Inaugurazione dell'anno accademico 2000-2001

Il 20 febbraio 2001, nell’Aula Magna della Scuola Ufficiali Carabinieri, alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giuliano Amato, dei rappresentanti degli Organi Costituzionali, nonché di numerose autorità civili, militari e religiose, si è aperto ufficialmente l’Anno Accademico 2000 - 2001. Hanno preso la parola, nell’ordine, il Comandante della Scuola, Gen. B. Giorgio Piccirillo, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Sergio Siracusa, il Ministro della Difesa, On. Sergio Mattarella.

Al tavolo sono presenti il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri,  il Ministro della Difesa On. Sergio Mattarella



Relazione del Comandante della Scuola Ufficiali Carabinieri

Signor Presidente del Consiglio,
Gentili Ospiti,
Signori Ufficiali,
porgo loro, a nome delle componenti tutte della Scuola Ufficiali Carabinieri, il benvenuto alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico 2000-2001, cheoltre a costituire il rituale inizio di un nuovo ciclo di studi, è l’occasione per una riflessione su finalità e programmi verso cui sono indirizzate le risorse dell’Istituto.La Scuola, in questi anni, ha consolidato le sue proposte formative e le ha adeguate al profilo di dirigente che oggi l’Arma richiede.La rapidità del processo evolutivo ed il conseguente alto indice di competitività nei vari settori della società, spingono verso il primato della formazione dei quadri e del loro  costante aggiornamento, condizione essenziale questa per affrontare le dinamiche dell’immediato e preparare energie congrue per il futuro.

Il Comandante della Scuola Ufficiali Carabinieri.L’Arma, per la sua affermata presenza nel settore della sicurezza, mentre si pone l’obbligo di salvaguardare i propri valori fondamentali, mira a definire i caratteri peculiari del cambiamento, così da adeguare il suo profilo organizzativo alle emergenti aspettative della collettività.
Questo Istituto, quindi, ha il compito di tradurre le scelte dell’Arma in una pianificata attività addestrativa che renda i dirigenti, attuali e del domani, adeguati ai molteplici impegni da assumere.

Per tale motivo, ai pur importanti programmi di studi giuridici che definiscono l’area della conoscenza in cui maggiormente verranno chiamati ad operare i nostri quadri, si affianca l’esigenza di un’offerta di contenuti professionali tecnicamente all’avanguardia.
Questa è la sfida per la Scuola, che a tal fine ha ora concentrato le risorse didattiche militari in un’unica struttura ordinativa più duttile ed omogenea, l’Istituto di Studi Professionali e Giuridico Militari, concepito quale polo propositivo per ordinare in modo interattivo le discipline professionali, fungendo così da “laboratorio culturale” con l’apporto di tutti gli ufficiali che nel tempo frequentano i nostri corsi. Sono proprio questi ultimi a garantire la dimensione partecipata dell’addestramento e ad offrire lo spazio concreto di un confronto continuo con la realtà. Essi, infatti, lungi dall’essere costretti tra pareti asettiche e meramente speculative, sono chiamati a contribuire alla percezione delle emergenze organizzative ed operative di cui l’Arma ha bisogno per modulare più remunerativamente le sue iniziative.

Per questo è stata impostata, una Scuola più “aperta”, che rifiuta la pigra acquiescenza nella facile attesa delle direttive che verranno, ma che intende partecipare alla formazione della base dottrinale, anche per abituare alla partecipazione, all’assunzione di responsabilità, alla presenza attiva.
Perchè, Signori ufficiali, voi avete il dovere di essere dei “protagonisti”, culturalmente qualificati, tecnicamente preparati, ma soprattutto leader motivati e capaci di guidare la nostra “antica” Istituzione nella modernità.
Non è auspicabile un leader autocratico, legittimato dalla presunzione del grado che pure nel passato trovava larga considerazione; e neppure conviene il leader “manager”, mero prodotto del mercato e delle sue logiche senz’anima.

Occorre, invece, realizzare il comandante, che nasce dal confronto delle sue motivazioni con le quotidiane esperienze professionali, dal dialogo con i suoi uomini, dalla conoscenza del territorio e della collettività verso cui deve rivolgere la sua azione. Egli deve comprendere, anche nella solitudine propria del comando e di decisioni spesso personalmente drammatiche, di essere parte del “tutto Arma”, necessaria energia perché l’Istituzione rimanga viva ed attuale.
In un tempo in cui prevale il mito del profitto e del successo individuale, voi dovrete avere il coraggio delle scelte difficili e talvolta impopolari, il senso dell’appartenenza ad un organismo che gioca un ruolo fondamentale nella vita della nazione, la coscienza del servizio verso la collettività.

