L'Arma fra tradizione e rinnovamento. La figura del Carabiniere come eroe mediatico.

Serena Mazzuca
Serena Mazzuca


Laureata in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Perugia. Collabora con l'Associazione Dante Alighieri di Casablanca presso il Consolato d'Italia in Marocco e con l'Ufficio Stampa Nazionale della Croce Rossa Italiana.








1. Introduzione

L’Arma dei Carabinieri è “quella sottile linea rossoblù che attraversa il Paese rendendo più visibile una storia di grandi e piccoli eroismi lontani da ogni tentazione di clamore e protagonismo”(1).
In questa definizione è racchiusa quella che è l’essenza dell’Arma dei Carabinieri: un’Istituzione specificatamente italiana, saldamente radicata nel cuore della nostra società, quale protettrice e promotrice dei valori e degli ideali del Bel Paese; un’Istituzione che deve il suo prestigio alla forza della propria identità collettiva, ma che si caratterizza soprattutto per una forte spinta all’individualità.
Ciò che è interessante mettere in evidenza, infatti, non è tanto il carattere unitario dell’Arma, quanto, appunto, “i piccoli e grandi eroismi”(2), l’individualità di ogni suo componente, la passione e la dedizione che rende unico, ma al tempo stesso accomuna, ogni singolo Carabiniere.
L’obiettivo che si cercherà di raggiungere, pertanto, è quello di proporre un’analisi della figura del Carabiniere quale personaggio che si muove ed opera all’interno della società, incarnando i valori dell’Istituzione di cui fa parte nonché della realtà sociale e culturale italiana.
Nello specifico, si cercherà di realizzare questo scopo attraverso un’analisi di come la figura del Carabiniere venga rappresentata nei mezzi di comunicazione, in particolare nel cinema e nella televisione. Il risultato di quest’indagine dimostra che il Carabiniere, oltre ad essere una figura eroica e al tempo stesso popolare in quanto vicina al cittadino, diventa, grazie alla rappresentazione mediatica, un vero e proprio personaggio che travalica il confine tra realtà e finzione.
Ciò che si vuol mettere in risalto, in questa sede, è che il Carabiniere non rappresenta soltanto un’anonima divisa; egli è un individuo con la propria umanità fatta di virtù e di debolezze e, al tempo stesso, rappresenta “ i valori cardine di un Paese che deve all’Arma il senso morale di un impegno costruito sul sacrificio e sulla dedizione quotidiana”(3).
Ogni Carabiniere, dunque, si identifica nell’Arma e l’Arma stessa ritrova la sua essenza in ciascuno dei suoi componenti.
Per dare un’immagine esaustiva della figura del Carabiniere all’interno della società italiana, è interessante analizzare il rapporto tra la società e l’Arma dei Carabinieri, mettendo in evidenza come quest’ultima si mantenga sempre al passo con i tempi e in stretto rapporto con l’evoluzione sociale e culturale, rinnovandosi continuamente, ma sempre nel rispetto della sua tradizione. Inoltre, con la presentazione del Calendario Storico, si introduce il tema centrale del nostro discorso, ossia il rapporto dell’Arma con i mezzi di comunicazione(4).
Infine, si procede ad un’analisi concreta di alcuni casi in cui il Carabiniere si affaccia nell’universo comunicativo quale vero e proprio eroe mediatico.
A questo proposito vengono prese ad esempio due figure emblematiche del nostro panorama cinematografico e televisivo: il Maresciallo Carotenuto del film Pane amore e fantasia e il Maresciallo Rocca dell’omonima serie televisiva.
Attraverso uno studio delle loro rispettive azioni, passioni, caratteristiche e peculiarità, si arriva a confrontare i due personaggi fittizi mettendone in evidenza somiglianze e differenze, nonché l’aderenza dei loro modelli alle figure reali dei Carabinieri che ogni giorno operano all’interno della nostra società per la salvaguardia della tutela collettiva.

2. Il personaggio del Carabiniere nei mezzi di comunicazione

In questa prima parte lo studio sulla figura del Carabiniere viene condotto attraverso un’analisi su come esso viene rappresentato nei mezzi di comunicazione. Sono, difatti, passati in rassegna tutti i mezzi di comunicazione in cui il personaggio del Carabiniere è apparso. Si è partiti dalla rappresentazione del Carabiniere nel cinema, nella televisione e nella stampa fino ad approdare, in un viaggio a ritroso, ai romanzi letterari di stampo verista, per terminare, infine, con il più moderno strumento di comunicazione, cioè Internet, attraverso cui l’Arma promuove oggi le sue iniziative e le sue attività a sostegno della comunità.
In particolare si offre un excursus sulle principali opere cinematografiche e televisive che hanno reso popolare la figura del Carabiniere tra il pubblico italiano, attraverso un lungo e invisibile filo che lega cinema e tv grazie proprio al personaggio del Carabiniere. Certo, l’ambiente in cui si muovono il Maresciallo Rocca e il Maresciallo della serie Don Matteo, interpretato da Nino Frassica, non è certamente quello del Maresciallo Carotenuto di Pane amore e fantasia o quello di Totò nel film I due marescialli. Ciò che, però, resta immutato e lega i film degli anni Cinquanta alle moderne fiction televisive, è l’immagine dell’Arma che se ne evince. Nonostante la differenza di mezzo comunicativo e di epoca, infatti, la figura del Carabiniere resta coerente a se stessa e in attinenza con la realtà storica in cui si colloca.

