Materiale per una storia dell'Arma

1° Cap. Arturo Baù

RIVISTA DEI CARABINIERI REALI
Anno III - n. 1 - gennaio-febbraio 1936

Dell’istruzione

1° Cap. Arturo Bau’

- Signor Capitano, c’è da fare “l’istruzione mi dice lo scrivano, il fido Mentore, che mi ricorda sempre i miei burocratici doveri. Guardo il calendario: siamo al 27 del mese, giorno di S. Paganino. Sono tutti in festa, io solo sono costretto a mettere un po’ di nero sui roseo per preparare “l’istruzione”. Una volta si diceva - sbocconcellare il pane del sapere - una frase presuntuosetta, un po’ giù di moda, ma è rimasta la cosa: per ogni giorno del mese ricavare dal complesso dei codici e regolamenti, un punto da svolgere e chiarire. Per questo, la panciuta libreria aperta mette in fila, come tanti soldatini, i libri della legge, circolari e bollettini, ordini del giorno e, non è un’inversione, fogli d’ordine. Basta che tu allunghi la mano: tante note come per fare una suonata, tanti tasti grigi, azzurri, verdini, arancione, di colore indeciso; ma come per suonare una musica discreta e passabile occorre perizia, gusto, tatto, euritmia e proporzione, così per fare un buon reparto mensile d’istruzione necessita condensare in poco, in modo ordinato, succinto e chiaro, la parte viva, migliore e non caduca che sonnecchia ed aspetta in tanti rispettabili libri, volumi, circolari e bollettini. Capite subito che il sunto diviene una cosa seria: dal molto ricavare il poco, da ripartirsi bene, non solo nei diversi giorni del mese, ma anche nei vari mesi dell’anno, tenendo conto delle solennità civili e religiose, di specifiche glorie e memorie dell’Arma, dell’intensità più o meno criminosa della zona, dell’attività politica-industriale della piaga, dell’importanza turistica-militare della giurisdizione, dei momenti politici e sociali che si attraversano. Ne consegue che il reparto d’istruzione di una compagnia dislocata lungo la linea di confine, pur rispondendo nelle grandi linee a quello di altra in zona industriale, dovrà richiamare leggi, disposizioni e bandi interessanti la polizia militare, mentre per l’altra compagnia, il reparto stesso terrà conto della vigilanza da esercitarsi sulle industrie ed i traffici. In alcune piaghe della Sicilia s’insisterà sulla figura dell’abigeato, nell’Alessandrino sulla repressione degli incendi dolosi: reati tipici, in differenti distretti. È inutile, o per lo meno superfluo, ordinare al comandante una stazione montana d’impartire la conoscenza delle norme che regolano la concessione degli arenili sulla spiaggia, come è inutile far sapere ai carabinieri di Viareggio che il cervo di Sardegna va in amore dalla fine di settembre alla metà di ottobre e che l’art. 3 comma 4) lettera a) del decreto luogotenenziale N. 53508 provvidamente vieta di cacciare e di prendere le femmine dei cervi in qualunque epoca dell’anno. Nelle due stazioni un’istruzione così ordinata avrà sicuramente un risultato nullo: giornata quindi perduta! Il solito pedante può obbiettare che tutto è bene a sapersi, ed infatti nella mente c’è un posticino per ogni nozione, anche per i logaritmi e per le applicazioni disintegrative del fascio luminoso per sapere quali metalli ci sono nella luna; ma noi non dobbiamo mai perdere di vista il nostro uditorio che domanda semplicemente pane integrale e casalingo. Anche del pane, però, si può fare indigestione e mi spiego. Ci son reparti d’istruzione gonfi, congestionati, pieni come uovo, con evidente, nel compilatore, la preoccupazione di rendere satollo il suo discente; pasti pantagruelici che per ben digerirli non basta la solita oretta, che si fa quando si fa, ma occorre una settimana, due, un mese. È inutile far passare tra le mani di chi sa appena compitare, le gravi, dense, illustri relazioni di S. E. il Ministro per l’applicazione dei nuovi codici; superflua la critica, la ricerca della genesi e dei successivi sviluppi ed adattamenti di un articolo del codice: tempo