L’Arma dei Carabinieri nelle fiction(*)



Corsetti


Carlo Felice Corsetti
Colonnello dei Carabinieri
V Reparto
Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri



L’Arma dei carabinieri, con la sua capillare diffusione sul territorio nazionale con oltre 4600 presidi e con i suoi 194 anni di storia, occupa un posto rilevante nell’immaginario collettivo degli italiani ed è un’istituzione che gode nell’opinione pubblica di notevole prestigio, come periodicamente testimoniato dai sondaggi di opinione.
La profonda integrazione nel tessuto sociale dell’Arma, particolarmente avvertita nei contesti rurali e periferici (in Italia il 65% della popolazione vive in comuni che contano meno di 50.000 abitanti), ha fatto sì che ben presto forme di espressione quali il cinema e la televisione valorizzassero questa importante componente della società, rendendola protagonista di vicende attraverso le quali raccontare l’Italia e gli italiani.
Il primo, memorabile, incontro tra cinema ed Arma dei carabinieri risale agli anni ’50 con la fortunata serie di “pane, amore e …” con Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica che, finita la storica stagione neorealista, diede vita alla memorabile figura del maresciallo Carotenuto, in servizio presso una piccola comunità rurale.
In anni più recenti, sempre nel cinema, hanno conosciuto un grande successo di pubblico due commedie all’italiana che hanno offerto, con affetto ed una punta di garbata ironia, un credibile spaccato di vita e lavoro nell’Arma, riuscendo a rappresentare, con l’accattivante leggerezza propria di quella forma espressiva, le potenzialità dell’Arma nel contrasto al crimine in tutta la loro efficacia ed articolazione.
“I due carabinieri” (1984), con i popolari attori Enrico Montesano e Carlo Verdone, vere e proprie icone del genere che hanno interpretato centinaia di pellicole.
E “Il tenente dei carabinieri” (1986), con ancora Enrico Montesano nei panni dell’ufficiale protagonista, affiancato da Nino Manfredi, indimenticabile protagonista del cinema italiano sin dagli anni ‘50.
Dagli anni ’90 è stata la televisione ad interessarsi ai carabinieri con crescente insistenza.
Nel 1995 l’Arma ha iniziato a collaborare alla fiction “Il maresciallo Rocca”, sulla quale ci soffermeremo in seguito, che, grazie anche all’interpretazione magistrale di Gigi Proietti, ha fatto registrare un grande successo di pubblico, tanto da spingere la produzione alla realizzazione di altre serie di episodi nel 1999, 2000, 2002, 2004, sino alla sesta, in corso di lavorazione nel 2007.
Il successo del “maresciallo Rocca” ha assunto una dimensione mondiale con la vendita della fiction in tutti i paesi dell’America Latina e dell’est europeo, in Giappone, negli Stati Uniti ed in alcune nazioni asiatiche.
Altre fiction che hanno rappresentato i carabinieri nel loro “habitat” più caratteristico, il piccolo centro della provincia italiana, e che, gratificate da un largo favore da parte del pubblico, hanno assunto ben presto una duratura dimensione seriale, sono state “don Matteo” e “Carabinieri”.
Nella prima i carabinieri cooperano con un parroco, don Matteo appunto, che si interessa di piccoli “gialli” e di casi di varia umanità. L’Arma ha collaborato nella realizzazione delle numerose serie nel 2001, 2002, 2003, 2005, sino alla sesta serie nel 2007.
In “carabinieri” viene rappresentata la vita di una stazione carabinieri di un piccolo comune dell’Italia centrale, ed anche in questo caso l’Arma ha collaborato alla realizzazione di varie edizioni della serie dal 2000 ad oggi.
Non sono mancate poi le fiction che hanno posto l’accento su altri importanti aspetti dell’Arma, quali l’elevata capacità investigativa.
“RIS - delitti imperfetti”, come vedremo più diffusamente fra breve, rappresenta in modo adeguato il livello d’eccellenza raggiunto nelle investigazioni scientifiche dall’istituzione: il comando generale ha fornito collaborazione alle prime tre serie nel 2003, 2005 e 2006 e sta collaborando alla quarta nel 2007.
