Materiali per una storia dell'Arma

RIVISTA DEI CARABINIERI REALI
Anno I - N. 1 - novembre-dicembre 1934
Vicende di storia italiana nei carteggidei Carabinieri Reali
(La morte di Giuseppe Mazzini)
Magg. Ulderico Barengo

La sera del 6 febbraio 1872 GiuseppeMazzini, infermo, giungeva a Pisa eprendeva alloggio all’albergo Minervanei pressi della stazione ferroviaria. Ilgiorno dopo però, cedendo alle affettuoseinsistenze di Pellegrino Rosselli edella di lui consorte Giannetta, figlia diquella Sara Nathan alla quale il Mazziniera legato da tanti affettuosi ricordi,acconsentiva ad accettare la loro ospitalitàe si trasferiva in casa Rosselli, in viadella Maddalena, n. 39, nero.Da tempo ammalato, il grande agitatoresentiva che ormai si approssimava la fine.Triste tramonto il suo. Straniero nellasua terra e amareggiato da polemiche, dadefezioni, da dissidi. Notissimo quellocon Garibaldi, che tenne separati finoall’ultimo i due grandi artefici del nostroriscatto e che neppure la morte delMazzini riuscì a comporre, sebbene nelricevere la luttuosa notizia, in un impetodi generosità, il Generale telegrafasse chéla bandiera dei Mille doveva sventolaresul feretro del grande Italiano.Non avendo voluto accettare l’amnistiaconcessa dal Governo dopo la presa diRoma, al Mazzini non era concesso distabilirsi apertamente in Italia, per cuiscendendo all’albergo, in Pisa, avevadichiarato di essere il dottor GiorgioBrünn, tedesco (1).

Accorgimento questo, che se pure gliconsentì di tener celato il suo vero esserea quanti ebbero ad avvicinarlo in queigiorni, compreso lo stesso medico curante,che ritenne fino all’ultimo di trovarsidi fronte ad uno straniero (2), non impedì alle autorità di subodorare ben prestonel signore sconosciuto, che aveva tantadimestichezza con persone che si sapevanointime del Mazzini, il Mazzini stesso.Lo faceva noto in due successivi dispaccidel 15 e del 24 febbraio 1872 il capitanoRomano, comandante dei carabinieridella provincia di Pisa, scrivendoneal suo colonnello a Firenze (3).Pisa, 15 febbraio 1872.

Prevengo la S. V. Ill.ma per semplice norma come siabbia motivo di credere che il noto agitatoreGiuseppe Mazzini sia ricoverato in incognito inquesta città onde curare la propria salute molto scadenteper la grave malattia testé sofferta in Isvizzera.La sua identità finora non si è potuta constatare,ma nulla si tralascia per parte dell’autorità politicalocale e del sottoscritto per assicurarsi della veritàsenza pubblicità alcuna; ad ogni modo le caseove credesi possa abitare sono sorvegliate.Con lui si troverebbero, sempre a quanto credesi,l’inglese Alfredo Nathan ed il tedesco dottor Brünn.Pisa, li 24 febbraio 1872.Le più minute investigazioni fatte dal sottoscrittoin unione all’autorità locale, riuscirono a stabilireche in Pisa si trovano li nominati Alfredo Nathan,sotto il finto nome di Rosselli, con sua madre Sara,Maurizio Quadrio e certo dottore Giorgio Brünn,il quale appunto si crede sia Mazzini in personaavendone tutta la rassomiglianza, le stesse abitudinied essendo inoltre intimissimo colla signoraNathan, come realmente è il sig. Giuseppe Mazzini.Li succitati però conducono vita ritirata e tranquilla enon ricevono alcuno. Il sedicente dott. Giorgio Brünn,or son tre giorni è partito in vettura chiusa per Livornoe a tutt’oggi non consta sia ritornato a Pisa.Solo nelle loro linee generali le notiziefornite dal capitano Romano corrispondevanoalla realtà delle cose, poiché nonpiccola era la confusione fatta sullaidentità delle persone ivi menzionate.Ad ogni modo non molto più informatodoveva essere il Governo se ancora il26 febbraio, il ministro degli Interni,Giovanni Lanza, scrivendo al colonnellodei carabinieri di Firenze, in rispostaalle notizie fornitegli, lo informava cheil Brünn doveva essere ritornato daLivorno a Pisa, ma che «era probabileche il Mazzini fosse l’altro individuoche viaggiava in compagnia del primocol nome di Plesser» (4).Non sono quindi del tutto lontani dalvero coloro che affermarono che ilGoverno ignorò a lungo la sicura presenzadel Mazzini in Pisa (5).Ancora due giorni prima della mortedel Maestro le autorità ne avevano solamentela «convinzione morale».