a. Il calendario dell’Arma dei Carabinieri

Il Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri nasce nel 1927, anno in cui il generale Gino Poggesi avviò un’iniziativa che nel tempo ha realizzato risultati sorprendenti e tirature imprevedibili.
Risulta, purtroppo, impossibile riuscire a stabilire il numero di copie della prima pubblicazione risalente al 1928; di essa oggi non è rimasto nessun esemplare, mentre della seconda edizione è conservata una copia all’interno del Museo Storico. L’annata più antica conservata al Comando Generale dell’Arma risale al 1930; sono poi conservate copie del 1932 e del 1934, proseguendo senza interruzione fino al 1943, anno in cui venne sospesa la pubblicazione a causa della guerra, per essere poi ripresa nel 1950. Nella copertina dell’edizione del 1930 si rende noto di come sia stato il generale Poggesi ad aver dato vita all’iniziativa: “Il Calendario Storico dell’Arma iniziò la sua vita nell’anno di grazia 1928, per iniziativa del generale Gino Poggesi dei Nobili di Pisa, Ispettore III zona CC.RR. Firenze”(5).
Bisogna, comunque tener conto che già nel 1886 la rivista Il Comandante di Stazione aveva intuito che un Calendario sarebbe stato utile ai militari. Fu per questo motivo che essa propose il Calendario da una settimana all’altra, in cui venivano rievocate le azioni più rilevanti compiute dai Carabinieri. Questa pubblicazione fu un’anticipazione, anche se certamente modesta, di ciò che sarebbe stato il Calendario Storico.
Tornando alla nascita del Calendario in questione, sappiamo che la proprietà letteraria apparteneva alla rivista La Fiamma fedele, edita a Firenze. Si trattava di un’iniziativa privata e certamente limitata per ciò che riguarda l’impegno editoriale. Si deve al Museo Storico il merito di aver intuito, nel 1933, che il Calendario poteva diventare un veicolo di notevole portata culturale e di grande diffusione; per questo esso ne assunse ufficialmente la paternità l’anno seguente.
Nel 1960 la paternità del Calendario venne assunta dal Comando Generale e in quello stesso anno la pubblicazione fu affidata, attraverso delle gare di appalto, alle grandi tipografie del nord d’Italia, quali, ad esempio, la Mondadori; ciò a dimostrazione che il Calendario, grazie alla sua accresciuta tiratura, cominciava ad essere appetibile a livello della grande industria tipografica.
Il Calendario Storico non nasce nel 1928 con una precisa tematica, né tanto meno con finalità culturali ben definite.
Esso, fin dai suoi esordi, è stato legato alla rievocazione di fatti e personaggi della storia dell’Arma, dai ritratti dei primi Comandanti Generali, fino alla celebrazione degli eroismi della campagna d’Africa e all’inaugurazione del Museo Storico avvenuta nel 1937.
Con l’avvento della seconda guerra mondiale le tematiche cambiano e si attinge copiosamente alle gesta compiute dai Carabinieri sui fronti di guerra. Dopo un’interruzione negli anni più difficili del dopoguerra, il Calendario riprende la sua pubblicazione nel 1950, mettendo in primo piano le gesta patriottiche dei Carabinieri. In questi anni vediamo apparire sul Calendario le uniformi rinnovate dei nostri militari, i reparti di recente istituzione e i servizi d’intervento celere.
Anche la veste grafica inizia a rinnovarsi ed è possibile notare una presa di distacco dalle edizioni prebelliche.
Negli anni Sessanta, poi, inizia ad affermarsi un orientamento verso temi monografici, caratteristica che, dagli anni Settanta in poi, sarà l’elemento vincente del Calendario dell’Arma. Nel 1974, ad esempio, venne pubblicata l’edizione dedicata alle armi, seguita da quelle riguardanti le missioni all’estero, i mezzi di trasporto, la letteratura, fino ad arrivare a quelle più recenti che, uniformandosi alle problematiche più attuali, hanno deciso di trattare i temi dei moderni mezzi di comunicazione quali cinema e televisione.
Una particolarità altrettanto rilevante in quegli anni è la variazione del formato: si passa dalla rilegatura a libro a quella ad album, ossia con apertura orizzontale con una legatura a forma di spirale lungo il bordo laterale sinistro. Da questa sua particolare configurazione emerge l’intento stesso del Calendario, che non è certamente soltanto quello di identificare i mesi dell’anno, ma soprattutto quello di affermare la sua funzione di simbolo di un’Istituzione amata dal popolo.
Fino a qualche anno fa il Calendario si chiamava “storico” a sottolineare il suo ruolo rievocativo; oggi quest’aggettivo è stato eliminato, in quanto gli si è voluta assegnare una funzione informativa in linea con l’intento dell’Arma di adeguarsi alla società attuale e alle sue istanze. Per la realizzazione del Calendario dell’Arma dei Carabinieri, sia per ciò che concerne l’aspetto contenutistico che quello formale, non esiste una metodologia unica. Ogni Calendario è un oggetto a sé stante, che ha le sue caratteristiche, che segue una propria ed individuale linea di realizzazione e che possiede una sua storia. Il prodotto, pur rimanendo lo stesso, cambia di anno in anno, rappresentando un pezzo unico, un oggetto da collezionare.
Le idee vengono elaborate all’interno dell’Ufficio Pubbliche Relazioni del Comando Generale dell’Arma e presentate al Comandante Generale quando è già stato stabilito il tema annuale, i soggetti creativi e i responsabili della realizzazione. Il Calendario, dunque, nasce da un’idea maturata in funzione di un tema da svolgere, prescindendo dal materiale posseduto dall’Ufficio Storico del Comando Generale o dal Museo Storico dell’Arma. L’idea da cui si parte è sviluppata sulla base di ricerche storiche; una volta fissato il contenuto, si realizzano disegni e fotografie e si definisce, di volta in volta, la chiave grafica che dia unità e coesione al materiale scritto e illustrativo. Nonostante queste variabili, che mutano ad ogni edizione, è possibile individuare delle costanti nel lavoro di progettazione.
Una caratteristica che rimane costante nel susseguirsi delle varie edizioni del Calendario è rappresentata dai tempi di lavorazione. Le idee per la sua realizzazione iniziano ad essere sviluppate dagli addetti dell’Ufficio Pubbliche Relazioni già nei mesi di Febbraio e Marzo; sottoposte all’attenzione del Comandante Generale a Giugno e nel mese di Settembre si avvia la fase di esecuzione pratica, cioè di scrittura, grafica e stampa. Il Calendario viene presentato al pubblico nel mese di Novembre e la sua diffusione raggiunge l’apice durante le festività natalizie.
Una delle peculiarità del Calendario dell’Arma, che lo rende un prodotto unico ed un appuntamento irrinunciabile, risiede nel fatto che, dal 1928 ad oggi, esso ha avuto un solo sostenitore economico, un unico sponsor: il Carabiniere. I militari dell’Arma, infatti, ogni anno prenotano una certo numero di Calendari sovvenzionando questa pubblicazione divenuta rara e ricercata nonostante l’altissima tiratura.
Il Calendario dei Carabinieri è diventato, nel corso degli anni, un oggetto ambito, un bene da collezionare e da esibire con orgoglio nelle case private, sui luoghi di lavoro nei bar e così via. Esso non viene messo in vendita ed acquistato come qualsiasi altro calendario; la sua funzione non è quella di prodotto commerciale da cui ricavare degli introiti. Sono, infatti, i singoli militari dell’Arma che acquistano il Calendario e lo regalano. Durante le feste natalizie, ad esempio, gestirne la diffusione è diventata un’impresa per i Comandi dell’Arma. Tutti lo vorrebbero, in particolare nei piccoli centri, ove, esibirne la pubblicazione può significare essere meritevoli dell’omaggio concesso da questa importante Istituzione e costituire, quindi, una sorta di certificato di buona condotta. Difatti: “I militari lo regalerebbero a tutti ed è qui che interviene il loro tradizionale senso della misura, la loro capacità di accontentare tutti e non dispiacere a nessuno”(6).
In questo modo il Calendario diviene un riconoscimento sociale che sancisce il legame tra l’Istituzione e la società, tra il Carabiniere e la sua gente. Esso rappresenta il simbolo e l’affermazione tangibile di questo legame, attraverso cui la popolazione si sente protetta e tutelata. Il Calendario, quindi, assolve ad una duplice funzione nei confronti della società: è l’emblema di un rapporto di fiducia tra i Carabinieri e la gente, ma rappresenta anche uno strumento di autopromozione dell’Arma all’interno della collettività in cui opera.
Attraverso di esso, infatti, l’Arma comunica e promuove le sua attività a favore della cittadinanza, il suo impegno civile, l’impiego delle sue risorse nelle missioni di pace all’estero, le gesta di eroismo quotidiano dei Carabinieri; l’importanza, in definitiva, di un’Istituzione necessaria e fondamentale per il mantenimento dell’ordine e della legalità ed indispensabile, pertanto, per la nostra società.
Si può, in definitiva, affermare che il Calendario dei Carabinieri è diventato un veicolo di comunicazione autonomo per promuovere le attività dell’Arma. Esso ha il grande merito di essersi adeguato, pur rimanendo ancorato alle sue caratteristiche tradizionali, ai cambiamenti in atto all’interno della società e dell’Istituzione stessa.
Questo processo di trasformazione che segue l’evolversi culturale della società è esemplificato nell’attenzione che il Calendario ha rivolto, in questi ultimi anni, ai media.
Il Calendario del 2002 è il primo di una serie che rivolge la sua attenzione ai media, in questo caso specifico al mezzo cinematografico. Il tema guida è la presenza dei Carabinieri nell’arte cinematografica. Il cinema, sin dalla sua nascita, ha avuto il grande merito di riuscire ad illustrare con spontaneità ed immediatezza la società e le sue inquietudini; il suo obiettivo si è spesso posato sui Carabinieri, sui loro ideali e sul loro operato vicino alla gente comune.
Esiste, quindi, una stretta relazione tra Carabinieri, cinema e società.
Il cinema mette in scena la società cercando di rappresentarla nelle sue varie forme; i Carabinieri fanno parte del tessuto sociale in quanto ne rappresentano un elemento fondamentale di tutela e di difesa. Questa triplice correlazione è, pertanto, al centro del Calendario dei Carabinieri del 2002; il quale ripercorre, in un sintetico itinerario, i film più rappresentativi che hanno come tema le vicende ed i personaggi dell’Arma. L’intento che ha mosso l’Arma a dedicare un calendario al cinema è stato primariamente quello di mostrare la propria riconoscenza nei confronti del cinema, in quanto i film, salvo poche eccezioni, hanno svolto un ruolo positivo nel presentare l’operato dei Carabinieri. Essi, infatti, sono stati descritti mettendo in risalto le loro doti di professionalità, di lealtà e di umanità, caratteristiche che li hanno fatti sentire vicini al cittadino, che in questo modo si è abituato a riconoscere l’autorità implicita nell’uniforme.
Il riconoscimento dell’Arma all’interno della società viene, poi, riaffermato l’anno seguente nel Calendario del 2003, che ha come argomento guida i Carabinieri nella televisione. È soprattutto negli ultimi anni che la presenza del Carabiniere si è fatta massiccia nelle fiction televisive con un enorme seguito di pubblico. Esse hanno contribuito a rinforzare la già grande popolarità di cui essi godono tra la gente comune e, seguendo le orme del cinema, si sono riproposte di rappresentare la grande umanità di questa professione, sia che se ne metta in evidenza l’aspetto professionale che quello meno formale e più familiare, con storie sempre caratterizzate dalla credibilità di un evento vissuto e verosimile in cui ognuno di noi può riconoscersi. Questo Calendario viene realizzato, pertanto, con l’intento di rendere omaggio, da parte dell’Arma, al mondo della televisione per la sua attenzione affettuosa e positiva ad un’uniforme da sempre vicina agli italiani.
Questo breve excursus che esemplifica l’attenzione dell’Arma per i media si può concludere citando la penultima edizione del Calendario dei Carabinieri, quella del 2005. Si tratta di un prodotto in un certo senso innovativo rispetto a quelli degli ultimi anni, in quanto, pur restando fedele al formato e alla grafica tradizionale, presenta dei cambiamenti interessanti. Anche questa edizione del Calendario mette in primo piano il rapporto fra Arma dei Carabinieri ed i mezzi di comunicazione, ma lo fa in un modo più implicito e probabilmente più sottile. Il Calendario, infatti si basa su un racconto di Camilleri, già noto al grande pubblico per i suoi romanzi sul Commissario Montalbano. Qui l’autore riprende la figura del personaggio in uniforme, ma stavolta si tratta di un Carabiniere ed in particolare di un Maresciallo di Stazione.
Per la prima volta il Calendario dell’Arma è articolato seguendo un filo logico che lega lo scorrere dei mesi dell’anno; questo nesso è, appunto, lo svolgersi di un unico ed inedito racconto articolato in dodici capitoli. Il tema del racconto, e quindi del Calendario, è incentrato sulla figura del Comandante di Stazione. Si tratta di uno dei personaggi emblematici e forse più amati all’interno dell’Arma, tanto che la maggior parte dei film e delle fiction incentrate sulle vicende dell’Arma hanno messo in primo piano, come protagonista, il Maresciallo di provincia. Ciò è dovuto al fatto che egli è il rappresentante dell’Istituzione che più è vicino alla gente comune e alla sua quotidianità. Pur essendo innovativo nella forma narrativa, questo Calendario resta ancorato alla sua tradizione per ciò che riguarda la grafica. Le immagini, commissionate ed eseguite da Ceccotti, sono pittoriche e realistiche, così come vuole la tradizione dei calendari.
L’importanza di quest’edizione, però, nel nostro contesto, risiede nel fatto che esso è tutto incentrato sulla figura di uno specifico personaggio. In questo caso si tratta di un Maresciallo, di un Comandante di Stazione di un paesino di provincia. Il Maresciallo Antonio Brancato è un personaggio immaginario, autorevole e al tempo stesso comprensivo, che vive e lavora nell’immaginario paesino di Belcolle, nell’entroterra siciliano. Egli è un autentico militare al servizio della comunità, che ha il dovere di proteggere e di sostenere. Egli è l’investigatore, il consigliere, l’uomo operativo, il padre di famiglia; è, in definitiva, tutto quello che un Carabiniere deve rappresentare. Ed è proprio da qui che inizia il nostro argomento principale: il personaggio del Carabiniere come eroe mediatico.

