I Carabinieri del 1885 l'anno del Colera

Il colera a Palermo. Per fronteggiare il terribile morbo sono state allestite delle cucine economiche, come quella riprodotta nello schizzo. Essa si trova alla Sesta Casa, un grandioso edificio tramutato in Lazzaretto. I Carabinieri assistono la povera gente che vi si reca per ritirare il cibo. (Da 'L'Illustrazione italiana' del 18 ottobre 1885)

19 agosto - Questi militari venuti a contatto coi colerosi, offrono il più commovente spettacolo di filantropia, di coraggio e di fermezza in mezzo ad una cerchia di desolazione e di morte e fra gli stenti i più crudeli.

Assistono fino alla fine i compagni Frati e Belfanti, custodiscono il cadavere di quest'ultimo per 21 ore, gli scavano la fossa e ve lo seppelliscono.
Anche il carabiniere Mariole è preso dal male, ma ne risana. Sono finalmente i poveri superstiti rinchiusi la sera del 19 in un casa di contumacia: quivi li visita il capitano Baratono, comandante la compagnia di Parma, ed ascolta dal labbro dei medici gli atti di eroismo compiuti da loro e dai compianti Frati, Bermond e Belfanti che ne rimasero vittime.

31 agosto. - Il carabiniere Bigondi Pietro della stazione di Collecchio, ed il carabiniere Lucca Pietro, di quella di Fornovo, rimangono chiusi sino al 31 dal cordone sanitario in Rocca Prebalza, ove furono i genii della consolazione, assistendo il medico ed esortando alla calma la popolazione.

I militari Ravasio, Bagnasco, Frati, Bennond, Belfanti, Broggi, Acquistapace e Marioli vengono proposti per la medaglia d'argento dei benemeriti della salute pubblica, e per quella di bronzo i militari Ghirardello, Breda, Bodini, Lucca, Bigondi e Bassani; tutti poi vennero subito rimunerati coll'encomio solenne dal comandante la legione.
3 settembre.- Sulla sommità di Montecchio, territorio di Castelnuovo di Magra, muore un bracciante di colera fulminante. Il sindaco spedisce tosto il becchino ad interrarlo, e vanno a proteggere l'operazione i due carabinieri Paganini Luigi e Cisotto Gaetano, della stazione di Sarzana.

Il becchino è un vecchio di 66 anni, non ha forza a scavare la fossa, né di superare le asperità del monte: i carabinieri compiono essi lo scavo, quindi pigliano il coleroso, uno per le braccia, l'altro per i piedi, lo portano là, lo collocano dentro e lo ricoprono di terra e calcina.

Fra gli applausi della popolazione, mentre ricevono l'encomio solenne si son meritati la proposta per la medaglia ai benemeriti della salute pubblica.
Primi di settembre. Scoppia il colera in Ravadese, frazione del comune di Cortile S.Martino. La brigata di Sorbolo, alla cui sorveglianza è affidata la frazione, guidata dal suo comandante brigadiere Tommasi Pietro, corre sul luogo e si pone a piena disposizione delle autorità per cooperare alle disinfezioni ed all'isolamento delle case infestate dal morbo. Sebbene Sorbolo, residenza della brigata, sia distante 7 chilometri e la brigata stessa sia composta di soli quattro carabinieri, Nilla-Nicetri Pietro, Bazzon Ferdinando, Amadio Pietro, Pramaggiore Francesco, e la pioggia cada a dirotto, tuttavia da quel momento non mancò più la permanenza costante e l'aiuto continuo di due carabinieri nell'infelice paese. Tale servizio fu oltre ogni credere faticoso e pieno di disagi lasciando i militari senza riposo ed esposti alle intemperie. Onde gli abitanti non trovarono parole sufficienti per esprimere la loro gratitudine ed ammirazione.

Chi ebbe più agio di distinguersi per filantropia e per coraggio fu il carabiniere Nilla-Niceti, il quale prese ad assistere sino a che non fu morto un coleroso abbandonato per fino dalla donna che egli aveva sposato quella stessa mattina. Questa esemplare e coraggiosa filantropia richiamò la ammirazione dello stesso parroco e di tutto il paese.
Il carabiniere Nilla-Niceti è un valoroso che ha già saputo guadagnarsi la medaglia al valore militare inseguendo alcuni malandrini, sebbene ferito, ed ora si avrà un'altra insegna d'onore, la medaglia di bronzo per i benemeriti della salute pubblica mentre insieme a tutta intera la brigata è stato premiato coll'encomio solenne.

