’insieme di procedure tecniche e metodiche scientifiche tese alla esaltazione di una traccia latente ed alla sua fissazione nel contesto spaziale. Nel settore della ricerca per esempio le tecniche elettive sono quelle ottiche che prevedono l’impiego di sorgenti di luce come le alternate light source o laser source e le camere iperspettrali, le quali grazie all’interazione non distruttiva tra l’onda elettromagnetica e la materia, espandono il potere di osservazione dell’operatore consentendo l’individuazione della traccia, prodromicamente a qualsiasi scelta di esaltazione chimico-fisica. Altresì le stesse agevolano l’individuazione delle tracce di calzature, reperto fondamentale nella fase di sviluppo del sopralluogo, in quanto costituiscono un elemento di riscontro diretto in merito al numero di autori, ai movimenti effettuati, all’intenzionalità o casualità degli spostamenti, nonchè coadiuvano abduttivamente l’operatore nella ricerca delle altre fonti di prova.



Figura nr.5Figura nr.6
 
A sinistra l’impiego di una lampada "multi lunghezza d’onda" a destra una reazione tipica al luminol.

Polveri dattiloscopiche, cianoacrilato, luminol e reattivi simili consentono, invece, la individuazione e l’estrapolazione dal substrato delle tracce papillari ed ematiche latenti, mentre kit diagnostici immunocromatografici offrono oggi la possibilità di valutazioni on site di tracce chimiche (stupefacenti, esplosivi, ecc.) ovvero permettono la determinazione campale della natura e/o della specie tassonomica di una macchia biologica prima del successivo repertamento.
Una grande innovazione introdotta di recente fa invece riferimento alla strumentazione dedicata alla "fissazione dei luoghi".
Le tecniche video fotografiche consentono la cristallizzazione degli ambienti e delle relative tracce che, abbinate al rilievo planimetrico, forniscono il prezioso strumento di analisi spaziale degli ambienti e degli oggetti in essi presenti, fondamentale sia per le valutazioni interpretative da parte degli operatori sia per l’esaustiva documentazione ai fini dibattimentali.
Nell’ultimo decennio la tecnologia ha fatto progressi decisamente interessanti immettendo sul mercato apparati sofisticati dedicati alla ripresa degli spazi e, grazie a tecniche fotogrammetriche, anche di misurarli.
La fotogrammetria permette di elaborare le immagini digitali e attraverso algoritmi specifici consente di misurare le distanze con elevati margini di accuratezza.
Il vantaggio apportato da una misurazione fatta con strumenti digitali rispetto ad una realizzata con apparati analogici è in primo luogo paradigmatico e non solamente quantitativo.
L’atto della misurazione analogica in una scena richiede la presenza umana al fine di determinare costantemente le misure ritenute necessarie, mentre l’omologa operazione digitale presuppone un ampliamento delle possibilità.
Difatti l’operazione può essere scomposta in due distinte fasi: raccolta delle informazioni (fase di input) e processamento dei dati raccolti (fase di elaborazione).
Il paradigma digitale permette quindi di raccogliere tutti i dati indipendentemente dalle scelte iniziali dell’operatore, il quale in fase di processamento sceglierà ciò che riterrà determinante per le sue finalità, ma il dato generale, da intendersi come fonte di prova, sarà comunque registrato e valutato alla bisogna.
Queste misurazioni potranno poi essere elaborate in una seconda fase, attingendo semplicemente all’archivio digitale (contenente tutte le misurazioni possibili) e scegliendo i dati che si vogliono elaborare ai fini di una ulteriore analisi scientifica.
Nella fase di ricollocamento spaziale e temporale delle fonti di prova, gli strumenti digitali permettono anche di simulare e vagliare le differenti ipotesi.
Peraltro tecnologie ancor più avanzate, ma oggi sempre più diffuse, di realtà virtuale e Augmented Reality(17) permettono di valutare immersivamente la ricostruzione avendo una corrispondenza oggettiva con la scena originale.
Le riprese effettuate mediante sistema spheron catturano in grafica raster un ambiente ad alta risoluzione (ca 5.300 x 10.600 pixel).
Il risultato è una bolla di informazioni digitali a 360°gestibili ai limiti della risoluzione e di massima anche misurabile grazie a tecniche stereo fotogrammetriche.
In virtù di un software dedicato la realtà sferica ripresa potrà essere scomposta in 8 fotogrammi e unitamente alla descrizione degli elementi in essa presente, andare a costituire una fonte determinante per il rilievo descrittivo.







