Inaugurazione dell'anno accademico 2002 - 2003

Il 15 gennaio 2003, nell'Aula Magna della Scuola Ufficiali Carabinieri, alla presenza dei rappresentanti degli Organi Costituzionali, nonché di numerose Autorità civili, militari, religiose e del corpo docente, si è aperto ufficialmente l'Anno Accademico 2002-2003. Hanno preso la parola, nell'ordine, il Comandante della Scuola, Gen. B. Leonardo Gallitelli, il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Guido Bellini e il Ministro della Difesa, On. Antonio Martino.

Presidente Berlusconi e il Ministro Martini passano in rassegna il drappello del Reggimento a Cavallo


Relazione del Comandante della Scuola

Signor Presidente del Consiglio,
Autorità,
cortesi ospiti,
quale comandante della Scuola ho il privilegio di rivolgere loro il benvenuto all’inaugurazione dell’anno accademico 2002/2003.

L’odierna cerimonia ha un significato e una solennità unici nella vita dell’Istituto che oggi inizia ritualmente un nuovo ciclo di studi e che, soprattutto, ha l’opportunità di presentare la sua intensa attività addestrativa.
Sono infatti numerosi i corsi svolti durante l’intero anno accademico, dal momento che la Scuola Ufficiali forma e aggiorna tutti gli ufficiali dei Carabinieri, appartenenti ai tre diversi ruoli disegnati dalla recente legge di riordino: il ruolo normale, il ruolo speciale e il ruolo tecnico logistico, con obiettivi e iter didattici perfettamente calibrati in funzione dei tre differenti profili professionali.
I sottotenenti del ruolo normale, dopo il biennio presso l’Accademia Militare di Modena, frequentano da noi un biennio di applicazione che si conclude con la nomina a tenente e con l’accesso al corso di perfezionamento. Con quest’ultimo corso annuale conseguono la laurea in giurisprudenza, affinano le capacità professionali e sono quindi pronti per essere destinati ad incarichi di comando. Sono 152 gli ufficiali impegnati attualmente nel triennio di studi e 50 di essi a luglio completeranno il ciclo formativo.

Il Comandante della Scuola Gen. B. Leonardo GallitelliGli ufficiali del ruolo speciale provengono dai marescialli e dagli ufficiali di complemento dell’Arma e, pertanto, hanno tutti precedenti esperienze di servizio e mature abilità tecnico-operative che qui sono ulteriormente affinate durante l’anno di corso applicativo. Al termine saranno destinati ad incarichi eminentemente operativi, proprio in ragione del loro particolare profilo professionale. Quest’anno sono presenti 111 ufficiali, 69 dei quali appartenenti all’ultimo dei corsi straordinari svolti nel quinquennio 1997-2002, corsi straordinari finalizzati a completare più velocemente gli organici del ruolo.

Gli ufficiali del ruolo tecnico-logistico, infine, dopo aver superato un concorso riservato a giovani laureati, conseguono la nomina a tenente e sono ammessi alla frequenza di un corso formativo annuale, al termine del quale sono inseriti nei vari reparti dell’Arma, sia per garantire l’apporto tecnico scientifico all’attività operativa, sia per costituire i cardini della funzionalità logistica e amministrativa.
In questo anno accademico sono presenti 28 ufficiali tra amministratori, fisici, informatici, ingegneri e medici. La Scuola cura anche la formazione degli ufficiali di complemento. L’ultimo corso, il 189°, sarà presente nell’Istituto il prossimo mese di febbraio. Dal mese di marzo ci occuperemo della formazione di una prima aliquota di 82 ufficiali ausiliari in ferma prefissata di 18 mesi, la nuova categoria di ufficiali prevista per tutte le Forze armate.
Accanto alla formazione di base, la Scuola sviluppa anche un’intensa attività di aggiornamento, dando così corpo ad un processo ininterrotto di formazione permanente che accompagna la vita dell’ufficiale sino al grado di generale di brigata, quando viene chiamato ancora una volta per un corso informativo sulle funzioni di comandante di Regione Carabinieri, un corso che per alcuni si somma alla frequenza della sessione annuale dell’Istituto di Alti Studi della Difesa.
Sempre nel quadro delle attività di aggiornamento, la Scuola abilita annualmente tutti gli ufficiali destinati per la prima volta ai comandi provinciali e ai comandi di compagnie territoriali.

Ma il momento più significativo dell’aggiornamento è sicuramente il Corso d’Istituto per capitani prossimi al conseguimento del grado superiore.
Il Corso è frazionato in due fasi: una preliminare a distanza, e l’altra, della durata di tre mesi, presso la Scuola. Il fine è l’abilitazione alle funzioni più complesse che l’ufficiale superiore deve svolgere quale comandante e quale componente di uno Stato Maggiore. Il Corso è propedeutico ad un master universitario di secondo livello e all’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze che un numero selezionato di ufficiali frequenta insieme con i colleghi delle altre Forze armate.
Ad una selezionata aliquota di colonnelli è poi riservata la frequenza del corso di alta formazione presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di polizia, accanto ai parigrado delle altre Forze dell’ordine. Sempre presso la Scuola di Perfezionamento i nostri ufficiali frequentano corsi di analisi criminale e corsi di aggiornamento sul coordinamento.
Altro importante momento di qualificazione sviluppato in questa Scuola è quello riservato agli ufficiali italiani e stranieri chiamati a far parte delle Unità integrate di Polizia e delle Multinational Specialized Units, nell’ambito delle operazioni di mantenimento della pace.

