
Signor Comandante Generale, Signor Vicecomandante Generale, Autorità, gentili Signori, graditi ospiti, cari amici e colleghi.
Si chiude oggi l’anno accademico 2005-2006 secondo una consuetudine ultrasecolare che vuole sottolineare, con la breve e solenne cerimonia odierna, il significato ed il valore della transizione da una stagione addestrativa all’altra e testimoniare - al tempo stesso - la continuità e l’evoluzione della formazione, dell’educazione, dell’aggiornamento degli Ufficiali dell’Arma.
Prima di inoltrarmi in talune, sintetiche riflessioni sui temi dell’incontro odierno, desidero rivolgere un caloroso saluto ed un profondo ringraziamento a tutti gli intervenuti, ai rappresentanti delle istituzioni, agli esponenti del mondo accademico e culturale, a quanti - a vario titolo ed in diversa misura - esprimono con la loro presenza, vicinanza e consenso al nostro Istituto.
Un ringraziamento particolare a Lei, Signor Comandante Generale, per la Sua prima, ambita, autorevole partecipazione a questo nostro importante appuntamento ed un grazie speciale a Lei, Signor Vicecomandante Generale, per averci guidato fin qui - da Comandate delle Scuole - con assiduità e passione, dando modo alla Scuola Ufficiali di portare avanti la sua importante missione.
Non posso e non voglio esimermi dall’esprimere la gratitudine mia e della Scuola al Generale Gottardo, che è con noi questa sera, per la sollecitudine e la costante attenzione che fino a pochi giorni fa ci ha manifestato, come Comandante Generale dell’Arma, e che - sono sicuro - continuerà a manifestarci anche per l’avvenire.
Finisce dunque un anno accademico stimolando sensazioni, emozioni, consuntivi ed auspici.
Immagino quali siano le sensazioni di tutti: si taglia un traguardo e ci si può ristorare dalla fatica, si può finalmente provare sollievo e soprattutto gioire per l’impresa condotta a termine.
E tutti i frequentatori hanno motivo per gioire, perché ognuno ha tagliato il suo traguardo, si è alimentato al sapere, ha ampliato i propri orizzonti, si è fortificato nel carattere, si è inserito naturalmente e spiritualmente nei meccanismi istituzionali, ha condiviso con i propri comandanti, con gli insegnanti, con i compagni, l’atmosfera irripetibile della propria crescita professionale e personale.
Così è stato per tutti i corsi: per quelli periodici, a cominciare da quelli indirizzati alla formazione di base, vale a dire il 12° corso di perfezionamento, il 184° ed il 185° corso di applicazione, l’11° corso formativo, il 45° corso applicativo, l’8° ed il 9° corso tecnico professionale; e poi i corsi di aggiornamento, ovvero il 4° corso di perfezionamento universitario, il 23° corso d’istituto, l’8° corso di ammissione all’Istituto Superiore di stato Maggiore Interforze, il 7° corso per Comandanti di Compagnia Territoriale, il 4° corso di formazione per formatori, il 6° corso per capi ufficio personale, le sessioni informative per Comandanti di Regione, provinciali e reparto territoriale, il 6° corso di qualificazione all’impiego delle Unità Multinazionali Specializzate di polizia nelle missioni fuori area.
Completano il quadro una serie di iniziative integrative, come - ad esempio - un seminario sulla comunicazione istituzionale, sviluppato da prestigiose firme dell’informazione nazionale; un seminario sull’antiterrorismo e sulla criminalità organizzata cui hanno partecipato ufficiali dei Paesi aderenti all’Accordo tra le Gendarmerie europee; un convegno di studi sulla trasparenza amministrativa ed una serie di conferenze di altissimo profilo culturale, tra cui mi piace ricordare quelle tenute dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, dal Vice Presidente della Corte Costituzionale, dal Presidente del Consiglio di Stato, dal Procuratore Nazionale Antimafia.
Il nostro Istituto ha, inoltre, ospitato importanti iniziative di studio internazionale, come la sessione di lavoro per la creazione di una forza di polizia militare in ambito NATO ed il gruppo di lavoro per lo sviluppo del trattato istitutivo della Forza di Gendarmeria Europea.