8 Settembre. - Questo dì scoppia il colera in Cancello Arnone colpendo due giovani: il paese è impreparato, manca il medico, manca ogni assistenza, ogni consiglio. Accorrono i carabinieri, brigadiere Mondani Ernesto ed appuntato De Lucia Grisostomo, sono coadiuvati dal farmacista, fanno da infermieri; si alternano con i carabinieri Ciminiello Ignazio e Salvato Michele, ed in ultimo seppelliscono i morti, disinfettano le case; la popolazione è sbigottita e rifiuta ogni qualsiasi cooperazione. - Ne ammalano altri e le assistenze dei bravi militari si ripetono colla stessa abnegazione, collo stesso coraggio. Le autorità ammirano, applaudono, gli abitanti non hanno parole per esprimere la loro gratitudine, il comando della legione tributa a tutti l'encomio solenne, senza pregiudizio di quella maggiore ricompensa pei benemeriti della salute pubblica che quei valorosi possono aver meritata.

11 settembre. - Durante l'infierire dell'epidemia nel villaggio di Seborga, il vice-brigadiere Basini Nicola rimane colà comandato per circa un mese colla più ammirevole abnegazione di se stesso. Pronto sempre a recare il suo soccorso dovunque si soffre, egli rianima gli scoraggiati, ritorna ne' contadini la fiducia per i medici, li persuade a prendere i medicamenti che respingevano, in breve diventa l'oggetto dell'ammirazione, della simpatia dell'intera popolazione.


Il generale comandante il corpo d'armata che visita quel villaggio, ferma con compiacenza la sua attenzione su quel sottufficiale ed è largo di elogi per la sua bella condotta. Oltre l'encomio solenne, egli ha saputo meritarsi la proposta della medaglia d'argento pei benemeriti della salute pubblica.

18 settembre. - Negli abitanti di Bagni della Porretta rimarrà indelebile la memoria della condotta filantropica, della gara di zelo nell'assistere gli infermi di cui diedero prova dal 26 agosto al 6 settembre i carabinieri ivi comandati. Le autorità locali, il prefetto della provincia si dichiararono altamente soddisfatti della opera loro, gli abitanti solennemente attestarono la loro gratitudine, il colonnello comandante la legione concesse loro il solenne encomio.

22 ottobre. - Dopo 49 giorni vengono oggi lasciati in libertà dal servizio interno del lazzaretto municipale de' colerosi al Poggio in Spezia il brigadiere Scansani Ettore, della stazione di Piacenza, i carabinieri Mostarda Paolo e Filippini Apollonio, delle stazioni di Pavia e di Bologna. Il servizio da essi prestato per sì lungo tempo fu di tale abnegazione e di tanto coraggio che superò ogni elogio.
Ben meritamente la medaglia d'argento pei benemeriti della salute pubblica ornerà il loro petto; intanto si ebbero l'encomio solenne.

1-31 ottobre. - L'epidemia assale Baricella in quel di Bologna. La popolazione presa ormai da timor panico per le notizie che venivano dal Ferrarese, ai primi casi si abbandona ad uno spavento indescrivibile. I poveri colpiti dal male sono sfuggiti persino dai parenti: all'ufficio di dar sepoltura ai morti tutti si rifiutano.
Infermieri, seppellitori, incoraggiatori, curatori delle provvidenze igieniche furono i carabinieri della brigata locale e quelli della brigata della frazione di San Gabriele. Troppo lungo sarebbe narrare le gesta compite da questi bravi militari per un mese di seguito con tale infaticabile attività, con sì pietoso zelo e con tanto coraggio da diventare l'ammirazione, l'esempio, il conforto supremo delle autorità di ogni ordine e degli abitanti.

15 novembre. Manifestatosi il colera nel mandamento di Costigliole d'Asti, il brigadiere Delpozzi Maurizio, comandante di quella stazione, con i suoi dipendenti appuntato Tosello Giuseppe, carabinieri Toppi Attilio, Piretta Pietro e Bertorello Carlo, non si diedero più un istante di riposo. Soccorrere gli infermi, aiutare a seppellire i morti, disinfettare le abitazioni, incoraggiare i sani sbigottiti, dar consigli igienici, trovarsi dovunque, a tutto provvedere, tale fu l'instancabile loro servizio. Affranto dagli strapazzi, finalmente anche il brigadiere è colpito dal colèra: le cure che gli ebbero i suoi subordinati furono delle più commoventi.
La condotta di questo bravo graduato e di tutta la sua brigata fu oggetto di ammirazione e di plauso generali.

(Dalle cronache dell'epoca)