Questi, in sintesi, i capisaldi della nostra attività formativa, per la quale impegnamo più di ottomila periodi didattici annuali, svolti a favore di circa 900 ufficiali frequentatori.
Un impegno che coinvolge un Corpo docenti di assoluto prestigio e che si avvale dell’opera preziosa di tutto il personale, militare e civile, dell’Istituto, per assicurare la complessa funzionalità della struttura. A tutti loro va la mia riconoscenza di comandante.
Un’ulteriore e importante funzione della Scuola è l’elaborazione dottrinale, cioè la codificazione dei principi e delle regole che governano l’impiego dei reparti dell’Arma in tutti i settori di intervento istituzionale.
è in questa ottica che opera l’Istituto di Studi Professionali e Giuridico Militari, con compiti, appunto, di studio, di ricerca, di elaborazione di testi e pubblicazioni e di coordinamento delle cinque Cattedre professionali.
In sostanza, l’Istituto dà corpo al modello professionale di ufficiale, componendo un ordito culturale che muove - e non potrebbe essere altrimenti - dalle linee operative di prevenzione e di repressione sviluppate quotidianamente sul campo.
Un modello culturale interdisciplinare, incardinato sulla cultura militare e sull’etica che essa esprime e che è fattore di coesione e di efficienza della nostra Istituzione e di tutte le Forze armate.
Accanto alla cultura militare, la cultura giuridica, pietra d’angolo sulla quale è edificata la professionalità orientata alle delicate funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza. Cultura giuridica che, oltre ad essere conoscenza di norme e procedure, è soprattutto partecipe e convinta interiorizzazione del senso dello Stato.

Il patrimonio culturale è poi integrato dalla padronanza delle innovazioni tecnologiche.
La stessa didattica della Scuola utilizza numerose applicazioni informatiche. Tutti gli ufficiali frequentatori sono dotati di personal computer portatili, con i quali possono collegarsi dai rispettivi alloggi alla rete locale, per consultare le lezioni professionali videoregistrate o inserirsi nelle reti esterne. Parallelamente stiamo sperimentando la metodologia dell’e-learning con i corsi di aggiornamento, strutturati per moduli didattici monotematici. Naturalmente, nessuno di noi dimentica che la tecnologia è solo uno strumento, di cui deve essere sempre valutata l’effettiva utilità. Educhiamo, in sostanza, ad evitare inappropriate applicazioni che, oltre ad essere sterili sul piano dell’efficienza, si risolvono in insostenibili aggravi economici, quando non anche in aggiuntivi sprechi di risorse umane.

Quindi, cultura militare, cultura giuridica, padronanza delle innovazioni tecnologiche. Accanto ad esse, infine, la cultura linguistica, indispensabile per un ufficiale inserito stabilmente nel contesto internazionale, sia per la partecipazione alle missioni per il mantenimento della pace, sia per lo sviluppo della cooperazione nella lotta al crimine e al terrorismo transnazionali.
Ma, se la riflessione culturale è la base del nostro processo formativo, un ulteriore e indispensabile obiettivo è l’acquisizione di abilità pratiche che possano dare concretezza al patrimonio di conoscenze dell’ufficiale.
Qualsiasi organizzazione complessa, pubblica o privata, si misura con le difficoltà che condizionano, al riscontro con la realtà, l’effettiva ed immediata utilizzabilità della preparazione teorica.
A tal fine, nel ciclo formativo sono inseriti diversi periodi di applicazione presso i comandi territoriali, i battaglioni e le unità addestrative dell’Arma, durante i quali l’ufficiale vive concretamente gli insegnamenti ricevuti.
Allo stesso fine operano le cattedre professionali. La cattedra di Tecniche investigative prepara all’utilizzo pratico degli strumenti normativi e tecnici per il corretto ed efficace svolgimento delle indagini. L’ufficiale impara ad utilizzare, ad esempio, il sistema di indagine che ha sostituito l’architettura della Banca dati interforze e il programma applicativo Analyst’s notebook che agevola le investigazioni particolarmente complesse.

La cattedra di Tecnica Professionale e Servizio di Stato Maggiore, a sua volta, tende a far acquisire i metodi di lavoro delle strutture di comando e le procedure operative dell’attività istituzionale, con particolare attenzione al controllo del territorio e alla correlata sensibilità del cittadino al fattore sicurezza. Una sensibilità, com’è noto, che tende a salire man mano che cresce – e fortunatamente – la qualità della vita. Peraltro, gli stessi beni che salvaguardiamo sono sempre più numerosi, proprio perché la coscienza collettiva ha elaborato nuove istanze di tutela riferite ai più diversi aspetti della vita, dalla privacy, alla salute, all’ambiente.
Siamo, in definitiva, convinti che i contenuti e la metodologia didattica sono i diversi aspetti di un’unica visione strategica della formazione.
Per questa ragione, la Scuola segue costantemente gli aggiornamenti procedurali e l’ammodernamento tecnologico, con la consapevolezza che a vincere le sfide è sempre e soltanto l’uomo. E, pertanto, puntiamo a valorizzare, proprio attraverso la formazione, quanto c’è di più prezioso per un’organizzazione: gli uomini e le donne che ne fanno parte.
Puntiamo, in sostanza, a creare le premesse utili a perpetuare nel tempo la storica identità etica del carabiniere.
Un’identità basata sullo status militare e sul paradigma di valori che esso sottende: senso della disciplina e dell’onore, fedeltà, onestà, senso del dovere, vicinanza a tutti i bisogni della popolazione.
Una vicinanza che non potrebbe essere realizzata se non fosse perseguita costantemente l’efficienza. Efficienza che, come tutti i valori, deve essere conquistata, anzi riconquistata, ogni giorno, per poter continuare a meritare il fiducioso consenso della popolazione. Educhiamo, pertanto, a rifuggire dalla pigra accondiscendenza al presente e a mirare al costante perfezionamento delle strutture organizzative e delle procedure. Educhiamo ad elaborare scelte efficaci, responsabili e, soprattutto, coraggiose, perché il coraggio, cosciente e razionale, è l’indispensabile sostegno delle scelte più alte, di quelle scelte sagge e difficili cui il comandante è costantemente chiamato, spesso nella solitudine che puntualmente si accompagna alle grandi responsabilità.

Noi, responsabili della formazione, abbiamo il compito di trasfondere nelle giovani generazioni di ufficiali l’immenso patrimonio di valori e di professionalità dell’Arma.
Voi, ufficiali del 18° corso d’Istituto, del 9° corso di perfezionamento, del 181° e 182° corso di applicazione, del 41° e 42° corso applicativo e dell’8° corso formativo avete l’impegno a cogliere nella formazione un’irripetibile opportunità per vincere le sfide del futuro.
Tutti noi proiettiamo nel vostro futuro la certezza di formare giovani forti, onesti, autentici difensori della Patria, autentici costruttori di legalità e di sicurezza, ovunque ce ne sarà bisogno.
Conosco la fierezza e l’entusiasmo che animano e sostengono la vostra vocazione professionale.
Con questa certezza e orgoglioso di essere il vostro comandante, auguro di cuore a ciascuno di voi buon lavoro e le migliori fortune.


Prolusione del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri

Il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Gen. C.A. Guido BelliniDesidero anzitutto porgere a Lei, Signor Presidente del Consiglio, il saluto grato e deferente di tutti i Carabinieri, per aver voluto onorare con la Sua presenza questa cerimonia.
Ringrazio, altresì, i Presidenti emeriti della Corte Costituzionale, il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, i Ministri della Difesa, dell’Interno, della Salute, le altre autorità di governo, i rappresentanti del Parlamento, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, le altre Autorità civili e militari, nonché tutti i graditi ospiti.
Un saluto particolare ai rappresentanti dell’Associazione Nazionale Carabinieri, dell’ONAOMAC ed ai delegati del Consiglio Centrale di Rappresentanza.
L’inaugurazione dell’Anno Accademico costituisce tradizionalmente, per l’Arma dei Carabinieri, occasione propizia per presentare un’ampia relazione sulle attività svolte nell’anno precedente e sulla situazione in atto nei vari settori, sottolineando i principali problemi “sul tappeto” e prefigurandone le possibili linee di soluzione.
Affronto per la prima volta questo impegno, nella veste di Comandante Generale, e sento forte la responsabilità di tale compito, unitamente alla profonda gratificazione per il grande privilegio di poter presentare tale relazione ad un uditorio così autorevole, espressione dei vertici delle Istituzioni politiche, militari, giudiziarie ed amministrative del Paese.

L’evoluzione dell’Arma, nel contesto della legge di riordino (l. 78/2000) e successive norme delegate

A distanza di circa due anni dall’emanazione dei noti provvedimenti di legge sul riordino, l’Arma ha ormai consolidato gli assetti organizzativi previsti dal processo di trasformazione ipotizzato. Proprio in questi ultimi mesi, infatti, tale processo è stato sostanzialmente completato con il riordino di tutto il settore tecnico-logistico-amministrativo di cui parleremo più avanti.
Occorre riconoscere che il risultato più appariscente del citato riordinamento, su cui si sono soffermati in modo particolare anche i mezzi di comunicazione, è certamente il nuovo rilievo istituzionale attribuito all’Arma che ha acquisito, accanto ad Esercito, Marina ed Aeronautica, il rango di quarta Forza Armata.
Senza voler sminuire tale importante novità, vorrei qui far rilevare come il risultato più importante conseguito sia soprattutto quello di aver creato il clima giusto e gli stimoli necessari per un importante ammodernamento dell’Arma, sotto ogni profilo ed in ogni settore: dal personale alle strutture ordinative, dalle procedure ai mezzi e materiali.
Noi oggi stiamo lavorando per consegnare al Paese un’Istituzione rinnovata che, mantenendosi fedele alle sue splendide tradizioni e nel solco della sua storia straordinaria, sappia essere all’altezza dei tempi, esprimendo il massimo di efficacia nell’ambito sia del Sistema Sicurezza, sia del Sistema Difesa del Paese, anche con riferimento al più ampio contesto europeo e nel rispetto dei più rigorosi principi di economicità.
In sostanza, stiamo lavorando al processo di ammodernamento di un’Istituzione nata quasi due secoli fa, saldamente ancorata alla sua militarità, che sa esprimersi sul piano operativo quale Forza Armata con compiti di difesa e, al tempo stesso, quale Forza di Polizia a competenza generale con compiti di sicurezza pubblica. Compiti che ha saputo onorare sempre, sin dalle origini, attraversando con grande dedizione ed impegno tutta la storia del nostro Paese e prendendo parte attiva, certamente non secondaria, a tutte le vicende che portarono prima all’unità d’Italia e, successivamente, alla sua graduale crescita economica e sociale.

I provvedimenti finalizzati al miglioramento della capacità operativa dell’Arma nel contesto del sistema difesa

