L'impatto del servizio militare femminile. Un primo bilancio

Leonardo Natale (*)


Sintesi

Il servizio militare femminile in forma volontaria in Italia è diventato una realtà con i primi arruolamenti nell’anno duemila. Oggigiorno, a una distanza di tre anni dall’immissione delle donne nel mondo militare, si registra una presenza femminile in costante aumento. Questo fenomeno riveste un’importanza particolare nel nostro Paese, in quanto l’Italia è stata l’ultima tra le nazioni aderenti alla NATO a consentire l’arruolamento femminile: Last but not least perché questo “ritardo” è stato comunque utile per permettere all’Italia di confrontarsi da subito con le altre realtà militari nazionali dell’Alleanza, aprire gradualmente a tutti i settori il reclutamento femminile nelle Forze Armate e predisporre in anticipo gli apprestamenti necessari. Il presente studio si è orientato prevalentemente sulle rilevanti modifiche infrastrutturali necessarie a rendere fruibili al personale dei due sessi strutture logistiche ed operative, dalle più antiche alle più moderne, tutte tradizionalmente concepite per un universo maschile.

Le Forze Armate autonomamente, ma secondo direttrici che potremmo definire comuni, hanno provveduto a pianificare le modifiche infrastrutturali necessarie ad accogliere il personale militare femminile. La situazione infrastrutturale delle Forze Armate è stata la prima ad essere studiata, prima ancora dell’avviamento dell’introduzione delle donne nel mondo militare. Tutte le infrastrutture e le sistemazioni logistiche preesistenti, studiate ed ideate per un universo maschile, hanno dovuto subire degli adattamenti, delle trasformazioni tali da essere compatibili con il loro scopo e allo stesso tempo garantire la privacy, evitare eccessive promiscuità e fornire sistemazioni autonome ma sostanzialmente uguali per uomini e donne. Tutte le Forze Armate hanno iniziato la revisione delle proprie strutture alloggiattive iniziando dagli Istituti di formazione, prima occasione di ingresso delle donne nel mondo militare.

L’operazione apparentemente facile, non trattandosi di enti operativi, ha richiesto comunque grandi lavori di trasformazione cambiando radicalmente alcune situazioni logistiche. I problemi più significativi sono stati rappresentati dagli edifici storici, sia quelli vincolati come l’Accademia Militare (Palazzo Ducale di Modena) sia quelli liberi da tali vincoli, ma che per le loro caratteristiche hanno richiesto interventi delicati e soluzioni ad hoc (si veda il problema dell’Accademia Navale di Livorno: problema del passaggio della guardia per la cerimonia dell’Ammaina bandiera alla Torre dell’Orologio attraverso zone alloggiative femminili). Gli adeguamenti infrastrutturali degli Istituti di formazione sono ormai completati o comunque definiti in relazione al graduale reclutamento di personale militare femminile nelle varie componenti delle Forze Armate.

La situazione testé delineata si riferisce naturalmente all’immissione limitata di donne in relazione alle aliquote percentuali massime di personale femminile annualmente definite con decreto ministeriale, così come previsto dalla legge istitutiva del servizio militare femminile in forma volontaria. I recenti segnali di contrasto delle aliquote percentuali, provenienti dal Ministero per le Pari Opportunità e dalla Commissione Europea che ha imbastito un processo di infrazione per l’Italia, potrebbero stravolgere tale situazione rendendo necessari costosi ed urgenti adattamenti infrastrutturali molto più radicali di quelli finora attuati e per i quali dovrà, se del caso, essere attuata una politica di pianificazione/reperimento di adeguate risorse finanziarie e confronto con gli enti deputati al rilascio e valutazione di eventuali permessi necessari, i cui esiti non sono al momento preventivabili.

Tale situazione, diversificata tra le Forze Armate, si presenta ancora più grave se si sposta il punto di osservazione sugli enti e reparti operativi fino alle particolarissime esigenze della componente navale. In particolare l’Esercito ha provveduto ad un rapido reclutamento di personale femminile tra gli ufficiali, i sottufficiali e la truppa, addivenendo per quest’ultima ad una soluzione originale quale la creazione di un reggimento, per l’esclusiva formazione femminile, di stanza ad Ascoli Piceno. I maggiori problemi infrastrutturali per l’Esercito sono rappresentati dalle modifiche degli edifici storici e dal numero degli enti sparsi sul territorio nazionale. La Marina ha scelto di arruolare gradualmente il proprio personale femminile iniziando con gli ufficiali “a nomina diretta”, gli allievi ufficiali dei corsi normali dell’Accademia e gli allievi ufficiali piloti di complemento (AUPC), per proseguire con gli allievi marescialli dei corsi normali, con gli allievi ufficiali ausiliari in ferma prefissata (AUFP) e, per finire, con i volontari in ferma breve (VFB) i cui concorsi sono stati già banditi e che saranno arruolati a partire dall’anno 2004.

Tale sistema si è reso necessario sia per consentire al personale direttivo di avere un’anzianità di bordo superiore rispetto al personale non direttivo e di truppa sia in relazione alle limitate disponibilità di sistemazioni idonee al personale militare femminile a bordo di un circoscritto numero di unità navali della squadra. L’Aeronautica ha già provveduto all’arruolamento di personale femminile nelle categorie degli ufficiali e sottufficiali, mentre al pari della Marina, recluterà i primi VFB donne a partire dal 2004. Per quanto riguarda la situazione alloggiativa, considerata la territorialità dei propri comandi/enti ed il limitato impiego orario a bordo dei velivoli militari l’Aeronautica non risulta aver avuto particolari problemi per gli adattamenti infrastrutturali che si sono concretizzati per lo più nella separazione di locali preesistenti sia presso gli Istituti di formazione sia presso i comandi/enti operativi.