perduto, elucubrazioni da aula universitaria, non certo adatte per le nostre stazioncine rurali. È meglio insegnare poco e bene, che molto e superficialmente. Convien fissare bene i punti essenziali da quelli accessori, sfrondare, e tenersi al nocciolo, anche per non creare i saccenti, i saputelli, i presuntuosi ignoranti; come quel tale che, alle modeste lineari mie osservazioni ai suoi processi verbali, aveva preso il vezzo di rispondermi: il Carrara dice.., il Manzini commenta... la suprema corte di giustizia si è pronunciata... secondo il Gianturco... è postulato della scuola classica... Presi il foglio matricolare: 3a elementare... Lo azzittii, raccontandogli una storiella. - C’era a Venezia un gondoliere che sapeva a memoria tutta la Divina Commedia e per un quarto di litro (un’ombretta come dicono lassù) recitava a piacere un canto dell’inferno, del purgatorio o del paradiso: “lo giorno se ne andava...“, “la bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator...”. “Alza le vele ormai la navicella...” e d’una radice nacque ed io ed ella. Andò a finire che quel dantista gondoliere tanto si fissò sul divin poeta, che se ne uscì pazzo, al punto da andare gridando per la laguna: Pape Satan! pape Satan... aleppe! “. Gli misero la camicia di forza e lo portarono a S. Servolo. Egregio il mio signore, non si fissi troppo nei libri che non può capire, si accontenti delle sinossi; lasci stare in pace Carrara, Manzini, Gianturco e compagnia e si ricordi del povero gondoliere”. Capì il latino e, d’allora, mi scrisse liscio liscio, piano piano. Oggi, con le ampiezze e le complicazioni del vivere, nelle arti e professioni si delinea, sopra una base comune, la specialità. Abbiamo pertanto, per stare nel solo campo sanitario, il medico-chirurgo, il dentista, il pediatra, lo psichiatra, l’ortopedico, il radiologo e così via. Anche noi, pur essendo tutti ufficiali dei carabinieri, pratichiamo più o meno nell’intimo, qualche volta senza saperlo, una data specialità che si riflette poi in un particolare ramo del nostro servizio e della nostra attività. Ci sono i più tagliati per il campo informativo, altri per i codici, quelli ferrati nei regolamenti, i casellari ambulanti che vedono tutto sotto la fattispecie di categoria, specialità, pratica; i distratti, gli ordinati, i pedanti, i toccati dal tifo amanti della ginnastica e dello sport, i sedentari, i dinamici, gli irrequieti, gli uomini di punta, gli appartenenti al grosso, i comandanti di truppa etc. Siccome nella varietà sta la vita e poggia il successo, l’Arma da questa effervescenza di intelligenze e varietà di caratteri trova il suo equilibrio e la sua forza. Ora, ad esaminare bene un reparto d’istruzione, si può intuire benissimo il carattere e la specialità dell’autore. Come c’è il radiologo che ti scopre la monetina ingoiata per accidente dal bambino, o i fibromi di un carcinoma incipiente (tocca ferro), così tra noi trovi il versato nella psicologia criminale che ti scopre in ogni galantuomo almeno una tara degenerativa ereditaria, ed in conseguenza t’infarcisce il reparto mensile d’istruzione con tutto il formularono segnaletico descrittivo e con l’atlante didattico di polizia preventiva e repressiva. C’è lo specialista nella polizia giudiziaria, un pessimista in genere, che vede nemici e trabocchetti dappertutto, falsi in ogni scrittura, bugie in ogni dichiarazione, vuol toccare tutto come un doganiere, ed in conseguenza t’imposta il reparto d’istruzione sui fermi preventivi, sulle perquisizioni e gli appiattamenti, sulle impronte digitali e la grafologia, nonché sulla genealogia delle famiglie fino alla quarta generazione, ostinato a fare dei suoi carabinieri un allevamento di segugi. Trovi lo sportivo che ti prescrive venti minuti su sessanta di movimenti a corpo libero, pronto a distruggere una sedia per fare degli appoggi, a spianare l’orticello della caserma per il gioco delle bocce o per il tiro della