I tre capitoli della fiction “Ultimo”, alla quale l’Arma ha prestato collaborazione negli anni 1998, 1999 e 2003, evidenziano invece efficacemente il contrasto alla grande criminalità organizzata, rappresentato in modo simbolico attraverso la figura dell’ufficiale che partecipò nel 1993 alla cattura di Totò Riina, allora vertice di “cosa nostra” in Sicilia.
Non sono mancati negli ultimi anni anche i tributi ai caduti dell’Arma nell’adempimento del dovere.
È stato scelto di collaborare a due opere dedicate a personaggi molto noti al grande pubblico: il vice brigadiere Salvo D’Acquisto, di cui è in corso la causa di beatificazione, sacrificatosi eroicamente nel settembre 1943 per strappare molti civili alla dura rappresaglia nazista, e le 19 vittime italiane (di cui 12 carabinieri) dell’attacco terroristico al contingente in missione di pace in Iraq nel novembre 2003.
Le fiction “Salvo D’Acquisto” (2002) e “Nassiriya” (2006), nel raccontare la dedizione sino all’estremo sacrificio di pochi uomini, intendono onorare tutti i carabinieri silenziosamente caduti in ogni tempo nell’adempimento del proprio dovere a servizio della collettività.
Nel solco della silenziosa dedizione e del supremo sacrificio, si colloca anche la fiction “Il Generale Dalla Chiesa”, andata in onda recentemente, ispirata alla figura del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, protagonista negli anni ’70 della lotta contro il terrorismo e, nominato prefetto di Palermo per contrastare la mafia, ucciso in un agguato nel capoluogo siciliano nel settembre del 1982. Meritano infine quantomeno una citazione i contributi forniti dall’Arma ad altre fiction di successo come “Amanti e segreti” (2003), “Amanti e segreti 2” (2004) e “Cefalonia” (2004).
La storia dei carabinieri è fatta di piccoli episodi quotidiani, di sacrifici, di abnegazione, nobilitata talvolta da atti eroici ma caratterizzata costantemente e soprattutto dalla vicinanza ai cittadini.
Un concetto, quello della “prossimità”, che appartiene al “patrimonio genetico” dell’Arma e che si manifesta nella capacità di instaurare una vera e propria simbiosi con la popolazione locale, grazie anche alla capacità di ascolto dei problemi quotidiani che tanto contribuisce all’opera di “rassicurazione sociale” garantita dalla stazione carabinieri.
L’obiettivo della “prossimità”, sicuramente strategico nel sistema di sicurezza del nostro Paese poiché in grado di incrementare sensibilmente il livello di sicurezza percepita, può essere raggiunto, oltre naturalmente che con i tradizionali strumenti del controllo del territorio, della prevenzione e repressione dei reati e della tutela dell’ordine pubblico, anche con quello mediatico, ed in questo grande importanza assume appunto il genere delle fiction.
Il mezzo televisivo, infatti, si presta in modo particolare alla veicolazione di contenuti per il grande pubblico: la sua diffusione e le modalità stesse di fruizione da parte degli utenti (spesso nei momenti di maggiore intimità e comunione dei nuclei familiari, dopo il lavoro, a tavola, a famiglia riunita) consentono un elevato grado di incisività del messaggio.
In questo contesto, l’Arma si avvale quindi della fiction come strumento di comunicazione da una parte per incrementare la percezione di sicurezza, dall’altra per veicolare al cittadino un patrimonio di informazioni che facilitino l’adozione di accorgimenti anche di auto-tutela nei confronti dei crimini più diffusi, perseguendo comunque l’obiettivo di accrescere la fiducia della gente nelle istituzioni.
Per raggiungere tale scopo, nelle fiction alla realizzazione delle quali l’Arma ha ritenuto opportuno collaborare, viene svelato anche il lato “privato” dei protagonisti in divisa, favorendo in tal modo il processo di immedesimazione che coinvolge ogni telespettatore: in questo processo di “umanizzazione” del carabiniere che è anche, di volta in volta, marito premuroso, padre protettivo, fidanzato geloso, spavaldo rubacuori o timido innamorato a seconda delle necessità sceniche, l’istituzione ne esce indubbiamente rafforzata ed il cittadino, acquisendo una maggiore dimestichezza con il “modus operandi” di criminali, impara a difendersene. Filtra quindi il messaggio “non solo vicini a voi, ma anche come voi”.