A differenza della fotocamera sferica, la scansione laser 3D è una tecnologia solitamente impiegata in applicazioni ingegneristiche. La più comune è quella de?nita as built, come acquisizione della realtà ?sico-spaziale nella sua con?gurazione attuale, con la conservazione, quindi, delle caratteristiche morfologiche dell’oggetto ripreso e del suo immediato contesto spaziale nel periodo temporale di prelievo. Una scansione pertanto è la ripresa punto per punto della realtà; maggiore sarà la densità dei punti misurati, più fedele sarà la riproduzione dello scenario. Le caratteristiche tecniche del dato fornito hanno creato nuove opportunità operative per le discipline del rilievo, de?nibile per tale ragione con il titolo di "Rilievo ad Alta Risoluzione" (High De?nition Survey - HDS).
La nuvola di punti, composta di tutti i punti individuati durante la raccolta di dati dal laser scanner, rappresenta, infatti, una nuova realtà oggettiva certa, punto di partenza alla determinazione quantitativa della materia. La "nuvola di punti" può essere considerata quale nuovo oggetto/ambiente CAD: un’entità composta di una collezione di coordinate (x, y, z), in grado di descrivere un oggetto/scena ?sico, catturate da uno strumento di raccolta-dati.
Nel suo stato originale, il sistema di coordinate della nuvola di punti è de?nito dalla posizione/orientamento dello strumento di acquisizione.
Il sistema laser è in grado di misurare la distanza tra l’origine dello strumento e la superficie colpita e dal controllo degli angoli orizzontale e verticale della traiettoria rispetto al sistema di riferimento e grazie a formule puramente topografiche restituisce il valore della coordinata nelle tre dimensioni.
Sono disponibili commercialmente sistemi in grado di catturare fino a 500.000 punti al secondo con un errore al di sotto del mm nell’ambito di distanza intorno i 10 m. Il risultato sarà uno spazio di informazioni perfettamente misurabile entro il quale l’operatore potrà liberamente muoversi, effettuare misurazioni, determinare angoli di impatto di macchie di sangue e proiettili, per la successiva elaborazione e ricostruzione di una dinamica. I dati saranno esportabili in un mondo CAD con la possibilità di realizzare un rilievo planimetrico completo, sezioni, spaccati assonometrici, animazioni e realtà virtuali.