A questi complessi obiettivi sono orientati i programmi di studio, attraverso moduli differenziati che tengano conto dei diversi cicli formativi presenti nella Scuola. Attualmente vengono qui svolti:

  • i Corsi di Applicazione (primo e secondo anno) che tendono all’acquisizione, progressivamente più ampia, della base fondamentale della cultura militare e professionale;

  • il Corso di Perfezionamento che conclude l’iter per il conseguimento della laurea in giurisprudenza, propone sperimentazioni di tecniche pratiche e completa il bagaglio culturale dell’ufficiale anche con l’acquisizione accertata di almeno una lingua straniera, corredo oggi indispensabile per operare nel contesto internazionale. Teatro d’impiego questo sempre più frequente per i nostri Reparti;

  • i Corsi Applicativi che mirano a rimodulare l’esperienza pregressa di frequentatori che si inseriranno nel contesto professionale con un diverso ruolo. Essi costituiscono un anello funzionale importantissimo, perché capitalizzando conoscenze variamente acquisite le trasfonderanno –attraverso quella disciplina omogenea da acquisire in quest’Istituto- negli incarichi futuri;

  • il Corso Formativo che è diretto ad allievi già padroni di specifiche qualificazioni, che devono acquisire solo l’imprinting del Carabiniere, per meglio tradurre la loro perizia nel contesto operativo dell’Istituzione;

  • i Corsi tecnico-professionali che conferiscono ai giovani frequentatori il necessario stigma professionale per prestare il loro servizio, seppure a tempo determinato, con la necessaria consapevolezza.

A queste attività che coprono l’intera ampiezza di un anno accademico, si affiancano diversi e più brevi corsi di aggiornamento e di specializzazione, attraverso cui gli ufficiali partecipanti attualizzano la loro conoscenza in campi emergenti della vita operativa ed acquisiscono le indicazioni utili ad affrontare in modo più professionale e consapevole l’incarico assegnato.

E’ un assetto formativo quest’ultimo complesso ed ambizioso in cui, però, i discenti sono gli attori principali, perché non solo possono e devono acquisire nuovi moduli addestrativi, ma portano con sé il contributo della loro esperienza, la cui collettiva condivisione –in termini dialettici di analisi e di proposizione- rappresenta un indicatore fondamentale per verificare e calibrare l’impegno dell’Arma.

Si è buoni ufficiali dei Carabinieri se si è professionisti maturi e consapevoli, attenti al divenire della società, partecipi agli stimoli della modernità ed ancorati –in modo propositivo- ai valori fondanti che non possono essere “datati”, perché appartengono alle nostre stesse radici.
Solo lo sviluppo di ogni componente della vostra personalità potrà costituire un vero arricchimento per l’Istituzione e segnerà il successo di questa Scuola, che comunque vuole fermamente rimanere Scuola di uomini e di soldati; e per far ciò non dovrete e non dovremo mai perdere di vista il senso della nostra scelta ed il fine dei nostri obiettivi.

Per concludere, permettetemi, in questo giorno che rappresenta anche per me l’inizio di una nuova esperienza professionale, densa di valori e di significati proprio perché mi vedrà al fianco di giovani ufficiali motivati, entusiasti e ricchi di aspettative, di sottolineare la mia gratificazione personale per l’incarico affidatomi e ribadire l’orgoglio di essere vostro Comandante.
Auguri a tutti di buon lavoro e di ogni meritato successo.


Prolusione del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri

Signor Presidente del Consiglio,Il Comandante dell'Arma dei Carabinieri
a nome di tutti i Carabinieri e mio personale, accolga un riconoscente e grato saluto. La Sua autorevole presenza conferisce alla cerimonia odierna solennità e prestigio, testimoniando ancora una volta la considerazione e la fiducia delle Istituzioni e del Governo verso l'Arma.
Ringrazio e saluto, con Lei, i Ministri della Difesa e dell'Interno, gli altri membri del Governo, i rappresentanti del Parlamento e della Magistratura, il Capo di Stato Maggiore della Difesa e i Capi delle altre Forze Armate, tutte le autorità religiose, civili e militari, per aver voluto manifestare, con la loro partecipazione, attenzione e stima nei nostri riguardi.

Un saluto particolare rivolgo al Capo della Polizia ed al Comandante Generale della Guardia di Finanza cui mi unisce un profondo e sentito spirito di collaborazione.
Un caloroso saluto al Presidente ed ai rappresentanti dell'Associazione Nazionale Carabinieri, insostituibile riferimento per raccordare i fermenti innovativi sollecitati dai nostri tempi con la riconosciuta efficienza ed i solidi valori del passato.
Saluto cordialmente, infine, i delegati del Consiglio Centrale di Rappresentanza, con l’auspicio di una sempre più fattiva collaborazione e di apprezzata e stimolante attività propositiva.
L'inaugurazione dell'Anno Accademico mi consente di rivolgermi agli autorevoli ospiti intervenuti ed ai giovani Ufficiali frequentatori, per illustrare le realizzazioni più importanti dell'anno appena trascorso e gli obiettivi che l'Istituzione intende perseguire in quello corrente, per affinare l'efficienza organizzativa e per servire al meglio la nostra Patria.

Quello appena concluso è stato per l'Arma dei Carabinieri un anno di grande rilievo caratterizzato dall’emanazione della Legge di riordino e dall’approvazione dei due decreti attuativi. Essi hanno segnato un passaggio cruciale nella vita dell'Istituzione, che viene a configurarsi come un'organizzazione moderna proiettata a fornire un sempre più efficace servizio a favore del cittadino, saldamente ancorata alle proprie tradizioni ed ai valori di solidarietà, senso del dovere e spirito di servizio, ai quali i Carabinieri da sempre riconducono la propria azione.
La legge, nel ribadire senza alcuna modifica la dipendenza funzionale dell'Arma dal Ministro dell'Interno per quanto attiene ai compiti di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, ne sottolinea il valore indefettibile della militarità che costituisce tradizionalmente il presupposto culturale della peculiare professionalità del Carabiniere.