b. Il Carabiniere nel cinema

Quella del Carabiniere è una figura simbolo del nostro Paese, essa è composta da una serie di icone culturali, fissate nella nosta memoria: l’uniforme, la fiamma, la figura eretta e così via. Queste sue immagini sono impresse nel vissuto italiano con una tale forza, che permettono all’Arma di rappresentare in sé un simbolo agli occhi dei cittadini nello scorrere della loro vita quotidiana, nei libri, sui documenti e, naturalmente, nel cinema. Ed è proprio nel cinema che le immagini si confondono con la leggenda ed il rituale; è qui che la compostezza iconografica dei Carabinieri diventa l’unico elemento che mescola il simbolo con la realtà.
La storia dei Carabinieri è fatta di frammenti, di microstorie dentro la storia, ma anche dentro la cinematografia; nella realtà quotidiana e nella finzione narrativa. Queste figure raccontano un mondo in bilico fra realtà e leggenda e uniscono in un’ideale linea di continuità un Paese fatto di satira e sacrificio.
Il cinema è, quindi, quell’insieme di rappresentazioni e di raffigurazioni con cui il Carabiniere viene visto ed interpretato popolarmente; è un insieme di storie fatte di immagini e passioni, di scelte e desideri, in cui il Carabiniere ha trovato un suo modo di essere, una sua visibilità e un suo volto. In qualsiasi film, l’arrivo di un Carabiniere rappresenta sempre una risoluzione, un gesto “provvidenziale” che ripristina l’ordine momentaneamente infranto; il suo è un incombere leggero, discreto, quasi invocato e auspicato dall’attesa impalpabile dei protagonisti.
In ogni componente dell’Arma, tanto nella realtà quotidiana quanto nella finzione scenica, è radicato il senso della legge. Si tratta di un sentimento antico e di un dovere di ordine morale, percepito da ciascun militare quasi come un’abitudine, un costume, una sorta di ulteriore uniforme.
I Carabinieri nel cinema sono stati, pertanto, raccontati mettendo in evidenza le loro doti di professionalità, di lealtà e di umanità; doti che li hanno fatti sentire vicini ai cittadini come se fossero degli amici e questo ha comportato, come conseguenza, il riconoscimento dell’uniforme come autorità, senza che ciò intaccasse la simpatia di cui essi godono tra la gente.
A conclusione, possiamo dire che nel cinema i Carabinieri sono i protagonisti delle avventure quotidiane; e anche se la cinepresa a volte, bonariamente, sorride di qualche loro debolezza, mette sempre in primo piano, e mai in discussione, la loro dignità ed il loro senso del dovere.
Il primo film italiano in cui appare il personaggio del Carabiniere è Briganti in Sardegna. Di esso non ci è stato tramandato quasi nulla: il film è andato perduto e non se ne conosce il soggetto; sappiamo soltanto che fu prodotto dalla Ambrosio e che la pellicola aveva una lunghezza di 167 metri. Superstite resta solo il manifesto, conservato al Museo del Cinema di Torino, che mostra due briganti i quali minacciano un Carabiniere che sembra opporsi.
Fino a noi è pervenuto, invece, un film risalente al 1907, intitolato Il cuore più forte del dovere. Questo film è un apologo morale e racconta la vicenda di un Carabiniere che consegna tutti i suoi risparmi alla famiglia di un contadino da lui arrestato in quanto reo di aver commesso un furto per sfamare i propri figli.
Un altro personaggio, questa volta un Capitano dell’Arma, è al centro della trama di Triste eredità. Il film narra la storia di un ufficiale dell’Arma che prende con sé e cresce il figlio del capo di un gruppo di banditi che egli stesso aveva dovuto uccidere nel corso di un conflitto a fuoco scoppiato per reprimere un episodio di brigantaggio. Ormai adulto, il giovane apprende che il padre adottivo è il responsabile della morte dei suoi genitori naturali e vorrebbe farsi vendetta, ma subito il pensiero di quanto l’ufficiale ha fatto per lui lo riporta sulla strada dell’onestà.
È evidente come il filo conduttore di questi primi film sui Carabinieri sia la tematica comune. In tutte queste pellicole, infatti, sono rappresentate vicende esemplari e dimostrative dei valori di onestà, lealtà e fedeltà dei militari dell’Arma. Vi è sempre, a conclusione, la vittoria della giustizia e la punizione dei colpevoli, come è sempre presente uno spirito di umana comprensione verso i deboli ed i perseguitati.
Non mancano, inoltre, film sui Carabinieri che hanno presentato i nostri protagonisti sotto vesti più scherzose. Un esempio è Cretinetti Carabiniere, film risalente al 1912, in cui la popolare macchietta si finge inutilmente Carabiniere per contattare più facilmente la figlia di un severo Maresciallo. Il suo intento non andrà a buon fine e l’unico risultato sarà una serie di situazioni comiche.
Recentemente riscoperta è la pellicola Carabiniere, un film prodotto dalla Pasquali & C. di Torino nel 1913 e diretto da Ubaldo Maria del Colle. Esso fu tratto dalla commedia Carabiniè, una delle opere più popolari del teatro dialettale piemontese. La storia racconta del Carabiniere Moretti, incaricato di arrestare un cacciatore reo di bracconaggio, il quale, in realtà, aveva commesso il reato per poter curare i suoi familiari gravemente malati. Al corrente della situazione, Moretti consegna in caserma i suoi risparmi, sostenendo di averli ricevuti come risarcimento dal bracconiere; il suo superiore si rende conto dell’inganno messo in atto dal suo subalterno e alla fine sarà lui a pagare, in modo tale da evitare la prigione ad un uomo colpevole perché spinto dalla necessità. Le vicende di questo film ottennero un grande successo, le critiche furono osannanti e si parlò di poesia profonda.
Il cinema italiano torna sull’argomento, intorno al 1915, in concomitanza con lo scoppio della prima guerra mondiale, subì un arresto e la produzione cinematografica si orientò verso altri generi, soprattutto ispirati al conflitto.
Al tempo stesso si assistette ad una profonda crisi del cinema nazionale, sempre più minato dalle produzioni straniere, soprattutto americane, tedesche e francesi. Nei film degli anni seguenti, quindi, i Carabinieri smisero di essere al centro delle vicende cinematografiche, anche se sporadicamente, in qualche pellicola, apparivano in coppia, come angeli custodi di un personaggio incappato nei sistemi della giustizia.
Bisognerà attendere parecchi anni perché questi nostri rappresentanti dell’ordine ricompaiano come protagonisti assoluti sugli schermi dei cinema italiani.
Negli anni della nascita del cinema sonoro la figura del Carabiniere è fondamentale nella società italiana per la sua opera di tutela della popolazione: per questo sembra curioso che essi siano del tutto assenti, come personaggi, nelle pellicole di quegli anni. La spiegazione più plausibile è, probabilmente, che il Fascismo, affermatosi proprio in questo decennio, non amava molto l’Arma così fedele alla Monarchia; inoltre non ne sollecitava l’intervento, in quanto pubblicizzava una società priva sia di pericolosi delinquenti sia di semplici ladruncoli.
È, perciò, soltanto verso la fine degli anni Quaranta che la figura del Carabiniere appare nuovamente sullo schermo cinematografico come personaggio chiaramente positivo e come esempio da seguire.
Il film probabilmente più rappresentativo di quegli anni fu La fiamma che non si spegne, risalente al 1949. In questo film la figura del Carabiniere appare in tutto il suo valore morale e per la prima volta è il vero ed unico protagonista della scena.
Il film si ispira alla figura e alla vicenda del giovane Salvo D’Acquisto, strappato al suo sereno ambiente familiare per diventare, con il suo sacrificio, un vero eroe.
Egli compare con il nome di Luigi Manfredi, Carabiniere che si fa uccidere per salvare la gente del proprio paese, dichiarandosi colpevole dell’uccisione di due soldati tedeschi durante il periodo nazista.
Tra i film di quegli anni, da menzionare è anche In nome della Legge, diretto da Pietro Germi e tratto dal romanzo di Lo schiavo Un giorno in pretura in cui un Maresciallo dei Carabinieri aiuta un pretore in un difficile inchiesta in una cittadina siciliana in cui vige l’omertà, la paura e il potere dei grandi proprietari terrieri.
Nel decennio successivo, la figura del Carabiniere appare più frequentemente sugli schermi italiani; egli si afferma come personaggio onesto e leale, come vero tutore della legge. È, infatti nel biennio 1953-1954 che si afferma una delle figure più simpatiche e rappresentative del cinema italiano; si tratta del maresciallo Carotenuto, impersonato da Vittorio De Sica nei brillanti e divertenti film della serie Pane amore e… diretti prima da Luigi Comencini e poi da Dino Risi. Unico e incontrastato protagonista è un simpatico Maresciallo descritto in modo fresco(7), brioso e galante, a cui fanno da contraltare due straordinarie figure: il Carabiniere Stelluti, timido ed impacciato e il Carabiniere Rocco, più saggio e posato.
Qualche anno dopo, esattamente nel 1958, riappare sugli schermi il Carabiniere Stelluti di Pane amore e fantasia in È permesso maresciallo in cui il timido Carabiniere è ora diventato Comandante di Stazione.
Dello stesso anno è Ladro lui, ladra lei in cui Alberto Sordi, esilarante nell’interpretare un bonario truffatore, si traveste da Carabiniere per compiere una rapina in un oreficeria, per essere, poi, scoperto da un vero Brigadiere.
Al genere semiserio della commedia di costume appartiene il film I due marescialli, commedia del 1961 con Totò e De Sica, dedicata all’Arma dei Carabinieri. Il film gioca su uno scambio di ruoli, in cui il truffatore Totò, in virtù della divisa, seppur indossata con abuso, si riscatta dalla sua disonestà. Il film più serio di quegli anni è, invece, Il giorno della civetta, tratto dall’omonimo romanzo di Sciascia e diretto da Damiano Damiani nel 1968. Si tratta di un opera di denuncia, intrisa di dignità, in cui la figura del Capitano dei Carabinieri Bellodi si pone in primo piano nella sua lotta alle cosche mafiose ed in opposizione all’omertà di una cittadina in virtù della sua dedizione al dovere e all’ordine sociale.
Nei successivi anni Settanta, l’Arma dei Carabinieri è presente in maniera massiccia nel panorama della cinematografia italiana, anche se i film di questo genere non si distinguono per qualità. In una nazione afflitta, in quest’epoca, da problemi politici ed esistenziali, il Carabiniere si afferma, nell’immaginario collettivo, come punto di riferimento e di certezza per tutelare l’ordine pubblico e sconfiggere i piani della criminalità organizzata. Del 1975 è il film di Guerrieri Salvo D’acquisto basato sulla storia vera del giovane Carabiniere ucciso dalle S.S. Si tratta di un film semplice, privo di retorica, in cui viene efficacemente spiegata la tragica umanità di questa vicenda della storia italiana e in cui il giovane Carabiniere si erge a simbolo di coraggio e di fedeltà estrema, impersonando i valori assunti dall’Arma come propri principi guida. Il film più rappresentativo degli anni Ottanta, che poi ha fatto la fortuna di questo genere, sia nel cinema che in televisione, è I due carabinieri del 1984. Qui Carlo Verdone, in un film semiserio, testimonia l’interesse della società per l’Arma, mettendo in scena due personaggi esilaranti, di contagiosa simpatia, ma al tempo stesso credibili.
Negli anni Novanta è la televisione che monopolizza il personaggio del Carabiniere e lo erge ad icona del nostro tempo. Ma nonostante questo primato quasi esclusivo, il Carabiniere resta una figura importante anche nel cinema.
Nel film Il ladro di bambini del 1992, diretto da Gianni Amelio, infatti, il Carabiniere è il protagonista assoluto della storia. Egli è un militare dell’Arma modesto e ubbidiente, ma è prima di tutto un uomo che prende da solo le sue decisioni anche a costo di andar contro i suoi doveri. Ne risulta un film incantevole, incisivo e coinvolgente con un personaggio in primo piano, caratterizzato da una profonda umanità e intensamente attuale.