b. La ricerca di corpi sepolti

Nel campo della ricerca di corpi sepolti oggigiorno sono disponibili svariate tecniche e tecnologie, da impiegare anche in presenza di una testimonianza ovvero della confessione di un pentito (metodi diretti), specie allorquando appare importante verificare la fondatezza delle dichiarazioni.
Pertanto individuata l’"area" (e non già il "luogo di sepoltura"!) è assolutamente inopportuno procedere a scavare buchi con l’ausilio di macchine movimento terra. Questo modo di procedere equivale a spostare le suppellettili della scena del crimine o addirittura distruggere parti di essa. Bisogna rendersi conto che un corpo sepolto ha subìto già una serie di fenomeni trasformativi e che quindi il successivo esame darà molte meno informazioni rispetto alla autopsia classica, quindi è necessario raccogliere tutte le informazioni possibili fin dall’inizio.
Le metodiche indirette di ricerca dei corpi sepolti possono essere divise in tre categorie: strumentali, biologiche, archeologiche.
Le metodiche biologiche comprendono la ispezione della vegetazione e la ricerca con i cani da cadavere. L’esplorazione della vegetazione è utilizzabile pressoché solo in primavera quando comincia il ripristino della crescita vegetale: una zona scavata crea un ambiente diverso che può influenzare la crescita vegetale in positivo o in negativo. Così se il riempimento della fossa viene fatto con la terra di risulta potrà provocare una migliore e più rigogliosa crescita vegetale, anticipata rispetto alla ciclicità stagionale, mentre se il riempimento fosse stato eseguito in massima parte con pietrame, questo provocherebbe una minore crescita vegetale per minore disponibilità di sostanze nutritive. In realtà nella nostra esperienza tale metodica ha scarsa applicazione.
La ricerca con i cani da cadavere ricalca qualsiasi altra ricerca con animali addestrati, da quella dei tartufi agli esplosivi alla ricerca di tracce odorifere(18). Sono stati addestrati cani in grado di percepire oggetti sporchi di sangue umano in maniera distinta dalle altre specie tassonomiche. Il cane deve essere addestrato ad un particolare spettro osmico e questo richiede anni di lavoro ed esperienza. Il metodo ha alcune limitazioni, principalmente una: data per scontata l’esperienza di cane e conducente dipende dalle forze del cane, quindi è possibile applicarlo ad aree di volta in volta abbastanza limitate, diciamo quadrati da 100 metri di lato alla volta.
Non si conoscono i limiti temporali di operatività dei cani, cioè quale sia il Post-Mortem Intervallo oltre il quale i cani comunque non segnalerebbero la giacenza dei resti.
Il metodo archeologico è quello più complesso e certosino: data un’area più o meno limitata bisogna " scorticare il terreno", vale a dire rimuovere la cotica erbosa o uno strato di circa 5-10 cm ed allora un archeologo può "leggere" il terreno e segnalare le anomalie di colore, morfologia e composizione dello stesso che rivelano la presenza di una fossa di sepoltura, tenendo sempre presente l’evoluzione delle condizioni meteorologiche del tempo.
Una volta trovata la sepoltura bisogna procedere ad un vero e proprio scavo archeologico con metodo stratigrafico, cominciando proprio dal materiale di riempimento che oltre a contenere oggetti può rendere informazioni sul metodo di riempimento e dei materiali utilizzati, tutte informazioni che possono essere confrontate con eventuali testimonianze.
Ogni strato va fotografato e registrato eventualmente anche con l’utilizzo del laser scanner che sarebbe di fondamentale aiuto ad esempio nell’analisi di sepolture multiple e consente il riesame, almeno parziale, della sepoltura stessa. Bisogna infatti rammentare che uno scavo di un corpo sepolto è, alla pari con l’autopsia, un atto irripetibile.
Per quanto attiene alle metodiche strumentali esse sono impiegabili anche laddove si procede alla ricerca di un oggetto sepolto o nascosto.
In tale settore la tecnologia ottimale è rappresentata da georadar e da metal detector.
L’apparecchiatura comunemente chiamata georadar (il termine corretto è Ground Penetreting Radar - GPR), è un sistema di indagine del sottosuolo sviluppato a partire dagli anni sessanta per effettuare indagini non distruttive e ad alta risoluzione nel terreno.
Lo scopo di questo sistema è quello di individuare ed identificare strutture ed oggetti sotterranei utilizzando la propagazione di onde elettromagnetiche ad alta frequenza (generalmente si utilizzano frequenze comprese tra 10 e 2000 MHz): l’energia si propaga attraverso la terra e non appena incontra un oggetto sepolto viene riflessa per un processo di scattering tornando in superficie.
Il principio di funzionamento delle strumentazioni georadar può essere sinteticamente descritto nel modo seguente: l’acquisizione dei dati avviene facendo scorrere un’antenna ricetrasmittente lentamente sulla superficie del terreno da investigare; nell’unità centrale sono generati dei segnali ad intervalli regolari che servono a sollecitare i circuiti elettronici dell’antenna trasmittente, da questa sono irradiati degli impulsi elettromagnetici che, propagandosi attraverso i materiali, vengono riflessi in corrispondenza delle interfacce di entità dielettriche diverse.
Gli eventi riflessi sono captati dall’elemento ricevente e inviati nell’unità centrale.
L’apparecchiatura consente di visualizzare su display a colori il radargramma registrato in tempo reale e simultaneamente memorizza i dati su disco rigido per la successiva elaborazione al computer con opportuno software.
Lo scopo fondamentale del trattamento digitale dei dati al computer è quello di migliorarne l’aspetto tramite operazioni di filtraggio, normalizzazione, amplificazione, ecc. al fine di semplificare la lettura e quindi l’interpretazione delle eventuali anomalie.
Sull’asse orizzontale dei radargrammi sono visualizzate le progressive metriche della linea registrata mentre su quello verticale si trovano i tempi di percorso in andata e ritorno dei tragitti riflessi.
La profondità d’indagine non può essere stabilita a priori del rilievo ma dipende dall’assorbimento dell’energia elettromagnetica da parte dei materiali in cui essa si propaga e quindi dalla natura dei mezzi attraversati, dallo stato fisico degli elementi che li compongono e da fattori ambientali e/o locali quali la temperatura, l’umidità, la presenza di cavità, ecc.
Inoltre, l’obiettivo della prospezione e la profondità di penetrazione sono vincolati alla lunghezza d’onda degli impulsi: infatti se una struttura sepolta ha dimensioni molto piccole, essa viene rilevata soltanto con segnali di brevissima durata la cui elevata attenuazione a livello energetico ne limita però la penetrazione.
In sintesi: antenne con frequenze alte consentono una buona risoluzione fino a modeste profondità mentre antenne con frequenze basse offrono un dettaglio relativamente inferiore, ma permettono una maggior estensione di misura dal piano campagna.
Il GPR rappresenta il metodo elettivo per l’indagine non solo di corpi ed oggetti sepolti ma anche per la ricerca di covi nascondigli e doppifondi.