Per quanto riguarda l’Arma dei Carabinieri i reclutamenti di personale femminile hanno finora riguardato gli ufficiali ed i sottufficiali, mentre non sono ancora state reclutate donne tra il personale di truppa. La situazione infrastrutturale degli Istituti di istruzione limita la potenzialità ricettiva specificamente destinata all’arruolamento del personale femminile, ma la questione è ancora più rilevante rispetto alla struttura dell’organizzazione territoriale che è imperniata su oltre 4.600 presidi capillarmente diffusi sul territorio nazionale, sovente anche in località isolate e spesso con organico inferiore alle 10 unità. Proprio nella considerazione dell’elevato numero di immobili (oltre l’80% dei quali in locazione da privati) e della difficoltà di adeguarli a breve-medio termine per vincoli urbanistici o indisponibilità dei proprietari, solo un ristretto numero di caserme è stato adeguato per ospitare il personale femminile e garantire una corretta qualità della vita. L’adeguamento infrastrutturale degli istituti di Istruzione e dei Reparti dell’Arma per l’ingresso incondizionato delle donne nelle file dell’Istituzione costituisce, anche in relazione agli elevati oneri finanziari connessi, un obiettivo prioritario da perseguire nel medio termine.

Il quadro normativo-regolamentare ed i primi risultati “sul campo” consentono di affermare che la legge istitutiva del servizio militare femminile, unitamente ai provvedimenti normativi discendenti, risponde allo stesso tempo alle aspirazioni femminili ed alle esigenze delle Forze Armate. La corretta applicazione dei principi di parità di trattamento, nel senso delineato nel presente studio, è il presupposto per una corretta gestione del personale dei due sessi. Per riassumere le azioni intraprese dalle Forze Armate, si può affermare che a tutt’oggi sono state apportate modifiche alle infrastrutture degli istituti di formazione, dei reparti e, qualora possibile e conveniente, ai locali logistici delle navi già in servizio; realizzate le uniformi femminili, evitando ogni forma di differenziazione non giustificata da motivi di opportunità e funzionalità; previste nelle nuove costruzioni soprattutto navali, aree idonee ad accogliere personale di ambo i sessi. Al personale femminile deve essere assicurata dunque l’effettiva applicazione dei principi propri del mondo militare, in modo da assicurare concretamente una pari opportunità di impiego e di progressione di carriera. È pertanto indispensabile che a tutti i livelli di comando il personale in servizio sia gestito in modo da evitare qualsiasi discriminazione o favoritismo.

Certamente, gli standard di efficienza operativi minimi devono essere ugualmente raggiunti dal personale dei due sessi, ma non si deve tuttavia dimenticare che esiste una fisiologica differenza tra di loro che, se ignorata, può avere degli effetti negativi sulla salute e sul morale dei militari dipendenti nonché sull’operatività degli stessi. Nella consapevolezza che non risulta possibile limitare o agevolare i rapporti tra il personale, in un’ottica di efficienza/efficacia dei comandi/enti, è necessario individuare un profilo comportamentale che regoli i rapporti interpersonali per armonizzarli al corretto assolvimento dei compiti assegnati. Diversa e più delicata trattazione richiederebbe invece il problema delle molestie sessuali(1) che, sulla base delle esperienze maturate dalle Forze Armate di paesi alleati, necessita sicuramente di una maggiore sensibilizzazione, per evitare o almeno limitare la diffusione del fenomeno e che lo stesso attecchisca anche da noi.

Dal punto di vista infrastrutturale è indispensabile una pianificazione delle nuove costruzioni, terrestri navali e campali, che tenga conto della massima versatilità e fungibilità di utilizzo per personale dei due sessi in percentuali variabili e non rigide. Tale policy deve essere tenuta presente in qualsiasi acquisizione o nella scelta di dismissione degli immobili. Il servizio femminile è una grande opportunità di rendere le Forze Armate più vicine ai cittadini, salvaguardando le esigenze di sicurezza, ma non trascurando al contempo il benessere del personale e la condizione militare. Una pianificazione in tal senso renderà sempre più appetibile e spendibile nel mondo del lavoro la “professione” militare, catturando i più bravi che avendo la vocazione militare non rinunceranno per motivi di convenienza economica o di vita ad una professione stimata e apprezzata in molti paesi. In tale ottica sarà inoltre possibile una maggiore osmosi con il mondo lavorativo ricorrendo agli ausiliari ed ai volontari in quei gradi per i quali alle Forze Armate serve il “numero” e fornendo loro, a termine esigenza, maggiori sbocchi in altri settori lavorativi e/o crediti formativi.


1. Premessa

Nel redigere il presente studio ho inteso sintetizzare l’evoluzione normativa del servizio militare femminile, fornendo al contempo un quadro sintetico delle azioni portate avanti dalle Forze Armate per l’inserimento del personale militare femminile. Il punto di situazione delineato si è concentrato sulle modifiche infrastrutturali già realizzate e quelle ancora necessarie, con particolare riguardo alle sistemazioni di bordo che risultano più complesse. La problematica infrastrutturale e alloggiativa rappresenta un punto nodale per la corretta attuazione del servizio militare femminile, nell’ambito del modello professionale. La programmazione graduale degli arruolamenti rimane infatti vincolata alla necessità di regolare la situazione alloggiativa in funzione del corretto progressivo inserimento delle donne in una realtà tradizionalmente maschile, in condizioni di lavoro particolari e in sedi spesso disagiate.


2. Introduzione

L’ingresso delle donne nelle Forze Armate ha rappresentato un cambiamento epocale per il mondo militare e civile, ben inserendosi nella trasformazione dello strumento militare da sistema misto a professionale.

