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Questioni Professionali

RIVISTA DELLA GUARDIA DI FINANZA

Sergio BOSCO - Giulio SANARIGHI
L’infiltrazione del crimine organizzato nell'economia legale
Anno XLIX, n. 6, novembre-dicembre 2000

Gli autori, entrambi Ufficiali del Corpo della Guardia di Finanza, con il loro articolo affrontano il preoccupante fenomeno della infiltrazione della Criminalità Organizzata in attività economiche legali, registrando un trend in costante crescita per quanto riguarda gli investimenti illeciti in attività a “ridotta concorrenza” ed “elevata redditività”, quali società di servizi ed immobiliari.
L’articolo propone interessanti e specifici spunti di riflessione sotto l’aspetto:

  • Dell’evoluzione normativa del reato di “riciclaggio”, ex art. 648-bis c.p. introdotto dalla L. n. 328/1993, alla luce degli effetti provocati dalla globalizzazione dei mercati criminali, che persegue tutte le condotte di riciclaggio siano esse “tipiche”(sostituzione/trasferimento) che “atipiche”(altre operazioni);

  • Delle modalità e tecniche di cui la criminalità organizzata si serve per poter collocare sui mercati internazionali somme di denaro di provenienza delittuosa e, a tal proposito, viene descritta la c.d. “concezione trifasica” elaborata dal G.A.F.I. (Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale), sotto il profilo economico-finanziario, ed articolata in tre fasi (Collocamento, Camuffamento, Allocazione del denaro trasformato nel mercato legale). In particolare, tra le tecniche più usate dai riciclatori, che dispongono di strumenti finanziari quali certificati di deposito o documenti analoghi, per rendere effettivo il potere di acquisto dei citati titoli, emerge quella del c.d. “indebitamento”che, opportunamente ufficializzato attraverso una pratica di finanziamento, offre una apparente legalità circa la disponibilità del denaro ;

  • Dei riscontri operativi e processuali ricavati da alcune esperienze investigative, maturate in contesti associativi di notevole spessore criminale, dai quali è emersa la necessità di approfondire il livello di conoscenza di alcuni strumenti finanziari diffusamente utilizzati da brokers ed intermediari;

  • Delle strategie di contrasto più idonee da attuare che necessitano di una maggior armonizzazione, nell’ambito dell’Unione Europea, sotto il profilo legislativo, atteso che sussistono delle discrasie applicative nell’ambito dei Paesi membri segnatamente per ciò che inerisce le attività assoggettabili alle “procedure di identificazione e registrazione”, tanto che in Italia, a differenza ad esempio dell’Inghilterra, a tali procedure vi sfuggono i “rapporti di garanzia”(D.M. 19/12/1991). In sostanza, da quest’ultima riflessione, emerge la necessità di rimodulare alcuni principi cardine della politica di contrasto al riciclaggio intervenendo anche sull’attuale disciplina sanzionatoria inerente l’abusivismo finanziario.

Infine, l’articolo espande il proprio raggio d’azione trattando delle fenomenologie criminali verificate nel contesto delle attività svolte dagli intermediari ufficiali, sottolineando che in tali contesti vi debba essere un forte rapporto di complementarità tra le finalità della vigilanza creditizia - finanziaria e quelle della disciplina antiriciclaggio, specie in presenza di ben individuati elementi caratterizzanti che favoriscono la conduzione di illecite attività nel settore specifico.


RIVISTA DI POLIZIA

Giuseppe NUCCI
Il sistema dei controlli interni nella Pubblica Amministrazione
Anno LIII, fascicolo X, ottobre 2000, pagg. 667-682

Nella premessa, l'autore dell'articolo, Ten. Col. dell'Arma dei Carabinieri addetto all'Ufficio rapporti con il Parlamento del Gabinetto del Ministro della Difesa, affronta per grandi linee il tema in argomento inquadrandolo nella riforma dell'apparato gestore della "cosa pubblica" e specificando che il proprio interesse è rivolto alla problematica dei controlli sull'azione amministrativa atteso che, in maniera diffusa, il motivo principale degli "sprechi pubblici" viene attribuito alla assenza   inadeguatezza del sistema dei controlli. L'autore mira, quindi, ad analizzare l'attuale disciplina dei controlli interni in seno alla P.A. delineandone il quadro normativo, le tipologie di controlli, le strutture deputate ai controlli e gli strumenti disponibili.

Nel delineare il quadro normativo di riferimento, l'articolo evidenzia tre importanti aspetti:

  • l'esercizio dei controlli sulle attività (non sugli atti) con finalità di cooperazione (non sanzionatorie);

  • la previsione per tutti gli ambiti della P.A. di un organo di controllo interno;

  • l'obiettivo di legare, indissolubilmente, il controllo interno ai parametri di efficacia, efficienza ed economicità.

Riferendosi, poi, all'art. 1 del d. lgs. n. 286/1999, l'autore tratta le quattro tipologie di controlli interni esistenti correlandole, successivamente, alle strutture ministeriali deputate all'esercizio dei controlli medesimi; a tal proposito risulta di notevole interesse il tipo di controllo c.d. 'Talutazione della Dirigenza" che, tra l'altro, prevede, per le amministrazioni esercitanti competenze in materia di difesa e sicurezza dello Stato, di Polizia e di Giustizia, che la valutazione venga effettuata annualmente dal Presidente del Consiglio, per i dirigenti generali, e dal Ministro, per gli altri dirigenti, secondo norme contenute in appositi decreti (il Ministro della Difesa ha emanato il D.M. 4108/1999 n. 406).