Il riconoscimento della necessaria integrazione nelle forze armate è stato accompagnato da previsioni normative che consentono di sviluppare le soluzioni migliori per adeguare l'Istituzione ai cambiamenti intervenuti nel corso degli ultimi anni.
In primo luogo, risponde a tal fine l'attribuzione del rango di forza armata e la conseguente collocazione ordinativa alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa, in armonia con i principi fissati dal modello di difesa e dalla riforma dei vertici militari del 1997.

La nuova posizione non altera, ma anzi rafforza il legame con le altre forze armate e, in particolare, con l'Esercito in una piena condivisione dei valori e in virtù delle comuni origini.
In secondo luogo, le innovazioni legislative hanno formalmente puntualizzato i compiti militari dell'Arma in relazione alle specifiche funzioni da sempre assolte nell'ambito della Difesa a favore di tutte le forze armate.
E' stata in tale quadro riconosciuta, tra l’altro, l'efficacia dell'originale contribuito che l'Istituzione, in ragione della peculiare duplice natura di forza militare e di polizia, continua ad offrire alle missioni per il sostegno della pace, confermando lo storico ruolo svolto dai Carabinieri per la comunità internazionale sin dal 1855 con la partecipazione alla campagna di Crimea. Da allora l'impegno è stato ricorrente, con una crescita continua delle missioni effettuate negli ultimi anni, tra le quali ricordo quelle in Libano, Namibia, Golfo Persico, Kurdistan, Albania, Somalia, Mozambico, Salvador, Cambogia e Timor Est.

Il richiamo a tale importante attività mi offre l’occasione per rivolgere un fervido saluto ai circa 1.000 Carabinieri attualmente impegnati nei Balcani, a presidio di aree della Bosnia, del Kosovo e dell'Albania e nelle aree di Hebron in Palestina, in Guatemala e in Eritrea e a tutti gli altri militari dell'Arma impiegati all'estero. A loro va il ringraziamento di noi tutti per aver saputo guadagnare, in breve tempo insieme alle altre unità dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, l'apprezzamento e la fiducia sia delle autorità che delle popolazioni locali. Vorrei anche sottolineare il plauso unanime tributato all’Arma dagli organismi sovranazionali per la peculiare attività svolta dalla Multinational Specialized Unit.

L'acronimo MSU individua ormai comunemente Reparti in cui le attività militari di “presenza e controllo”, cioè i servizi di pattugliamento e vigilanza orientati ad evitare la ricomparsa di situazioni conflittuali, sono efficacemente coniugate con quelle di polizia, finalizzate a favorire l'affermazione della legalità ed il ripristino del controllo del territorio da parte delle autorità locali. I reparti MSU, affidati alla responsabilità di Ufficiali dei Carabinieri, sono composti anche da contingenti militari di altri Paesi, realizzando così un'integrazione utile non soltanto per gli scopi delle missioni, ma anche per rafforzare la collaborazione operativa con le nazioni amiche.
Il modello MSU ha suscitato vivo interesse, come testimoniano le continue richieste di partecipazione ai corsi, seminari e gruppi di studio, e ha ora trovato formale riconoscimento nei modelli operativi alleati.

Tornando agli aspetti salienti della legge di riordino, va evidenziato che essa ha inoltre previsto sostanziali interventi sulla struttura al fine di renderla più snella e rispondente alle molteplici esigenze operative da soddisfare, sia nell'area della Difesa sia in quella della Pubblica Sicurezza.
Con il riordino, infatti, sono state delineate soluzioni organizzative e funzionali che razionalizzeranno l'impiego delle risorse disponibili e semplificheranno le procedure. Si è inteso in tale modo valorizzare e potenziare lo strumento operativo riorganizzando il sostegno tecnico, logistico ed amministrativo, conferendo spiccate caratterizzazioni funzionali ai vari livelli gerarchici per evitare duplicazioni di attività e dispersione di risorse ed, infine, adeguando i livelli di comando alla rilevanza delle funzioni assolte ed alle connesse responsabilità decisionali.

Si è innanzitutto voluto sgravare i reparti impegnati nel controllo del territorio da incombenze burocratiche ed amministrative accentrandole presso pochi Raggruppamenti Tecnico-Logistico-Amministrativi, inquadrati nell'ambito dei Comandi Interregionali affidati a Generali di Corpo d'Armata.
I Comandi Regionali, invece, saranno prevalentemente dedicati alla gestione del personale che, in ragione della sua delicatezza, sarà ricondotta ad Ufficiali di elevato livello dirigenziale, Generali di Divisione o di Brigata, in grado di interpretare al meglio le esigenze istituzionali e quelle dei singoli militari.

Analoga caratterizzazione funzionale è stata conferita ai comandi più direttamente impegnati nelle attività operative. Mi riferisco, in particolare, alle Stazioni cui risale la primaria responsabilità di garantire la sicurezza a livello locale, qualificandosi ulteriormente come perno fondamentale dell'intera organizzazione territoriale.
La loro indispensabile attività continuerà ad essere armonicamente coordinata dai Comandi di Compagnia, retti da Capitani, Maggiori o Tenenti Colonnelli in relazione alla loro rilevanza operativa, che dispongono degli strumenti necessari per intervenire ad integrazione dell'attività preventiva e repressiva delle Stazioni, sulla base della metodica valutazione delle informazioni sui fenomeni criminosi.