Io credo di poter affermare che l’Arma resti ancora oggi una componente importante nell’ambito del Sistema Difesa. Ciò per i contributi non trascurabili che potrebbe continuare a fornire, nel suo complesso, per far fronte ad un’eventuale, sia pure remota, esigenza di difesa militare del territorio. Ma credo che Essa, dimostrando lungimiranza e sensibilità operativa, abbia saputo dare altresì risposte concrete anche alle peculiari esigenze poste dagli scenari geostrategici attuali, che postulano soprattutto la messa in campo di forze specializzate, in grado di operare adeguatamente, anche lontano dal territorio nazionale, nel contesto di operazioni di supporto alla Pace.
Proprio in questo settore l’Arma ha saputo, infatti, esprimere l’elemento di maggiore pregio operativo, apprezzato da tutti senza riserve, anche dall’ONU e dai vertici militari NATO ed europei. Mi riferisco alle Multinational Specialized Units, costituite appunto da personale dell’Arma, talvolta con il contributo di forze analoghe di altri Paesi, che hanno ormai sperimentato positivamente strutture e procedure nel lungo periodo di permanenza nei Balcani.
Le MSU, unità del livello reggimento, si sono rivelate di fondamentale importanza, specie nelle aree fortemente degradate, dove la sicurezza e l’ordine pubblico risultavano particolarmente precari o mancavano del tutto. L’Arma, pertanto, ha saputo rispondere, con prontezza, ad una esigenza operativa reale e sono molti i Paesi impegnati nelle PSO (tra questi anche gli USA), che hanno allo studio la creazione nel proprio ambito di una simile capacità operativa.
In questo momento, si avvicendano fuori area diverse migliaia di Ufficiali, Marescialli, Brigadieri, Appuntati e Carabinieri dell’Arma in turni di circa 1.000 uomini ciascuno, gran parte dei quali proprio all’interno delle 2 MSU che operano nei Balcani ed il resto all’interno di nuclei più piccoli, impegnati con compiti similari in altre località, tra cui Albania, Fyrom, Eritrea, Palestina, Libano ed Afghanistan.
Il coinvolgimento dell’Arma nel contesto del Sistema Difesa è riferibile naturalmente anche alla funzione di Polizia Militare, a cui sono dedicate, in via permanente, circa 4.000 unità, con il supporto saltuario di tutta la componente territoriale. Anche tale funzione è stata oggetto di uno specifico riordinamento, in senso moderno, sulla base delle norme di settore espressamente previste dal legislatore.
Da ultimo, occorre considerare che l’Arma, in qualità di Forza Armata, ha sviluppato anche un graduale processo di maggiore integrazione nella struttura di vertice del sistema di comando e controllo della Difesa, impegnandovi le necessarie risorse umane ai vari livelli. In sintesi, possiamo dire che si è ormai conseguito, sul versante Difesa, un assetto equilibrato e fattivo, secondo le aspettative poste a base del riordinamento.

I provvedimenti finalizzati al miglioramento della capacità operativa dell’Arma nel contesto del sistema sicurezza

Ma l’Arma si è molto impegnata anche sul versante del sistema della sicurezza pubblica, ricercando i modi per rendere sempre più efficace ed incisiva la sua opera nella prevenzione dei reati e nel contrasto alla criminalità in tutte le sue forme.
I risultati conseguiti nell’ultimo anno sono stati sicuramente apprezzabili e dimostrano che ci si muove nella direzione giusta. Dai dati ISTAT si può infatti rilevare che i Carabinieri hanno operato per circa il 70% dei delitti complessivamente denunciati a livello nazionale. Sono state, in particolare, perseguite 1.400 persone per associazione di tipo mafioso, sequestrando o confiscando beni per circa 500 milioni di euro. Gli arresti complessivamente eseguiti sono stati oltre 70.000, con un incremento del 16% circa rispetto al 2001. In tale contesto, per dare un’idea dello sforzo operato al fine di imprimere maggiore efficacia all’azione di contrasto, basti considerare che la scoperta, da parte degli uomini dell’Arma, degli autori dei reati più importanti è cresciuta mediamente del 4% con una punta del 13% per gli omicidi.

Tali risultati non sono occasionali, ma fortemente ricercati e sono stati possibili grazie anche alla creazione di nuove Stazioni, al potenziamento di numerose Stazioni già esistenti, nonché alla trasformazione di alcune Stazioni in Tenenze.
Ma la maggiore efficacia ottenuta nell’azione di contrasto è dovuta anche al più agile e flessibile sistema di comando e controllo messo in atto, che si avvale delle più moderne tecnologie della telematica e dell’informatica.
Da sottolineare, inoltre, l’introduzione di nuovi mezzi ed apparecchiature, tecnologicamente avanzati, per le indagini di polizia giudiziaria. Il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche è stato, ad esempio, dotato di avanzatissimi strumenti di microscopia elettronica per l’analisi dei reperti balistici, delle impronte digitali e per la determinazione del DNA. Molto interessante anche il modernissimo sistema d’identificazione degli autori dei reati attraverso l’identikit elettronico.
Sempre più moderne ed efficaci anche le apparecchiature tecnologiche adoperate dalle componenti specialistiche dell’Arma, inserite stabilmente nei Ministeri della Salute (il NAS), dell’Ambiente (il NOE) e per i Beni e le Attività Culturali (il TPC).
Ad esempio, il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente presto sarà dotato di un sistema spettrografico di monitoraggio del territorio, controllato automaticamente via aerea e satellitare d’intesa con il CNR, in grado di rilevare, in tempo reale, ogni modifica ambientale e quindi anche le eventuali ingiurie al territorio, come le costruzioni e le discariche abusive, nonché gli inquinamenti di vario tipo, anche occulti, consentendo interventi tempestivi ed efficaci.
Analogamente, i Carabinieri preposti alla tutela del patrimonio culturale potranno presto avvalersi di un sistema informatico integrato su tutto il territorio, per monitorizzare tempestivamente i furti di opere d’arte e promuovere le relative indagini, anche attraverso l’immediato coinvolgimento di altri Paesi.