In sintesi 679 ufficiali si sono avvicendati sui banchi della nostra Scuola, provenienti anche da 20 Paesi esteri, dando vita ad un fervore addestrativo ampio ed articolato in cui sono stati sapientemente dosati gli insegnamenti universitari e quelli professionali, con un occhio attento all’addestramento militare di base, culminato con il campo d’arma interforze di quattro settimane appena concluso, vissuto dai nostri ufficiali allievi al fianco dei colleghi della Scuola d’Applicazione dell’Esercito.
Insomma, un bell’impegno per tutti, docenti e discenti ai quali riconosco con grande piacere il loro merito, rassegnandolo con orgoglio all’attenzione di tutti.
Grazie di cuore; grazie ai professori delle Università di Modena e Reggio Emilia e di Roma Tor Vergata; e grazie al personale degli uffici e dei servizi, al personale ed ai coadiutori civili, al COBAR appena rinnovato, oggi in compagnia dei rappresentanti del COIR e del COCER, a tutti coloro insomma che si sono prodigati per far vivere al meglio questa comunità brulicante e gioiosa di giovani studenti, assicurandone la convivenza e le attività di studio e di svago all’interno di un complesso infrastrutturale sempre bello, moderno, razionale e pienamente aderente agli standard funzionali necessari.
Mi avvio alla conclusione e quindi ai saluti, cominciando con un arrivederci per il 184° ed il 185° corso di applicazione in attesa di accogliere il 186° corso in arrivo dall’Accademia Militare di Modena e tutti gli altri corsi che daranno vita ad un nuovo ed esaltante ciclo addestrativo.
Un saluto speciale va ai corsi in uscita, al 12° corso di perfezionamento ed al 45° corso applicativo, che saranno presto raggiunti dall’11° corso formativo ora impegnato nella fase pratico-applicativa conclusiva del loro percorso.
Su questi corsi cala il sipario facendo esplodere le emozioni che normalmente accompagnano il mutar della scena; intanto la soddisfazione per il lavoro svolto, per il consenso riscosso, per i risultati conseguiti.
E poi la smania, l’eccitazione per l’impegno nuovo che sta per cominciare.
Ma anche il rimpianto per ciò che è stato e non sarà più; per la vita scolastica a tempo pieno che finisce, portando con sé una fondamentale quota di giovinezza.
Miei cari ragazzi, non abbiate rimpianti, non voltatevi indietro.
Non è il momento. Lo farete più in là per rivisitare e coltivare i vostri ricordi. Ora dovete guardare avanti.
Varcherete un’ultima volta i cancelli della Scuola ed andrete con la vostra giovanile baldanza incontro alla vita professionale; e la vita è li fuori ad attendervi con il suo affascinante sorriso; abbracciatela con entusiasmo; afferratela e tenetela saldamente nelle vostre mani; sentitevi d’ora in avanti protagonisti, senza protagonismi, del vostro futuro e, con esso, del futuro istituzionale.
Non abbiate timori; la Scuola vi ha dato i ferri del mestiere, insieme ad un gruzzolo, ad un patrimonio di valori da difendere con assoluta convinzione, per adempiere con successo alla vostra straordinaria missione di comandanti, da svolgere soprattutto con la forza del sapere che qui vi è stata data per salvaguardare e tramandare, con fierezza e passione, l’identità istituzionale e tutto il fascino di un mestiere antico e nobile al quale vi siete lungamente preparati.
Signor Comandante Generale, questi giovani ufficiali, ormai compiutamente formati, sono pronti ad andare al Suo segnale e non vedono l’ora di fare e di far bene.
Li accompagna il mio augurio e quello che da qui in poi sarà per me l’affettuoso, incancellabile ricordo della gioia che tutti e ciascuno hanno suscitato e lasciato per sempre nel mio cuore.
Signor Comandante Generale, nel cederLe la parola, La prego di voler ufficialmente dichiarare concluso l’Anno Accademico 2005-2006.
Auguri, buon lavoro e buona fortuna a tutti.
Intervento del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri