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Notizie dall'estero

(Notizie tratte da vari organi d'informazione e diffusione e, in particolare, Revue de la Gendarmerie Nationale e Truppendienst)

FRANCIA

Gendarmeria e democrazia

La Gendarmeria nazionale francese ha organizzato un convegno di studi, tenutosi il 30 e 31 ottobre scorso dal titolo “Gendarmeria e Democrazia”. La tematica, di particolare complessità e delicatezza è stata affrontata nei due giorni di lavori attraverso lo svolgimento di tre tavole rotonde. La prima, presieduta dal presidente della commissione consultiva nazionale per i diritti umani Pierre Truche, si è occupata del tema “la Gendarmeria al servizio del cittadino”, trattando nel dettaglio i rapporti fra l’attività svolta dalla Gendarmeria e il contesto sociale circostante. La seconda dedicata agli aspetti etici e di deontologia professionale è stata presieduta dal consigliere di Stato e presidente di sezione presso la Corte Europea dei diritti dell’uomo Jean Paul Costa. La terza tavola rotonda, sotto la presidenza del presidente delle Delegazione del Senato presso l’unione europea, senatore Hubert Haenel, ha focalizzato il tema della Gendarmeria garante del mantenimento della pace, in relazione alle attività svolte dalla Gendarmeria in seno alle operazioni internazionali di supporto alla pace.

Nel corso dei lavori sono emersi spunti grandissimo interesse. È stata sottolineata l’importanza determinante della diffusa presenza dei gendarmi sul territorio e il profondo significato della loro militarità, vista come una garanzia di rispetto della legge e di efficienza organizzativa ed operativa. Altro aspetto particolarmente enfatizzato è stata la funzione determinante nella creazione di un ambiente interno coeso e capace di rilevare rapidamente situazioni di crisi della scelta di mantenere un legame stretto fra caserma e abitazione del gendarme, che lo mette nelle migliori condizioni di integrarsi nel contesto, di conoscerlo, ma anche di non confondersi in esso. Nell’ambito delle missioni di polizia internazionale è stato sottolineato il ruolo insostituibile delle polizie a ordinamento militare in queste attività che richiedono un insieme di competenze di cui né le forze di polizia civili, né i reparti militari posseggono contemporaneamente.

Ai lavori hanno partecipato rappresentanti di tutte le forze di polizia ad ordinamento militare aderenti alla FIEP, che sono intervenuti portando contributi sui vari argomenti. Fra essi ampio risalto è stato dato a un intervento del Generale dei Carabinieri Pietro Pistolese, già comandante di una delle missioni di polizia internazionale in Albania, che ha messo in evidenza lo sforzo fatto da tutti i paesi privi di una struttura di polizia ad ordinamento militare per colmare questa lacuna ed ha segnalato la particolare competenza di dette strutture nelle operazioni di ricostruzione delle organizzazioni di polizia nell’ambito delle predisposizioni post-conflitto.

Il livello dei partecipanti e le risorse profuse sono un segnale di particolare vitalità di questa antica istituzione, che non solo sta superando con energia fatti di cronaca difficili, ma si propone con crescente energia come interlocutore delle istituzioni internazionali e nazionali avanzando la propria candidatura alla gestione della sicurezza anche negli ambiti urbani.
Le tematiche sviluppate nel corso dei lavori rappresentano un contributo particolarmente prezioso per mettere a fuoco lo “stato dell’arte” relativo non solo alla Gendarmeria nazionale francese, ma a tutte le forze di polizia a ordinamento militare, e da tutti gli interventi è emerso un corale apprezzamento di tipo tecnico, operativo, giuridico ed etico per queste realtà, mettendo in evidenza il tramonto di opposti luoghi comuni e parole d’ordine di natura esclusivamente ideologica che nel recente passato hanno avuto tanta, immeritata, eco.