Possiamo quindi affermare che l’attività operativa di prevenzione e repressione dei reati, nel suo complesso, è già sensibilmente migliorata e sono certo migliorerà ancora, grazie anche ad altre iniziative nel settore, tra cui la più importante è la recente istituzione del Carabiniere di quartiere, avviato assieme al Poliziotto di quartiere, per rendere sempre più visibile e concreta la presenza sul territorio del sistema di sicurezza del nostro Paese. Tale servizio, in linea con le priorità strategiche fissate dal Governo, tende ad integrare il normale dispositivo di controllo del territorio nelle aree fortemente urbanizzate, specie quelle più degradate, ma interessa anche le zone rurali, specie quelle a carattere residenziale.
L’acquisizione di informazioni sempre utili e talvolta anche importanti sull’andamento della vita nei quartieri e sulle relative patologie, nonché l’effetto deterrente legato alla stessa presenza ben visibile del Carabiniere di quartiere, rappresentano certamente i risultati più immediati e largamente attesi del nuovo servizio che, a distanza di circa un mese, ha già conseguito un consenso generale, segno evidente della fiducia crescente che il Paese nutre nei confronti delle Forze dell’Ordine, specie quando si esprimono attraverso formule operative che fanno sentire la loro vicinanza alla gente; formule operative che, occorre sottolinearlo, sono state da sempre patrimonio consolidato della nostra Arma che, con le sue 4.653 Stazioni disseminate su tutto il territorio nazionale, ha praticato costantemente un effettivo servizio di “prossimità”, specie all’interno delle piccole comunità, dove spesso è espressione unica della presenza dello Stato.
Ora tale formula operativa, attraverso il Carabiniere di quartiere, è stata adeguata, anche con l’ausilio della tecnologia, alle esigenze degli scenari attuali. Il Carabiniere di quartiere infatti non è solo presenza fisica ben visibile: egli è anche espressione, sul campo, di una capacità tecnologica di grande rilievo, che conferisce sul piano operativo un effettivo valore aggiunto ad ogni singolo operatore. Egli è dotato di una radio miniaturizzata dell’ultima generazione, per mantenersi costantemente collegato alla rete operativa, come una qualsiasi pattuglia motorizzata. Inoltre, ha in dotazione un PC palmare integrato con un cellulare radiolocalizzabile via satellite, mediante il quale è possibile trasferire e scambiare dati ed immagini con la Centrale Operativa di riferimento e, attraverso di essa, entrare anche in contatto con il più complesso sistema di Banche Dati delle Forze di Polizia.

In sostanza, il Carabiniere di quartiere non è un elemento abbandonato a se stesso, bensì un tassello importante di un complesso mosaico operativo, sempre monitorizzato e perciò in grado di operare con grande efficacia ed in condizioni di grande sicurezza. Ed è soprattutto per quest’ultimo motivo che l’Arma ha sperimentato favorevolmente l’utilizzazione, per il particolare servizio, del Carabiniere singolo.
Infine, per corrispondere alle sempre più sentite esigenze di dialogo tra cittadini ed operatori della sicurezza pubblica, è stato recentemente lanciato il nuovo sito internet dell’Arma, caratterizzato da uno spiccato orientamento al cittadino, ben sintetizzato dal motto “possiamo aiutarvi”.

L’iniziativa, come detto, si prefigge lo scopo di migliorare il rapporto con la gente, sviluppando il concetto di sicurezza partecipata e condivisa. Non si tratta quindi di uno strumento puramente informativo autoreferenziale, ma soprattutto di uno stimolo alla collaborazione, allo scambio di informazioni, un mezzo moderno e rapido per agevolare la compilazione di denunce attraverso un modulo plurilingue, una opportunità interessante per acquisire consigli utili alla prevenzione dei reati; in ultima analisi, per migliorare il sistema di sicurezza nel suo complesso. Ecco perché anche la creazione del sito web viene annoverata nell’Arma tra i provvedimenti per potenziare il rendimento operativo delle sue unità.
Evoluzione organizzativa nel settore logistico - amministrativo
Un altro settore, dove l’Arma ha sviluppato, negli ultimi tempi, una radicale opera di ammodernamento, è senza dubbio quello della logistica e dell’amministrazione in senso lato. L’obiettivo perseguito è stato principalmente quello della massima semplificazione, che ha portato tra l’altro ad un consistente recupero di risorse umane e materiali, già utilizzate per potenziare le unità operative e migliorare la presenza dell’Arma sul territorio.

La conseguente riorganizzazione strutturale e funzionale ha recepito sostanzialmente l’opportunità di rivedere e superare alcune logiche tradizionali, ancorate a criteri non più attuali, legati alla logistica just in case, come:
- la distribuzione capillare di strutture per il mantenimento di mezzi e materiali;
- l’accumulazione di scorte in una fitta rete di magazzini;
- la parcellizzazione in più Enti delle competenze relative alla gestione matricolare del personale ed al suo trattamento economico.
Oggi nell’Arma la logistica dei materiali poggia sostanzialmente su 5 Raggruppamenti Tecnico Logistico Amministrativi, che operano con criterio areale, privilegiando al massimo il ricorso all’outsourcing, come ad esempio nel settore del vettovagliamento, dove si fa ricorso massiccio al catering, e nel settore del mantenimento degli autoveicoli, tutti acquisiti con un pacchetto di manutenzione assistita, garantita dalle case costruttrici.
è stato perciò già avviato lo smantellamento di gran parte dei magazzini esistenti, orientando la politica degli approvvigionamenti verso il concetto della logistica just in time, vale a dire acquisire e rendere disponibile quello che serve nel momento e nel luogo desiderati. Una logistica moderna, al passo con i tempi, caratterizzata da estrema flessibilità, che ha prodotto innegabili vantaggi a favore delle attività a più elevata caratterizzazione professionale.
Sempre con riferimento a questo settore, presto completeremo l’unificazione nel Centro Nazionale Amministrativo di Chieti di tutte le competenze relative alla matricola ed al trattamento economico del personale dell’Arma, prima distribuite in alcune decine di Enti diversi.

Tutti questi importanti risultati sono stati raggiunti grazie anche al ricorso massiccio alle tecnologie informatiche.
Il nuovo sistema di comando e controllo - le telecomunicazioni
Occorre dire, in verità, che tutti i provvedimenti fin qui descritti, volti a migliorare l’operatività dell’Arma in tutte le sue molteplici espressioni ed attività, sarebbero stati vani se non fosse stato predisposto anche un adeguato sistema di comando e controllo, disegnando strutture ordinative semplici ed equilibrate, legate da un sistema di telecomunicazioni affidabile e di grande capacità, in grado di gestire importanti programmi informatici, trasferendo dati ed immagini, in tempo reale, in ogni sito operativo dell’Arma, anche quelli più sperduti.