Radargramma
A sinistra in alto GPR, a destra schema di funzionamento, sotto il risultato di una prospezione. (Gentile concessione dott. Bracci A.E.)







Tra i metal detector invece la tecnologia offre, accanto ai classici magnetometri(19) anche i sistemi ad induzione magnetica. Si tratta di rivelatori di tipo attivo costituiti essenzialmente da un palo telescopico alle cui estremità sono montate le due sonde-antenna che funzionano rispettivamente da trasmettitore e ricevitore delle onde elettromagnetiche irradiate.
Il campo magnetico prodotto e modulato, penetrando nel terreno, viene alterato dall’eventuale presenza di una massa metallica, generando così un segnale di allarme per l’operatore. Il vantaggio di questa tecnologia consiste principalmente nella capacità di rilevare la presenza di metalli sia magnetici sia non magnetici, come l’alluminio, che sfugge alla scoperta da parte di un comune magnetometro.



Molto versatile anche nella ricerca di oggetti sepolti appare la videocamera termica, un apparato in grado di rilevare variazioni sensibile alla radiazione infrarossa, capace di ottenere immagini o riprese termografiche. Si tratta di una tecnica polivalente non distruttiva per indagini superficiali, come ad esempio monitoraggio di terreni smottati (es. nel caso di corpi sepolti), ristuccaggio di superfici, o ancora ricerca di frammenti caldi a seguito di un’esplosione di ordigno.
Nel settore della strumentazione di diagnosi campale la tecnologia della miniaturizzazione sta introducendo sistemi come XRD e XRF(20) in grado di analizzare la materia per risalirne alla composizione chimica. Si tratta di apparati molto sofisticati che in laboratorio offrono già un contributo determinante (come nell’analisi delle particelle dello sparo) ma che sul campo solo di recente stanno facendo la loro comparsa a causa delle intrinseche difficoltà progettuali dei relativi sistemi portatili. La campalizzazione della strumentazione trova la sua massima espressione nella realizzazione di mezzi di trasporto dedicati, che sempre più costituiscono dei veri e propri laboratori campali.
Tali mezzi, in dotazione ad alcune Forze di Polizia Europea, oltre a provvedere al supporto logistico ed al trasporto degli equipaggiamenti e degli operatori, forniscono una base d’appoggio per lo studio preliminare di schizzi di sangue e traiettorie balistiche, per le diagnosi preliminari, per la conservazione secondo catena di custodia dei reperti, nonché per il collegamento alle Banche dati criminalisti che per i processi di identificazione direttamente on site.
Tale approccio appare ancor più determinante ad esempio in scenari complessi come le esplosioni a seguito di attentati, laddove un mezzo campale con potenzialità da laboratorio consente la rapida identificazione della tipologia di esplosivo e ne consente l’attento repertamento per le indagini di laboratorio. Tali mezzi sono difatti soventemente impiegati nelle missioni in teatri bellici con maggiore rischio di attentati con esplosivi improvvisati (IED).



     