Si ha sempre - scriveva il capitano Romano l’8 febbraio1872 - la convinzione morale che il sedicente dott. Brünn sia invece il Mazzini in persona,ma non si hanno finora le prove materiali necessarieper constatarne l’identità perchè quegli nonessendo accessibile ad alcuno, occorre che l’autoritàpolitica lo inviti a provare con documenti il suoessere, ciò che credo si farà quanto prima.Ad ogni modo resta escluso che il nominato Plessersia Mazzini, essendo quegli persona conosciuta eche nulla ha di comune colle famiglie che dannoluogo ai sospetti dell’autorità.Sono perciò nella circostanza di nuovamente riservarmial riguardo, trattandosi di informazioni everifiche che debbono essere assunte e fatte collemaggiori cautele e d’accordo con l’autorità politicache può disporre di mezzi più positivi ed opportuni.Una violenta ricaduta del male di cui datempo era afflitto, ponendo in moltopericolo la vita del Mazzini e gettandogrande allarme nella famiglia RosselliNathan - che si affrettava a telegrafare alBertani e ad altri perchè accorresseropresso l’infermo - dava indirettamentealle autorità la certezza della presenza inPisa dei Mazzini.Inutili le risorse della scienza per combatterela congestione polmonare manifestatasied inutile pure il consulto colprof. Minati, dell’ateneo pisano, chiestoed ottenuto dal medico curante il mattinodel 10 marzo. Poco prima delle ore15 di quello stesso giorno (6) il Mazzinisi spegneva dolcemente, ravvolto nell’ampioscialle a scacchi bianchi e neri,che già aveva servito per un altro grandemorente, Carlo Cattaneo.

Dell’aggravarsi improvviso del male, epoi del decesso, il capitano Romanotenne costantemente informato il suocolonnello a Firenze.Aveva scritto il 9 marzo:Compio alla riserva espressa nel mio foglio riservatodi ieri per significare alla S. V. ill.ma che ilsedicente dr. Brünn, oggetto dei miei precedentifogli, fu riconosciuto per Giuseppe Mazzini, nonsolo, ma che da ieri la polmonite da cui è affettosi è di molto aggravata al punto che questa manecessava lo spurgo e cominciava la mancanza divoce, ciò che rende gravissima e pericolosa la posizionedell’ammalato e quasi direi senza probabilitàdi guarigione e certezza invece di prossimafine.Ieri sera fu telegrafato dal Nathan al deputatoBertani onde accorresse presso l’infermo. Si attendonoin Pisa le sommità del partito repubblicano,ad alcuni dei quali fu pure telegrafato.Finora questa città ignora d’ospitare GiuseppeMazzini e tanto meno la sua disperata posizione;però tale ignoranza può durar più poco e certamenteove venisse a morire dimostrazioni non nemancheranno.E il giorno dopo con telegramma speditoda Pisa alle ore 15,25:Dottor Brünn morto oggi ore tre circa. Città finoraignora il fatto, tranquillità completa. -Capitano Romano.E poi ancora lo stesso giorno:Giuseppe Mazzini sotto il finto nome di dott.Giorgio Bruni è morto verso le ore tre circa in Pisa, nella casa situata in via Maddalena n. 39 nero, inseguito a violenta congestione polmonare. Egli eraassistito dalle famiglie Nathan e Rosselli. Finora siignora da tutti e la presenza del Mazzini in Pisa ela sua morte: perciò la città è perfettamente tranquilla.Persino il medico curante ignorava il veronome dell’ammalato.La più severa e riservata sorveglianza viene esercitatae mi farò un dovere di informarla sollecitamentedi quanto potesse succedere d’importante.Questa sera si attendono il noto Quadrio e il deputatoBertani.Finora ignoransi i desideri della famiglia e levolontà del partito circa il luogo dove sarà sepoltoil cadavere.L’autorità politica non ha ordinato alcuna perquisizionedomiciliare.Il comandante di questo presidio fu da me riservatamenteinformato dell’avvenimento.Tanto significo alla S.V. a spiegazione del mio telegrammadi oggi, ove mi servii dello pseudonimo diBrünn perchè non avendo cifrario avrei involontariamentepropalata una notizia che è convenienterimanga ancora ignorata.Incominciavano per il Governo i primitimori. La notizia della morte, subitodiffusa in città, destava impressione estupore facendo nota ad un tempo lapresenza in Pisa del Mazzini e il suodecesso.

