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Immagine descritta nella didascalia sottostante




A Giarratana era stato proclamato lo sciopero. Ma non tutti i lavoratoti erano d'accordo, molti erano i dissidenti. Per evitare che commettessero violenze, essendo gli animi molto eccitati, intervennero i carabinieri, e siccome volavano sassi, e si minacciavano serie colluttazioni, i carabinieri, che erano armati di sole rivoltelle, spararono in aria. Quello fu il segnale dell'eccidio. I carabinieri furono circondati dalla folla, che, come invasa da follia di distruzione, li investì a colpi di sassi e di mazze. I militi, piegando sotto l'urto veemente, tentarono di difendersi. Ma, sopraffatti dal numero, esplosero altri colpi di rivoltella. Poi si videro i pennacchi rossi dei militi come sommersi dalle ondate della folla, sulla quale agitavansi furiosamente i bastoni. La mischia si fece spaventevole, tra urli d ferocia e di terrore, i carabinieri furono stretti da ogni parte. Il carabiniere Antonino Giancastro fu dalla folla isolato dai compagni, tentò di difendersi colla rivoltella, ma dovette cercare scampo in una casa vicina. La folla, inferocita, lo inseguì nel rifugio, ebbra di furore e di sangue. Vedendo un grande agitarsi presso la casa ove erasi rifugiato i carabinieri vi accorsero. Ma troppo tardí: egli era stato già finito dai suoi assalitori.

(Dal "Corriere Illustrato della Domenica" del 26 ottobre 1902)