c. Il Carabiniere in televisione

I Carabinieri sono stati presenti sul piccolo schermo fin dalle sue prime trasmissioni e godono di notevole polarità nei programmi televisivi. Questo fenomeno di grande consenso si deve al fatto che si tratta di eroi vicini alla gente comune, di autorità dal volto umano e non soltanto professionale, tali da costituire un modello popolare e rassicurante.
Nel piccolo schermo prolifera la presenza di Ufficiali e Marescialli dell’Arma, in quanto essi incarnano l’italianità, ossia gli italiani con i loro valori, pensieri e parole, dando vita ad una straordinaria miscela di vita privata e professionale, di eroismo e dedizione.
Inoltre, ogni racconto in cui si muove ed opera un Carabiniere, assume il valore di storia vera, di una vita vissuta, in cui ciascun telespettatore può riconoscersi.
Il pubblico ama proiettarsi nei personaggi che vede sullo schermo e, in questo caso, ben riesce ad immedesimarsi nel Carabiniere, in quanto la sua figura conferisce una forte credibilità all’evento.
La televisione ha avuto il grande merito di aver raccontato, e di raccontare ancora oggi, attraverso di esso, non solo l’importanza di un’Istituzione, ma soprattutto la vita delle persone che ne fanno parte. Attraverso la tv, l’Arma ha avuto l’occasione per avvicinarsi agli italiani, entrando nelle loro case in modo amichevole e discreto.
La televisione ha profondamente inciso sulla società italiana, accelerando il processo di condivisione culturale; ha avvicinato il Paese, con le sue Istituzioni, al cittadino; tra queste istituzioni c’è l’Arma, che ha saputo cogliere la forza del mezzo televisivo e spesso ha prestato la sua consulenza e collaborazione nella realizzazione di prodotti che sapessero trasmettere il suo messaggio.
In televisione emerge quella che è la filosofia sociale dell’Arma, sintetizzata da un vecchio detto di Soldati: “mano di ferro in guanto di velluto”, espressa nella capacità del Carabiniere di essere al tempo stesso fermo e comprensivo, tollerante e giusto; un’autorità che non intimorisce per la sua rudezza, ma che resta galante, garbata e dal volto umano.
Il primo grande successo televisivo che ha come protagonista assoluto un Carabiniere è la serie I racconti del Maresciallo, tratta dall’opera di Mario Soldati e adattata in uno sceneggiato televisivo nel 1968. Mario Soldati ricavò queste quindici storie dalle esperienze e dai racconti di un suo caro amico, sottufficiale dell’Arma. Da questo enorme successo letterario il regista Mario Landi porta sul piccolo schermo, in sei gustosi film, le vicende di una Stazione dei Carabinieri. Ne scaturiscono dei racconti insoliti, a metà tra genere psicologico e il poliziesco, che rappresentano situazioni del tutto abituali nella società italiana, filtrate attraverso la professionalità, il buonsenso, la bonomia e la saggezza di un Maresciallo dell’Arma. Il protagonista di questa serie è, infatti, il Maresciallo Gigi Arnaudi, interpretato da Turi Ferro. Si tratta di un militare dai toni bruschi, ma dalla profonda umanità, che unisce severità e paternalismo e che conquista il pubblico televisivo facendo riscoprire i rischi e le fatiche dei nostri tutori della legge. Egli diventa un eroe nazional-popolare, che ha il merito di arrivare al cuore dei telespettatori e dei cittadini per le sue grandi doti di umanità con le quali affronta gli enigmi dei racconti televisivi. È il simbolo e la personificazione di un archetipo di Carabiniere popolare, del militare amico, pronto ad aiutare chi ne ha bisogno con la sua forza rassicurante.
Con l’avvento della televisione a colori, e nell’ambito di un panorama sociale mutato, resta, tuttavia centrale, la figura del Carabiniere, quale testimonianza della presenza dello Stato e segno rassicurante di continuità civile.
Egli rappresenta il principio ordinatore, il tutore della legge, necessario in una società bisognosa di protezione rispetto agli sconvolgimenti sociali. In questo contesto così cangiante resta l’archetipo del Carabiniere come amico e protettore della società e degli uomini onesti, pronto a porgere la mano a chi ne ha bisogno.
Nel 1984, a distanza di sedici anni, ricompaiono sullo schermo le avventure del Maresciallo Gigi Arnaudi. L’autore delle storie è sempre Mario Soldati, mentre la regia è del figlio dello scrittore, Giovanni Soldati. Le storie di questa serie prendono le mosse dai racconti dell’anziano Maresciallo ormai in pensione. Egli, ora, ha il volto di Arnoldo Foà, straordinario per la sua capacità di calarsi nei panni del protagonista, tanto che la critica del tempo disse che sarebbe stato un perfetto Carabiniere se non avesse scelto di far l’attore. Le vicende si tingono di un giallo poliziesco assente nella prima serie e si arricchiscono dell’apporto dei mezzi ora in dotazione all’Arma, quali motovedette, elicotteri ed autoradio; in questo modo i film della serie assumono un ritmo narrativo insolito e più veloce, capace di competere con un’altra serie televisiva che in quegli anni miete un gran successo di pubblico: La Piovra.
La prima serie de La Piovra viene mandata in onda nel 1984 e fino al 1998, anno della sua ultima, nonché nona serie, resta la trasmissione più amata e seguita dagli italiani in quegli anni. Il successo e la credibilità di questi episodi sono dovuti alla presenza non solo dei Carabinieri, ma dell’intero apparato delle forze dell’ordine, ognuna inserita nel proprio ruolo di competenza, tanto che tutta la serie assume toni da telegiornale e di cronaca reale.
La Piovra è una storia di mafia, il che significa che attinge ad una materia problematica della realtà sociale e dell’immaginario italiano. Si tratta, quindi, di una storia popolare a sfondo criminale, composta da un mix inestricabile di attrazione e repulsione, che tematizza la mafia come problema e male sociale dell’Italia contemporanea. La prospettiva morale della serie sta nella sua formula, in quanto con essa si afferma l’instabilità e l’incertezza dell’esito nella lotta tra criminalità e giustizia. Uno dei personaggi più amati della serie, oltre naturalmente a quello interpretato da Michele Placido nel ruolo del Commissario Cattani, è il Capitano dei Carabinieri Carlo Arcuti, che compare nell’ultima serie sotto le vesti di un giovane Raoul Bova. Nel frattempo gli anni passano e la televisione cresce e si arricchisce. Nascono nuove emittenti, il pubblico diventa più esigente; il serial diventa il genere più richiesto, esso ricorre ad una ricetta di successo fatta di storie a puntate con soggetti di sicuro favore nelle preferenze del pubblico. E tra i soggetti più amati dai telespettatori ci sono sicuramente i Carabinieri.
È da questo contesto televisivo che nasce una delle serie ed uno dei personaggi più amati dal pubblico italiano: Il Maresciallo Rocca.
Sono passati trent’anni dallo sceneggiato I racconti del maresciallo e l’Italia è cambiata; è cambiata la sua società, sono cambiate le Istituzioni ed anche il Maresciallo dei Carabinieri non è più lo stesso; la sua immagine viene completamente rivista, pur rimanendo inalterati i suoi principi guida e i suoi ideali. È, insomma, un personaggio che cambia nella forma, ma che nella sostanza rimane lo stesso. Ma del Maresciallo Rocca si parlerà approfonditamente più avanti, in quanto esempio che incarna in modo emblematico il personaggio del Carabiniere.
Un’altra fiction di successo della televisione pubblica italiana è la serie Don Matteo. Essa punta su due personaggi chiave della nostra società, che assicurano il successo della serie: il Parroco e il Maresciallo dei Carabinieri(8).
Queste due figure sono personaggi tipici della nostra società di provincia; uno è il tutore dell’ordine e della legalità, l’altro è l’assistente spirituale e il confessore. I loro ruoli spesso si identificano, e nella finzione, spesso si invertono; tanto che la concorrenza tra i due personaggi è la chiave di sviluppo della serie, si tratta di una competizione non voluta, ma istintiva e inconsapevole, a tratti addirittura cordiale, che spesso è, più che altro, caratterizzata dalla collaborazione in situazioni verosimili, sviluppate nella consapevolezza che Parroco e Maresciallo agiscono sempre dalla parte del bene e della giustizia.
Ultima, ma non meno importante, fiction televisiva sui Carabinieri è quella trasmessa dalla rete mediaset, intitolata, appunto, Carabinieri.
Con essa continua il fortunato filone delle serie incentrate sulla vita di caserma e, tenendosi al passo coi tempi, introduce un personaggio femminile nell’Arma dei Carabinieri.
La protagonista è, infatti, una donna-carabiniere, interpretata dalla prorompente Manuela Arcuri, che si trova a dover convivere con un nutrito gruppo di colleghi uomini.
Il suo personaggio è indicativo del progresso all’interno dell’Arma e della società; è una donna tenace, che ha voglia di parità in un sistema lavorativo prettamente maschile, ma che non rinuncia alla fragilità e alla vulnerabilità dei suoi sentimenti.
La serie si muove con un diffuso ed esplicito sapore di romanzo rosa, ma non mancano figure di rilievo in linea con la tradizione dell’Arma, come quella del Maresciallo della Stazione, interpretato da Pino Caruso, la cui caratterizzazione del personaggio è all’altezza di alcuni tra i suoi più importanti predecessori.
Il Carabiniere Arcuri è un segno del tempo e della fiction italiana contemporanea, così come il Maresciallo De Sica di Pane amore e fantasia era un segno della storia, della realtà e del mondo dei Carabinieri degli anni Cinquanta.