Sullo sfondo di un intreccio che segue ovviamente esigenze narrative, affiorano sempre e comunque valori quali l’integrità, l’umanità, la dedizione al servizio e lo spirito di sacrificio che, coniugati ad una qualificata ed aggiornata professionalità, da sempre connotano l’Arma, rendendola vero e proprio sinonimo di stato e di giustizia per molti italiani.
Il messaggio in tal modo veicolato porta ad abbattere o quantomeno a ridurre fortemente eventuali sacche di diffidenza dovute al cosiddetto “timore della pubblica potestà” che ancora oggi si registrano, specie negli strati di popolazione più sfavoriti e meno evoluti dal punto di vista culturale, contribuendo altresì a diffondere (con una modalità per certo fra le più incisive) la cultura della legalità.
Risulta a questo punto chiaro che il ruolo giocato dalla fiction che siamo venuti sin qui delineando, reca al telespettatore ed all’istituzione un vantaggio immediato: maggiore fiducia significa maggiore collaborazione da parte del cittadino e tutto ciò si traduce in un servizio migliore e, soprattutto, più efficace contro ogni forma di illegalità.
L’Arma si avvale, quindi, della fiction come strumento di comunicazione per produrre sicurezza, stimolando nel telespettatore l’insorgere di una propensione alla collaborazione con l’istituzione nella lotta al crimine.
Ma le potenzialità di tale moderno modo di comunicare non si esauriscono certo qui. Altri importanti effetti che spingono l’istituzione ad accostarsi a tale forma espressiva si possono apprezzare ripercorrendo la sequenza narrativa standard della fiction. Vediamo.
La fiction si suddivide di norma in tre fasi:  l’incipit, lo svolgimento con climax (cioè il culmine della storia, che viene anticipato da un crescendo di emozioni) e l’epilogo.
L’incipit è l’inizio della narrazione e introduce lo spettatore nel contesto in cui si svolgeranno i fatti. Spesso viene utilizzato per descrivere la preparazione e la consumazione di un reato: questa circostanza ha sicuramente un’importante finalità didascalica perché rende lo spettatore più avveduto ed accorto rispetto alle modalità di azione dei malintenzionati.
Lo svolgimento con climax costituisce la parte centrale della narrazione. In questa fase viene solitamente descritta l’attività investigativa sviluppata dai carabinieri: anche qui non manca una sorta di servizio reso al cittadino, che viene messo nelle condizioni migliori, in qualità di potenziale vittima di un reato, di conoscere gli elementi più importanti che vengono usati dagli investigatori per arrivare all’identificazione dei criminali.
Tali elementi possono comunque consentire da un lato al telespettatore di avere una conoscenza completa delle potenzialità dell’attività investigativa istituzionale e degli elementi di cui essa necessita per essere esaltata, dall’altro permette all’istituzione di confrontarsi con un cittadino che, già orientato di massima sulla situazione di cui è rimasto vittima, si rivolge all’Arma con maggiore fiducia e cognizione di causa, fornendo pertanto una collaborazione qualificata.
Nell’epilogo si viene di norma ad identificare l’autore del reato, rafforzando nell’immaginario collettivo l’importanza della certezza della pena, cardine di ogni sistema di prevenzione. Anche in questo caso, tuttavia, viene enfatizzata la finalità rieducativa della pena, piuttosto che la sua valenza afflittiva e punitiva, conformemente ai principi costituzionali.
Il carabiniere mostra grande rispetto per la dignità umana in ogni circostanza e l’autore del reato viene presentato come un essere umano che ha sbagliato ma può redimersi: esso viene sempre trattato con riguardo dai carabinieri, che non esprimono mai giudizi sulla persona, ma solo sul suo comportamento deviante.
L’Arma dei carabinieri si connota per il forte attaccamento alla propria storia e tradizioni. Questo amore per il passato non impedisce tuttavia all’Arma di avere un’anima moderna, protesa verso il futuro, sempre alla ricerca di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate per risolvere i problemi e migliorare la propria efficienza.
Il coniugarsi di queste due anime, quella che affonda le proprie radici nel passato e nelle tradizioni e quella tecnologica, proiettata verso il futuro, ha avuto un riscontro importante anche nell’immagine dell’istituzione affidata alle fiction.