Telegrammi partivano ed altrigiungevano da ogni parte d’Italia. Sipreannunziavano arrivi di personalità invista e di rappresentanze di partiti e disocietà. Gli studenti erano in fermento.Non erano soverchiamente pessimistineppure i timori di possibili agitazionipolitiche.Di questo stato d’animo risentono irapporti inviati in quei giorni dal capitanoRomano:Pisa, 11 marzo 1872.Questa mane dalla famiglia Rosselli venne denunciatala morte di Giuseppe Mazzini sotto il suo veronome a questo ufficio di stato civile. La notizia dell’avvenimentoche era a tutti sconosciuto si propagòin breve ed ora tutta la città ne è a conoscenza.Vi è qualche fermento, ma finora nulla havvi chepossa far temere disturbato l’ordine pubblico.Verso l’ora una pomeridiana gli studenti saputa lanotizia abbandonarono l’Università e ne chiusero leporte però senza commettere violenza. Ieri sera giunseroil deputato Bertani, il generale deputato Corte el’avvocato Campanella; questa mattina giunse ilnoto Quadrio. Il deputato Corte è ripartito. Il sindacodi Genova telegrafò a quello di Pisa reclamandoil cadavere di Mazzini; una deputazione genoveseverrà a riceverlo; si chiamarono professori a Romaper imbalsamare il cadavere. E’ immancabile cheallorquando avrà luogo il trasporto del cadavere nonmancheranno dimostrazioni e discorsi di circostanza;però da private informazioni ho motivo di sperarepiù che di credere che non saranno provocatidisordini di piazza atti a turbare l’ordine pubblico.Probabilmente la salma partirà domani perGenova accompagnata dal deputato Bertani percorrendola linea Pisa Spezia Genova, ma ciò nonè ancora una cosa nota. L’itinerario può esserecambiato, come ritardato ne può essere il giorno.Gli studenti sono quelli che danno a temere qualcheimprontitudine, ma si vigila onde prevenirli.Disposi una severa sorveglianza alla ferrovia ondeconoscere tutti i partigiani che qui potessero accorrereda Livorno. Furono dall’autorità intercettatidianzi telegrammi, che alcuni studenti dirigevanoai loro colleghi di Pavia, Napoli, Torino, Genovae Bologna onde inviassero in Pisa deputazioni perl’accompagnamento del feretro.