Sul piano delle strutture ordinative il progetto è ormai sostanzialmente finalizzato. L’Arma è articolata fondamentalmente in quattro componenti (la componente territoriale, le unità mobili, le unità specializzate e la componente scolastica).
La componente territoriale, in particolare, presenta tre livelli di comando fondamentali:
- 5 Comandi Interregionali con compiti prevalentemente logistico-amministrativi;
- 19 Comandi Regionali con compiti prevalentemente rivolti al personale;
- 102 Comandi Provinciali con compiti prevalentemente operativi.
Anche sul piano delle telecomunicazioni siamo a buon punto; restano tuttavia ancora margini per un ulteriore miglioramento. L’Arma, infatti, ha ormai completato il programma di digitalizzazione delle proprie centrali operative ed ha dotato tutte le unità, fino a livello di Stazione, di moderni PC, anche portatili, in un rapporto di 1 a 2 rispetto al personale effettivo, gran parte del quale è già in grado di operare efficacemente con lo strumento informatico.
L’impegno di tutta l’Arma verso l’informatizzazione è uno sforzo corale prodotto nella consapevolezza che da esso potranno derivare significativi passi avanti nel rendimento complessivo dell’attività operativa nel suo insieme.
Da sottolineare che l’ammodernamento del sistema di comando e controllo e, in particolare, la digitalizzazione delle centrali trasmissive di tutte le Forze di Polizia consentirà, tra l’altro, la cosiddetta interconnessione di tutte le centrali operative che, in sostanza, radiolocalizzando tutte le pedine operative in servizio sul territorio (compresi Carabinieri e Poliziotti di quartiere) renderanno di fatto condiviso tra tutti il quadro di situazione globale, impedendo qualsivoglia sovrapposizione indesiderata o peggio ancora vuoti operativi imperdonabili. In sostanza, l’interconnessione delle centrali sarà in grado di dare una risposta decisiva per l’ottimizzazione del coordinamento interforze.
L’auspicio è che in breve tempo questo importante sforzo sul piano dell’informatizzazione possa essere accompagnato da un analogo sforzo per il necessario miglioramento della rete trasmissiva dedicata, che dovrà essere dotata di grande capacità e diffusa in ogni area del Paese.

L’evoluzione del sistema scolastico e dell’attività formativa

Per completare il quadro di tutte le componenti dell’Arma, vorrei sottolineare come tutti gli obiettivi già indicati coinvolgano necessariamente anche il settore della formazione.
L’Arma da sempre ha posto l’uomo e la sua preparazione etica, culturale e professionale al centro dell’attenzione, investendo risorse di rilevante entità. Per il conseguimento e l’affinamento delle capacità professionali è stata sempre privilegiata l’attitudine all’autonomia decisionale ed organizzativa dei singoli, specie per le categorie degli Ufficiali e dei Marescialli, accrescendone lo spirito d’iniziativa ed il senso di responsabilità.
Il Comandante della Scuola Ufficiali ha già tracciato il quadro evolutivo riferito alla formazione degli Ufficiali. Vorrei ora completare l’argomento parlando dei Marescialli e dei Carabinieri.
Per quanto concerne i Marescialli, sulla scorta del nuovo ordinamento degli studi, coordinato con il mondo dell’Università, gli Allievi reclutati conseguono oggi, al termine del corso biennale, la laurea di 1° livello di “Operatore della sicurezza e del controllo sociale”. Ma la loro formazione non si ferma qui, perché tutti partecipano in successione di tempo a “stage” di aggiornamento, di durata variabile, per adeguare la loro preparazione alle esigenze del momento, in relazione ai compiti da svolgere.

Anche per gli allievi Carabinieri si è proceduto ad una rivisitazione dei programmi addestrativi, per tener conto del più elevato livello culturale che caratterizza oggi tale categoria, creando le basi necessarie per una moderna figura di operatore della sicurezza, in grado di avvalersi senza problemi dello strumento informatico, interoperando senza alcuna remora con il corrispondente personale delle altre Forze dell’Ordine a livello nazionale e internazionale.
Da sottolineare che tutti gli Ufficiali, i Marescialli, i Brigadieri, gli Appuntati ed i Carabinieri, al termine del periodo formativo iniziale, acquisiscono le competenze e le capacità necessarie al rilascio della “patente europea di informatica” e inoltre acquisiscono le conoscenze basiche della lingua inglese che possono successivamente approfondire ed affinare mediante specifici corsi, interni ed esterni, riferibili anche ad altre lingue d’interesse operativo, quali l’arabo e gli idiomi di ceppo slavo, in relazione alla situazione operativa da fronteggiare.

Il personale

Il riordinamento dell’Arma è stato accompagnato anche da attente riflessioni sugli assetti normativi, riguardanti tutto il personale di ogni ordine e grado.
Molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare. Si deve tuttavia sottolineare come le premesse per conseguire gli obiettivi prefissati siano ormai state create, sia nel contesto del recente contratto felicemente concluso, sia nel contesto della finanziaria 2003.
Occorre essere grati al Governo per la sensibilità dimostrata nel venire incontro alle aspettative di tutto il Comparto Difesa e Sicurezza, che i Vertici istituzionali, d’intesa con gli organi della Rappresentanza militare, hanno saputo incanalare verso obiettivi significativi ed al tempo stesso equilibrati. Possiamo essere ottimisti.

I problemi principali

Fin qui, abbiamo avuto modo di tracciare per la nostra Arma un quadro positivo caratterizzato da un forte dinamismo, anche in una visione prospettica di lungo respiro.
Farei però un grave torto all’uditorio se nascondessi che esistono anche dei problemi di grande rilievo la cui soluzione è condizione irrinunciabile per assicurare alla nostra Istituzione lo sviluppo positivo che ho prefigurato.
Un problema importante è certamente quello degli alloggi, che condiziona pesantemente la mobilità e, quindi, il corretto impiego del personale, specie quello ammogliato, con particolare riferimento alle aree del centro-nord dove gli affitti sono più alti.
é un problema comune anche alle altre Forze Armate ed ha connotazioni di tale rilevanza da richiedere una specifica programmazione di lungo termine. Credo comunque che sia importante partire, altrimenti non si arriverà mai ad alcun risultato.
C’è poi il problema, peraltro già noto al Governo, della necessità di abbandonare alcune infrastrutture che ospitano le unità territoriali, sostituendole con altre più capienti e funzionali. Mi rendo conto che l’attuale situazione economica del Paese non consente adeguati margini di manovra, ma ritengo importante anche in questo caso dare qualche segnale di attenzione, con riferimento alle situazioni più disagiate e perciò critiche.
Infine devo citare il problema degli ausiliari che l’imminente sospensione della leva renderà ovviamente non più utilizzabili.
Si tratta di 12.000 unità, ora assegnate di anno in anno con legge di bilancio, che occupano altrettante posizioni organiche e che al momento non potremo compensare reclutando carabinieri effettivi. Manca infatti un provvedimento di legge che preveda uno specifico ampliamento organico.