Il servizio militare femminile in forma volontaria è stato infatti introdotto in Italia con la legge 20 ottobre 1999, n. 380(2) che ha delegato il Governo ad emanare uno o più decreti discendenti, sulla base di alcuni principi e criteri direttivi: - assicurare la realizzazione del principio delle pari opportunità nel reclutamento, nell’accesso ai diversi gradi, qualifiche, specializzazioni ed incarichi; - applicare al personale la normativa vigente per il personale dipendente delle pubbliche amministrazioni in materia di maternità, paternità e pari opportunità uomo-donna, tenendo conto del particolare status del personale militare. L’obiettivo fissato è di pervenire ad un’efficace integrazione del personale dei due sessi, senza alcuna discriminazione o favoritismo, verificando l’aggiornamento delle norme di tratto nei rapporti interpersonali in ambito militare, anche in relazione ai comportamenti opportuni e necessari a prevenire l’insorgere del fenomeno del mobbing e delle molestie sessuali, per il quale non deve esserci alcuna tolleranza.

Considerato il carattere di norma “cornice” della legge 380/1999 istitutiva del servizio femminile, il primo e più importante provvedimento discendente che costituisce un riferimento indispensabile, per lo studio della materia, è il decreto legislativo 31 gennaio 2000, n. 24(3) che ha disciplinato il nuovo servizio. Il fatto che l’inserimento del personale militare femminile nelle Forze Armate nazionali sia stato avviato durante la vigenza del modello misto di difesa, caratterizzato dall’avvio del passaggio dal sistema di reclutamento basato sulla coscrizione a quello fondato esclusivamente sull’arruolamento volontario, ha una valenza rilevante e costituisce uno dei processi di trasformazione più significativi della politica militare e di sicurezza nazionale e del loro rapporto con il Paese. Il servizio femminile è stato ritenuto infatti un passo necessario prima del completamento della riforma delle Forze Armate, iniziata con la riforma dei Vertici - che ha dato corpo alla riarticolazione della struttura organizzativa, operativa e tecnico-logistica delle Forze Armate in un’ottica interforze (Joint) e compatibile con gli impegni multinazionali (Combined) del paese - fino al ”Nuovo modello di difesa” introdotto con la legge 14 novembre 2000, n.33(4) istitutiva del servizio militare professionale.

L’importanza del corretto inserimento del personale femminile nelle Forze Armate ha indotto il legislatore(5) a disporre che, per il futuro, qualsiasi provvedimento normativo di attuazione del modello professionale tenga conto delle esigenze del personale militare femminile e dei principi contenuti nella legge istitutiva. È previsto inoltre che il Parlamento venga aggiornato annualmente dal Governo, sentito il Ministro della difesa, sullo stato di attuazione del servizio militare femminile. La situazione infrastrutturale delle Forze Armate è stata la prima ad essere studiata, prima ancora dell’avviamento dell’introduzione delle donne nel mondo militare. Tutte le infrastrutture e le sistemazioni logistiche preesistenti, studiate ed ideate per un universo maschile hanno dovuto subire degli adattamenti, delle trasformazioni tali da essere compatibili con il loro scopo e allo stesso tempo garantire la privacy, evitare eccessive promiscuità e fornire sistemazioni autonome ma sostanzialmente uguali per uomini e donne.


3. Il servizio militare femminile in Italia

L’opportunità di consentire alle donne di prestare servizio militare, in forma volontaria, in Italia soddisfa una esigenza di confronto del mondo lavorativo militare con quello civile, in un’ottica di parità e pari opportunità uomo/donna, consentendo inoltre di poter compensare parzialmente le perdite di personale connesse con la prossima sospensione della leva. Allo stesso tempo rappresenta l’adeguamento dell’Italia agli standard delle altre nazioni dell’Alleanza nel campo della difesa. Il quadro normativo discendente dalla legge 380/1999 e dal decreto legislativo 24/2000, ha inteso: - regolamentare i particolari requisiti somatici (misure del limite di altezza) per l’arruolamento di donne militari(6); - inserire le patologie femminili, corrispondenti alle analoghe maschili, tra i motivi di inidoneità al servizio militare(7); - fissare le percentuali massime di personale femminile da reclutare ogni anno nei vari corpi e categorie, mediante decreti ministeriali annuali (come meglio indicato nell’Allegato B); - istituire un particolare comitato consultivo in ordine alle problematiche del personale femminile(8).

La legge istitutiva ha creato le premesse per l’ingresso a pieno titolo e senza limiti di impiego e di carriera delle donne nel mondo militare. Ma il complesso quadro normativo, partito dall’art.1 della legge 9 febbraio 1963, n. 66 (“L’arruolamento della donna nelle Forze Armate è regolato da leggi particolari”) è culminato nei decreti discendenti dalla legge 380/1999 che hanno tenuto conto delle esperienze di altri paesi, della realtà militare italiana, della normativa generale che la regola e dei condizionamenti infrastrutturali. Il reclutamento di personale militare femminile è, come già detto, un elemento essenziale per la realizzazione del modello professionale. Ma l’ingresso delle donne nel mondo militare ha comportato e continuerà a comportare dei cambiamenti in continua evoluzione che, seppure realizzati in maniera uniforme a carattere interforze, debbono tenere conto delle realtà di ogni Forza Armata che ha ideato in tal senso una propria linea strategica.


4. La situazione alloggiativa

Si è dunque reso necessario rivedere le forme di reclutamento, le strutture logistiche degli istituti di formazione e la preparazione del personale inquadratore, provvedere alla risoluzione di problemi logistici a terra e, per la Marina, sulle unità navali esistenti, nonché la progettazione di navi nuove opportunamente attrezzate, la considerazione di criteri d’impiego del personale e l’adozione di tutte quelle misure, indicate dal legislatore o rese necessarie dalle esigenze militari, inerenti ad un’organizzazione mista. Tutto ciò in un’ottica di più difficile realizzazione, in ragione della corretta aspirazione delle Forze Armate italiane di dotarsi di uno strumento militare efficiente ed efficace, scevro da ogni forma di discriminazione o di favoritismo nei confronti del personale dell’uno o dell’altro sesso, tenuto conto delle implicazioni derivanti dal crearsi di famiglie composte da almeno una donna se non da entrambi i coniugi militari.