[A margine] Denunzia fatta all’ufficio di statocivile in Pisa, li 11 marzo 1872:Mazzini Giuseppe, fu Giacomo, d’anni 67, natoa Genova, morto in Pisa, via della Maddalena n.39 nero, alle ore 2 e tre quarti pomeridiane delgiorno 10 marzo 1872, per congestione polmonare.Medico curante: dott. Rossini. Pisa, 11 marzo 1872, ore 11 pom.La salma di Giuseppe Mazzini verrà questa notteimbalsamata e, chiusa in doppia cassa, partiràmercoledì mattina per Genova, percorrendo lalinea ferroviaria Pisa, Pistoia, Bologna, Piacenzae Genova.Questo ritardo darà certamente tempo a moltipartigiani del defunto di accorrere domani a Pisaaumentando così le difficoltà pel mantenimentodell’ordine pubblico, le quali però si procurerà disuperare.Alcuni esaltati studenti di questa università hannointenzione domattina di impedire violentementel’apertura della medesima: l’autorità politica haordinato che forza rimanga alla legge e che l’universitàrimanga aperta; le opportune disposizionifurono da me prese di concreto con la predettaautorità perchè tale ordine sia eseguito.In giornata giunse in Pisa il sig. Canzio; si attendel’arrivo da Livorno del noto Sgarallino e compagni;in questa città poi gli studenti, società operaie,la società dei reduci ed internazionale si preparanoad accompagnare il feretro sino alla ferroviae ciascheduna invierà una deputazione sino aGenova; dimostrazioni non mancheranno al certo,nulla si tralascierà onde non escano dalla sferadella legalità.E’ pure in Pisa il deputato Mordini.La sera si è passata tranquilla: non vi è stata follapresso la casa del defunto; finora nessuna improntitudinesi ebbe a lamentare per cui nessun apparatodi forza venne fatto.Alla prova dei fatti le preoccupazionidelle autorità risultarono infondate. Ilcadavere, sempre avvolto nello scialleche era stato di Carlo Cattaneo, avendoalla destra una piccola bandiera tricoloreed in capo una corona di lauro, rimaseesposto al pubblico in una piccolastanza di casa Rosselli dalle ore antimeridianedel giorno 12 alle 3 pomeridianedel 13.

I visitatori furono ammessi agruppi di sei per volta ed una folla diparecchie migliaia di persone sfilò cosìmuta e ordinata dinanzi al cadavere.In segno di lutto per la morte delMaestro la scolaresca pisana, oltre adastenersi dalle lezioni, avrebbe volutoche l’università rimanesse chiusa. Ma ilrettore vi si oppose e ottenne di riaprirlaavvalendosi della forza pubblica, percui gli studenti, indispettiti, pubblicaronoil 12 marzo un manifesto di protestanel quale era detto: «Il rettore diquesta università, appoggiato da numerosaschiera di pubblica forza oggi, alleore 10, contro il volere e la resistenzadegli studenti ha fatto risolutamenteaprire l’università. Noi, a nome dellascolaresca pisana, protestiamo altamentecontro simile atto e speriamo che nonvi sarà alcuno fra gli studenti, tantonemico di solidarietà e di concordia dafrequentare in questo giorno le lezioni».I funerali si svolsero nel tardo pomeriggiodel 14 marzo e ad essi presero partecirca 6ooo persone, mentre una follaenorme assisteva sotto la pioggia dirottaal passaggio del corteo.Ecco ora gli ultimi rapporti inviati dalcapitano Romano a Firenze:Pisa, 12 marzo 1872.La notte dall’11 al 12 è passata tranquilla. Questamattina gli studenti di questa università non permiseroal rettore che la medesima venisse aperta.Informatane l’autorità politica si fece con la forzada un delegato di P.S. e da poche guardie. Unaquindicina di carabinieri assistevano all’apertura senza però porre piede nella università. Gli studentinon opposero resistenza e l’università rimaseaperta, ma non frequentata, sino all’ora prescritta.Trecento uomini di truppa, che erano pronti perogni evenienza, non ebbero modo di uscire dai loroquartieri.La salma di Giuseppe Mazzini partirà nel pomeriggiodi domani per Genova. Il deputato Bertanidesidera percorrere la linea Pisa, Pistoia, Bologna,Piacenza, ma il Governo invece ha ordinato percorrerequella Pisa, Spezia, Genova.Gli studenti cercarono affiggere l’unito proclama (7)ma ne furono impediti dalla forza pubblica.Il cadavere di Giuseppe Mazzini, imbalsamato, èesposto nella casa Rosselli in via della MaddalenaN. 39 ed il pubblico a piccoli drappelli è ammessoa vederlo.

