Un Capitano impavido

Il Capitano Giuseppe Gritti, comandante dei Carabinieri del circondario di Perugia, aggredito dai sei malfattori a Castiglione del Lago, dà mano alla sciabola e trinciando con mano robusta fendenti a destra e a mancina, mette in fuga i malandrini. Nel repentino scontro l'ufficiale ebbe lo spencer crivellato da un colpo di fucile.
Il viaggiatore il quale movendo da Roma si rechi a Firenze, giunto quasi a metà della via sul nuovo tronco Chiusi-Terontola, vede sulla destra a breve distanza mollemente adagiarsi nel ceruleo suo letto il lago Trasimeno, e innalzarsi su esso, quasi uscito dalle acque, un paese, che per la sua giacitura appunto ha il nome di Castiglione del Lago.

Chi voglia scendere alla stazione ferroviaria omonima e colà dirigersi, deve percorrere 2 chilom. di via ordinaria, abbreviati se vuolsi dall'amenità dei luoghi, ma che il più delle volte conviene fare a piedi per mancanza di veicoli che trasportino.


Così appunto accadeva nella sera del 2 gennaio dell'anno in cui siamo al capitano Gritti sig. Giuseppe comandante dei Carabinieri nel Circondario di Perugia, e che diretto a Castiglione del Lago, per visitarvi di sorpresa i militari ivi residenti, era sceso dal treno che arriva poco dopo delle 7 pom. alla detta stazione.

Quanto compieva il capitano Gritti in quella sera entra nelle funzioni ordinarie degli Ufficiali dell'Arma; e nulla d'anormale pella pubblica sicurezza consigliandolo a speciali precauzioni, procedeva sicuro e fidente, armato di sola sciabola e non curandosi di chi con lui fosse sceso dal convoglio, se non che per precederli nell'arrivo al paese, onde non distruggere l'effetto della sorpresa qualora conoscenti dei Carabinieri avessero potuto prevenirli del di lui arrivo.

Non così però la pensavano due negozianti, Vazzari Federico e Saddocchi Sante, ambi della provincia di Arezzo, i quali, arrivati contemporaneamente al capitano, essendo possessori di ragguardevoli somme, diffidavano avventurarsi per la via che dovea condurli all'abitato, tanto più che avvistisi d'essere stati osservati da due compagni di viaggio con loro scesi dal convoglio e che frettolosi li avevano preceduti fuori della stazione, temevano un agguato; quindi rivoltisi al capo stazione della ferrovia chiesero d'essere scortati da alcuno del personale di servizio; ma questi dolente di non poterli esaudire, non seppe far meglio che indicar loro il capitano dei Carabinieri che di poco li precedeva battendo la stessa via. Seguito questo consiglio, i due negozianti affrettarono il passo onde raggiungere il capitano, mantenendosi però qualche passo indietro e senza metterlo a parte dei propri timori.

Il capitano Gritti camminava, come dicemmo, senza preoccupazione di sorta lunghesso il ciglio a destra, non curandosi dei due che seguendolo stavano invece in mezzo della strada; ed egli avea percorso quasi un chilometro quando, al punto che volgarmente è detto il Cipresso, tre individui sbucano dal fossato ed a lui innanzi colle armi spianate gli intimano il fermo là.

Parve singolare da principio al capitano quell'intimazione, ma però, pensando soltanto che Carabinieri appiattati avessero preso abbaglio su chi si avvicinava, non vi dava importanza, e proseguendo colla stessa sicurezza cercava con cenni della voce far loro comprendere chi fosse. Ma gli sconosciuti saliti intanto sulla strada, ed alla lor volta avvicinatisi, fecero accorto il capitano non trattarsi di Carabinieri ma bensì d'aggressori; per cui in allora con rapido e giusto colpo d'occhio egli misura la propria situazione tutt'altro che vantaggiosa perché assalito dai tre che aveva d'innanzi armati di fucile a doppia canna, mentre poi si avvede che tre altri inermi gli stanno dietro, uno dei quali colle braccia aperte sta per afferrarlo alle spalle. Comprese perciò il capitano che una maggiore esitazione l'avrebbe perduto, e dato mano alla sciabola la sguaina; restano per un momento gli aggressori perplessi, ma uno forse più ardito, puntata l'arma, quasi a bruciapelo l'esplode contro di lui, che, avvistosene a tempo, ratto piega sulle gambe volgendo il fianco ed abbassando il corpo in modo che i proiettili presolo diagonalmente ne sfiorano il petto, crivellando in quel punto lo spencer, ed annerendogli col fumo la guancia sinistra; s'alza dopo risoluto il capitano e con voce minacciosa chiamando a sè Carabinieri, Carabinieri, quasi che nei dintorni nascosti si trovassero, e trinciando con mano robusta fendenti a destra ed a mancina, pone in fuga quei malandrini che cacciatisi nel fosso laterale della via da cui erano usciti e scavalcando la siepe guadagnarono la campagna dileguandosi ad ogni possibile inseguimento.

I due negozianti che già nominammo, e che per un triste presentimento non erano rassicurati neppure dalla presenza del capitano dei Carabinieri, visto l'apparire degli aggressori, udita l'intimazione e la detonazione dell'arma, creduto il capitano morto e sentendosi ormai presi e spogliati, volsero in fuga verso la stazione ferroviaria gridando all'accorr'uomo e gittando i cappotti entro cui il Vazzari teneva il portafogli con L.3000, nel mentre che il Sadocchi già aveva pronto il suo, contenente altre L.5000, e che si disponeva consegnare purché gli fosse stata salva la vita. li capitano dal suo canto, che non sapeva chi fossero i fuggenti, li inseguiva, e gli altri che in lui ritenevano un aggressore raddoppiavano di celerità, e solo alla stazione fu possibile chiarire l'equivoco, ricuperando entrambi i cappotti che avevano abbandonati sulla via ed entro cui il Vazzari ancora trovava il portafogli colla moneta.

Fu sollecito il capitano Gritti ordinare sul momento indagini attivissime onde scoprire gli autori di aggressione sì audace, ma tanta operosità e premura non venne coronata, sino ad ora, da favorevoli risultati. Intanto però pel coraggio di questo distinto ufficiale fu sventato un agguato chi sa da quanto premeditato, e s'ebbero salva la vita e gli averi due onesti cittadini che non si ristettero dal benedire l'ardito e generoso contegno del capitano Gritti al quale fecero le più larghe offerte, che come ben può comprendersi, furono ricusate.

(Da "L'Album del Carabiniere", aprile 1877)