Gen. B. Arturo Esposito

I conferenzieri sin qui intervenuti hanno pregevolmente affrontato i vari aspetti relativi all’impiego dei reparti MSU: dalla configurazione ordinativa ai compiti, dalle capacità già dimostrate alle potenzialità esprimibili nell’ambito degli interventi di pacificazione, cui con sempre maggiore frequenza il nostro Paese è chiamato a fornire il proprio contributo. Da quando, nel 1998, è stato schierato il primo Reggimento MSU in Bosnia, i compiti di tale assetto sono progressivamente aumentati. Oggi infatti i tre reggimenti impegnati in Bosnia, Kosovo e Iraq, oltre ad essere orientati al controllo della folla, svolgono un ruolo determinante in altri qualificati settori. Riveste oggi particolare rilievo la raccolta e l’analisi delle notizie sulla criminalità organizzata che i Reggimenti assumono in chiave di Force Protection (protezione della Forza) e di antiterrorismo, le investigazioni di reati connessi con tali forme di criminalità, il pattugliamento areale, la liberazione di ostaggi e la repressione dei cecchini, l’estrazione di persone protette, l’assistenza al ritorno dei rifugiati e degli sfollati nonché il sostegno alla ricostruzione delle Forze di polizia locale. Per la loro peculiare natura le MSU rappresentano quindi una preziosa risorsa nelle aree di crisi ove sia opportuno attivare funzioni di “sostituzione al combattimento” al fine di ristabilire condizioni di civile convivenza, esportando così le caratteristiche ed i modelli operativi tradizionalmente propri dell’Arma in Patria, quale forza militare di polizia in servizio permanente di pubblica sicurezza.

Caratteristica fondamentale dell’Arma è la flessibilità operativa che ha permesso di concepire le MSU su base modulare al fine di potere, attraverso il bilanciamento delle varie componenti (informativa, investigativa e speciale), soddisfare le esigenze connesse con gli ambienti operativi e i compiti di ogni singola missione. È proprio grazie a questa capacità, che le MSU hanno potuto dunque adeguarsi con facilità all’evoluzione dei compiti affidati loro. Pur se i compiti sono andati nel tempo aumentando, le capacità di intervento per la gestione dell’ordine pubblico restano comunque un aspetto fondamentale dei Reparti MSU. Del resto, i recentissimi gravi episodi che hanno insanguinato i Balcani, hanno confermato in campo alleato, sotto questo punto di vista, la vocazione delle Unità MSU e del suo modello funzionale. La NATO, infatti, chiamata a fronteggiare il degenerare della situazione a Mitroviza dopo l’uccisione di tre bambini albanesi, ha ritenuto in prima battuta di rinforzare il suo dispositivo potenziando gli assetti MSU schierati in modo da meglio affrontare i gravi disordini di piazza.

E così, a poche ore dai fatti, due compagnie di Carabinieri schierate nella MSU di Sarajevo, sono state aviotrasportate a Pristina e subito impiegate in strada per contenere migliaia di manifestanti. Oltre all’ordine pubblico, un’ulteriore attività di rilievo è rappresentata dal controllo del territorio. Quest’ultimo realizzato attraverso l’esecuzione di un pattugliamento mirato a prevenire la minaccia attraverso sperimentate modalità che si basano sulla vicinanza alla popolazione e sul monitoraggio dei punti critici in termini di ordine e sicurezza pubblica, realizzando in tal modo, quel “contatto ambientale” tipico della professionalità del carabiniere. Per la sua particolare finalità, l’azione svolta dalle Unità Specializzate differisce sostanzialmente da quella condotta dalle Unità di combattimento, indirizzata invece a prevenire e reprimere la minaccia militare e monitorarne le fonti. Anche l’intervento repressivo si gioca sulle modalità operative classiche delle Forze di polizia ed è, quindi, quasi mai letale e strettamente commisurato alla forza da respingere. E ciò appartiene al tradizionale bagaglio culturale e professionale delle Forze di polizia al quale l’Arma può aggiungere la sua militarità.