3. Conclusioni

Le operazioni tecnico-scientifiche rappresentano attualmente uno strumento investigativo irrinunciabile, fornendo, "effetto CSI(21)" a parte, un enorme e costante contributo all’indagine classica, consentendo di oggettivizzare le fonti di prova con forte tenuta dibattimentale.
Le banche dati delle Forze di Polizia, come quella del DNA(22) di recente istituzione, costituiscono un potenziale devastante nella lotta al crimine, offrendo la possibilità di confrontare dati tra di loro anche temporalmente distanti. Ma le tracce vanno ricercate! Il collo di bottiglia è, difatti, attualmente rappresentato dal sopralluogo, punto di partenza di tutte le scienze forensi ma anche il relativo limite, in quanto la prova scientifica si forma sul campo.
La fragilità, la labilità, la latenza e la corruttibilità delle tracce impone una elevata qualificazione del personale chiamato ad operare nel settore, dai sanitari del 118 al medico legale, dalla pattuglia di polizia alle unità di esperti. Qualsiasi errore in questa fase sarà pagato senza possibilità di appello dall’intera indagine. Inoltre la complessità dei reati, anche per una accresciuta consapevolezza da parte della popolazione criminale delle tecniche investigative, impone l’introduzione di metodiche ed equipaggiamenti all’avanguardia e sempre più sofisticati. Strumentazioni tecnologicamente avanzate, da utilizzare specie nei casi più articolati, come georadar, termocamere, spettroscopi portatili, laser scanner, richiedono l’impiego di specialisti, analogamente ma distinti da quelli di un laboratorio di prova.
La differenziazione di mansioni e di qualifiche trova conforto anche nella gestione della qualità di ogni singolo comparto, dal momento che un esperto di laboratorio ha una visione analitica specialistica e dedicata al proprio settore indipendente e distaccato dalla realtà investigativa.
Un esperto della scena del crimine, di contro, è da ritenersi uno "specialista della polivalenza" con una formazione altrettanto rigorosa, ma maggiormente olistica.
Il personal judgment richiesto dallo standard 17020, è proprio l’elemento che distingue i due mondi. Da qui la necessità di addestrare adeguatamente il personale sia sotto l’aspetto informativo, per evitare/ridurre la dispersione delle tracce e/o la contaminazione delle stesse durante le prime fasi d’intervento, sia sotto l’aspetto formativo, attraverso la realizzazione di un percorso altamente qualificante non nozionistico con periodici aggiornamenti e costante valutazione dell’idoneità del personale impiegato nel sopralluogo.
Tra gli specialisti del sopralluogo, attentamente selezionati ex ante, ovviamente ci saranno dei livelli di qualificazione (analogamente a quanto accade per altri Paesi Europei) e di esperienza, differenti per gli approcci a scenari di routine e per i casi maggiormente complessi, anche perché sovente la strumentazione analitica più sofisticata richiede una più elevata preparazione accademica di base, nonché per gli elevati costi che non ne consentono la capillare diffusione. Ciò appare ancor più preponderante nel settore del Crime Scene Management, laddove la capacità gestionale abbinata all’esperienza ed alla solida preparazione tecnico-scientifica costituisce l’arma vincente in casi di reati a carattere seriale, articolati e/o equivoci.
Le procedure più volte menzionate avrebbero anche lo scopo di consentire una maggiore cooperazione non solo tra medico legale e specialisti del sopralluogo, ma anche e soprattutto tra questi e gli investigatori classici, che costituiscono la vera base dell’indagine: ciò che si rileva sulla scena va riscontrato sul campo e viceversa!
Pertanto, l’investimento del futuro è sicuramente negli istituti di formazione in grado di realizzare e disseminare una vera dottrina sulla formazione della prova scientifica a partire dal sopralluogo, basata sui concetti di qualità e scientificità. In tal modo si potranno realizzare unità specializzate nell’analisi della scena del crimine adeguatamente addestrate, in grado di operare sinergicamente con le varie componenti investigative anche alla luce delle moderne tecnologie, e che, in ultima analisi, possano costituire i determinati interlocutori, expert witness, in fase dibattimentale alla stessa stregua di un perito di una specifica disciplina.

 