Due fra le opere che hanno fatto registrare il maggior successo di pubblico, tanto da spingere alla produzione di più serie, sono state infatti “Il maresciallo Rocca” e “RIS - delitti imperfetti”.
Si tratta di due opere piuttosto diverse che hanno in comune l’Arma e l’intreccio poliziesco ma che divergono sensibilmente, non solo per motivi stilistici, ma anche per lo spaccato dell’istituzione che rappresentano.
Nel primo caso viene descritta la tipica provincia italiana con i suoi valori tradizionali, i suoi punti di riferimento e la sua comunità composita, nella quale spicca la figura del comandante della stazione dei carabinieri, impreziosita dalla magistrale interpretazione di un grande attore come Gigi Proietti.
Sullo sfondo degli eventi che di volta in volta vengono narrati, appare la stazione carabinieri come sinonimo di Stato, legge e giustizia per la piccola comunità che è chiamata a servire. Nell’ambito della stazione le relazioni sono familiari, impostate su valori condivisi e cementate dallo spirito di servizio e dall’abnegazione di ciascuno. Viene in sostanza rappresentato uno spaccato dell’istituzione attingendo dalla sua migliore tradizione storica che è peraltro attualissima e vive negli oltre 4.600 presidi sparsi sul territorio nazionale.
In occasione del decennale della prima serie, il 27 settembre 2005, il comandante generale dell’Arma sottolineò che il maresciallo Rocca “dà un’immagine reale della vita di ogni giorno della stazione in cui gli uomini lavorano vicini alle esigenze della gente con cui stabiliscono un rapporto fiduciario” e si augurò che la serie potesse continuare “nel solco della tradizione, trasmettendo agli italiani quel messaggio positivo di cui hanno bisogno, quel senso di sicurezza di cui tante volte sentiamo l’esigenza” (ansa).
La stazione è in effetti avvertita dalla popolazione come un “patrimonio” di ciascuna comunità, in grado di incidere direttamente anche sulla percezione individuale della sicurezza, come testimoniato dalle numerose richieste che provengono dalle comunità locali per la costituzione od il potenziamento di presidi dell’Arma.
La seconda fiction di grande successo, “RIS-delitti imperfetti”, è incentrata invece sulle investigazioni scientifiche dell’Arma che, condotte con strumenti e tecniche di assoluta avanguardia, consentono, anche nella realtà, la risoluzione di casi apparentemente impossibili.
Anche qui i valori umani e professionali del gruppo dei protagonisti in divisa sono in prima approssimazione molto simili a quelli già rappresentati in Rocca: spirito di Corpo e di servizio, umanità ed amore della giustizia e della verità.
Ma il centro della scena è catturato dalla tecnologia scientifica: con uno stile narrativo fresco, non tradizionale e dinamico, il telespettatore viene coinvolto in un intreccio che, in un susseguirsi di colpi di scena, verrà dipanato dai protagonisti in divisa con l’ausilio delle più moderne tecniche di investigazione scientifica e con una buona dose di sagacia. In questa fiction notevole importanza assume l’aspetto didascalico relativo alle modalità di commissione dei crimini ed al rilievo che singoli elementi, anche apparentemente insignificanti, assumono sulla scena del delitto in chiave di risoluzione del caso.
Ciascuno dei citati prodotti di largo consumo popolare ha goduto di particolare successo presso fasce di pubblico differenziate.
“Il maresciallo Rocca” è stato particolarmente apprezzato da un pubblico eterogeneo, con prevalenza di famiglie ed anziani, mentre “RIS-delitti imperfetti” ha incontrato specialmente il gusto, anche per le novità stilistiche introdotte nella regia, di giovani e giovanissimi. La messa in onda delle citate fiction ed il conseguente successo di pubblico, ha comportato, fra l’altro, anche un incremento nel numero delle domande di arruolamento ed un crescente interesse, fra i giovani in possesso di titolo di studio ad indirizzo scientifico, alle opportunità offerte dal Ris. Per quanto attiene il riscontro del pubblico, le rilevazioni dell’auditel indicano come le fiction sull’Arma abbiano un forte richiamo mediatico, ottenendo percentuali che arrivano fino al 41%.