L'analisi del sistema dei controlli interni della P.A. si conclude con la descrizione degli strumenti disponibili previsti dal capo Il del d. lgs. n. 286/1999 riassumibili in:

  • banca Dati;

  • direttiva annuale del Ministro;

  • sistema informativo statistico unitario;

  • comitato tecnico scientifico;

  • osservatorio.

Da ultimo, nelle proprie conclusioni, l'autore effettua un esame analitico degli aspetti critici legati: allo scopo finale dei controlli di ottimizzazione delle risorse assegnate), alle metodologie di misurazione dei risultati conseguiti (cosa e come misurare) ed alla formazione - motívazíone delle risorse umane.

In sintesi, l'articolo in argomento rappresenta un validissimo e pratico strumento chiarificatore, peraltro corredato dei necessari riferimenti normativi, utile al manager della P.A. per impostare le proprie linee di condotta in perfetta sintonia con le volontà del Legislatore che invoca una azione amministrativa gestita con criteri di efficacia, efficienza ed economicità effettivi.


ZACCHIA. Archivio di Medicina Legale, Sociale e Criminologica

Giusto GIUSTI - Italo CIRILLO
Aspetti medico-sociali e medico-giuridici dell'infanticidio
Anno 73, Luglio-Settembre 2000, pagg. 287-304

L'articolo prende le mosse da una scansione storica dell'infanticidio che illustra lo sviluppo del fenomeno criminoso, nel corso dei secoli ed in varie realtà sociali, descrivendo riti, usi, leggi nonché riferimenti testimoniali.
Gli Autori procedono poi ad analizzare l'andamento dello specifico reato nel nostro Paese nell'arco del XX' secolo (dal 1900 al 198 1), effettuando una esposizione analitica dei dati, desunti da una serie di fonti statistiche e medico-legali, suddivisi per regioni e macroregioni, da cui si deduce un progressivo calo del numero d'infanticidi commessi nell'ultimo periodo temporale esaminato (1968-1981).
A far data dal periodo pre-unitario. sino all'attuale formulazione dell'articolo 578 c.p. novellato dalla L. n. 442/1981, viene ripercorso lo sviluppo della legislazione nazionale sull'infanticidio evidenziandone i relativi percorsi evolutivi.
Conclusivamente viene trattato un sintetico confronto tra la vigente legislazione interna, in materia di infanticidio, ed alcune analoghe legislazioni straniere dal quale si evince che, ad eccezione della Scozia il cui codice penale non prevede l'infanticidio come figura autonoma di reato, in ambito europeo tale ipotesi di reato è unanimemente trattata in maniera differenziata e privilegiata rispetto agli altri omicidi.


BOLLETTINO PER LE FARMACODIPENDENZE E L'ALCOLISMO

Roberta MILANESE - Lucia ZANELLATO - Massimiliano PASTORE - Sabrina MELOSI
La rappresentazione del consumatore di ecstasy: i risultati di una ricerca empirica
N.1, Anno XXIII, 2000

L’articolo in questione, pubblicato sul trimestrale edito dal Ministero della Sanità e dall’UNICRI (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute), tratta di una indagine conoscitiva sul fenomeno dell’uso di droghe di sintesi, svolta su un campione di 3044 studenti delle scuole medie superiori della Valdinievole (PT), ed avente il duplice scopo di ricavare dati epidemiologici e di verificare l’atteggiamento dei giovani nei confronti delle droghe in genere, dell’ecstasy in modo particolare.
L’indagine, effettuata mediante l’utilizzo dello strumento dell’intervista, si propone, come obiettivo ultimo e complessivo, di stabilire una base certa di partenza per l’approntamento e la messa a punto di misure d’intervento e di prevenzione attagliate allo specifico fenomeno del consumo di ecstasy.
I risultati della ricerca hanno consentito di ricavare alcune significative considerazioni:

  • Le percentuali di consumo dell’ecstasy rilevate sul campione esaminato (5%) appaiono elevate, considerando che le medie di consumo in Europa variano tra il 3% ed il 5%;

  • I giovani intervistati hanno una percezione dell’ecstasy quale sostanza di confine tra le c.d. “droghe leggere” e quelle “pesanti” e tendono a sottostimare la pericolosità di tale sostanza, considerandola incapace di dare dipendenza sia fisica che psichica; a tal proposito sembra che le campagne di prevenzione pubblicitarie abbiano conseguito solo apparenti positivi effetti;

  • La convivenza dei giovani con familiari facenti uso abituale di sostanze psicotrope potrebbe indurre i primi, con maggiore facilità, al consumo di ecstasy.

In conclusione, gli autori dell’articolo, con la loro ricerca, offrono al lettore una chiave interpretativa, a carattere spiccatamente socio-psicologico-statistico, del preoccupante fenomeno del consumo delle droghe di sintesi, utile specialmente per analizzare, sotto il profilo preventivo, le misure da adottare da parte delle istituzioni coinvolte, in maniera sinergica ed incisiva.