2. Gli obiettivi dell’indagine

I destinatari dell’investigazione preventiva sono: - come obiettivo strategico, in primo luogo i sodalizi della criminalità organizzata, alla cui disarticolazione si tende più in generale; - in fase di attività specifica, i singoli appartenenti ai suddetti sodalizi, nei cui confronti, parallelamente ad una attività di tipo giudiziario, si rende necessario accalorarne la pericolosità sociale, per l’inoltro alla competente autorità di proposte di misure di prevenzione. Risulta tuttavia chiaro, dai dati dell’esperienza, che il concetto di appartenenza ad una associazione di tipo mafioso soggiace a delle graduazioni di vincolo e di ruolo, che determinano la individuazione di differenti livelli di compartecipazione dei soggetti, per grandi linee così definibili: - capi e/o promotori: si tratta dei vertici delle associazioni, nei cui confronti, generalmente, per la evidenza del gravame raccolto, viene intrapresa la indagine giudiziaria in senso proprio; va da sé che l’acclaramento di tale ruolo generalmente scaturisce da pronunce di carattere giurisdizionale o dalla emissione di provvedimenti restrittivi a seguito di articolate indagini; - affiliati: sono gli individui che costituiscono la truppa o la manovalanza dei clan, ai quali sono generalmente affidati compiti esecutivi e che non partecipano alla direzione strategica dei clan; il loro reclutamento avviene di regola nei segmenti di microcriminalità e nelle aree dell’emarginazione sociale; - fiancheggiatori: sono le persone che, pur non organicamente inserite nei clan, vivono ai margini di questi, offrendo, a fronte di diverse utilità, la loro attività di sostegno, generalmente di tipo logistico; - incensurati “costretti”: sono gli individui che, per un concorso di elementi personali ed esterni, si trovano a subire l’influenza dei clan, da cui subiscono richieste di prestazioni d’opera, indipendentemente da una loro volontà di adesione ai piani criminosi; si tratta in genere di soggetti inseriti in settori della burocrazia statale, con il compito di fornire informazioni alla criminalità o di condizionare, in favore di quest’ultima, le scelte della P.A.; la costrizione ai comportamenti adottati deriva generalmente da minacce o pressioni velate, condotte anche nei confronti dei famigliari; un tipico esempio di tale categoria può identificarsi nell’incensurato munito di licenza di porto d’armi, costretto ad accompagnare l’elemento di spicco di un sodalizio, che così si trova ad avere protezione armata da chi può facilmente sottrarsi, per condizione personale, ai controlli delle FF.PP. Si ritiene, inoltre, che tra i destinatari delle misure di prevenzione antimafia possono figurare anche i soggetti contemplati nell’art. 7 della L. 203/1991, cioè quelle persone condannate per i delitti, punibili con pena diversa dall’ergastolo, commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis c.p., ovvero commessi al fine di agevolare le attività dei sodalizi mafiosi.

Nell’insieme, si tratta, comunque, di un modello organizzativo altamente sensibile ai mutamenti di volta in volta imposti dai rinnovati obiettivi strategici, assai pericoloso per la società legale, in quanto tendente, per sua natura, a costituire un contrordinamento criminale. Dovendosi procedere ad una individuazione della pericolosità in capo ai singoli soggetti, è necessario procedere inizialmente all’esame dei sodalizi, tenendo presenti taluni tratti tipici, generalmente adattabili ai vari tipi di consorterie criminali, indipendentemente dalle latitudini di operatività, e cioè: - gli elementi personali, che si individuano nelle personalità forti all’interno dei clan, quasi sempre sorrette da volontà irriducibile; - le carriere criminali, consistenti generalmente in una rapida e continua ascesa sociale, fondata prevalentemente sul prestigio, sulla acquisizione di posizioni di rilievo nell’organizzazione pubblica e privata, sulla capacità di sottrarsi agli effetti sanzionatori della legge; - gli standard comportamentali, improntati ad una sfiducia nella legge e nella organizzazione sociale, ma, parimenti, dalla disponibilità a servirsene strumentalmente per il conseguimento degli obiettivi; - l’uso dei mezzi violenti, calibrati secondo necessità, idonei a superare le resistenze non legalmente superabili; - l’organizzazione, volta a garantire un rigoroso rispetto gerarchico degli affiliati all’interno e la supremazia dei medesimi verso l’esterno, con il favore delle relazioni sociali influenti; - la segretezza, come habitus mentale e comportamentale, connesso all’omertà, quale efficace sistema difensivo rispetto ai possibili tentativi di infiltrazione; - il sistema normativo non scritto, che garantisce una solida e duratura struttura governativa.