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  • Anno 2008
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  • N.1 - Gennaio-Marzo
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Editoriale

Copertina del numero




I contributi di studio di questo fascicolo, diversi per materia e impostazione metodologica, offrono come sempre spunti di carattere professionale, di estrema attualità e di particolare significato operativo. Fra questi, l’articolo sulla veicolazione mediatica di messaggi istituzionali all’interno delle fiction televisive pone in risalto due grandi temi: i valori istituzionali dell’Arma e la professionalità degli operatori. Si tratta, quindi, della nostra cultura organizzativa, del quadro etico professionale proprio del Carabiniere, caratterizzato dalla profonda umanità e dalla congenita capacità di interazione con il contesto sociale.
I valori e la professionalità non nascono dal nulla, né sono frutto di esclusiva attività didattica, per quanto questa possa essere affascinante, efficace e costruttiva. La professionalità si acquisisce e si consolida nel tempo su valide basi cognitive e culturali e si mantiene costantemente efficiente solo con una vivificante attività pratica e l’aggiornamento della specifica preparazione. Essa è la dote speciale che distingue chi lavora con competenza, capacità e dedizione, ma non è l’esclusiva qualità del Carabiniere. Quest’ultimo deve essere sempre sostenuto da una serie di valori che si amalgamano in un precipitato etico, sintesi di virtù militari e civili. La professionalità senza valori può ridursi all’estrinsecazione di un’immagine incompleta della persona, alla realizzazione di un principio squisitamente economico, all’arido tecnicismo privo di anima e di cuore pulsante.
Il Carabiniere si nutre di valori: come può esistere un Carabiniere senza il coraggio, la generosità, la lealtà, l’onestà, il rispetto, la tradizione? D’altra parte i valori non sono sufficienti per garantire il bene della sicurezza e della concordia civile. I valori senza professionalità possono costituire una bella immagine di rettitudine morale, ma sarebbero poco incisivi - da soli - in una realtà che richiede di affrontare sfide criminali sempre nuove e sofisticate, di prevenire situazioni conflittuali complesse e delicate, di mantenere la pace con la forza della dissuasione e l’equilibrio della volontà. Professionalità e valori sono un binomio indissolubile, il parametro ottimale di un servizio sempre pronto a rispondere ed attento alle esigenze di tutti. L’armonico sviluppo della professionalità e dei valori nei giovani che si apprestano all’entusiasmante avventura di una vita di servizio è l’obiettivo ultimo della formazione di base nell’Arma dei carabinieri.
Le fiction televisive, raccontando storie sui Carabinieri, trasmettono un preciso messaggio al grande pubblico, comunicano valori istituzionali che in qualche modo rassicurano. Nella realtà quotidiana siamo noi i costruttori di quel messaggio, i garanti di quei valori. Un compito arduo, difficile al quale siamo chiamati a prepararci con scrupolo ed abnegazione, con la sensibilità che deriva dal continuo contatto con il pubblico, con la fermezza del soldato e del tutore dell’ordine. Alle scuole di formazione il compito di curare la preparazione e la cultura professionale e di educare ai valori fondamentali dell’istituzione. Ad ognuno di noi il dovere di non depauperare il patrimonio etico professionale faticosamente accumulato da chi ci ha preceduto, ma di rinverdirlo con l’entusiasmo della solidarietà e l’impegno nel servizio che alimentano i nostri valori, rendendo più rigogliosa la nostra professionalità.
Per tutto questo - forse - non potrà bastare la semplice lettura di un articolo di una rivista, per quanto sia interessante, piacevole ed istruttivo. La Rassegna però non demorde, contribuirà sempre a mantenere accesa la fiamma della motivazione, svolgendo un ruolo di palestra di formazione, luogo privilegiato dove la Scuola Ufficiali si incontra con la realtà istituzionale per dibattere e confrontarsi sul piano culturale. Per la Scuola questo è un momento irrinunciabile, perché strettamente connesso con la sua missione e la sua vocazione: quella di preparare i futuri comandanti a pensare costantemente all’azione e nello stesso tempo ad agire sempre come persone di pensiero.

Gen. D. Massimo Iadanza