Vi è molta gente davanti alla casa, mané confusione né disordine, giacché due sole pattugliedell’Arma bastano a mantenere libera la circolazione.Pisa, 13 marzo 1872.Il trasporto della salma di Giuseppe Mazzinivenne differito all’indomani. Il motivo apparentedi una tale proroga si è perchè a Genova non èancora tutto in ordine per riceverlo, ma il vero sicrede sia perchè non reputasi conveniente che lasalma giunga domani a Genova siccome giornoanniversario della nascita di S.M. il Re.Il Governo ha autorizzato l’itinerario Pisa,Pistoia, Bologna, Piacenza, Genova purché i delegatiincaricati dell’accompagnamento della salmarispondano sulla loro parola dell’ordine pubblico.Ieri sera giunsero in Pisa i seguenti deputati:Miceli, Lepiane, Ronchetti, Tamaio, Asproni,Brescia e Fabrizi; questa mane giunsero daLivorno e da altri luoghi buon numero di gentedella peggiore specie e capaci, ove l’occasione si presenti,di promuovere disordini.Per ora la città è tranquilla, ma buona parte deglistudenti di questa università ed i molti drappellidelle società venute da altre provincie sono in fermentoe non nascondono il desiderio di far chiassoe, potendolo, peggio.Bandiere guarnite a lutto sventolano a diversi balconie da alcune botteghe.Essendo aperto il maggior teatro di questa cittàquesta sera vi si teme qualche dimostrazione; hoperciò suggerito al sig. Prefetto di farvi ad ognibuon fine comandare un picchetto di guardia, chesenza dare nell’occhio può prestare un utile servizio,ove occorra.L’esposizione del cadavere per il pubblico è cessata,non vi sono più ammesse che persone di intimaconoscenza.Pisa, 15 marzo 1872.Alle ore 5,30 pomeridiane di ieri la salma diGiuseppe Mazzini partiva per Genova percorrendola linea Pisa, Bologna, Piacenza. Il funebrecorteo dalla casa già abitata dai defunto partivaverso le ore 13,30 pomeridiane e percorrendo le vieMaddalena, Lung’Arno Reale, S. Maria, si recavaalla stazione ferroviaria succursale, sita fuoriPorta Nuova. Apriva il corteggio una bandamusicale, veniva quindi il feretro situato sopra uncarro tirato da due cavalli, ornato con corone d’alloro,seguivano i parenti ed amici del defunto, idiversi deputati qui giunti ed alla S.V. già statisegnalati, numerose deputazioni di società di varieprovincie d’Italia, i rappresentanti di alcunimunicipi, il sindaco e la giunta comunale di Pisa,dieci bande musicali e 32 bandiere di societàdiverse. A circa 6000 si calcola il numero dellepersone che componevano il seguito; il numero deicuriosi era innumerevole.

Le botteghe ove passavail corteggio erano chiuse.Ieri sera il teatro, malgrado la mesta cerimoniadella giornata, era affollatissimo e lo spettacolo sipassò in una quiete perfetta.Malgrado il fermento che notavasi soprattuttonella classe artigiana pel grave avvenimento, malgradol’esaltazione del partito democratico, e malgradoinfine l’insolita e poco gradita presenza dellafeccia delle limitrofe provincie, specialmente diLivorno, sempre pronta a pescare nel torbido, ogni cosa si passò in perfetto ordine; nessun discorsovenne pronunciato, nessuna dimostrazione ebbeluogo, nessun reato fu denunziato e non si ebbe adeseguire alcun arresto.All’energia spiegata in tale circostanza da questosig. Prefetto, alle preventive misure prese che neimposero ai malpensanti, all’influenza da lui esercitatasopra i delegati alla direzione della cerimonia,alla personale responsabilità in certo modoloro affidata, si deve l’insperata tranquillità dellagiornata di ieri ed il perfetto mantenimento dell’ordinein circostanza sì grave ed eccezionale.Tutte le bandiere che seguivano il feretro eranolegali, quella dell’internazionale non si permiseseguisse il funebre corteo e ne fu disposto il sequestroove apparisse.La curiosità dei cittadini era grande; il loro entusiasmonullo e su questo forse si calcolava dai partigianiaccorsi.A notte già fatta il convoglio che recavala salma del Mazzini partiva alla volta diGenova. Il grande Esule tornava alla suaterra, non più straniero in patria.Ora facevano veramente al canto suo iversi del Goethe, che tante volte glierano tornati alla mente in quei mesi disofferenze e di amarezze: «Gli uccellinisono silenziosi nella foresta; aspetta,anche tu presto riposerai» (8).