Esercito

La situazione infrastrutturale è in linea di massima più che soddisfacente. Infatti, gli standard abitativi minimi sono ampiamente rispettati e, in alcuni casi, le modifiche infrastrutturali messe in atto per il personale femminile hanno costituito stimolo per una elevazione della qualità della vita di tutti i Quadri. Inoltre, l’Esercito sta procedendo ad un adeguamento delle proprie infrastrutture secondo una specifica pianificazione che tiene conto delle priorità di alimentazione delle Unità, con standard infrastrutturali e logistici identici per maschi e femmine. A livello di Istituti di formazione sono state ultimate le sistemazioni infrastrutturali per allievi ufficiali, allievi marescialli e volontari. Sono previste per le donne sistemazioni logistiche in aree separate ma non isolate, per non inficiare le possibilità di comunicazione e partecipazione alle attività didattiche; comunque è esclusa la possibilità di promiscuità. Sono in corso adeguamenti strutturali volti ad incrementare le possibilità alloggiative per standard femminili, che potranno prevedere per il 2005 l’apertura totale a tale reclutamento.

Al riguardo, si evidenzia che, attesa la natura storica dell’edificio presso il quale insiste l’Accademia Militare (Palazzo Ducale di Modena), ogni modifica infrastrutturale richiede il preventivo nulla-osta delle competenti autorità. Sono inoltre in corso presso la Scuola Sottufficiali di Viterbo adeguamenti infrastrutturali volti ad incrementare le possibilità alloggiative per standard femminili che potranno essere verosimilmente ultimati per il 2005. Per quanto attiene il personale militare femminile di truppa, la formazione di tale personale è condotta in un solo Reparto addestrativo (235° RAV “Piceno” in Ascoli Piceno) che, attualmente, consente di ospitare e quindi di reclutare 420 unità per ciascun ciclo formativo di tre mesi. Considerando che il sistema di reclutamento prevede tre “battute” annuali, sarà possibile formare un massimo di 1.260 unità all’anno. Esistono inoltre problematiche alloggiative del personale femminile di truppa anche presso i reparti operativi, per i quali peraltro è in corso un progressivo adeguamento infrastrutturale secondo un programma elaborato sulla scorta delle disponibilità finanziarie stanziate dalla legge di bilancio.

Marina

Diverso il discorso per quel che concerne la Marina in quanto caratterizzata per lo più da un ambiente molto particolare: la nave. La situazione logistica risulta pertanto notevolmente diversificata tra Istituti di formazione, enti a terra operativi e non, diverse tipologie di navi esistenti e progettazione di navi nuove. In Accademia Navale si sono resi necessari alcuni interventi di adeguamento delle strutture abitativo-logistiche per i Concorrenti di sesso femminile, a cui sono stati assegnati 4 dormitori collettivi. Gli alloggi destinati agli allievi donne sono stati ubicati in apposite strutture, separati, ma non isolati da quelli dei colleghi maschi. Non esistono differenze fra le tipologie alloggiative per allievi uomini e donne se non nei bagni per donne, provvisti di sanitari specifici (raccoglitori, bidet, ecc.). Per gli allievi donne dalla 2^ classe in poi e, analogamente per gli Ufficiali/Allievi donne a Nomina diretta, le sistemazioni alloggiative sono a camerette a 4 posti, corredati di lavabi, ma con uso dedicato e separato di bagni e docce, con apprestamenti del tutto uguali a quelli degli uomini.

Si è reso necessario separare alcune “aree” di camerette e rendere indipendente il transito e l’accesso ai bagni e docce nei predetti dormitori, per salvaguardare la reciproca intimità. In particolare, gli interventi più importanti hanno riguardato: - l’installazione di docce “a telefono” in un dormitorio (ed in piscina limitatamente alla zona femminile); - la messa a punto di preesistenti bidet nei dormitori femminili; - l’oscuramento, tramite pannelli opacizzanti o strutture fisse (separé), delle zone femminili (nei dormitori, in piscina, nel locale dove si effettua la prova vestiario, ecc.); - la fornitura in tali aree di contenitori per assorbenti igienici; - l’apposizione di cartelli con indicazioni riguardo alla presenza di personale femminile e la definizione delle modalità per lo svolgimento della cerimonia dell’Alza/Ammaina Bandiera (che prevede il transito dei nocchieri diretti alla torre dell’orologio attraverso uno dei dormitori femminili); - la previsione di un dormitorio vuoto interposto fra le zone maschili e femminili; - l’allestimento di locali igienici per il personale femminile a Stadio, nel Palazzo Studi e nella Galleria Allievi; - la previsione del rifornimento dello spaccio allievi di generi di uso femminile. Nell’area del Campo a Massafra la dislocazione logistica preparata dal personale del Reggimento San Marco prevedeva tende dormitorio, servizi igienici (una serie di box) e shelter docce separate per gli allievi donne. La sistemazione si è rivelata efficace.

Sulla Nave Scuola Vespucci durante la sosta lavori precedente alla Campagna 2001 sono state effettuate le seguenti ristrutturazioni/ridistribuzioni degli spazi interni: - creazione sul Piano di Corridoio di un locale per allievi donne (4^ squadra) dotato di 31 ganci per amaca, armadietti individuali e armadi collettivi, ottenuto unificando l’ex-locale sottufficiali di governo e l’ex-Cala accademia; - creazione sul Piano di Corridoio di un locale per 3 Ufficiali Inferiori donna al posto del locale stireria accademia; - ampliamento e messa a punto dell’ex-locale igienico dei sottufficiali di governo sul Piano di Batteria, adibito a locale igienico per allievi donne; - creazione, sul Piano di Batteria in locale attiguo al precedente, di un servizio igienico per gli Ufficiali donna, al posto di una Cala Elettrica; - trasformazione dei due camerini per personale civile A.N. (non usati nelle precedenti campagne) in locale sottufficiali di governo A.N. per 4 persone. Le strutture alloggiative ricavate per il personale femminile si sono dimostrate adeguate allo scopo(9).