d. Il Carabiniere nella stampa

La figura del Carabiniere occupa un posto di rilievo nello sviluppo della stampa italiana, soprattutto è una figura centrale nei periodici popolari illustrati nati a cavallo tra gli ultimi anni dell’Ottocento e gli inizi del XX secolo. In questi periodici troviamo moltissimi articoli che hanno come protagonisti i Carabinieri e molte illustrazioni che li pongono come figure di primo piano.
Le illustrazioni e gli articoli sui Carabinieri provengono quasi tutte dai più diffusi settimanali italiani, oggi ormai scomparsi. I periodici più noti che si sono occupati di mettere in risalto le nostre forze dell’ordine furono La Tribuna Illustrata e La Domenica del Corriere, che nasce nel 1899 come supplemento settimanale del quotidiano, allora maggiormente venduto, Il Corriere della Sera.
Gli autori più famosi furono Vittorio Pisani e Walter Molino, i quali, per molti decenni, comunicarono agli italiani i fatti più rilevanti della settimana attraverso le loro illustrazioni. Il più noto disegnatore resta, tuttavia, Achille Beltrame: nelle sue tavole la figura del Carabiniere è quasi d’obbligo; riesce ad infilarlo in qualsiasi tipo di avvenimento di cronaca accaduto. Quando il Carabiniere era il protagonista assoluto nei fatti di cronaca, infatti, Beltrame lo rappresentava, a seconda del caso, come vittima o come autore di imprese leggendarie inserendolo in ogni tipo di avvenimento per dare una parvenza di credibilità alla storia, in quanto se un rappresentante delle forze dell’ordine era presente all’episodio, ciò stava a significare che l’attendibilità della notizia era incontestabile.
I disegnatori, primo fra tutti proprio Beltrame, avvertivano la necessità di inserire la figura del Carabiniere anche quando essa non era necessaria per suggellare la veridicità del fatto e la credibilità del racconto. Essi si resero conto, infatti, che un Carabiniere in prima pagina faceva sempre notizia, destava l’attenzione e incuriosiva i lettori a sfogliare il giornale. Le testimonianze dei fatti di cronaca arrivavano solo nei giorni seguenti all’accaduto, grazie alle testimonianze di fotografi specializzati; dunque, inizialmente, i particolari potevano fornirli solo i Carabinieri. Fu per questo che in ogni Divisione(9) dell’Arma nacque la figura dell’Ufficiale addetto alle pubbliche relazioni, che aveva il compito di intrattenere i rapporti con la stampa e di consentire che i fatti venissero presentati al pubblico con esattezza.
L’uniforme serve nelle rappresentazioni di eventi ufficiali e nelle ricorrenze nazionali, ma diventa ancor più indicativa quando si inizia a percepire lo scoppio imminente della guerra.
Le copertine di quel periodo ci mostrano i Carabinieri sempre in prima linea con le loro divise di panno verde e la bandoliera di cuoio scuro; quando, poi, termina il conflitto, essi tornano ad essere raffigurati con la loro divisa tradizionale che sottolinea il ritrovato periodo di pace.
Nella società italiana, alla guerra, segue un periodo di nuove istanze sociali e di un brusco ritorno della malavita; i Carabinieri si trovarono, pertanto, in queste drammatiche circostanze a rivestire un ruolo di primo piano.
Negli anni del Fascismo gli episodi raffigurati nelle copertine dei settimanali sono tutti improntati sulla generosità e la tranquillità, in quanto queste erano le istruzioni che il regime impartiva ai giornali(10).
Nonostante la rappresentazioni di questi avvenimenti di quotidiana assistenza alla società, nella realtà i Carabinieri continuarono la loro dura opera di difesa delle Istituzioni e del vivere sociale.
Con il secondo conflitto mondiale i Carabinieri sono nuovamente rappresentati con la divisa da guerra, li vediamo nelle pagine de La Domenica del Corriere e in quelle de La Tribuna Illustrata nelle fredde steppe russe; poi per qualche anno scompaiono dalle copertine, in quanto i settimanali illustrati non vengono più pubblicati a causa dell’occupazione tedesca.
Fu solo al termine del conflitto che la stampa illustrata poté veramente rendere omaggio ai Carabinieri nella loro lotta a fianco della Resistenza; ciò fu fatto con ampi articoli e tavole rievocative, che fecero venire alla luce tutti quegli episodi ignorati dalla maggior parte della popolazione, quali la tragedia delle Fosse Ardeatine, dell’eccidio di Teverola e molti altri avvenimenti in cui i Carabinieri si erano costituiti in formazioni partigiane contro l’occupazione tedesca.
Negli anni Sessanta si assiste ad una crisi dela stampa illustrata a causa dell’avvento della fotografia a colori; inoltre la necessità di riuscire a competere con il nascente, ma già dominatore mezzo televisivo, che bruciava in fretta le notizie, indusse gli editori ad adottare nuove tecniche e nuovi schemi.
Nonostante ciò, i Carabinieri non vennero mai relegati in secondo piano, anzi ad essi rimase dedicata la giusta attenzione. Ne sono testimonianza i numerosi inserti dedicati all’Arma nella stampa quotidiana e nei supplementi dei settimanali e, anche se purtroppo non c’è più il sapore romantico dei disegni di Beltrame, ciò che resta inalterata è la conferma dell’importanza di quest’Istituzione che si rinnova continuamente.
Oltre alla stampa illustrata settimanale, vanno ricordate altre testate dedicate esclusivamente all’Arma dei Carabinieri. Tra di esse la pubblicazione più rappresentativa è la testata Il Carabiniere, nata nel 1875, ma ancor oggi in forte sviluppo, per iniziativa di un editore privato, Carlo Marchisio, industriale che fiutò nel momento giusto un affare proficuo.
A muovere l’imprenditore, non fu, quindi, l’amore per l’Arma, ma la consapevolezza che essa rappresentava l’unica organizzazione composta da individui che sapessero tutti leggere e scrivere(11).
Altri due periodici esclusivamente dedicati al personale dell’Arma sono La Fiamma Fedele e Fiamme d’Argento. Queste testate nascono negli anni Trenta e sono edite, come Il Carabiniere, da privati.
In queste pubblicazioni è messo maggiormente in risalto il ruolo del Carabiniere così come si voleva che venisse percepito nell’immaginario popolare, in quanto vi è un’esaltazione del suo operato. Tutte queste pubblicazioni si immergevano in maniera magistrale nell’ephos popolare ed esprimevano al massimo livello il senso di solidarietà, giustizia, coraggio e sacrificio.
Non c’era atto di abnegazione che non avesse a protagonista un Carabiniere. Egli era rappresentato nei momenti più diversi della sua missione: il Carabiniere che brandisce la sciabola in nome della legge, quello che punta la sua pistola contro un bandito o quello che salva un malcapitato da un cavallo imbizzarrito e cosi via.
Il Carabiniere, sia che fosse Maresciallo, Appuntato o Brigadiere, perdeva la sua controversa identità di semplice essere umano e cittadino ordinario, per ergersi a figura quasi ideale, votata al bene. Divenne, perciò, quasi normale pretendere dal Carabiniere di essere sempre umile, dedito, eroico e fedele. Ciò si è talmente radicato nella nostra società e nel nostro immaginario collettivo, che, poi, nei casi in cui un episodio di cronaca ce li mostra come violatori della legge o mette in mostra le loro debolezze, il Paese si sdegna e sconcerta per il timore di perdere quel sentimento di sicurezza che essi ci comunicano.
Tra i temi più importanti e maggiormente menzionati nei periodici illustrati c’è la lotta alla criminalità ed il soccorso in situazioni di pericolo e di emergenza.

e. Il Carabiniere nella letteratura

I Carabinieri, sin dall’Ottocento, hanno svolto un duplice ruolo nella narrativa italiana; essi sono stati, e sono tutt’ora, i protagonisti di numerosi romanzi e racconti, ma molto più spesso hanno rappresentato la principale fonte di informazione e di ispirazione di romanzieri e giornalisti di cronaca.
Come scrisse Sciascia: “La narrativa italiana, dall’Unità alla Seconda Guerra Mondiale, è stata più attenta ai fatti che passavano per le Stazioni dei Reali Carabinieri”(12).
Infatti molti autori, in special modo in ambiente verista, hanno attinto dai giornali di servizio delle Stazioni dei Carabinieri per dar vita ad un tipo di narrativa in cui le componenti fondamentali erano il delitto, la pena o le vicissitudini giudiziarie dei protagonisti sotto l’occhio vigile di un Maresciallo o di un Brigadiere dell’Arma.
Esempi di questo tipo di narrativa sono le storie di autori come Oscar Pio, Cesare Quarenghi, Edoado Arbib.
Esisteva, poi, una narrativa meno nobile, che si esauriva nel giro di una decina di minuti. Si tratta della narrativa dei cantastorie, figure antecedenti l’epoca dell’informazione e della comunicazione di massa. Essi giravano di paese in paese in coincidenza di feste o fiere; giunti nella piazza principale vi issavano un tabellone in cui, attraverso una serie di vignette, veniva rappresentato il più tremendo delitto del momento. Essi indicavano il susseguirsi dell’avvenimento; il tono del racconto si faceva più serio e solenne al momento del suo epilogo, quando compariva l’immagine di due Carabinieri, quali immancabile incarnazione della giustizia divina che giungeva inesorabile. In queste storie i Carabinieri servivano ad identificare la giustizia ed erano considerati gli esecutori materiali di un’autorità superiore a tutte le forze del male, anche se poteva accadere che, più raramente, fossero le vittime di un destino iniquo.
Un esempio di questo tipo di narrativa orale è quello che racconta le gesta criminose del brigante Giuseppe Musolino che, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, interessò morbosamente l’opinione pubblica italiana e che, di conseguenza, acquistò un posto di rilievo tra i racconti dei cantastorie.
Oltre a questo tipo di narrativa, certamente più popolare e popolana, vi sono romanzi, soprattutto veristi, che hanno come sfondo le caserme dell’Arma e che hanno per protagonisti i Carabinieri.
A quel periodo e a questa tipologia appartengono, per esempio, Fortezza e Il Carabiniere Gamalero di Edmondo De Amicis o Tigrino di Renato Fucini(13).

