Fine di Domenico Tiburzi brigante maremmano

La località nel territorio di Orane (Orbetello) ove fu scoperto Domenico Tiburzi
Alla fine fu preso, alla fine fu ucciso!

E' sparito alla fine un brigante-tipo della campagna romana, un brigante della scuola classica; quel Tiburzi, del quale il nostro Scipio Sighele ha parlato in una delle sue Cronache criminali.

I carabinieri che hanno scoperto il brigante





L'uccisione avvenne così:
Erano le ore 3 della notte tra il 23 e il 24 ottobre. I carabinieri delle stazioni di Marsiliana e Capalbio (Orbetello) diretti dal brigadiere Demetrio Giudici dell'Isola del Giglio perlustravano Porane, ed ivi, nella casa di certo signor Collacchioni, loro favoreggiatore, circondata da foltissima macchia, sorpresero la famiglia dei famigerati latitanti Tiburzi e Fioravanti.


Quegl'individui se ne stavano pacifici, tranne il Tiburzi, il quale, per uno strano fenomeno aveva, qualche ora prima, espresso il presentimento della prossima sua uccisione, dopo d'avere sfidato ridendo per tanti anni, tutte le catture, tutte le autorità, tutti i carabinieri possibili e immaginabili. Appena i due briganti si videro sorpresi nella casa dove temuti, e perché temuti accarezzati, avevano trovata ospitalità, si posero sulle difese.


Erano armati d'ottimi fucili a retrocarica, di rivoltelle e di pugnali. Ma i carabinieri non ebbero paura e li assalirono uccidendo il Tiburzi: il Fioravanti, favorito dall'oscurità, potè fuggire. I carabinieri, nonostante fossero bersagliati dai colpi dei due capobriganti, rimasero illesi per miracolo. Sul luogo, si trovarono due impermeabili, un fucile a retrocarica, due fiaschi di vino, due borse di pelle con viveri, medicine, oggetti di pulizia, (spugne, spazzole), un cannocchiale monocolo, un orologio, ed altri oggetti. Si tentò subito d'inseguire il Fioravanti, e si arrestarono i favoreggiatori delle due buone lane. Il cadavere del Tiburzi era crivellato di colpi. La gamba sinistra è rotta in due punti; la gamba destra è colpita da due palle. La ferita mortale fu alla testa.


(Da "L'Illustrazione Italiana" dell' 8 novembre 1896)