Sicuramente differente è la situazione per quel che riguarda le unità navali operative, sulle quali bisogna considerare un problema di gestione della obbligata promiscuità, per le quali si è già previsto che le nuove costruzioni siano dotate di moduli abitativi di nuova concezione; per contro è apparso del tutto non conveniente modificare radicalmente le unità già in servizio in relazione agli alti costi e alla tempistica dei lavori, ma in riferimento ai progressivi e limitati ratei di immissione di donne (circa 10% dell’equipaggio una volta a regime) l’imbarco si è reso fin dai primi momenti (dopo aver sostenuto gli adeguamenti infrastrutturali possibili) praticabile sulle Unità maggiori, dove è stato possibile dedicare aree di vita adeguate (LLPPDD, Incrociatori “Garibaldi” e “Veneto”, Classe Ammiragli e Rifornitori, ecc.). La “policy” della Marina è dunque di aver rivisto dove possibile gli standard abitativi delle navi esistenti e di studiare per le navi nuove soluzioni costruttive che permettano di soddisfare le maggiori esigenze di privacy richieste da un equipaggio misto.

L’unica difficoltà si intravede per i Sommergibili, dove gli spazi angusti e le prolungate missioni impongono una convivenza molto ravvicinata per lunghi periodi. Per quanto riguarda la campagna “velica” d’istruzione estiva degli Aspiranti 3^ classe dell’Accademia Navale, di sesso femminile, si è ritenuto in ragione della situazione logistica, di programmarla esclusivamente su Nave Orsa Maggiore che, rispetto a Nave Stella Polare e Capricia, è l’unica con 3 camerini da sei posti ciascuno, tutti chiusi da una porta e dotati di bagno con doccia, oltre agli alloggi del Comandante e del “secondo”. Tale sistemazione è apparsa ottimale per garantire il rispetto della privacy per entrambi i sessi ed assicurare un minimo di ridondanza in caso di avaria ad uno dei locali igienici. Sotto il profilo infrastrutturale, è estremamente significativo rendersi conto dell’importanza di creare delle condizioni adeguate, soprattutto per quanto attiene alla disponibilità di moderni e decorosi impianti sanitari.

Questa esigenza risulta particolarmente gravosa per la Marina che, non potendo ricorrere a costosi adeguamenti generalizzati, ha la necessità di estendere con gradualità la presenza femminile sulle navi, ancorché auspicata, mediante la progettazione sulle navi nuove di impianti autonomi e locali separati gli uni dagli altri. Infatti è preferibile creare locali autonomi che possano essere utilizzati singolarmente o da piccolissimi nuclei dell’uno o dell’altro sesso in modo da non creare sistemazioni logistiche per le donne radicalmente diverse e migliori di quelle per gli uomini ma di avere ambienti utilizzabili da tutti senza eccessiva promiscuità. La linea strategica della Marina militare ha dovuto tenere conto, in via preliminare, della necessità di provvedere agli adeguamenti strutturali necessari che più semplici da realizzare a terra risultano molto più complessi a bordo. È stato pertanto limitato, in questa prima fase, l’imbarco delle donne alle navi più grandi, capaci di essere adattate alla nuova realtà senza dover provvedere a costose importanti modifiche strutturali.

Tuttavia sono allo studio degli esperti i progetti per le navi di nuova costruzione che devono avere locali separati in grado di accogliere a bordo uomini e donne senza promiscuità. In tal senso la Marina, sulla base della stringente normativa in materia(10), ha dovuto individuare i criteri generali relativi all’arruolamento e all’impiego delle donne nella F.A. Per quanto concerne le fasi di reclutamento, la Marina non ha previsto alcuna prova particolare per le donne, adottando prove selettive valide per i due sessi, anche se chiaramente le visite psico-fisico-attitudinali devono tenere conto dei nuovi limiti di altezza per le donne e dei motivi di inidoneità al servizio militare che sono stati incrementati rispetto al passato dalle possibili patologie femminili. Per l’impiego del personale dei due sessi non sono previsti invece né discriminazioni né favoritismi, ma si ritiene - sull’esperienza di altre marine occidentali - che la presenza delle donne sulle navi debba attestarsi sulla percentuale ottimale del 10% dell’equipaggio. In tal senso, non sono previste misure restrittive circa l’impiego delle donne nei vari settori ad eccezione, per il momento, delle compagnie d’assalto del Reggimento San Marco, degli incursori e dei sommergibili. L’attenzione della Marina è stata, pertanto, focalizzata sull’adeguamento delle infrastrutture, sulla possibilità di destinare personale femminile in numero e con modalità adeguate sulle navi maggiori e sulla necessità di prevedere nella costruzione di navi nuove moduli abitativi autonomi.

Sotto tale profilo, si sono resi inizialmente indispensabili numerosi adattamenti infrastrutturali degli istituti di formazione(11) e, per quanto necessario, di comandi/enti a terra. In tale ottica, l’obiettivo principale è stato e continua ad essere quello di creare delle condizioni adeguate, soprattutto in merito alla disponibilità di moderni e decorosi impianti sanitari. Questa esigenza risulta particolarmente gravosa per la Marina che, non potendo ricorrere a costosi adeguamenti generalizzati, ha come già detto la necessità di estendere con gradualità la presenza femminile sulle navi, progettando su quelle nuove impianti autonomi e locali separati gli uni dagli altri. È stato ritenuto infatti correttamente preferibile creare locali autonomi, utilizzabili singolarmente o da piccolissimi nuclei dell’uno o dell’altro sesso, in modo da non creare sistemazioni logistiche per le donne radicalmente diverse e migliori di quelle per gli uomini, ma ambienti utilizzabili da tutti senza promiscuità, come già attuato sulle nuove unità minori della classe Cigala Fulgosi.