f. Il Carabiniere ed internet

L’Arma dei Carabinieri si è dotata recentemente di un Sito ufficiale, che negli anni si è notevolmente arricchito ed oggi è una delle pagine web tra le più complete nel panorama di quelle relative alle varie forze di polizia.
Il sito dell’Arma nasce con l’intento di stabilire un canale di comunicazione diretto, veloce e di facile consultazione per il cittadino. Lo scopo primario è di informare la popolazione e di creare una vera e propria interazione tra l’Istituzione e la società, caratterizzata da una comunicazione che non sia fredda e unidirezionale.
L’obiettivo è quello di creare uno strumento che consenta all’Arma stessa di trovare riscontro delle sue attività nelle opinioni della gente comune.
L’Arma dei Carabinieri, in questo senso, si dimostra, come sempre, attenta ai mutamenti all’interno della società e ai cambiamenti culturali. Essa è da sempre interessata allo sviluppo dei canali di comunicazione e si dimostra al passo con le nuove tecnologie.
Internet, infatti, rappresenta il futuro della comunicazione, con le sue caratteristiche di multimedialità ed interattività. E l’Arma, cosciente dei suoi vantaggi e delle sue potenzialità, si inserisce con disinvoltura in questo nuovo contesto e ha il merito di riuscire a sfruttare questo medium per raggiungere i suoi utenti.
Un sito internet è uno spazio di significazione che nasce da una combinazione di istanze create dall’interattività e dalla multimedialità del mezzo stesso; non si tratta soltanto di un composto di dati testuali, filmici e iconici, ma è il risultato dell’insieme di queste componenti.
In questo contesto l’Arma è intesa come una vera e propria azienda che promuove se stessa e i suoi prodotti. La sua attenzione per il web è un ulteriore tangibile segno del suo interesse per le nuove tecniche comunicative e per tutto ciò che rappresenta innovazione. E come sempre essa segue i cambiamenti mantenendosi sì al passo coi tempi, ma restando ancorata ai suoi ideali ispiratori e alle sue tradizioni.
Il sito ufficiale dei Carabinieri è, nel suo complesso, ben articolato e completo nei contenuti e gradevole nella forma e nella presentazione.
L’home page mette in evidenza, in alto a sinistra, il simbolo dell’Arma, la fiamma dei Carabinieri e accanto ad essa un titolo semplice ma d’impatto: Carabinieri, in modo tale da favorire un rapido riconoscimento del sito da parte dei visitatori.
Sempre alla stessa altezza, ma a caratteri minori, compaiono le diciture Ministero della Difesa e Repubblica Italiana, che stanno ad indicare e rimarcare il carattere istituzionale del sito nonché l’ufficialità e l’autorevolezza dell’Arma.
Sempre nell’home page compaiono le principali notizie del giorno, fornite dalle agenzie di stampa e, di seguito, gli eventi più interessanti relativi al mondo dei Carabinieri, come, ad esempio, i contenuti delle principali pubblicazioni di settore, gli eventi legati a qualche cerimonia ufficiale o gli avvenimenti mediatici di rilevanza relativi al mondo militare.
Ma i contenuti del sito sono molto più vasti e particolareggiati.
Innanzitutto vi è un’intera sezione del sito dedicata all’editoria. In essa vi sono esposte le principali edizioni e gli articoli più interessanti del periodico specializzato Il Carabiniere e vi è una ampia pagina interamente dedicata al Calendario Storico, con un catalogo di tutti i suoi esemplari e la presentazione dell’ultima edizione con commenti del Comandante dell’Arma, dei creativi e dei giornalisti intervenuti alla presentazione.
Un’ulteriore parte è dedicata alle pubblicazioni relative al mondo dell’Arma, quasi sempre legate all’universo mediatico, infatti tra i principali volumi editi dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri possiamo trovare titoli quali: Carabinieri nel Cinema, I Carabinieri tra Storia e Letteratura e ancora Carabinieri in Televisione e Dalla cronaca alla leggenda(14).
Molto importante è la sezione dedicata al cittadino, in cui ogni utente può trovare informazioni relative agli ultimi avvenimenti di cronaca, consigli delle forze dell’ordine relative al mantenimento della pubblica sicurezza, i servizi forniti dai Carabinieri e così via.
In questa sezione, dedicata prettamente agli utenti, vi è una pagina interamente rivolta al mondo dei bambini. In essa si trovano i consigli che l’Arma rivolge ai più piccoli, e attraverso l’uso di fiabe, fumetti e favole, riesce, in un linguaggio semplice e immediato, a parlare ai bambini di argomenti problematici, come lo sfruttamento dei minori, la tossicodipendenza, la violenza domestica e i maltrattamenti, la pedofilia, il razzismo e tanto altro ancora.
Attraverso un personaggio virtuale, il simpatico Maresciallo Esposito, il sito affronta argomenti delicati, consigliando i minori su come affrontare questi casi e come chiedere aiuto a familiari e Istituzioni.
Accanto al Maresciallo “cantastorie”, sono state ideate altre due figure virtuali, “Fidelio” e “Fidelia”.
I due personaggi sono, naturalmente, due carabinieri, ma soprattutto due simpatici delfini. Essi, attraverso una serie di fumetti, istruiscono i bambini sui principali pericoli in cui si possono trovare coinvolti.
Così, attraverso questi escamotage simpatici e divertenti, l’Arma riesce ad affrontare temi di grande attualità e di difficile gestione soprattutto quando riguardano il mondo dei minori.
Ma il sito dei Carabinieri si distingue anche per il dialogo che cerca di instaurare con i cittadini. In una società che fa largo uso delle tecnologie informatiche e dei vantaggi offerti da Internet (si pensi allo shopping fatto direttamente sul web o alle chat) anche un’Istituzione autorevole e di antiche tradizioni come l’Arma dei Carabinieri ha deciso di investire le proprie risorse in questo campo.
È, proprio con questo intento, che i responsabili informatici dell’Arma hanno elaborato una sezione del sito web in cui il cittadino può interagire in maniera diretta e individuale con i vari organi dei Carabinieri. On line è, infatti, possibile consultare un catalogo di oggetti smarriti, fare una denuncia o consultare i materiali di interesse artistico ritrovati dal reparto a tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri. Esistono anche un forum, una mailinglist e una chat e vengono fatti dei sondaggi in cui gli utenti possono esprimere le proprie opinioni non solo sul sito dell’Arma, ma anche sulle sue attività; anzi è proprio l’Istituzione stessa che sprona i cittadini a dare consigli per migliorare la qualità del proprio operato in modo tale da poter rispondere il più possibile alle esigenze e alle aspettative dei cittadini.
Sempre sul sito vengono date indicazioni sui principali enti e sulle associazioni legate all’Arma, vengono forniti i principali numeri di pubblica utilità e viene data notizia dei concorsi per chi fosse interessato ad accedere all’Arma.
Il sito viene continuamente aggiornato sia nella sua presentazione grafica sia, e soprattutto, per ciò che concerne i suoi contenuti.
In definitiva, dall’analisi del sito ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, si può ulteriormente affermare un concetto già ben esemplificato precedentemente: e cioè l’interesse della società per il mondo dell’Arma, attenzione che passa attraverso i mezzi di comunicazione.

3. Il Carabiniere come personaggio tra finzione e realtà

a. Il Carabiniere come personaggio mediatico

Gli strumenti di comunicazione di massa, prime fra tutti la fiction e la cinematografia italiana, si sono incentrati sulle tematiche e sulle figure che rappresentano i valori e gli ideali propri della nostra società e della nostra cultura.
Le figure portanti di questa tradizione sono, pertanto, anche alcune figure fondamentali della nostra cultura, quali i preti, i medici e, naturalmente, i Carabinieri. I serial televisivi ed i film cinematografici, difatti, hanno sempre prediletto questi personaggi quali protagonisti delle avventure narrate, in quanto, attraverso essi, è possibile raccontare la realtà della vita quotidiana. Ciò è reso possibile dal fatto che non si tratta di personaggi mitici ed inavvicinabili, ma di uomini vicini alla gente comune; sono figure che travalicano il significato di personaggio e diventano delle persone in carne ed ossa.
L’enorme successo di questa tipologia di personaggi, ed il conseguente trionfo dei film e delle fiction che ne raccontano le storie, sono dovute, pertanto, alla predilezione che il pubblico ha per le storie semplici, che avverte vicine alla propria realtà di vita, cosicché nel loro immaginario essi perdono il connotato di finzione per assumere una valenza reale.
La figura del Carabiniere è popolarissima proprio perché rappresenta e sintetizza tutti i valori dell’italianità; perché è si un eroe, ma è vicino alla gente; è lontano dal clamore e dal protagonismo e, dietro la forza e la perfezione tipicamente attribuite all’eroe, si intravede l’uomo con le sue debolezze ed i suoi problemi, che sono anche i nostri.
Studiando a fondo questo fenomeno tipicamente italiano, emergono delle questioni di tipo pratico e teorico. Innanzitutto appare necessario chiedersi fino a che punto il Carabiniere può essere considerato un personaggio mediatico circoscritto in un film o in una fiction seriale; tale figura, infatti, proviene già dal mondo della letteratura, ha avuto fortuna sulla stampa periodica sin dai tempi della Domenica del Corriere e circola nel mondo del web. In questo senso è possibile sostenere che il personaggio del Carabiniere gode di quell’intermedialità che è tipica dei moderni mezzi di comunicazione di massa, che non vanno più pensati come indipendenti o contrapposti, bensì come strettamente interrelati e correlati. Da qui deriva il valore di cult che questo personaggio ha da tempo acquisito, dando forma a fenomeni che trascendono l’universo dell’immaginario per diffondersi nel mondo della nostra esperienza vissuta.
In secondo luogo bisogna chiedersi se la figura del Carabiniere, così come viene rappresentata nei media, possa ancora essere chiamata, nel suo tradizionale senso narrativo, un “personaggio”. Se per certi versi appare evidente che, nelle sue diverse e specifiche identificazioni, il personaggio incarnato dal Carabiniere prova emozioni ed agisce all’interno di configurazioni che sono prettamente narrative, per altri versi la sua figura travalica la narrazione, che per definizione è caratterizzata da un inizio, uno svolgimento ed una fine, per abitare in universi più ampi.
L’intento dell’analisi proposta è quello di rispondere a questi interrogativi e, al tempo stesso, di spiegare il ruolo che il personaggio mediatico del Carabiniere ha svolto nella formazione dell’immagine dell’Arma nella società italiana.
Per raggiungere questo scopo è necessario analizzare dei personaggi mediatici concreti, delle figure di Carabiniere dotate di un’identità specifica. La scelta è caduta su due personaggi, uno, il Maresciallo Carotenuto, appartenente alla realtà cinematografica, l’altro, il Maresciallo Rocca a quella televisiva; uno rappresenta la realtà italiana del dopoguerra, l’altro esemplifica i valori della nostra società contemporanea.
Attraverso l’analisi del personaggio mediale del Carabiniere, e mettendo in evidenza la stretta relazione con il personaggio reale e con l’Arma stessa, è possibile, di conseguenza, vedere come è cambiata la nostra società con lo scorrere del tempo e come sono cambiati i media.