Le fondamentali differenze, emerse anche in questo Seminario, portano a considerare come il pattugliamento areale condotto da MSU e dalle unità di combattimento non debbano essere considerati come sovrapponibili ma, al contrario, entrambi necessari. Sfruttandone infatti le rispettive potenzialità, le due attività debbono e possono essere utilizzate per costituire un razionale ed integrato sistema di controllo territoriale indispensabile ai fini della sicurezza generale dell’area di responsabilità. Queste condizioni, è inutile che io lo ripeta, attengono soprattutto alla necessità per MSU di poter disporre di grande autonomia operativa e ampia libertà di manovra nell’intera area d’operazioni. MSU infatti è una risorsa strategica, che deve essere tenuta alla mano dal Comandante Interforze di teatro e spesa in supporto e integrazione specializzata dell’attività condotta dai reparti cui invece è affidato il controllo militare di porzioni di territorio. Abbiamo visto che MSU si sviluppa conseguentemente come una esperienza pratica, inizialmente priva di costruzione normativo - concettuale a sostenerla che, nel corso del tempo, ha demarcato i confini della funzione militare operativa di MSU oramai definita come “funzione di sostituzione del combattimento” da esercitare laddove, per la natura non militare della minaccia e la fonte di quest’ultima (la popolazione civile) è necessario dare corso ad una risposta militare con l’approccio e gli strumenti tipici di una Forza di polizia.

Missione di MSU è quindi la creazione di un ambiente sicuro per la Forza e la tutela delle operazioni militari da minacce non militari. Gli ordini d’operazione e la realizzazione delle procedure tecnico - tattiche necessarie per l’impiego dell’Unità, pertanto, hanno anticipato e posto le fondamenta per la dottrina MSU, che si sviluppa successivamente sulla base delle esperienze maturate, in un processo dal basso verso l’alto. Ma MSU, per l’Arma dei Carabinieri, non è solo partecipazione allo sforzo nazionale per contribuire alla pacificazione delle più martoriate aree del globo. Conscio delle grandi potenzialità esprimibili, il Comando Generale dell’Arma ha deciso, all’indomani dell’11 settembre 2001, di investire ulteriori risorse nei Reggimenti MSU, nella convinzione che l’impegno nei teatri operativi costituisca - anche e soprattutto - una difesa avanzata per il Paese nei confronti di tutte le forme di criminalità e in particolare del terrorismo che, in molte di quelle aree, trova un fertile terreno di sviluppo.

Sono intuibili, infatti, le potenzialità informative offerte dalla presenza di così qualificati sensori. Le MSU costituiscono, oggi, assetti determinanti per la raccolta informativa nei vari teatri operativi, in quanto forniscono dati sensibili per l’elaborazione di documenti di analisi, anche ai fini della valutazione della minaccia per il contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata, terrorismo e traffico di sostanze stupefacenti. In tale quadro il Comando Generale, conscio che la molteplicità dei rischi che interessano l’attuale scenario globale e la molteplicità delle aree di provenienza della minaccia richiedono lo sviluppo di una “attività informativa avanzata”, si adopera per garantirne lo stretto raccordo con gli altri Enti che trattano le informazioni, a livello interno ed internazionale, attraverso l’intensificazione dei rapporti di cooperazione a livello operativo e di interscambio delle informazioni. A conferma di quanto ho detto, ricordo quale esempio l’arresto avvenuto a Bologna nel Febbraio 2002 di Jarraya Khalil, ricercato da alcuni anni quale principale responsabile di una rete che finanziava il terrorismo islamico in Spagna, Germania, Francia, Belgio, ed Italia con il traffico di armi, documenti e valuta falsificata. L’importante operazione, infatti, è stata condotta dal ROS, appositamente attivato dal Reggimento MSU-SFOR che, ne ha segnalato l’imminente rientro in Italia dalla Bosnia dove si era rifugiato.

È dunque evidente come le capacità informative dei reparti MSU ne esaltino l’attitudine ad affrontare i compiti tipici di ogni futura attività di peacekeeping, nel quale il Paese voglia spendere una risorsa operativa valida ed efficiente. In relazione al prevedibile moltiplicarsi delle esigenze, il Comando Generale è attivamente impegnato per ricercare, sul piano della cooperazione internazionale, il contributo di quelle Forze che, come i carabinieri, hanno capacità militari e cultura info-investigativa.


(*) - Generale di Brigata dei Carabinieri, comandante della Regione Carabinieri Sicilia.