L’efficace espletamento delle funzioni attribuite ai predetti livelli di comando si fonda comunque sulla costante analisi della situazione della sicurezza pubblica condotta dai Comandi Provinciali, che saranno gradualmente tutti attribuiti a Colonnello. Ad essi, infatti, compete anche l’elaborazione delle strategie per il contrasto di ogni forma di criminalità in coordinamento con le altre Forze di Polizia operanti nella provincia, la definizione di flessibili criteri d’impiego delle risorse nonché la direzione e il controllo dell’attività dei reparti dipendenti.

La realizzazione dei provvedimenti delineati e degli altri che interesseranno l’Istituzione, sui quali non mi soffermerò per brevità espositiva, troverà anche coerente riscontro in un'adeguata disponibilità quantitativa e qualitativa dei quadri direttivi e dirigenti che, a premessa del processo di responsabilizzazione dei vari livelli di comando, testé intrapreso, consentirà di rispondere alle sempre più complesse esigenze operative e di sostenere il crescente contributo dell'Arma all'alimentazione degli organismi interforze nell'ambito della Difesa e del Ministero dell'Interno, in Italia e all'estero.

Parallelamente, per presiedere al sostegno logistico, non piú assicurabile da Ufficiali delle Armi e dei Corpi Logistici dell'Esercito, sono in corso le attività organizzative per la costituzione del ruolo tecnico-logistico-amministrativo. In esso confluiranno, in aggiunta ai comparti delle investigazioni scientifiche, della telematica e della psicologia, specifiche professionalità destinate ai settori del genio, della medicina e veterinaria, dell'amministrazione e del commissariato, in modo da soddisfare in maniera autonoma ed efficace le esigenze dell’Istituzione.

Il riordino dei ruoli degli Ufficiali dell'Arma ben si coniuga con la recente innovazione del reclutamento femminile in tutte le forze armate che ha segnato un profondo cambiamento culturale, soddisfacendo una necessità ormai indifferibile. L’apporto della sensibilità femminile, foriera di sicuri avanzamenti nella rispondenza delle attività istituzionali, sarà realizzata con la giusta gradualità nei vari reparti dell’Arma. Al momento, militano già tra le nostre file cinque donne: due Ufficiali del Ruolo Tecnico, presenti in questa Scuola, e tre Allieve del 182° corso d’Accademia. A settembre prossimo accederanno alla Scuola di Velletri le prime Allieve Marescialli.

L'Arma dei Carabinieri è ora totalmente coinvolta in un corale ed intenso impegno per dare attuazione ai provvedimenti di riordino, anche mediante l'aggiornamento della propria regolamentazione e conseguire, così, gli obiettivi prefissati di economicità e speditezza nei diversi settori funzionali.
Peraltro, è ormai a scadenza l'esercizio della delega riguardante il riordino dei ruoli del personale non dirigente e non direttivo, che apporterà correttivi al decreto legislativo 198/1995 per valorizzare ruoli e funzioni di Marescialli, Brigadieri, Appuntati e Carabinieri, migliorandone l'inquadramento normativo ed il trattamento economico.

Altro importante passaggio sarà costituito dalla revisione del Regolamento Generale, il cui impianto, risalente al 1911, necessita di un armonico raccordo con le tante innovazioni intervenute nel tempo, disciplinando meglio l'organizzazione e il funzionamento delle caserme, l'addestramento, lo svolgimento del servizio, i compiti e l'impiego del personale.
A conclusione di questa prima parte, avverto il bisogno di esprimere, ancora una volta, a nome di tutta l’Arma dei Carabinieri, una sentita attestazione di gratitudine al Governo, alle Commissioni I e IV del Senato e della Camera, a tutto il Parlamento per la sensibilità dimostrata nell’affrontare e risolvere l’intera problematica del riordino dell’Arma dei Carabinieri e delle altre Forze di Polizia.

In un breve consuntivo delle attività svolte e degli obiettivi che si pongono per il prossimo futuro, va subito considerato come il duemila, oltre che contraddistinto da importanti innovazioni, sia stato caratterizzato da risultati molto significativi nell'attività di contrasto alla criminalità comune e organizzata. L'arresto di 140 grandi latitanti, molti dei quali inseriti negli elenchi di quelli più pericolosi, oltre 2.500 persone perseguite per associazione di tipo mafioso, e oltre 60.000 persone arrestate danno il senso del massiccio impegno profuso dai Carabinieri.

In aggiunta a ciò, l’azione preventiva e repressiva dell’Arma è stata rivolta verso quelle forme di aggressione criminale che incidono sulla salute, sull’ambiente, sul lavoro, sul patrimonio artistico nazionale e sulla delicata fase di transizione verso l'adozione dell'euro, contrastando ogni forma di falsificazione monetaria.
I risultati conseguiti dai Comandi preposti a tali attività, in salda collaborazione con l’organizzazione territoriale, hanno fornito una risposta concreta alla crescente sensibilità che la società rivolge a questi ambiti.

In tale quadro, voglio soffermarmi soltanto sull’attività svolta dal Comando Carabinieri per la Sanità che nell'ultimo anno ha effettuato più di 65.000 ispezioni, di cui circa 6.500 nel settore delle carni, dei mangimi e degli altri prodotti di origine bovina, accertando complessivamente oltre 40.000 violazioni e deferendo all’autorità giudiziaria circa 21.000 persone di cui 136 in stato di arresto.
Il bilancio complessivo attesta l’importanza del lavoro svolto e ci sollecita a proseguire nella direzione tracciata.