Aeronautica

Gli Istituti di formazione (Accademia Aeronautica di Pozzuoli, Scuola di Guerra Aerea di Firenze e Scuola Allievi Marescialli di Caserta), che per primi hanno accolto il personale femminile, hanno subìto i necessari adeguamenti infrastrutturali con congruo anticipo. Per gli allievi ufficiali dell’Accademia aeronautica è prevista una sistemazione logistica in ala separata per gli allievi donne (standards identici per allievi uomini e donne), che comunque non inficia le possibilità di comunicazione e partecipazione alle attività didattiche comuni; anche per gli allievi marescialli è prevista una sistemazione degli allievi donne in ala separata, mentre per gli ufficiali a nomina diretta, la sistemazione logistica non crea problemi particolari essendovi presso la Scuola di Guerra Aerea di Firenze camere doppie con bagno. Diversa è la situazione presso gli Enti/Reparti periferici, in particolar modo negli Stormi/Gruppi di volo dislocati su tutto il territorio nazionale.

Essi attualmente sono oggetto di specifici rifacimenti strutturali che riguardano prevalentemente la configurazione alloggiativa, improntata a criteri di modularità abitativa tali da consentirne l’uso a personale di sesso diverso (camere, servizi igienici, corpi di guardia, ambienti dove si effettuano turni h/24 e specifiche aree operative). L’adeguamento infrastrutturale, non del tutto terminato, è stato organizzato in modo da poter impiegare il personale femminile in misura maggiore, “dilazionandone” però nel tempo l’immissione. Carabinieri La situazione infrastrutturale degli Istituti di istruzione limita la potenzialità ricettiva specificamente destinata all’arruolamento del personale femminile, ma la questione è ancora più rilevante rispetto alla struttura dell’organizzazione territoriale che è imperniata su oltre 4.600 presidi capillarmente diffusi sul territorio nazionale, sovente anche in località isolate e spesso con organico inferiore alle 10 unità. Proprio nella considerazione dell’elevato numero di immobili (oltre l’80% dei quali in locazione da privati) e della difficoltà di adeguarli a brevemedio termine per vincoli urbanistici o indisponibilità dei proprietari, solo un ristretto numero di caserme è stato adeguato per ospitare il personale femminile e garantire una corretta qualità della vita.

L’adeguamento infrastrutturale degli istituti di Istruzione e dei Reparti dell’Arma per l’ingresso incondizionato delle donne nelle file dell’Istituzione costituisce, anche in relazione agli elevati oneri finanziari connessi, un obiettivo prioritario da perseguire nel medio termine.


5. Aliquote massime di personale femminile

Il quadro di situazione degli arruolamenti del personale femminile evidenzia una programmazione graduale non solo sotto il profilo delle differenti responsabilità, ma anche dal punto di vista numerico, in relazione al decreto ministeriale che determina percentuali massime annuali diversificate per corpi, ruoli e categorie(12). Tali percentuali, secondo la Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità, dovranno essere gradualmente abolite, tuttavia le Forze Armate hanno rappresentato in ambito interforze la necessità che le donne debbano continuare ad essere arruolate con gradualità, senza la paventata abolizione delle quote, al fine di consentire di risolvere tutte le problematiche logistiche ed infrastrutturali e, in particolare per la Marina, di attestarsi su valori di presenza femminile sulle navi in linea con gli altri paesi (10% dell’equipaggio) evitando comunque di imbarcare un numero troppo esiguo di donne sulla stessa unità, per non incorrere nei casi di isolamento già verificatisi in altre marine (es: Spagna).

Allo stato attuale, i primi concorsi aperti ai due sessi hanno avuto un successo quantitativo e qualitativo e si stanno assestando, dopo gli iniziali entusiasmi, sulle percentuali fisiologiche delle altre nazioni. Il mantenimento delle aliquote di personale femminile arruolabile consente di programmare con gradualità i reclutamenti in relazione alla corretta alimentazione dei ruoli ed alle relative piramidi organiche. Alcune varianti in corso d’opera saranno sicuramente necessarie e - nonostante che le norme di stato giuridico siano uguali per uomini e donne e che la normativa, raccolta di recente in un testo unico(13) sulla maternità e paternità nella pubblica amministrazione, sia estesa ai militari fatte salve particolari esigenze - si è reso necessario proporre a livello tecnico una norma speciale per il personale imbarcato che, non appena comunicato lo stato di gravidanza e, fatti salvi i congedi obbligatori, deve essere impiegato, fino a sette mesi dopo il parto, in sole mansioni d’ufficio o avviato a corsi di aggiornamento(14). Comunque, essendo stata prevista una parità di trattamento uomo-donna senza eccezioni di sorta in materia di accesso ai diversi corpi/ruoli/categorie e gradi e di avanzamento, è stato ritenuto opportuno disciplinare la progressione in carriera, in relazione ai periodi di astensione obbligatoria e facoltativa per maternità e paternità, naturale e adottiva.

In particolare, i periodi di astensione obbligatoria sono ritenuti completamente validi ai fini della progressione in carriera, in relazione alla relativa incidenza temporale, fatta salva la necessità di assolvere gli obblighi di comando/attribuzioni specifiche e imbarco. Per quanto attiene invece ai periodi di astensione facoltativa, le eventuali assenze danno diritto alla conservazione del posto e sono computabili ai soli fini dell’anzianità economica e previdenziale di servizio. Peraltro, atteso che tali periodi possono prolungarsi fino all’ottavo anno di vita del bambino e sussistendo la necessità di salvaguardare l’acquisizione di quella esperienza professionale e di servizio, indispensabile per abilitare il personale all’idoneità al grado superiore, anche in questo caso l’incarico ricoperto cessa in coincidenza del trascorrere del sessantesimo giorno continuativo di assenza. Per quanto riguarda in particolare la Marina, si rammenta che l’impiego del personale militare femminile è al momento escluso tra gli incursori, nel Reggimento San Marco (compagnie d’assalto) e sui sommergibili (e relative categorie dei sottufficiali: IN/SMG/SDI/SUB/ ANF/BSM).

