Lo scontro col brigante Sanna e la morte del Tenente Palmas

Il ten. Fortunato Palmas

Uno dei briganti superstiti di Sardegna era il famoso Francesco Sanna da Domusnovas, su cui pesavano parecchi omicidi e che da tempo batteva la campagna nei dintorni di lglesias. Da tempo ugualmente la pubblica forza ordiva un paziente lavoro per coglierlo in trappola.

Il brigadiere dei carabinieri Campagnaro, assicuratesi intelligenze co' manutengoli del terribile brigante, dispose accortamente un servizio straordinario, pel quale il Sanna sarebbe stato colto il 1° marzo in casa d'un suo amico, a Musli e preso vivo o morto.

Volle sventura che proprio in quel giorno si trovasse di passaggio in Iglesias il tenente della benemerita arma, Fortunato Palmas; per cui senza esitare, volle essere della partita e capitanare lui stesso la rischiosa spedizione.
Verso le 4,30 del pomeriggio, la casa di tal Porcu Onnis (l'amico del Sanna) venne circuita, guardandosi fortemente ogni uscita. Il tenente bussò alla porta.

Il Porcu non si fece molto attendere, anzi apri con molta sollecitudine.
- Chi avete in casa? - gli chiese l'ufficiale.
- Nessuno.
- Eppure qui deve trovarsi nascosto il latitante Sanna.
- Non è vero; è una menzogna.
- Ebbene, aprite quella porta -
replicò il tenente accennando l'uscio della camera a destra.

Il Porcu, dopo qualche esitazione, obbedì, ma schiudendo soltanto la porta e dicendo: 'Fratello, arrenditi al signor tenente". Per tutta risposta rintronarono due fucilate sparate dal Sanna.

Allora il tenente, contro il quale erano dirette le fucilate, si ritirò, ordinando all'appuntato Carta di collocarsi a sinistra della porta della camera, ove si trovava il Sanna, che continuava a sparare.

Nel frattempo gli altri militari che si trovavano al di fuori facevano fuoco dal finestrino, alto dal livello della strada circa due metri, senza però colpo ferire, poiché il Sanna si era nascosto in un angolo, ove era impossibile colpirlo. D'altra parte il Carta non poteva entrare nella stanza poiché il latitante, deciso a vendere cara la sua vita, stava in guardia sempre pronto a far fuoco.

Quindi nuovo assalto alla camera, dalla parte interna, infruttuoso anche questa volta. Il Sanna si difendeva da leone; chiunque avesse osato varcare la soglia di quella porta, sarebbe certamente caduto fulminato dal suo fucile. Il tenente Palmas aveva già esploso tutti i sei colpi della sua rivoltella. Bisognava d'altronde tentare un ultimo colpo decisivo, e si dovette uscire di nuovo in strada per stabilire il da farsi.
Fu in quel momento che il Sanna, credendo di potersela sgattaiolare, abbandonò la camera e, attraversata quella centrale, tentò di uscire.

Saltare a piè pari in strada ed aggiustare quasi a bruciapelo una fucilata al tenente Palmas, fu per il Sanna l'affare di un minuto secondo. Un'altra diretta al brigadiere andò a vuoto. Quindi, approfittando dello sbalordimento generale, di corsa si diresse verso la campagna.

Non ebbe però tempo che di fare pochi passi, che stramazzò al suolo, senza poter neanche pronunziare verbo, essendo stato freddato dal moschetto del brigadiere Campagnaro. I carabinieri soccorsero il povero tenente. I proiettili del brigante lo avevano colpito in pieno petto: l'arma era carica a due palle: tuttavia il valoroso ufficiale non credeva d'esser ferito gravemente. Tentò proseguire la strada a piedi appoggiandosi ai suoi soldati; ma dopo pochi istanti barcollò e cadde. Portato in casa del sindaco ed amorevolmente curato, soffrì cinque giorni di dolorosa agonia; indi morì fra il compianto universale. Aveva 42 anni, ed era sardo.

L'isola natia fu adunque liberata da un mostro che la tormentava mercé il generoso sacrifizio della vita d'un suo figlio valoroso!


(Da "La Tribuna Illustrata" del 17 marzo 1895)