Occorre dare atto al Governo che ha già percepito l’importanza della questione, promuovendo un primo recupero di circa 2.000 unità con la finanziaria 2002 e circa 500 unità con la finanziaria di quest’anno. é stata anche accettata una specifica risoluzione che impegna a risolvere adeguatamente il problema.
Siamo perciò fiduciosi che si possa trovare una soluzione in tempo utile, considerando comunque che il ciclo dei reclutamenti da sviluppare ha dei limiti temporali minimi incomprimibili e praticamente non c’è più tempo per ulteriori riflessioni. Occorre agire subito per scongiurare grosse difficoltà.

Per dare una misura concreta del problema, si consideri che 9.500 Carabinieri, quelli che mancano ancora all’appello, equivalgono complessivamente ad 800 Stazioni di media consistenza e 8 Battaglioni. Questa è la posta in gioco.
Certamente occorre considerare anche per questo problema, specie nella congiuntura attuale, l’incidenza economica del recupero auspicato, ma è anche vero che la sicurezza è concordemente considerata una importante precondizione dello sviluppo, quindi produce indirettamente ricchezza e questo non dovrebbe essere trascurato.
Né appare proponibile per l’Arma accedere al reclutamento dei volontari in ferma breve, entrando così in concorrenza con le altre Forze Armate in un reclutamento già difficile per tanti motivi. Semmai l’auspicato incremento di carabinieri effettivi potrebbe diventare un importante bacino per la sistemazione a fine ferma dei volontari delle altre tre Forze Armate, creando così un circuito virtuoso di grande interesse per tutti.
Siamo comunque fiduciosi sulla possibilità di ottenere presto l’incremento auspicato, promuovendo, se necessario, un disegno di legge ad hoc.

Conclusioni

A conclusione di questa mia relazione, desidero sottolineare ancora una volta come l’Arma stia vivendo una stagione di grande rinnovamento, impegnata nel portare a termine un processo di profonda trasformazione, che ha interessato le strutture, ma anche le procedure, i mezzi ed i materiali.
L’Arma quindi ha fatto grandi cambiamenti, ma è anche sempre la stessa: un’Istituzione del Paese, sempre vicina alla gente, che lotta per la legalità e la sicurezza e quindi che difende la libertà di tutti.
L’impegno dei Carabinieri di ogni ordine e grado è quello di ispirarsi a queste bellissime tradizioni, come hanno sempre fatto i nostri predecessori, costruendo, giorno dopo giorno, una storia importante fatta di impegno e di sacrifici, ma anche di grandi gratificazioni.
Prima di concludere, vorrei ora rivolgere, a nome di tutta l’Arma dei Carabinieri, un ringraziamento sentito a tutto il personale della Scuola (al Comandante, al Quadro Permanente, al Corpo insegnanti) per il lavoro prezioso che essi svolgono al servizio dell’Istituzione e del Paese.
Agli Ufficiali allievi che qui affinano la loro professionalità e si preparano alle attività operative nelle fila dell’Arma, l’incoraggiamento all’impegno, nella certezza che sapranno corrispondere alle nostre attese.
Buon lavoro a tutti e in bocca al lupo.
Chiedo ora al Signor Ministro della Difesa di voler dichiarare ufficialmente aperto l’Anno Accademico 2002–2003.


Saluto del Ministro della Difesa

Signor Presidente del Consiglio,
sono davvero lieto di accoglierLa in questa Scuola Ufficiali e desidero esprimerLe la gratitudine dei Carabinieri e delle Forze Armate per aver voluto presenziare all’inaugurazione dell’anno Accademico 2002-2003. La Sua partecipazione alla cerimonia costituisce un onore ed una prova dell’attenzione del Governo verso i Carabinieri e, nella circostanza, verso gli ufficiali dell’Arma che si avviano ad assumere precise responsabilità nei vari settori d’impiego.
Saluto e ringrazio le autorità intervenute, che così, oggi, rinnovano la testimonianza di stima ed affetto verso i Carabinieri.
Al Generale Bellini e alla Benemerita esprimo vivo apprezzamento per l’alta qualità del sistema formativo, ad ogni livello. Le donne e gli uomini sono la più preziosa risorsa dell’istituzione militare: nel presente e nel futuro. A loro deve essere dedicata la massima attenzione nel costante sforzo di adeguamento degli istituti formativi al progresso culturale, scientifico e tecnico che incessantemente si verifica nel tempo che viviamo. Un adeguamento che si giova sempre più dei crescenti, fecondi legami con il mondo dell’Università e della ricerca.

Il Miinistro della Difesa, On. Antonio MartinoIn proposito, sento di dover rivolgere un apprezzamento particolare ed un ringraziamento al Comandante della Scuola, Generale Gallitelli, al corpo insegnante, al quadro permanente, al personale tutto per l’impegno e la competenza profusi al servizio dell’Arma.
Un saluto caloroso ed un augurio sincero desidero rivolgere, infine, ai giovani ufficiali che iniziano l’ultimo periodo di studio e di preparazione prima dell’inserimento operativo nei ranghi dell’Arma.
Avverto nei loro cuori il legittimo orgoglio della scelta effettuata, cioè di porsi, come militari, al servizio della Comunità nazionale. L’Italia ha bisogno di uomini e di donne forti, capaci di rendere visibile ed effettiva, anche nei momenti bui e difficili, l’autorità dello Stato, garante della libertà sotto la legge.