Con l’avvio del professionale (L. 331/2000 e D.Lgs. 215/2001) è stata introdotta la nuova categoria degli ufficiali ausiliari, tra i quali sono compresi gli ufficiali in ferma prefissata (reclutabili dal 1.1.2003 con ferma di 30 mesi, rinnovabile per ulteriori 12), delle forze di completamento(15) e dei piloti in ferma dodecennale. L’arruolamento di tali ufficiali è previsto per gli appartenenti ai due sessi, consentendo quindi l’allargamento del possibile bacino di alimentazione del personale femminile. A fattor comune giova a questo punto rammentare che le aliquote massime di personale femminile da reclutare sono stabilite ogni anno, con decreto ministeriale, distinte per FA, corpo, ruolo, categoria e specialità, e si aggirano tra una percentuale del 20/30% ed una del 100% per talune tipologie. Tali aliquote sono state introdotte in via transitoria e se ne prevede in futuro l’abbattimento in un’ottica di pari opportunità, pur riconoscendosi la necessità dell’organizzazione militare di armonizzare le attuali capacità ricettive degli istituti formativi e dei comandi/enti di impiego di avere a disposizione, per i reclutamenti ordinari, istruttori/consiglieri donna in grado di coniugare un’adeguata capacità didattica con un’azione di comando più vicina alle peculiarità psico-fisiche femminili ed infine di prevenire le problematiche che potrebbero insorgere con un’immediata apertura a tutti i livelli di reclutamento.

Per quanto riguarda più in particolare la Marina, considerate le sue peculiarità, è stata rappresentata la necessità di mantenere una aliquota massima media assorbibile di personale femminile non eccedente la soglia del 20%. Tale scelta non è una preclusione di principio ma è motivata da oggettive difficoltà della FA riconducibili a tre elementi fondamentali: impiego, linea operativa ed infrastrutture. Infatti tutti i corpi, ad eccezione delle capitanerie di porto (che hanno comunque una loro specifica linea operativa navale ed aerea) hanno obblighi di imbarco che vanno da un massimo di 10 anni ad un minimo di 4, valori spesso superati nella pratica routine dell’impiego degli ufficiali di Marina. La peculiarità dell’impiego a bordo, soprattutto per ciò che attiene l’ambiente nave in senso lato, comporta la necessità della massima adattabilità del singolo e l’esistenza di requisiti che non consentono l’assorbimento di un numero non contingentato di personale femminile.

Tale concetto rende indispensabile l’esame obiettivo e sensato dell’impiego sulle navi del personale femminile, individuando congrui moduli d’impiego che ne consentano la piena efficacia e la corretta integrazione, evitando spiacevoli forme di emarginazione; infatti, sulla base dell’esperienza di altre marine, per avere risultati soddisfacenti e piena integrazione l’aliquota ottimale di donne si deve attestare su circa il 10% dell’equipaggio.


6. Conclusioni

Il quadro complessivo delineato ed i primi risultati “sul campo” consentono di affermare che la legge istitutiva del servizio militare femminile, unitamente ai provvedimenti normativi discendenti, risponde allo stesso tempo alle aspirazioni femminili ed alle esigenze delle Forze Armate. La corretta applicazione dei principi di parità di trattamento, nel senso delineato nel presente studio, è il presupposto per una corretta gestione del personale dei due sessi. Naturalmente i progetti iniziali sono i più delicati e richiedono un’informazione di tutto il personale affinché l’inserimento del personale femminile al pari di quello maschile possa diventare un unico processo caratterizzato da una naturalezza “controllata”, nel senso di una condivisione dei principi ispiratori della normativa e del buon senso, in grado di valorizzare gli aspetti positivi e di smussare le inevitabili difficoltà. Per riassumere le azioni intraprese dalle Forze Armate, si può affermare che a tutt’oggi sono state: - apportate modifiche alle infrastrutture degli istituti di formazione e, laddove possibile, ai locali logistici delle navi già in servizio; - realizzate le uniformi femminili, limitando all’indispensabile ogni forma di differenziazione non giustificata da motivi di opportunità e funzionalità; - previste nelle nuove costruzioni navali aree idonee ad accogliere personale di ambo i sessi; - per la Marina, aggiornate le “norme di tratto”, distribuite norme di linguaggio con le denominazioni dei gradi del personale dei due sessi, approvate le direttive ai Comandanti delle unità ad equipaggio misto ed una guida all’imbarco del personale militare femminile.

In conclusione, “l’ingresso delle donne è una rivoluzione culturale di libera scelta nelle pari opportunità tra cittadini e cittadine. Partecipando al rischioso lavoro di prevenzione dei conflitti, mantenimento e ristabilimento della pace, le donne possono contribuire con la loro cultura all’impiego di forze al servizio della libertà dalla paura, dall’oppressione e dal bisogno”(16). Al personale femminile deve essere assicurata dunque l’effettiva applicazione dei principi propri del mondo militare, in modo da assicurare concretamente una pari opportunità di impiego e di progressione di carriera. È pertanto indispensabile che a tutti i livelli di comando il personale in servizio sia gestito in modo da evitare qualsiasi discriminazione o favoritismo. Deve essere evitata inoltre qualsiasi forma di “aiuto” non necessario e di cavalleria nei rapporti di servizio, in modo da escludere che il personale femminile possa apparire “debole” e non adeguato ai compiti ed ai doveri del grado. Così come non si deve in alcun modo privilegiare la visibilità del personale femminile rispetto alle effettive presenze o nei rapporti gerarchici, per fugare ogni possibile risentimento che, è bene ricordare, può essere causato anche da atteggiamenti in apparenza inoffensivi o da disinformazione.