(1) Il Maresciallo Antonio Carotenuto

Antonio Carotenuto è un Maresciallo dei Carabinieri, ma è, innanzitutto, un personaggio cinematografico, interpretato dall’attore Vittorio De Sica nei film della serie Pane amore e fantasia. Gran parte del loro successo fu merito proprio di De Sica, che seppe tirar fuori la brillantezza del personaggio, a cui si era preparato con impegno, curandone meticolosamente i tratti, il portamento ed il modo di parlare.
Ciò che ne nasce è un piccolo gioiello d’interpretazione, d’identificazione e d’invenzione, in quanto egli si cala nei panni del Maresciallo con un’immedesimazione ed un’ironia straordinaria.
Vittorio De Sica rivestì i panni dell’ironico Maresciallo in ben quattro film, dando vita alla prima serie cinematografica italiana, eguagliata, forse, solo da quella dei film di Don Camillo con Gino Cervi e Fernandel. La sua interpretazione fu talmente straordinaria che diede luogo a quel fenomeno che, spesso, lo portò ad essere identificato con il suo personaggio.
Questo fenomeno si verifica solo nei casi in cui l’interprete riesce a cogliere gli aspetti più buffi e visibili dell’universo umano e li mette in scena, creando un personaggio che, nella sua unicità e particolarità, incarna degli aspetti tipici delle persone reali.
Nel suo personaggio si ravvisano i tratti degli uomini appartenenti all’Arma, ma anche le qualità più specificatamente intime e caratteriali di un singolo individuo dotato di un’anima e di una sua indole.
Il merito del personaggio Carotenuto-De Sica consiste, quindi, proprio nella capacità di saper conciliare queste differenti qualità pubbliche e private in un unico modo di affrontare i problemi quotidiani, sia di tipo professionale sia di tipo personale.
Nella figura del Maresciallo Carotenuto si individuano peculiarità quali: la naturale tendenza al comando tipica dei militari, uno smodato e sincero desiderio di capire il prossimo, una simpatia contagiosa, una galanteria bonaria ed ostinata, una cordialità istrionica ed un’ironia un po’ irriverente. Tutte queste sue caratteristiche si ravvisano sia nei momenti in cui egli è chiamato ad esercitare le sue funzioni pubbliche di tutore dell’ordine, sia per ciò che concerne la sua vita privata.
Da notare, però, è che, se il personaggio del Maresciallo è credibile sul versante dell’umana simpatia, lo è un po’ meno per quello che concerne la dura realtà quotidiana; infatti egli diventa un eroe positivo, ma non bisogna dimenticare che si tratta pur sempre di un’invenzione cinematografica e che vi è una grande distanza che separa la vita da una sceneggiatura.
Il Maresciallo è un personaggio che possiede tratti caratteriali credibili nonché aspetti plausibili che si ravvisano nei veri militari dell’Arma; ciò, però, da cui si evince che si tratta di finzione scenica è il contesto bonario, lontano dai drammi della vita e dalla difficoltà di molte circostanze reali. Infatti la maggior parte delle situazioni in cui il Maresciallo agisce sono caratterizzate dall’ilarità e dalla scherzosità, in quanto il film è improntato su una spensieratezza che fa da sfondo a tutti gli avvenimenti; ciò accade proprio in quanto esso è inserito e fa parte del genere della commedia.
Nonostante questo aspetto brioso, la figura del Maresciallo ci dà anche l’occasione di riflettere, in quanto è decisamente in contrasto con un mondo in cui le famiglie numerose portano avanti una quotidiana lotta per la sopravvivenza.
Carotenuto rappresenta il Maresciallo dei Carabinieri per antonomasia, è capace di delineare l’essenza dell’Arma e di spiegare, attraverso le sue azioni, il legame che unisce i Carabinieri con la gente comune.
Il Comandante di Stazione è una delle figure più amate dall’immaginario collettivo, perché è un militare e, soprattutto, un Carabiniere vicino alla gente. Egli ha un gran senso di appartenenza alla sua terra, sia a quella adottiva sia a quella d’origine, ma soprattutto è legato alla sua popolazione.

(2) Il personaggio del Maresciallo Giovanni Rocca

Il personaggio del “Giovanni Rocca” è, come lo definiscono i suoi creatori Laura Toscano e Franco Marotta, “un vedovo di circa cinquant’anni, nato a Roma, che ama la musica lirica, con una predilezione per le opere verdiane, ma che è irrimediabilmente stonato”(15).
Inizialmente la parte del maturo Maresciallo dei Carabinieri venne proposta all’attore Franco Nero, il quale rifiutò. La parte venne, quindi, affidata a Gigi Proietti, uno degli attori più eclettici ed estroversi del panorama italiano, al quale venne, appunto, assegnato il compito di impersonare il ruolo di un tipico italiano, per piacere agli italiani.
Rocca deve combattere il mondo del crimine; egli compie il suo dovere armandosi di virtù necessarie quali il coraggio e la determinazione. In questo modo cerca di affrontare e sconfiggere la delinquenza; si trova davanti a realtà difficili e a volte squallide, ma in tutto questo riesce a conservare i sentimenti positivi e i valori della società che è chiamato a proteggere.
Ciò lo porta a dover far fronte ad un profondo sdoppiamento che solo un sofferto senso del dovere e una profonda consapevolezza dei propri limiti può consentire di fare. Un esempio di questa dolorosa condizione si propone al Maresciallo nel momento in cui egli deve indagare sul più atroce dei delitti: l’omicidio della donna che amava. Si tratta di un caso al limite dell’impossibile e la sfida è tale che i suoi superiori temono che egli possa mettere, nell’esercizio del suo dovere, un’animosità e un impeto tale da alterare la propria capacità di discernimento, cosicché il dolore possa portarlo ad oltrepassare quel limite che deve essere proprio dell’uomo di legge.
Il personaggio del Maresciallo Rocca mette in scena un Carabiniere moderno, diverso rispetto al suo progenitore di cinquant’anni fa, il quale aveva come orizzonte civile la piazza del paese con la sua farmacia, la chiesa e la caserma come presidio di una comunità compatta nei suoi valori di riferimento.
Ma nella sua figura, come in quella del più antico Maresciallo Carotenuto, rimane immutata la stessa funzione e l’identica missione di confidente, confessore, nonché tutore dell’ordine, della moralità e della legge.
Rocca è, perciò, un personaggio al tempo stesso nuovo e antico; egli è un uomo dei suoi, ma anche dei nostri tempi; è da questo contrasto che nascono le sue inquietudini e la sue contraddizioni. La sua famiglia, ad esempio, è il prodotto di questa dicotomia: egli è un vedovo con figli grandi, che portano nella sua quotidianità la tensione ed i problemi della loro gioventù e che si innamora di una donna dal passato doloroso. Il pubblico che ama il Maresciallo Rocca, lo ama perché nel suo personaggio identifica un eroe popolare, in quanto incarna i valori e gli ideali più alti dell’italianità.
Giovanni Rocca è un uomo con un carattere solido e tranquillo, è un uomo ironico, generoso, ma al tempo stesso disincantato e bonariamente collerico. Egli è, come ogni buon militare, un maniaco della disciplina, sempre in lotta per far quadrare i conti del bilancio familiare e che cerca, inutilmente, di passare di grado senza mai riuscirci.
Rocca è un Carabiniere, ma è anche un uomo, con i suoi problemi e con qualche debolezza, che vive le sue gioie quotidiane ed i suoi drammi esistenziali. Egli è il protagonista di grandi operazioni anti-crimine, che assolve i suoi compiti con coraggio e spirito di sacrificio come simbolo del bene e della legalità.
Nel Maresciallo Rocca i telespettatori si identificano, in quanto non è un personaggio derivato dall’immaginazione; egli è, naturalmente, un personaggio che nasce dalla penna degli sceneggiatori, ma è al tempo stesso una figura reale, che lotta per un ideale di equità e di giustizia e che fa della vita quotidiana una missione, in nome dell’impegno morale e civile che la divisa esprime con i valori più alti dell’Arma. Egli non è un eroe televisivo inavvicinabile, è un uomo del popolo, con i suoi guai, ma che per lavoro si trova a dover risolvere i problemi degli altri e lo fa in modo mirabile, perché per farlo guarda ai suoi problemi: la casa, i figli, la fidanzata.
In lui si identifica l’uomo medio; ha le stesse esigenze, gli stessi pensieri.
Con il Maresciallo Rocca viene alla ribalta una nuova figura del Carabiniere. È un Maresciallo giovane, disinvolto, che usa il telefono cellulare, che parla lo stesso linguaggio dei suoi figli e che fuori servizio indossa i blue-jeans. In questo senso l’immagine del Maresciallo è tutta da rivedere. Ciò che resta immutato è l’impegno e l’abnegazione che egli mette nel suo lavoro, l’umanità tradizionale del Carabiniere e l’orgoglio di tramandare un ruolo ineguagliabile.
Rocca è un uomo che ama il suo lavoro e la sua carica; i suoi figli vorrebbero che lui si spostasse da Viterbo per fare carriera, mentre lui non ha il coraggio di confessare alla sua famiglia di non provare questo desiderio, di amare il suo mestiere così com’è ed il suo ruolo nella cittadina perché sa sempre dove tenere gli occhi puntati e che, essendo diventato, dopo molti anni un po’ il confessore ed il confidente di tutti, si sente orgoglioso di aver dato al suo lavoro una dimensione umana.
Rocca è un uomo saldo nei suoi principi, che non si è lasciato scalfire da una visione pessimistica e disincantata della vita, anche se i casi che viene chiamato a trattare, a volte, gli fanno nascere qualche dubbio. Di fronte a tutto ciò, prevalgono gli anticorpi della sua ironia e del suo ottimismo, in modo tale che egli resta un eroe del quotidiano che risolve i suoi casi più per la sua profonda conoscenza dell’animo umano, che per il suo acume investigativo. Egli conosce i lati oscuri dell’anima e li affronta con una pietas e un’intelligenza di chi è consapevole che tra il bene ed il male la distanza, a volte, è infinitesimale.
Egli non nasconde l’empatia con le vittime dei suoi casi e per loro prova un dolore che riesce a superare solo con la profonda convinzione che sia giusto portare a termine il proprio dovere senza trionfalismi. Rocca è un uomo che si deve continuamente confrontare con le meschinità del genere umano. La sua particolarità sta nel voler continuamente cercare di capire le motivazioni che muovono le azioni criminose ed ignobili.
Proietti dà vita ad un personaggio che compie il suo dovere senza retorica, le cui caratteristiche appaiono acquisite e non scritte da un copione, in quanto vissute dall’attore con enorme convinzione.
Nel suo privato, poi, il Maresciallo è un uomo dolce, premuroso, sempre preoccupato di aiutare gli altri, i figli prima di tutto. Egli vorrebbe trascorrere il suo tempo fuori dalla caserma in modo sereno, ma si accorge che questo suo desiderio è vanificato dal suo modo di essere e da un tipo di comportamento che gli viene dettato dal senso di responsabilità, dalla sua umanità e dall’amore per la verità.
Rocca è, quindi, un eroe reale, perché nasce dalla realtà quotidiana ed in essa vive ed opera. Inoltre nelle sue vicende si identifica un po’ anche quella che è la storia dell’Arma dei Carabinieri che, attraverso la sua figura, ha acquistato ulteriore stima da parte degli italiani.
Come sappiamo, il personaggio del Maresciallo dei Carabinieri Giovanni Rocca è interpretato dall’attore Gigi Proietti. Dandogli un corpo, l’attore ha risucchiato il personaggio in se stesso, finendo, a volte, per esserne travolto; infatti, per quanto egli rivesta altri ruoli, per molti telespettatori viene identificato con il suo personaggio, al punto tale da aver ricevuto, come abbiamo visto(16), la carica di Maresciallo onorario.
Nel processo di identificazione tra personaggio e interprete ha contato, in questo caso, la bravura di un attore con anni di esperienza alle spalle ed una capacità interpretativa impareggiabile. Alcune delle peculiarità dell’attore vengono trasposte nel suo personaggio, cosicché molte delle caratteristiche del Proietti attore convergono nel personaggio di Rocca. Essendo elementi che il pubblico già ama, perché distintivi dell’attore, l’identificazione con il personaggio diventa più immediata e, di conseguenza, è possibile assistere a divertenti fenomeni di identificazione, per i quali l’attore viene riconociuto per le strade dalla gente comune non più come Gigi Proietti, ma come il Maresciallo, tanto che può accadere che gli venga chiesto come stiano Margherita e i suoi figli.
Quello che si evince da queste considerazioni è la realizzazione di un fenomeno di doppia identificazione tra la persona reale ed il personaggio immaginario: Gigi Proietti diventa il Maresciallo Rocca nella finzione filmica attribuendogli le proprie caratteristiche fisiche e, sotto alcuni aspetti, anche psicologiche; dall’altro lato il personaggio del Maresciallo invade la vita reale dell’attore, che spesso finisce per essere identificato nella figura del Carabiniere. La conseguenza di questa fenomeno consiste nel fatto che i confini tra persona e personaggio e tra realtà e finzione diventano labili e possono essere confusi.
Da questo fenomeno, ma non solo, deriva la fuoriuscita del personaggio dal suo testo filmico e narrativo, ma soprattutto il suo approdo all’interno di un intertesto mediale.