Sono infatti numerose le sfide che, in stretta intesa con le altre forze di polizia, dovremo raccogliere nell'immediato futuro, consapevoli della necessità di mantenere alta l'attenzione sui segnali di ripresa dell'eversione interna e del terrorismo internazionale, nonché sulla persistente minaccia della criminalità organizzata che continua ad influenzare negativamente la pacifica convivenza sociale, soprattutto in determinate aree del Paese.
L’azione comune potrà essere esaltata affinando le procedure di coordinamento e potenziando le strutture dedicate a tale settore.

In questo senso muovono le iniziative assunte dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza per conferire una più funzionale articolazione all’Ufficio per il Coordinamento e per la Pianificazione delle Forze di Polizia e per costituire servizi interforze per la cooperazione internazionale e per l’analisi criminale nell’ambito della Direzione Centrale della Polizia Criminale.
Queste misure si aggiungono a quelle già in corso di realizzazione che riguardano l’interconnessione delle centrali operative ed il Programma Operativo “Sicurezza e sviluppo del Mezzogiorno d’Italia”, tangibili espressioni della volontà comune di proseguire in una sempre più sinergica azione, a tutela della comunità.

L’unità di intenti sostiene ed anima le forze di polizia per far fronte al meglio alle crescenti istanze di sicurezza provenienti dal corpo sociale ed offrire così un servizio aderente alle aspettative, perché caratterizzato da maggiore visibilità ed immediato accesso, sia nella fase preventiva sia in quella successiva alla commissione del reato.
In altre parole, si dovrà perseguire il programma della cosiddetta “polizia di prossimità”, dandole corpo attraverso l'individuazione di più efficaci modelli organizzativi e procedure operative.

Invero, la capillare presenza sul territorio di 4.665 Stazioni e 535 Compagnie dell’Arma già realizza un dispositivo di “prossimità”, uno schieramento articolato di presidi, da cui discende la proiezione esterna di pattuglie e servizi che, operando in ristretti ambiti locali, rappresentano un costante punto di riferimento per i cittadini.
L’Arma è determinata ad esaltare vieppiù tale modello organizzativo, liberando risorse operanti nelle strutture di sostegno logistico-amministrativo a favore dei reparti territoriali ed adottando provvedimenti che ne moltiplichino il rendimento.

Ciò sarà conseguito mediante un processo di revisione articolato in tre fasi. In primo luogo, dando corso alla verifica dei processi di supporto e dei relativi carichi di lavoro e, quindi, riassegnando compiti e funzioni ai singoli addetti.
In secondo luogo, ridefinendo le attuali procedure di lavoro per realizzare flussi meno articolati e più rispondenti alle competenze di ciascun livello di responsabilità. Per ultimo, individuando tutte le attività delegabili a soggetti esterni, nei limiti consentiti dagli stanziamenti di bilancio.
E' questa la strada che l'Arma ha già intrapreso, con l'affidamento a ditte esterne del servizio di catering per mense di grandi reparti e con contratti di manutenzione assistita degli automotomezzi.

L’insieme di questi ed altri provvedimenti di revisione strutturale ha consentito, sinora, di recuperare personale, subito reimpiegato per ampliare l'orario di ricezione del pubblico di circa 2.750 Stazioni, istituire nuovi comandi di Compagnia e Stazione, nonché restituire all’attività di istituto circa 1.300 unità per provvedere al potenziamento di oltre 500 Stazioni e di componenti investigative, scientifiche e specialistiche dei reparti operanti a supporto dell’organizzazione territoriale. Nuove opportunità di recupero si stanno realizzando a seguito dell'istituzione delle Sezioni Amministrative Provinciali, che assorbono gran parte dei compiti burocratico-amministrativi finora devoluti a ciascuna Stazione, determinando in tal modo una accentuata disponibilità di servizi preventivi sul territorio.

E' in via di costituzione, altresì, il Centro Nazionale Amministrativo, posto alle dirette dipendenze del Comando Generale, per unificare le funzioni di trattamento economico, dei militari in servizio ed in quiescenza, la gestione matricolare e l'assistenza fiscale, oggi devolute a decine di Comandi di Corpo periferici. L’insieme di tali iniziative e delle tante altre in fase progettuale daranno modo di raffittire ulteriormente il dispositivo territoriale istituendo, come già annunciato dal Signor Ministro dell’Interno, altre 56 Stazioni in comuni ad elevato indice di urbanizzazione che non dispongono ad oggi di alcun presidio di polizia.

Per migliorare il rendimento, inoltre, si è inteso intensificare numero e visibilità dei servizi esterni, mediante nuove modalità organizzative degli stessi, tuttora in via di sperimentazione, prevedendo anche l'impiego di un solo militare, sia a piedi che su automezzo, lì dove la valutazione del rapporto rischi/risultati alla luce delle condizioni dell'ordine e della sicurezza pubblica lo consente. Con tali misure si intende superare, in parte, la tradizionale impostazione "binaria" che ha sempre caratterizzato la vigilanza dell'Arma dei Carabinieri e si persegue lo scopo di realizzare, in ambito locale o sul piano generale, un sistema integrato che proietti sul territorio un maggior numero di servizi e rafforzi conseguentemente il criterio operativo di "prossimità".