fune. Bicicletta, foot-ball, sci, lotta giapponese, clavicole rotte, spalle slogate. Non importa. L’ideale è per lui il carabiniere acrobata. Così può capitare come capitò al sottoscritto di entrare in una caserma dell’Arma e di trovare il maresciallo scamiciato che faceva a pugni con il piantone. - Cosa fate? - Facciamo la boxe. L’appuntato, come arbitro, si teneva il naso dal quale zampillava del bel sangue rosso. - Chi l’ha prescritto? Ginnastica svedese, ginnastica da camera, spinta delle braccia avanti, salto in alto, sulle gambe piegate! era prescritto in quel reparto, mentre nel cortiletto della caserma si innalzava, lugubre come una forca, una effe gigantesca, con una corda penzoloni, una corda da impiccati per l’arrampicata. Trovai un caro collega, che da ragazzo era stato investito da un velocipedastro, fissato sul testo unico di norme per la tutela delle strade e per la circolazione, tanto che nel compilare l’istruzione mensile ti condiva il regio decreto 1740 in tutte le salse, e ti mandava ore ed ore i carabinieri sugli stradali con l’ingiunzione di non ritornare mai a mani vuote, ma con almeno le sacramentali L. 10, 10, per quota contravvenzione conciliata. Andò a finire che neppure i pedoni, per tema di esser trovati con il coltelluccio in tasca, passarono più per quelle strade. Ci sono poi gli abitudinari, i sedentari comandanti di truppa, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra, che trovano comodo di allungare la mano nei ludi cartacei per esumare la pratica iniziata in anno domini.., intestata così: reparto annuale dell’istruzione. Mese... giorno... Musica maestro! Metodo pericoloso! Perchè può accadere di dare per vive e vitali le leggi morte e seppellite, con il danno e le beffe di quelli che si vuol erudire e può succedere, altresì, quello che capitò ad un mio amico, strettissimo parente, tanto a me vicino: “Era una bella giornata d’autunno, il sole si affacciava lieto all’orizzonte, gli augelletti...” e quel mio amico doveva compilare il reparto d’istruzione. - Non la si confonda - gli sussurrò il fido Mentore, cresciuto all’ombra del cupolone: si va in archivio e si scava. L’archivio è un pozzo d’oro. Tutto in questo mondo ha un precedente ed anche l’istruzione ha i suoi precedenti. Nihil novi sub sole. L’amico non ci pensò su. Scavò. Quattro colpetti sulla pratica piena di polvere e via. “Trenta giorni ha novembre con april, giugno e settembre...”. Copiò tutto, in pieno, senza omettere nemmeno una virgola: plagio assoluto, furto completo, perpetrato alla cieca, con una sconcertante confusione di date, di giorni, di leggi, di regolamenti abrogati, distrutti, dispersi. Dopo, con la coscienza leggera, convinto di avere operato a fin di bene, quel mio amico andò a passeggio. Era una bella giornata di autunno... Passa un giorno, passano due, al terzo, lettera riservata alla persona. L’amico apre. Tre giorni di arresti ed il codicillo sulle note: “Trascura l’istruzione dei dipendenti”. Triste fiore di spino che ogni anno a novembre rinverdisce sulle note dell’amico, molto a me vicino, come fioriscono i crisantemi il giorno dei morti. Ma bando alle malinconie. Non parliamo che per sommi capi della legislazione sociale assicurativa o di previdenza e protezione del lavoro, non inoltriamoci a cuor leggiero nei meandri della legislazione sindacale corporativa, ma insegnammo ai nostri carabinieri quelle poche nozioni fondamentali che possono guidarli nell’espletamento del loro servizio. Ad entrare nella fabbrica Borsalino, esigendo l’osservanza di tutti i regolamenti, si uscirebbe senza cappello; alla Fiat di Torino, non in automobile, ma con le grucce; a voler fare osservare tutti i regolamenti ferroviari, i treni non correrebbero più; perciò noi, dobbiamo essere dei generici e non degli specialisti, badando ad impartire ai nostri carabinieri, poche cognizioni elementari, le più importanti e sicure, sulle varie provvidenze e difese sociali, poiché