(1) - Si legge comunemente che in questa circostanza ilMazzini dichiarò di essere il sig. Giorgio Brown, negozianteinglese. Che tale si sia fatto credere dal medico curante,dott. Rossini, che lo affermò in un opuscolo, ormai raro,stampato dopo la morte del Maestro (C. ROSSINI,Dell’ultima malattia di G. M., Pisa, Nistri, 1872, pag. 7)non ho motivi per metterlo in dubbio; ciò ad ogni modonulla toglie all’ipotesi che scendendo dall’albergo si sia invecequalificato per il dott. Giorgio Brünn, tedesco, risultandotale nominativo dai documenti che pubblico. Certo adun nome consimile doveva pensare da tempo il Mazzini,poiché ancor prima di partire per l’Italia, scrivendo daLugano a persone amiche, diceva loro di indirizzare la corrispondenzaal sig. Giorgio Brünn, via della Maddalena, 39,Pisa. (cfr.: Lettere ad una famiglia inglese, edite da E.F.RICHARDS, Torino, Paravia, 1925, Vol. III, pag. 227 e G.MAZZATINTI, Lettere di G. M. ad Aurelio Saffi ed alla famigliaCrawford, Milano, Albrighi e Segati, 1903, pag. 383).
(2) - Nell’opuscolo già citato (pag. 20), il medico curante,dottor Giovanni Rossini, confessava che molto lo avevanocolpito la nobiltà dell’aspetto, la elevatezza del pensiero, lagrande erudizione del suo ammalato e soprattutto il sentirloparlare il più puro italiano, mentre lo riteneva inglese.Avendoglielo fatto notare, il Mazzini così pacifico e abitualmentecon fisionomia atteggiata a dolcezza, aveva immediatamentereplicato con volto animato e con parola concitata:«Ma io sono italiano, amai infinitamente la mia patria ecredo aver operato qualcosa per lei». Indi a poco a poco calmandosidi quell’agitazione e riprendendo la sua naturaledolcezza di modi e di parole continuava dicendo: «Sono natonella Liguria, sono quarant’anni che dimorò a Londra».
(3) - Questi e gli altri documenti riprodotti qui di seguitoprovengono dall’archivio storico dei carabinieri reali inRoma, Carteggio riservato della Divisione di Pisa, 1872,fasc. Presenza in Pisa di Mazzini Giuseppe e sua morte.
(4) - II Mazzini partì effettivamente per Livorno come risultaanche da una lettera inviata il 16 febbraio 1872 adAndrea Gianelli con il poscritto: Indirizzate a PellegrinoRosselli, palazzo della Posta, Livorno: dentro «per l’amico»(cfr. Cenni autobiografici e ricordi politici di Andrea Gianelli,Milano, Unione tipografica, 1926, pag. 548).
(5) - Il Gasperetti (Appunti per l’istoria: onoranze funebri aGiuseppe Mazzini, Pisa, Stamperia Valenti, 1872) scrisse:«Fu detto per le stampe che la questura e il Governo conoscevanola dimora di Giuseppe Mazzini in Pisa e fu dettoanche il contrario.Dalle informazioni raccolte in proposito non siamo riuscitia chiarire la cosa. Per noi il dubbio resta».Decisamente per la negativa è il Roggero, basandosi sullatestimonianza di chi a quell’epoca era studente nell’ateneopisano. Dubbioso è invece il Ferrari Mirenza (La morte delMaestro in «RIVISTA POPOLARE», 1923, n. 19-20). Anchesotto questo punto di vista i documenti ora pubblicati chiarisconola questione.
(6) - Il Comandini (L’Italia nei cento anni del secolo XIX),segna quale ora della morte le 13,32 del 10 marzo. Noi ciatteniamo alle indicazioni contenute nel rapporto del capitanoRomano, pubblicato in questa stessa memoria.
(7) - Manca. Forse è quello riprodotto più sopra.
(8) - G. MAZZINI, Lettere ad una famiglia inglese, op. cit. III, 228.