Sul piano degli aggiornamenti tecnologici, finalizzati ad assicurare pronta e qualificata risposta al cittadino, è stata completata l'assegnazione alle Stazioni di minor impegno operativo del “sistema telecitofonico” che consente di attivare automaticamente il trasferimento di chiamata verso la Centrale Operativa della Compagnia competente, allorquando la Stazione non è presidiata.
E' in via di completamento un articolato programma di informatizzazione globale dei reparti per ottenere un "governo elettronico" dell'intera struttura. Ciò permetterà di espletare tutta l’attività burocratica in modo più efficiente, veloce, trasparente e con minori costi, mediante una rete intranet ed il ricorso generalizzato al servizio di posta elettronica con firma digitale.

Il fine evidente di tutti i provvedimenti enunciati è quello di privilegiare il rapporto tra Carabinieri e popolazione, ravvivando la fiducia di quest'ultima nei confronti delle Istituzioni.
In tale quadro, mi sembra necessario, però, fare cenno ad una circostanza i cui riflessi potrebbero vanificare la complessa manovra di razionalizzazione ora delineata e addirittura ridurre gli attuali livelli di efficienza operativa. Mi riferisco alla sospensione, entro il 2007, del servizio di leva, che comporterà l'abolizione del reclutamento dei Carabinieri ausiliari, di cui l’Arma ha fruito sin dal 1963. Si tratta di preziose e irrinunciabili risorse, quantificate per l’anno 2001 in 12.000 unità, l’88% delle quali sono impiegate in mansioni analoghe a quelle dei Carabinieri effettivi presso reparti preposti al controllo del territorio ed al mantenimento dell’ordine pubblico.

E' pertanto indispensabile che sia garantita all'Arma la possibilità di procedere ad una progressiva sostituzione di tali contingenti, nei modi e secondo cadenze temporali che non inficino la capacità complessiva dell'Istituzione a fronteggiare le sfide della criminalità. La problematica è all'attento esame del Ministero della Difesa.
La soluzione di questo vitale aspetto consentirà di dare concretezza all'intero quadro precedentemente delineato che disegna un'Istituzione in movimento verso l'acquisizione d’importanti risultati sul piano di un complessivo accrescimento della sua efficienza.

Sono consapevole, peraltro, che il conseguimento di tali importanti obiettivi dovrà essere accompagnato da un correlato sviluppo della formazione professionale del personale.
A tal fine, sono state adottate nuove metodiche addestrative per obiettivi, idonee a sviluppare le capacità, abilità e competenze ritenute indispensabili per interpretare e gestire le complesse dinamiche sociali. Specifica attenzione è stata dedicata allo studio dell’informatica a tutti i livelli per il conseguimento della “Patente Europea del computer” prevista dal programma di euro-formazione.

E’ stato inoltre aggiornato il Corso d'Istituto per Capitani prossimi alla promozione, al fine di valorizzare gli insegnamenti di carattere tecnico-professionale e, nel contempo, recepire moduli di formazione manageriale che agevolino l'applicazione di logiche d’impresa compatibili con la peculiare complessità organizzativa e la specificità delle missioni affidate all'Istituzione. Saranno previsti, inoltre, corsi di specializzazione a livello universitario, per l'approfondimento di tematiche concernenti le più moderne strategie investigative, di sicurezza e di controllo sociale.

Per gli Ufficiali che frequentano il quinquennio Accademia-Applicazione, sulla scorta della riforma dell'Università recentemente approvata, è stata anche avviata la necessaria rivisitazione dell'intero ciclo di studi. Il Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, d'intesa con i rappresentanti della Difesa e delle Finanze, ha predisposto uno schema di decreto interministeriale per la definizione delle classi delle lauree e delle lauree specialistiche che permetterà la stipula di apposite convenzioni per l'attivazione e la gestione dei relativi corsi, regolando altresì il riconoscimento degli studi compiuti dai precedenti corsi d'Accademia.

Particolare cura sarà rivolta alla preparazione dei militari più direttamente impiegati nelle cosiddette attività “front-line”, quali la risposta alle utenze telefoniche, la ricezione del pubblico ed il pronto intervento, o comunque coinvolti nel rapporto con gli utenti del “sistema sicurezza”, primi fra tutti le vittime dei reati. Ciò nell'intento di fornire agli operatori gli strumenti necessari per un corretto approccio con i cittadini per attenuarne il danno psicologico subito ed il senso d’insicurezza, rafforzando in tal modo il rapporto di fiducia.

Sempre in tema di formazione, mi preme ancora ricordare le numerose attività svolte, in stretta collaborazione con Atenei ed istituti specializzati, per qualificare il personale sotto il profilo linguistico. Tale esigenza, scaturita dall'intensificazione dei rapporti con le forze di polizia straniere e dallo sviluppo degli impegni internazionali dell'Arma, derivanti anche dalla partecipazione alle missioni di pace all’Estero, ha peraltro determinato la costituzione di un Ufficio Lingue Estere in seno al Comando delle Scuole dell'Arma. In particolare, si è inteso valorizzare, per ovvi motivi, lo studio delle lingue inglese e francese, nonché di quegli idiomi, quali l'arabo e l'albanese, sempre piú necessari per agevolare le attività connesse con il fenomeno dell'immigrazione extracomunitaria.