b. Due Marescialli a confronto

Il lavoro svolto è stato concepito con l’intento di fornire degli esempi concreti di rappresentazione della figura del Carabiniere nei media.
I soggetti analizzati in questa sede, difatti, sono entrambi due famosi personaggi mediali che hanno, ognuno a suo modo, influenzato il pubblico dell’epoca riguardo al modo di concepire la vita e gli ideali dell’Arma dei Carabinieri.
Di conseguenza si è resa necessaria, in quanto indissolubilmente collegata all’analisi del personaggio, la descrizione dell’opera in cui essi hanno preso vita e il contesto artistico che ne ha fatto da cornice.
Dalla connessione e dall’analisi di questi tre elementi sono emersi dei rapporti interessanti che legano i due personaggi in questione: il Maresciallo Carotenuto ed il Maresciallo Rocca.
Entrambi sono militari, due Carabinieri e, non a caso, tutti e due rivestono la carica di Maresciallo, scelta non casuale.
Il Maresciallo dei Carabinieri è, al tempo stesso, una figura di comando ed un personaggio vicino alla gente; egli non è un alto graduato che lavora chiuso nel suo ufficio lontano dalle strade, né un Carabiniere semplice che deve compiere il suo dovere senza valersi di una posizione decisionale.
Il Maresciallo è un uomo che ha il comando della sua Stazione e dei suoi uomini, ma che comunque rappresenta una carica accessibile alla comunicazione con il singolo cittadino; è proprio per queste sue caratteristiche che la letteratura cinematografica, e successivamente quella televisiva, lo hanno rappresentato così frequentemente.
Inoltre in entrambi i casi si è assistito ad un processo che ha portato ad una forte identificazione tra il personaggio ed il suo interprete. Ciò è accaduto, certamente grazie al successo dei film e al consenso del pubblico, ma soprattutto per merito delle doti di due attori formidabili, che con le loro capacità interpretative hanno avuto il merito di creare dei personaggi talmente verosimili da diventare reali.
In questo senso si potrebbe addirittura parlare di personaggio nel personaggio; è un personaggio il Maresciallo della rappresentazione scenica, ma lo è anche l’attore che lo interpreta.
Da questo incastro di ruoli nasce una figura unica, che, grazie a questa sua doppia valenza, esce dal suo contesto mediale per prendere consistenza, in quanto in lui abitano due entità: una fittizia ed una reale.
Il Maresciallo Carotenuto ed il Maresciallo Rocca sono due Carabinieri e due uomini rappresentativi della loro epoca. Con le loro azioni, i loro comportamenti e i loro problemi rappresentano ognuno, allo stesso modo, il proprio differente contesto sociale e culturale.
Carotenuto, infatti, si colloca nella realtà contadina povera e disastrata che cerca di ricostruirsi sulle macerie della guerra ed il suo personaggio è emblematico di una società che vuol tornare a sorridere e a gioire dei piaceri della vita con spensieratezza.
Rocca è anch’egli un personaggio rappresentativo della sua età; che si colloca in una contemporaneità che deve far i conti con la moderna criminalià, con i problemi di una generazione complessa in cui i giovani sono disorientati e gli adulti vedono cambiare la società e la cultura ad una velocità impressionante.
Con l’analisi di questi due personaggi, così simili nelle loro diversità, si è presentata l’occasione di rilevare anche le differenze dei media usati.
Si parla di cinema quando appare la figura del Maresciallo De Sica-Carotenuto; si parla di televisione nel caso di Proietti-Rocca.
Si tratta di due media con un rapporto da sempre contrastante; di amore e odio, di concorrenza e di compensazione.
Il cinema è il simbolo dello spazio pubblico ed è nella vita sociale che se ne usufruisce; la televisione è un mezzo tipico dell’ambito privato e familiare e di un contesto individuale.
Durante la rappresentazione di un film lo spettatore è totalmente immerso nella visione; nell’utilizzare la televisione egli è in grado di compiere delle altre azioni e può distrarsi senza perdere le fila degli avvenimenti. Nonostante questa apparente lotta e diversità tra le due tipologie di media, bisogna tener presente che, nell’evoluzione mediale, i mezzi di comunicazione di massa non si sovrappongono, ma si aggiungono l’un l’altro e coesistono in un processo di continua accumulazione.
Ora, la televisione ha profondamente modificato il rapporto del pubblico con il cinema, causando una ri-localizzazione domestica delle pellicole cinematografiche e un ridimensionamento dell’immagine filmica. Nonostante la diversità di mezzi utilizzati, però, vi è una sorta di prosecuzione nel genere in cui i due protagonisti si caratterizzano. La fiction seriale italiana degli anni Novanta deve molte delle sue peculiarità alla tradizione della commedia all’italiana degli anni Cinquanta: le tematiche, la caratterizzazione dei personaggi, il carattere leggero, ma serio al tempo stesso.
Carotenuto e Rocca sono, quindi, due Carabinieri che si passano cinquant’anni l’uno dall’altro: cambia la società con i suoi valori; cambia la cultura con i suoi riferimenti; muta il ruolo dei mezzi di comunicazione e le loro forme di rappresentazione mediale. Ciò che, però, resta immutato, in questo inarrestabile processo di trasformazione è la sostanza di un personaggio che conserva le sue credenze, resta fedele ai suoi ideali, persegue il suo dovere con la stessa perseverante tenacia che caratterizza i Carabinieri di cinquant’anni fa da quelli di oggi.
È la visione che la collettività ha dell’Arma e dei suoi Carabinieri che resta immutata e sopravvive, adeguandosi ai cambiamenti.

4. Conclusioni

Questo lavoro è nato, e si è sviluppato, con l’intento di guardare l’Arma dei Carabinieri in un’ottica particolare, che desse conto della molteplicità delle sue caratteristiche e dell’eterogeneità dei suoi compiti, ma che facesse emergere, soprattutto, la sua dimensione più intima e forse meno conosciuta.
L’obiettivo, pertanto, è stato quello di ritrarre l’Arma dei Carabinieri cercando di mettere in risalto la sua essenza: una dimensione profondamente umana che accompagna e guida la realtà italiana oggi come al momento della sua nascita.
L’ipotesi di fondo è stata quella di considerare l’Arma inserendola nel solco di un processo evolutivo storico-sociale; in questo modo è stato possibile notare come, con lo scorrere del tempo, essa si presenti continuamente rinnovata pur mantenendo inalterata la sua essenza.
Per raggiungere questo scopo l’attenzione si è centrata, in particolar modo, sulla figura del singolo Carabiniere, quale portatore di una tradizione antica che si rinnova continuamente, inseguendo le trasformazioni sociali e culturali.
Per raggiungere questo obiettivo, ci si è approcciati alla figura del Carabiniere in quanto protagonista, nella realtà come nella finzione, della società italiana. In particolare si è messo in evidenza come questa figura sia entrata nell’immaginario collettivo grazie alla rappresentazione che i moderni mezzi di comunicazione ne promuovono.
Ciò che ha permesso di condurre un’analisi in questi termini è la considerazione del Carabiniere quale personaggio che si muove all’interno di veri e propri “testi”, con tutte le caratteristiche che ne conseguono. Nella consapevolezza dell’origine letteraria di questo concetto, si è cercato di offrire uno spunto per una sua possibile applicazione in un contesto differente da quello di nascita e che possiamo considerare come particolarmente stimolante.
Il risultato di quest’analisi è stato quello di far emergere come la figura del Carabiniere sia diventata immensamente popolare nel panorama italiano soprattutto grazie alle sue rappresentazioni mediatiche; esse sono state tanto efficaci e verosimili da far coincidere, nella mente del pubblico, le persone reali con i personaggi fittizi.
Queste considerazioni si sono concretizzate, poi, grazie a degli esempi reali, ossia attraverso l’analisi di due personaggi mediatici del passato e di oggi: il Maresciallo Carotenuto di Pane amore e fantasia e il moderno Maresciallo Rocca dell’omonima serie televisiva. I due modelli sono serviti, in quest’ambito, a precisare lo stereotipo del Carabiniere, così come si è costruito e modificato nel corso del tempo e nell’immaginario popolare.
La conclusione a cui si è arrivati è stata, infatti, la constatazione dell’ipotesi di partenza, ossia quella dell’esistenza, all’interno dell’Arma dei Carabinieri, di un duplice processo: la conservazione delle tradizioni e il rinnovamento continuo dell’Arma stessa.
Ciò che resta inalterata ed immutata nel tempo è l’essenza della Benemerita, che mantiene inalterati i suoi compiti, i suoi valori e i suoi ideali, ma che si rinnova continuamente nelle modalità per raggiungere questi suoi obiettivi e per assolvere ai suoi doveri. Ma non è solo l’intero Corpo che partecipa a questo processo, anche suoi singoli rappresentanti ne sono parte attiva: ciascun Carabiniere mantiene i propri valori umani, ma lo fa inserendosi in quel lento ed inevitabile processo di trasformazione della società e della cultura moderna.

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(1) - DELLI COLLI, Prefazione in FERRARA (a cura di), Carabinieri in televisione, Ente Editoriale dell'Arma dei Carabinieri 2003.
(2) - DELLI COLLI, ibidem.
(3) - DELLI COLLI, ibidem.
(4) - Nello specifico si fa riferimento alle edizione degli anni 2002, 2003 e 2005 in cui si esemplifica in maniera più marcata la relazione fra Arma e media.
(5) - AA.VV., 1930.
(6) - DI PAOLO, 1995.
(7) - Cfr.: parte II.
(8) - Una situazione simile si verifica anche nel film Pane amore e fantasia.
(9) - Si riferisce al moderno Comando Provinciale.
(10) - Cfr.: infra (situazione che si imponeva anche nel cinema).
(11) - Per far parte del Corpo dei Carabinieri requisito essenziale era, tra gli altri, quello di saper leggere e scrivere correttamente.
(12) - FERRERO, Prefazione, in FERRERO, La mala Italia - Storie nere di fine secolo, Milano, Rizzoli.
(13) - RACCONTI DELL’OTTOCENTO in FERRARA (a cura di), I Carabinieri tra storia e letteratura, Roma, Ed. Il Carabiniere, 1976.
(14) - Queste pubblicazioni costituiscono una buona parte del materiale bibliografico della mia ricerca.
(15) - TOSCANO, 1997.
(16) - Cfr.: infra.