AUSTRIA

La motivazione

La tematica della motivazione del personale costituisce uno dei punti più delicati nella gestione di qualsiasi struttura istituzionale, ma fra queste la realtà militare e di polizia spiccano ancora di più. Di questa problematica si occupa con un articolo particolarmente interessante la rivista dell'esercito austriaco Truppendienst nel nr. 252, mettendo in luce una serie di aspetti sicuramente meritevoli di grande attenzione.

Partendo da considerazioni valide per qualsiasi organizzazione viene messa in luce la scarsa significatività di molti strumenti premiali presentati con il simbolo della “Ferrari all'orizzonte” o del “viaggio premio” che, oltre ad essere evidentemente molto poco espandibili in relazione alle limitate risorse disponibili, hanno anche il difetto di appoggiarsi al modello “carota per l'asino” che comporta spesso effetti contrari a quelli auspicati.
Una ricerca approfondita in questo ambito mette in evidenza due punti che invece si rivelano estremamente influenti e sono la condivisibilità e credibilità degli obiettivi e l'attenzione alla persona.

In relazione al primo aspetto una struttura militare presenta di per sé contenuti altamente motivanti, a patto che esista una adeguata comunicazione interna che renda sempre chiaro il senso della difesa anche con l'uso della forza e una sufficiente condivisione nell'intera comunità nazionale di questa percezione (nel caso di una forza di polizia questo è ancora più facile) e che il funzionamento globale della struttura si presenti sostanzialmente coerente, a partire dal vertice, con queste finalità. Questo significa in sostanza che gli appartenenti possano leggere, nelle linee comportamentali dei responsabili maggiormente visibili e nelle scelte operative nelle quali sono coinvolti, un credibile sforzo per raggiungere gli obiettivi enunciati.

Per quanto concerne il secondo aspetto, relativo all'attenzione alla persona, viene sottolineata l'assoluta importanza di dare adeguato rilievo alle condizioni nelle quali tutto il personale si trova ad operare. È necessario elaborare una forma di “ecologia” dell'ambiente di servizio che, se viene “inquinato”, costituisce uno dei più potenti fattori di demotivazione che vi possano essere. Il primo fattore da tenere in considerazione è quello di creare condizioni organizzative che rendano assolvibili i compiti affidati a ciascuno evitando con cura situazioni di sovraccarico cronico, di responsabilità oggettiva e di sancire benefici e diritti che poi nella pratica non siano fruibili o lo siano non per tutti. In questo la funzione di chi ha responsabilità di comando è determinante e determinante è quindi anche la cura che deve essere posta nella formazione dei quadri sotto questo profilo.

La tesi secondo la quale “si nasce comandante e non lo si può diventare” costituisce una delle trappole psicologiche più dannose a questo proposito. La capacità di motivare il personale creando relazioni costruttive e serene è un obiettivo di formazione che non deve mai essere messo da parte, tutti devono avere la chiara percezione che solo in un clima di serenità e di lealtà reciproca si possono porre le basi perché ciascuno dia il meglio di sé nel servizio. In questo è importante che ogni comandante sappia e sperimenti di avere del personale di cui si deve curare con ogni energia, ma anche e costantemente di essere “personale” di qualcun altro che si occupa di lui come pretende che egli faccia a sua volta.

L'esplicita enunciazione di alcuni punti cardine quali l'apertura al dialogo, ad esempio: la capacità di fare attenzione agli altri (facendo in modo che questi se ne rendano conto), la capacità di condividere i problemi e di farsene carico, la capacità di mantenere una linea comportamentale sostanzialmente coerente con ciò che si enuncia, pur non costituendo di per sé la garanzia che i discenti ne facciano buona applicazione, è un punto di partenza insostituibile per ottenere risultati che non siano effimeri e di facciata.
L'esercito austriaco si è impegnato in questo ambito con l'organizzazione di appositi seminari di formazione e istituendo delle strutture permanenti di consulenza, cui si sono appoggiate anche realtà militari di altri paesi e aziende di grande rilievo.