Ben 4.000 militari dell'Arma, nell'ultimo biennio, hanno frequentato corsi linguistici e hanno partecipato ad accertamenti per la verifica del livello di conoscenza conseguito.
L'impegno sostenuto nel settore è destinato a crescere ulteriormente, anche per le favorevoli condizioni offerte dalle forze di polizia ad ordinamento militare, europee e dell'area mediterranea, aderenti all'Accordo FIEP in materia di scambi di personale per la frequenza di stages di perfezionamento linguistico.

Tale opportunità è stata già ampiamente sfruttata ed al momento Marescialli dell'Arma stanno partecipando ad un corso avanzato in lingua araba, presso la Gendarmeria Reale Marocchina.
Prima di concludere, desidero rivolgermi a voi, giovani Ufficiali frequentatori.
Vi preparate ad essere Comandanti di uomini valorosi e generosi, e voi costituirete il loro naturale esempio. Impegnatevi, dunque, al meglio delle vostre possibilità, nell’affrontare il difficile e duro ciclo di studi che contraddistingue la formazione degli Ufficiali dell’Arma.

Avete scelto una professione impegnativa, non priva di difficoltà, rinunce e sacrifici, che assorbirà, sovente, tutte le vostre energie mentali e fisiche.
Affrontate questi impegni con serenità, umiltà ed entusiasmo, ponendo al servizio dei cittadini il vostro intelligente e fedele rispetto delle leggi.
Siate fieri della vostra militarità e dell'appartenenza ad un’Istituzione saldamente legata al passato ed alle sue tradizioni, ma sempre aperta alle esigenze del presente e proiettata nel futuro, per garantire sicurezza alla comunità nazionale e concorrere, con missioni di sostegno alla pace, alla stabilità internazionale.

Sappiate far tesoro degli insegnamenti che vi vengono trasmessi da un Corpo insegnanti di assoluto prestigio e dal Quadro Permanente della Scuola, che vi sosterranno e seguiranno con la decisione, la passione e l’affetto che contraddistinguono le persone che credono fermamente in quello che fanno.
A tutti, dunque, l’augurio di un proficuo Anno Accademico.
Prego, ora, il Signor Ministro della Difesa di dichiarare ufficialmente aperto l'Anno Accademico 2000-2001 della Scuola Ufficiali Carabinieri.!


Saluto del Ministro della Difesa

Signor Presidente del Consiglio,

la Sua presenza alla cerimonia odierna testimonia - meglio di ogni altra parola – il senso dell’attenzione del Governo verso l’Arma dei Carabinieri, per il suo costante e generoso impegno al servizio della sicurezza del Paese, insieme alle altre Forze di Polizia.
Saluto – con Lei – il collega Bianco e tutti gli altri autorevoli esponenti del Governo, esponenti del Parlamento e quelli della magistratura, le altre autorità presenti. Tutti, con la loro presenza intorno ai giovani Ufficiali dell’Arma, confermano quei sentimenti di fiducia e di affetto verso i Carabinieri, così diffusi nel Paese.

Esprimo l’apprezzamento del Governo, e il mio personale al Comandante Generale, all’Arma dei Carabinieri e a tutte le Forze di Polizia per i successi conseguiti nella lotta alla criminalità, frutto dell’impegno e dei sacrifici di migliaia di uomini. Rinnovo alla Scuola Ufficiali i complimenti più sinceri per le capacità dimostrate nell’assolvimento della sua missione, e per i brillanti risultati conseguiti, con costanza, nel corso degli anni, nel formare Ufficiali dell’Arma, di tutta eccellenza. Rivolgo un augurio al Direttore della Scuola.

Signor Presidente del Consiglio, nuovi giovani Ufficiali si affacciano, con la loro energia, il loro entusiasmo, la loro determinazione, alla realtà operativa dell’Arma. La Scuola Ufficiali rappresenta l’ultimo anello di un ciclo di formazione degli Ufficiali dei Carabinieri che si dispiega dalla fase di formazione di base dell’Accademia per continuare e concludersi nel periodo applicativo che qui si svolge.
A questi Ufficiali ha già rivolto un augurio ed una esortazione il Generale Siracusa. Non credo ci sia bisogno di ritornare su concetti e sulle valutazioni già espressi; sono certo che chi ha superato gli anni di Modena ed ha scelto l’impegnativa vita dell’Arma, è ben consapevole delle proprie future responsabilità.

Ma sento il dovere ugualmente di porre anch’io l’accento sul significato di questa cerimonia. L’ingresso di nuovi giovani in una grande organizzazione, quale è l’Arma, segna la vitalità e la solidità della stessa istituzione.
Il susseguirsi – ininterrotto – di nuove leve è fondamentale per rinnovare l’Arma costantemente, tenendola ancorata ed al passo con le dinamiche mutate e le istanze che mutano della società. Solo chi è “figlio del suo tempo” può capire quanto accade nelle molteplici articolazioni e realtà di una società sempre più ricca e complessa come la nostra.

La partecipazione sempre numerosa e qualificata dei giovani ai concorsi e agli arruolamenti dell’Arma – ad ogni livello: Ufficiali, Marescialli, Sottufficiali e Carabinieri – testimonia quanto tutta questa istituzione definita costantemente benemerita sia veramente percepita come tale dai cittadini, e dai più giovani che desiderano entrarvi a farne parte per rendersi partecipi di un disegno collettivo di sicurezza, legalità e benessere.
L’Arma, è inserita nel “Paese reale” grazie ad un processo che, al tempo stesso, è di rinnovamento dei quadri e di rafforzamento dei legami con la gente, con la gente comune, che continua a guardare ai Carabinieri come ad un fondamento della vita e della sicurezza dei cittadini. La trasformazione in autonoma organizzazione con rango di quarta Forza Armata, e l’apertura alle donne – come altre innovazioni tutte ricordate poc’anzi dal Comandante Generale - non potranno che rafforzare ulteriormente questa presenza dell’Arma, arricchita di nuove energie e di nuove sensibilità che la metteranno in grado di svolgere, in modo sempre migliore, la sua opera preziosa di tutela della sicurezza e di contrasto al crimine ed all’illegalità.