Certamente, gli standard di efficienza operativi minimi devono essere ugualmente raggiunti dal personale dei due sessi, ma non si deve tuttavia dimenticare che esiste una fisiologica differenza tra di loro che, se ignorata, può avere degli effetti negativi sulla salute e sul morale dei militari dipendenti nonché sull’operatività degli stessi. Nella consapevolezza che non risulta possibile limitare o agevolare i rapporti tra il personale, in un’ottica di efficienza/efficacia dei comandi/enti, è necessario individuare un profilo comportamentale che regoli i rapporti interpersonali per armonizzarli al corretto assolvimento dei compiti assegnati. In tale ottica, se naturalmente non è possibile vietare la nascita di relazioni anche strette tra i militari, è comunque doveroso impedire che queste relazioni interferiscano con i compiti istituzionali delle Forze Armate e quindi con la funzionalità dei comandi/enti. Una prima indicazione in tal senso è contenuta nelle citate direttive ai comandi di unità navali ad equipaggio misto. Diversa e più delicata trattazione richiederebbe infine il problema delle molestie sessuali(17) che, sulla base delle esperienze maturate dalle Forze Armate di paesi alleati, necessita sicuramente di una maggiore sensibilizzazione, per evitare o almeno limitare la diffusione del fenomeno e che lo stesso attecchisca anche da noi.

La soluzione individuata a livello interforze di far riferimento al Comandante di Corpo, non sarà sufficiente a garantire spontaneità e anonimato di chi dovrà denunciare ed evitare che tali aberranti comportamenti possano nuocere alla serenità dell’individuo e al corretto svolgimento del servizio; si auspica pertanto di poter adottare al più presto una soluzione simile a quella di molti paesi alleati, già presente da noi a livello di società civile (consultori e servizi quali “telefono blu”). Si tratta di una problematica che può avere risvolti drammatici e quindi, secondo le indicazioni Nato, si deve avere una tolleranza pari a zero, evitando però forme di strumentalizzazione.


(*) - Contrammiraglio, Frequentatore della 55^ sessione dell’Istituto Alti Studi della Difesa.
(1) - “Le molestie sessuali sono considerate discriminazione fondata sul sesso sul luogo di lavoro in presenza di un comportamento indesiderato a carattere sessuale avente lo scopo o l’effetto di ledere la dignità di una persona e/o di creare un ambiente intimidatorio, ostile offensivo o molesto, in particolare quando il rifiuto o la sottomissione di una persona a tale comportamento vengono usati come base di una decisione che interessa questa persona”(direttiva europea 2001).
(2) - Delega al Governo per l’istituzione del servizio militare volontario femminile.
(3) - Disposizioni in materia di reclutamento su base volontaria, stato giuridico e avanzamento del personale militare femminile nelle Forze Armate e nel Corpo della Guardia di Finanza, a norma dell’articolo 1, comma 2, della legge 20 ottobre 1999, n. 380.
(4) - Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n.269 del 17.11.2000.
(5) - Cfr. la citata legge 331/2000.
(6) - DPCM 16 marzo 2000, n. 112 (Regolamento concernente le misure di altezza per il reclutamento nelle Forze Armate): a) per gli ufficiali, sottufficiali, e volontari di truppa non inferiore a metri 1,65 per gli uomini e a metri 1,61 per le donne e, limitatamente al personale della Marina, non superiore a metri 1,95; b) per gli ufficiali piloti della Marina e per gli ufficiali del ruolo naviganti normale e speciale dell’Aeronautica: non inferiore a metri 1,65 e non superiore a metri 1,90; c) per gli ufficiali dei Carabinieri: non inferiore a metri 1,70 per gli uomini e a metri 1,65 per le donne.
(7) - DM (Difesa) 4 aprile 2000, n. 114 (Regolamento recante norme in materia di accertamento dell’idoneità al servizio militare). Il provvedimento ha sostanzialmente confermato le procedure e le patologie vigenti, opportunamente incrementate in relazione a quelle femminili (mammella ed apparato urogenitale femminile).
(8) - DM (Difesa) 19 giugno 2000 (Istituzione del Comitato Consultivo del capo di Stato maggiore della Difesa e del comandante Generale della Guardia di finanza) composto da 7 membri indicati dal Ministero della Difesa (2 ufficiali Generali e 5 Dirigenti donne) 4 membri dal Dipartimento delle pari opportunità (Dirigenti donne) ed un membro dal Ministero delle finanze, con compiti di indirizzo e coordinamento in ordine alle problematiche relative al personale militare femminile.
(9) - Il rapporto numero servizi igienici/allievo è identico per allievi uomini e donne, tuttavia almeno un servizio W.C., suppletivo è auspicabile per le specifiche esigenze femminili. La presenza di un lavabo di grandi dimensioni in locale docce Allievi donne e la contemporanea presenza di un essiccatoio ha indotto il Comando Classe ad autorizzare gli Allievi donne che lo chiedessero a lavarsi da sole la biancheria intima, non essendo state intraviste motivazioni contrarie a tale concessione e consentendo di fatto una leggera diminuzione del lavoro per la lavanderia stessa.
(10) - Principi di parità e pari opportunità uomo/donna, applicazione della normativa sulla maternità/ paternità con correttivi “militari”.
(11) - In Accademia navale, ad esempio, l’ex Palazzina IGM è stata femminilizzata.
(12) - Cfr. Allegato B.
(13) - L. 8 marzo 2000, n.53 (Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città); D.Lgs. 26 marzo 2001, n.151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e di sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della L.53/2000).
(14) - Norma da veicolare nel primo provvedimento utile (c.d. Professionale 2). Proposta riportata integralmente in Allegato C.
(15) - Reclutabili, in relazione a particolari esigenze correlate con missioni internazionali, tra gli ufficiali di complemento ed in ferma prefissata congedati e richiamabili in servizio per un anno.
(16) - Da: Ministero della Difesa, Nuove Forze per un nuovo secolo, Libro bianco, Paragrafo XLIV, 2001.
(17) - “Le molestie sessuali sono considerate discriminazione fondata sul sesso sul luogo di lavoro in presenza di un comportamento indesiderato a carattere sessuale avente lo scopo o l’effetto di ledere la dignità di una persona e/o di creare un ambiente intimidatorio, ostile offensivo o molesto, in particolare quando il rifiuto o la sottomissione di una persona a tale comportamento vengono usati come base di una decisione che interessa questa persona” (direttiva europea 2001).