tutto il nostro servizio si basa sulla misura e sul principio di dare alle cose l’importanza che effettivamente hanno nella vita pratica contingente. Noi non viviamo tappati in uno studio dove si può dissertare, filosofeggiare, divagare, bizantineggiare anche, non viviamo in un gabinetto di esperienze chimiche, mediche o fisiche, non ci perdiamo in calcoli infinitesimali, ma viviamo sulla strada a contatto dell’uomo della strada, del quale dobbiamo conoscere i bisogni, le debolezze, le passioni, i pregi e le virtù. Occorre quindi essere come dei buoni medici, pronti ad accorrere ad ogni chiamata, da qualsiasi parte venga, di giorno e di notte, con una ricetta semplice ed elementare per ogni male, usando l’antidoto senza esagerazioni e nervosismi, con tranquillità d’animo e fermezza di polso. Il nostro reparto d’istruzione non può essere che un modesto ricettario per risolvere i casi gravi ed urgenti, reparto da farsi come un buon “cook-tail”: un po’ di codice penale, qualche goccetta di quello di procedura, molto regolamento dell’Arma, una spruzzatina del regolamento di disciplina, un pò di caccia, un pò di pesca, qualche ingrediente del codice della strada, un zinzino di polizia militare drogati di diritto corporativo e di legislazione sociale, un po’ di maneggio e nomenclatura delle armi, di ginnastica elementare al principio ed alla fine dell’istruzione, il tutto inzuccherato da alcune tracce di morale, e dal consiglio di buoni modi e di retto comportamento in caserma ed in pubblico, tenendo presente la parabola: “Un uomo scendeva di Gerusalemme in Gerico, e si abbattè in ladroni; i quali spogliatolo, ed anche dategli di molte ferite, se ne andarono lasciandolo mezzo morto. Or a caso un sacerdote scendeva per quella stessa via; e, veduto colui, passò oltre di rincontro. Simigliantemente ancora, un levita, essendo venuto presso di quel luogo, e, vedutolo, passò oltre di rincontro. Ma un Samaritano...” Ecco noi dobbiamo essere i Samaritani della legge, i custodi della pace sociale e domestica, quelli che appagano la sete di giustizia e carità, semplici e generosi, e per questo non ci occorre molta lettera, che spesso ingombra, ma intelligente comprensione e pietà, senso di misura e prudenza, rifuggendo da ogni eccesso e meccanicità, perchè, in certi casi, non v’è maggiore insulto alla legge che applicando la legge in pieno con una fissa tariffa di pedaggio. Morale: Rifuggiamo dalle specializzazioni e dagli eccessi, non attacchiamoci alla lettera ma allo spirito della legge, e serviamo il nostro prossimo, non come lo scriba ed il levita che vedono il male e passano oltre, ma come il buon samaritano che si sofferma misericordioso, assiste e provvede. Ed in conseguenza tutto il nostro reparto d’istruzione dev’essere soffuso da questo senso di umanità e di misura, di utilità pratica e di equilibrio, rifuggendo da ogni dottrinarismo ingombrante, da ogni particolarismo accessorio, a scapito dell’essenziale. Compilare un buon reparto d’istruzione è men che niente, se, chi lo deve sbocconcellare, lo passa agli atti del carteggio: oppure te lo sbircia con dispetto, dicendo su quattro parole a vanvera, tanto per sgravarsi la coscienza; o ti fa il trucco di imbeccare i passerotti: “Se viene il sig. Tenente oggi abbiamo parlato del.. mappamondo”. Parodie e sberleffi dell’istruzione, che quando si colgono non vengono mai a sufficienza puniti; ma siccome anche per i matematici c’è la dimostrazione per assurdo, così noi, benigni, ammettiamo per assurdo che ciò non avvenga e che l’istruzione, un’ora al giorno, effettivamente si faccia. Il gran principio è di far parlare più che parlare, di scendere più che salire, di passare dal semplice al complesso e di fissare idee ed impressioni in modo nitido sulle questioni più importanti, guardandosi sopratutto dall’insegnare troppe cose insieme, ma una alla volta, e di non passare alla nuova nozione, se non è stata ben assimilata la precedente.