Un esempio su tutti è l’enorme successo avuto dalla serie “Il maresciallo Rocca”: in occasione del decennale della serie (2005) è stato ricordato come “… con 22 episodi visti ed una media di ascolto di 10 milioni ed 800 mila spettatori a puntata è uno dei successi più grandi della produzione di fiction …” (ansa).
Ottenere costantemente uno share compreso tra il 25% ed il 30% come dimostrano le principali fiction a cui l’Arma dei carabinieri ha fornito collaborazione (oltre alle due già citate, “don Matteo”, “Carabinieri” ed altre), evidenzia il forte appeal che gli attori in divisa hanno sul grande pubblico.
Dal punto di vista normativo, per disciplinare l’utilizzo nelle rappresentazioni filmiche di uniformi e mezzi simili a quelli in dotazione ai carabinieri, nonché a vagliare il contenuto narrativo dei temi trattati, la normativa vigente prevede che sia il comando generale dell’Arma ad assumersi la responsabilità di concedere o negare la propria collaborazione a società pubbliche o private.
L’Ufficio Cerimoniale ed Attività Promozionali del comando generale è responsabile dell’attività istruttoria che precede l’eventuale collaborazione. Esso, nell’esaminare le richieste delle società cinematografiche, analizza gli script e la professionalità della casa di produzione facendo poi un’attenta valutazione della compatibilità del prodotto con gli obiettivi istituzionali sin qui ricordati, in funzione del target di riferimento e della collocazione del format oggetto di collaborazione.
Una volta determinata la collaborazione dell’Arma, si cura che l’impiego del personale venga contenuto nell’orario giornaliero e limitato all’indispensabile: i militari dell’Arma non fungono mai da comparse, tranne in circostanze del tutto eccezionali riferibili a specifiche operazioni altamente spettacolari, finalizzate ad evidenziare il concorso dei reparti speciali (subacquei, elicotteri, cinofili, ris, ecc.) garantendo una stretta aderenza alla realtà.
I citati concorsi specialistici rientrano comunque nel quadro di missioni già pianificate e gli oneri vivi (carburante, assicurazioni, ecc.) vengono posti a carico della casa di produzione.
I materiali in dotazione individuale o di reparto, poi, vengono ceduti a titolo oneroso o gratuito con obbligo di restituzione a cessata esigenza.
Per ottenere una rappresentazione quanto più verosimile della realtà dell’istituzione, gli attori che indossano l’uniforme vengono preventivamente indottrinati sul corretto uso della divisa e sui comportamenti che devono assumere in qualità di “Carabinieri”.
In conclusione, l’Arma continuerà a mostrare la massima attenzione e la più ampia disponibilità al settore delle fiction televisive, strumento attraverso il quale non solo intrattenere, ma avvicinare i cittadini all’istituzione, aumentando il tasso di fiducia, migliorando la propensione alla collaborazione da parte dei telespettatori e, conseguentemente, l’efficacia del servizio reso alla collettività.
Le fiction si sono in effetti rivelate un vero e proprio strumento di servizio, attraverso il quale il cittadino riceve informazioni sulle potenzialità e professionalità di ciascuna forza di polizia, ma soprattutto incidono sulla soglia di percezione di sicurezza da parte dei cittadini, valorizzandone il rapporto fiduciario con l’istituzione.
Grazie alla fiducia infusa dalla rappresentazione realistica delle potenzialità operative delle forze di polizia, infatti, viene stimolato il dialogo e superato il senso di separatezza di cui talora le istituzioni soffrono, recando giovamento tanto ai cittadini quanto alle istituzioni stesse.
Il tema che oggi trattiamo mi pare quantomai appropriato perché, come abbiamo sinora visto, la fiction, con gli opportuni accorgimenti, può essere uno strumento nella direzione indicata dal convegno: deve trattarsi di un prodotto accattivante che tuttavia persegua finalità quasi didattiche, dando conto al cittadino tanto dei danni che possono derivare alla collettività dalla frode, quanto dei comportamenti che può assumere per scongiurarne il compimento.

Approfondimenti


(*) - 7° Seminario addestrativo sulla lotta alle frodi attraverso la fiction televisiva.
Vienna e Bratislava, 23-26 settembre 2007.