Non è mai superfluo ricordare che la persona ed i beni del cittadino sono il fine della prevenzione e dell’azione del carabiniere e l’Arma deve far sentire, giorno e notte, la protettiva presenza della legge.
Con straordinaria lungimiranza, il Regolamento Generale del Corpo dei Carabinieri Reali, approvato il 16 ottobre 1822, aveva individuato il carattere essenziale dei compiti dell’Arma: “I carabinieri reali, comandati o non comandati, devono stimarsi in servizio perpetuo in qualunque circostanza, ed a tutte le ore, e non mai reputarsi dispensati da quella non interrotta vigilanza, che forma lo scopo principale di un Corpo, che sempre deve ricercare la conoscenza dei fatti, dei disegni, che possono interessare la sicurezza del Trono, turbare la tranquillità pubblica e privata”.
A queste parole, migliaia e migliaia di carabinieri sono restati fedeli lungo le secolari vicende della nostra storia, in guerra e in pace, fino all’eroismo, che evoca immediatamente il sacrificio del giovane vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, immolatosi incolpevole per salvare innocenti.

In una forza armata con compiti di polizia, il dovere, la disciplina, la responsabilità, restano connotati fondamentali specie se un tale Corpo non vive acquartierato nel chiuso di un accampamento, ma opera disseminato sul territorio nazionale e costituisce una delle istituzioni più vicine alla nostra gente.
Indirizzandomi specialmente a voi giovani ufficiali, che costituirete l’ossatura portante dell’Arma di domani, vorrei esortarvi ad essere fieri della vostra elegante e gloriosa divisa nera. Senza di essa, non esisterebbero i carabinieri come generazioni di italiani hanno imparato a conoscere, apprezzare e, sì, persino amare.
Onorevole Presidente del Consiglio, Signor Comandante Generale, Ufficiali e carabinieri tutti, Signore e Signori, l’acquisita autonomia ha accelerato il processo di riorganizzazione ed ammodernamento dell’Arma senza determinare alcuna separatezza dalle altre Forze Armate e dall’Esercito in particolare. I Carabinieri restano parte integrante dello strumento militare e dello Stato Maggiore della Difesa nazionale. L’Arma conferma ed esalta le proprie specificità che completano al più alto livello quelle delle altre Forze Armate e integrano le capacità complessive dell’intero apparato militare. Nei nuovi scenari della sicurezza internazionale costituisce infatti un forte valore aggiunto l’integrazione fra le forze operative terrestri e le forze deputate al controllo del territorio ed alla tutela dell’ordine pubblico.

Signor Presidente del Consiglio, due significativi mutamenti hanno di recente rinverdito il favore popolare goduto da sempre dai Carabinieri.
Il primo è l’arruolamento delle donne nell’Arma. Ora, la donna carabiniere apporta nuova linfa e una diversa sensibilità umana, arricchendo l’Arma in ogni senso.
Il secondo cambiamento è il carabiniere di quartiere che si affianca al poliziotto di quartiere. Questa realizzazione, parte integrante e qualificante del programma governativo, coerentemente perseguita dal Governo e fortemente voluta da Lei in persona, consente all’Arma di essere visibile ed attiva con una presenza capillare anche nelle zone metropolitane prima soltanto pattugliate. Il carabiniere di quartiere dovrà svolgere in piccolo i compiti di una stazione itinerante. “La legge a portata di mano”, vorrei definirlo con uno slogan, se me lo consentite. Dal carabiniere e dal poliziotto di quartiere i cittadini si aspettano molto.
L’Arma è una grande istituzione nella quale tradizione e mutamento formano tutt’uno. L’evoluzione sociale impone incessanti adeguamenti.
Oggi sul tappeto esistono tre problemi che richiedono la massima attenzione: la questione dei carabinieri ausiliari, il benessere del personale, la situazione degli alloggi.
Il carabiniere ausiliario - del quale l’Arma si giova ormai da quarant’anni, in aggiunta alle dotazioni di personale previste dalle Leggi organiche - è destinato al tramonto, con l’imminente soppressione della leva. Ne conseguirà un vuoto di circa 12.000 unità, secondo i calcoli del Comandante Generale.

Per colmare le carenze, le due ultime leggi finanziarie hanno accordato un cospicuo stanziamento per l’arruolamento di nuovi effettivi nel triennio 2002-2004. Il Governo, oggi, ravvisa la necessità di una accelerazione del piano di avvicendamento per giungere ad una sostituzione del contingente entro il 2006; in questa direzione intendiamo muoverci, valutando i più adatti strumenti normativi e le soluzioni migliori per affrontare i nodi di natura finanziaria.
Parimenti, è prioritario dare certezze ai tanti carabinieri chiamati a spostarsi per l’Italia con le loro famiglie ovvero ad affrontare situazioni operative di particolare disagio. Il DPR 164 del giugno 2002 ha recepito lo schema di concertazione per le forze di polizia ad ordinamento militare sia per gli aspetti normativi sia per quelli economici. Su questa strada già tracciata, il Governo è intenzionato a procedere, approfondendo le tematiche riguardanti il benessere del personale al fine di adottare idonei provvedimenti.

Onorevole Presidente Berlusconi, Generale Bellini, Ufficiali e carabinieri tutti, Signore e Signori, vorrei concludere queste considerazioni, confermando all’Arma dei carabinieri la gratitudine degli italiani e del Governo.
Nel salutarli, rinnovo ai giovani ufficiali il sincero auspicio di una brillante carriera, ricca di soddisfazioni, rispondente alle loro aspettative. A tutti loro auguro di cuore: “Buona fortuna”. Dichiaro pertanto aperto l’anno accademico 2002-2003.
Viva i Carabinieri!
Viva le Forze Armate!
Viva l’Italia!