Sul filo di queste considerazioni, desidero anch’io rinnovare l’esortazione ai Tenenti, ai giovani Tenenti a “dare il massimo”, consapevoli – appunto – della funzione importante dell’Arma di cui fanno parte nella vita nazionale e del ruolo peculiare che essa svolge nell’ambito delle missioni di pace.
L’impegno di aliquote significative di Carabinieri poc’anzi ricordate dal Comandante Generale nell’ambito delle missioni di pace costituisce, infatti, una delle “frontiere” nuove per l’Arma, impegnata a garantire la sicurezza e l’ordine pubblico non soltanto in Italia ma anche all’estero, al servizio della Comunità Internazionale.

In Bosnia ed in Kosovo le Multinational Specialized Units sono comandate da Ufficiali dei Carabinieri e sostenute da aliquote rilevanti di personale dell’Arma: si tratta di una grande responsabilità che è stata affidata all’Italia proprio per la stima e la fiducia di cui godono i Carabinieri in campo internazionale.
Si tratta di compiti che stanno assumendo crescente rilevanza, anche alla luce dell’intensificarsi dei legami internazionali tra le varie consorterie criminali.
Occorre allora prepararsi con professionalità, con grande accuratezza per queste nuove missioni, ricordandosi sempre che nelle missioni di pace è in gioco non solo il prestigio della nostro Paese ma anche la sua sicurezza, che si difende non soltanto all’interno del territorio nazionale ma anche contribuendo alla stabilità al di fuori di esso.

Per quanto riguarda l’attività dell’Arma a contrasto del crimine, il Generale Siracusa ha tratteggiato gli aspetti salienti della riorganizzazione in atto, conseguente ai grandi mutamenti normativi che hanno fatto, appunto, dei Carabinieri la quarta Forza Armata, confermandone quelle caratteristiche militari che si iscrivono in una tradizione solida di fedeltà, di fiducia, sovente di eroismo.
Desidero quindi soffermarmi soltanto su alcuni concetti.
In primo luogo, la dimensione globale oramai assunta dall’attività di contrasto alla criminalità organizzata. I grandi organismi d’indagine non possono che vedere la partecipazione – in chiave di ottimizzazione interforze dell’efficacia dell’azione e dell’efficienza operativa – di tutte le forze di polizia. Un assunto, questo, quanto mai vero, anche alla luce della collaborazione sempre più spinta fra le forze di polizia di diversi Paesi per contrastare un crimine che ormai non ha più confini.

Così come le Forze Armate, anche le Forze di Polizia sono sempre più chiamate ad operare in un contesto interforze e combinato a livello internazionale. Allora, tutte le esperienze e le professionalità maturate in ambito nazionale devono essere messe a fattor comune per dare più incisività a questa azione internazionale. E’ un fatto di cultura e di mentalità, oltre che, ovviamente, di norme adeguate di coordinamento. Voglio esprimere quindi a questo riguardo al Ministro Bianco grande apprezzamento e sostegno pieno per la sua incisiva azione alla guida del Ministero degli Interni e per lo spirito di integrazione e cooperazione tra tutte le Forze dell’Ordine. I risultati che le Forze di Polizia, strettamente raccordate tra di loro, hanno saputo conseguire meritano il plauso e il ringraziamento.

In secondo luogo, la realizzazione dei Reparti si rivela una formidabile carta vincente. In una società sempre più segnata dalla scienza e della tecnologia, le azioni criminose interessano purtroppo sempre nuovi campi di attività. Occorre quindi continuare ad investire, nella specializzazione e nelle tecnologie nuove. Vi è una grande attenzione delle Istituzioni perché l’Arma, insieme alle altre Forze di Polizia, nei settori di rispettiva competenza, possa disporre di risorse adeguate per affrontare al meglio le nuove sfide.

Ricordo, per ultimo, la presenza territoriale. Nessun angolo del Paese deve essere lasciato a se stesso; Il controllo capillare del territorio da parte dello Stato è fondamentale per prevenire e contrastare la criminalità. In nessun angolo del Paese deve venir meno ed essere percepito come tale dai cittadini il legame fra le forze di polizia e la gente. In questo, sempre, l’Arma merita il nostro elogio per la capacità dimostrata nel rafforzare la sul territorio la sua presenza, sempre più e sempre meglio inserita in un quadro di radicata fiducia da parte dei cittadini. E’ questo il patrimonio più prezioso che ogni Carabiniere ha alle spalle e che – giorno per giorno sovente a qualunque prezzo – deve salvaguardare ed arricchire col proprio impegno e quando occorre col proprio sacrificio. Sapendo che l’Italia guarda e sa apprezzare.

Signor Presidente,

con il suo consenso, dichiaro ufficialmente aperto l’Anno Accademico 2000 – 2001 della Scuola Ufficiali Carabinieri.