La "battaglia" del cap. Petella

Il soldato Amato cade sotto i colpi dei banditi mentre si accinge a dissetarsi. (Da ' La Tribuna Illustrata ' del 9 luglio 1899)

Cogli ultimi due conflitti tra la forza e i briganti presso Orgosolo, e segnatamente con la brillante operazione della foresta di Morgolias (12 corr.), la famosa banda Serra-Sanna è finalmente distrutta e il circondario di Nuoro può dirsi liberato dal brigantaggio che l'infestava.

Purtroppo, così il Corpo dei nostri bravi carabinieri come quello dei soldati pagarono il loro tributo alla ferocia dei banditi: nel conflitto del giorno 9, in cui caddero i briganti Virdis e Giacomo Serra-Sanna, rimase ucciso il carabiniere Moretti e gravemente ferito il vice-brigadiere Lorenzo Gasco; in quello del 12, poi, perdette miseramente la vita il soldato Giuseppe Amato, nelle circostanze che qui riferiamo dai giornali locali.


Il capitano dei carabinieri Petella, coi 150 uomini di cui disponeva, aveva stabilito un abilissimo servizio per tenere i latitanti accerchiati, cercandoli attivamente nella fitta foresta eli Morgolias; però i banditi, pratici del luogo, erano riusciti ad evitare uno scontro coi militari. Essi dovevano però tentare di allontarsi da quel luogo, e infatti verso le ore 15,15 i due banditi Elia Serra-Sanna e Giuseppe Pau, levatesi le scarpe per fare il minor rumore possibile ed essere agili nella fuga, discesero dalle alture della montagna e, strisciando fra gli sterpi ed avanzando con la massima precauzione, valendosi di ogni accidentalità del terreno che potesse servir loro di riparo alla vista dei militari e di scudo contro le palle, si avvicinarono al punto ove, a piè della montagna, stava abilmente disposto il cordone di truppa, studiarlo il momento opportuno per potere sorpassarlo e porsi quindi in salvo sottraendosi all'accerchiamento.


Mentre si disponevano a porre ad effetto il loro disegno, i due malandrini scorsero sul loro cammino il soldato della 51 compagnia del 67° reggimento di fanteria Giuseppe Amato, che, uscito dal suo nascondiglio e deposto il fucile, si era recato a dissetarsi a una fonte vicina, e lo uccisero vigliaccamente sparandogli delle fucilate alle spalle.
L'uccisione del soldato Amato segnò la fine dei due banditi - i quali avrebbero forse per lo meno ritardata la loro morte se, anziché seguire i loro vigliacchi istinti sanguinari, avessero lasciato passare immune il soldato cercando di sottrarsi ai suoi sguardi e di non destare la sua attenzione: invece gli spari diedero l'allarme ancor prima che i due malandrini fossero arrivati nella zona di appostamento: L'Amato era appena caduto che sopraggiungessero prontamente i compagni, appostati lì presso, unitamente al brigadiere dei carabinieri Cau Lussorio. S'accese un vivissimo conflitto; le due belve, snidate, volevano fare ancora altre vittime della loro sanguinaria ferocia, ma caddero crivellate dalle palle nello stesso luogo nel quale compirono l'ultima azione, vigliacca, della loro vita. In quest'ultimo fuoco di fucileria, fortunatamente, i militari rimasero illesi.

Della piccola ma ferocissima banda, non rimane che il Lovico - se pure è superstite - sulla sorte del quale perdura ancora l'incertezza; però è a ritenersi con moltissima probabilità che egli sia morto o ferito gravemente, in seguito al primo conflitto nel quale fu visto cadere due volte; ed avvalora questa supposizione il fatto che venne ritrovato il suo fucile abbandonato nella montagna.


Comunque sia, la popolazione del Nuorese respira dall'incubo in cui la teneva il terrore della piccola banda.

(Da "La Tribuna Illustrata" del 23 luglio 1899)