Approfondimenti
(1) - Tecniques of Crime Scene Investigation di Barry Fisher, CRC ed. 2003.
(2) - Interpretazione e valutazione singola di ogni dato raccolto rispetto le varie ipotesi diagnostiche; comparazione fra il significato e il valore dei diversi dati di fatto rac­colti; considerazioni comparative delle varie ipotesi possibili, secondo il significato dei diversi dati di fatto fra di loro concordanti; conclusioni sulla specie di reato.
(3) - Fissazione dello stato dei luoghi. Ricerca e prelievo delle tracce. Formulazioni delle ipotesi. Ricerca di altri indizi. Prelievo di materiali d comparazione. Critica del ragionamento. Esami ed analisi di laboratorio. Verifica e validità degli elementi di prova.
(4) - Raccolta indiscriminata di dati. Studio (analisi e sintesi) di tutti gli elementi. Valutazione dei dati e varie ipotesi di soluzioni. Assemblaggio scientifico e circostanziale dei dati.
(5) - Charles Sanders Peirce (1839-1914) matematico, filosofo e semiologo statunitense.
(6) - Karl Popper, Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifica [1969], Il Mulino, Bologna, 1972.
(7) - Inteso come insieme di operazioni aventi carattere valutativo prodromiche e preparatorie alla ricerca delle tracce.
(8) - II saggio Zadig (Voltaire, Zadig ed altri racconti filosofici, Feltrinelli, Milano, 1994.), "specialista in abduzioni ante litteram" descriveva minutamente gli animali decifrandone le tracce sul terreno. La sua capacità abduttiva lo rese sospetto, venne condotto dinanzi ai giudici e accusato. Si discolpò raccontando ad alta voce il processo mentale che lo aveva portato ad "abdurre" il ritratto degli animali che mai aveva visto. "All’epoca di Re Moabdar c’era in Babilonia un giovane di nome Zadig. Un giorno passeggiando vide corrergli incontro un eunuco della Regina che con vari ufficiali cercavano il cane della Regina e il Cavallo del Re. "Giovanotto, non avete visto il cane della Regina - chiese l’eunuco - è una cagna, non un cane. è una cagnetta spagnola minuscola che ha fatto da poco i cuccioli, zoppica dal piede anteriore sinistro e ha le orecchie assai lunghe -, rispose Zadig - l’avete allora vista? - disse 1’eunuco - No - rispose Zadig - non ho mai saputo che la Regina avesse un cane". Anche il capocaccia gli chiese se avesse visto il cavallo, "è il cavallo che galoppa meglio, è alto cinque piedi, ha zoccoli piccolissimi, ha la coda lunga tre metri e mezzo, le borchie del morso sono d’oro a 23 carati, i ferri sono d’argento di undici denari - disse Zadig - quale strada ha preso chiese il capocaccia - non l’ho visto - rispose ancora Zadig". "Vidi sulla sabbia le impronte di un animale - racconto Zadig - e capii facilmente che erano le orme d’un piccolo cane. Dai solchi lunghi e leggeri rimasti impressi minimi rilievi della sabbia proprio tra le tracce lasciate dalle zampe compresi che trattava d’una cagna con le mammelle penzoloni, quindi doveva aver figliato da pochi giorni. Riguardo al cavallo, ho scorto le tracce dei ferri sui viottoli tutte ad eguale distanza: un cavallo che galoppa in modo perfetto... il morso deve essere d’oro, striscio infatti contro una pietra ... osservando i segni sui ciottoli di altra specie ho ritenuto che i ferri erano d’argento...".
(9) - Il paradigma indiziario è "un’ipotesi soggettiva di organizzazione complessiva di possibili connessioni e organizzazioni di rapporti". Alcuni sentieri inesplorati di ricerca storica: il paradigma indiziario del Morelli, Academia 1 (2006) ed. Eugeni. Con il termine "paradigma" si indica, per solito, una conquista di tipo scientifico, universalmente accettata net settore cui si riferisca, la quale, per un periodo di tempo apprezzabile, fornisca un modello di natura qualsiasi (epistemologico nel caso in esame) atto ad inquadrare alcuni problemi ottenendone relative soluzioni, accettabili per quelli che si occupano di quel campo di ricerca.
(10) - UNI CEI EN ISO/IEC 17020:2005, "General criteria for the operation of various types of bodies performing inspection".
(11) - E.N.F.S.I. European Network Forensic Science Institute. Organizzazione scientifica nata nel 1995 avente lo scopo di armonizzare, proporre, valutare e sperimentare procedure e protocolli tra i vari istituti forensi dei paesi membri nonché la mutua cooperazione. È organizzata in un Board e vari sottogruppi di lavoro distinti per branche della criminalistica. Per il sottogruppo sulla scena del crimine l’Italia è membro fondatore.
(12) - Council of the European Union, "Council framework decision on accreditation of forensic laboratory activities", 11419/1/09 REV 1 (en), 13 giugno 09.
(13) - Sir A.Conan Doyle - The sign of four - 1890.
(14) - da: www.howstuffwork.com - 2005.
(15) - Crime Scene Managemet:scene specific methods, R. Sutton, Wiley ed. 2009.
(16) - Anche per decidere eventuali accessi successivi (teoria degli accessi multipli).
(17) - Con Augmented reality (realtà aumentata), già utilizzata in campo militare, si intende una sovrapposizione della realtà percepita con una realtà virtuale ottenuta attraverso la conversione delle misurazioni in punti tridimensionali.
La simulazione della scena viene "aumentata" da oggetti virtuali che forniscono informazioni supplementari della scena reale.
(18) - In un cane l’olfatto è il senso principale grazie alla finezza dell’organo olfattivo composto da un numero elevatissimo di recettori che possono andare da 125 milioni fino a 225 milioni (il paragone con l’uomo ci vede notevolmente sfavoriti: ne abbiamo circa 5 milioni). L’olfatto del cane è collegato anche con la memoria, come per noi la vista, infatti, un cane ricorda un oggetto o una persona più per l’odore che emana che per la sua forma o figura, ma andiamo ad analizzarlo più da vicino. I cani sono in grado di discernere 12 odori contemporaneamente (l’uomo ha una scarsa capacità di discernere gli odori). Possono inoltre identificare una sostanza pari a 1/100 fino a 1/10.000.000 della concentrazione. La membrana olfattiva di un cane è lunga 7 m, mentre quella dell’uomo solo 50 cm e ancora la nostra superficie epiteliale al massimo raggiunge i 4 cm cubici, quella del cane dai 18 ai 150 cm cubici secondo la razza.
(19) - Si tratta di un metodo di prospezione magnetico, "passivo" per eccellenza, nel senso che non vengono introdotti nel suolo disturbi, ma si misurano passivamente i valori delle caratteristiche fisiche esistenti. Si tratta di uno dei metodi più tradizionali di ricerca e si basa sulla misurazione delle variazioni del campo magnetico terrestre causate dalla presenza di corpi più o meno magnetizzati presenti nel sottosuolo.
(20) - XRF (X-ray fluorescence) è una tecnica di analisi non distruttiva che permette di conoscere la composizione elementare di un campione attraverso lo studio della radiazione di fluorescenza X caratteristica a seguito di ionizzazione degli atomi del campione. XRD è la tecnica della diffrazione di raggi X che si basa sullo scattering elastico coerente vale a dire sulla somma coerente di tutte le onde elettromagnetiche diffuse dagli atomi che si trovano lungo una stessa famiglia di piani reticolari. Il primo sitema è elettivo per l’indagine elementare, quest ultimo consente anche il riconoscimento e lo studio quantitativo delle fasi del campione.
(21) - The ‘CSI Effect’: Does It Really Exist? by Honorable Donald E. Shelton. NIJ Journal/Issue, No. 259 (2008).
(22) - L. 30 giugno 2009, n. 85 33 articoli di cui 19 per il DNA Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale -



Tecniques of Crime Scene Investigation di Barry Fischer

Cosa fare

Assicurare i soccorsi (realizzando percorsi alternativi e punti di riunione e parcheggio)
(attenzione: tracce di pneumatico)
Limitare la scena del crimine (primaria e secondaria) e identificarci principali possibili percorsi fatti dall’autore
Registrare accuratamente le condizioni generali della scena
(attenzione: la scena è tridimensionale)
Annotare ogni modificazione della scena dovuta ad interventi propri o di terzi
(es. personale di soccorso)
Proteggere la scena dalle condizioni ambientali avverse (soprattutto esterne),
assicurando le fonti di prova
Evitare di introdurre contaminazioni (diretta e indiretta) all’interno della scena
Registrare accuratamente la posizione degli oggetti prima di rimuoverli
(attenzione: non tentare di rimettere gli oggetti nella posizione originaria)
Annotare ciò che potrebbe costituire un elemento di prova labile
(segni su persona)
Fare attenzione a se stessi come fonte di inquinamento delle prove
Richiedere personale specializzato per la raccolta delle prove e delle tracce che presentino difficoltà


Cosa non fare

Permettere o effettuare un accesso indiscriminato soprattutto senza verbalizzare
Modificare lo stato dei luoghi (accendere/spegnere luci aprire finestre)
Muoversi senza precauzioni (DPI e procedure di spostamento)
Procedere all’immediata ricerca e raccolta indiscriminata delle prove
Non documentare gli accessi
Trasportare c/o fare prelievi indagato sulla scena del crimine
Rimuovere oggetti ed imbustarli senza l’opportuna documentazione
Toccare oggetti senza necessità
Non documentare cambiamenti
Confidare che altri annoteranno le condizioni originarie