SICUREZZA AGROALIMENTARE
IL SETTORE FLOROVIVAISTICO ITALIANO
04/09/2020

a cura di CREA-PB e MIPAAF



FOTO APERTURA



Il settore florovivaistico nazionale ha un ruolo attivo, in termini di importanza numerica e occupazionale, all'interno del quadro economico e del fatturato italiano, con circa 158.000 addetti operanti nel comparto, e 37.000 appartenenti al gruppo “cura e manutenzione del paesaggio” (Ateco/Istat) nonché circa 20.000 aziende florovivaistiche con una lunga tradizione nella coltivazione dei fiori, delle piante ornamentali da interno ed esterno nonché nelle piante superiori da arredo urbano.  La produzione delle aziende florovivaistiche italiane è pari a 2,6 miliardi di euro (media biennio 2012-2013), suddivisa in 1,3 miliardi per fiori e piante in vaso e 1,3 miliardi per i prodotti vivaistici (alberi e arbusti); rappresenta quasi il 5% della produzione agricola totale (in contrazione rispetto al quinquennio 2008-2012, quando era del 6%) e deriva per il 50% dai comparti fiori e piante in vaso mentre il restante 50% da piante, alberi e arbusti destinati alle sistemazioni di spazi a verde. Inoltre il settore raggruppa attività prettamente agricole, associate ad altre di carattere industriale, ed è composto a monte dai costitutori e moltiplicatori di materiale di produzione, dalle industrie che producono i fattori di produzione intermedi (vasi, terricci, fattori chimici, ecc.), dalla meccanizzazione, ovvero industrie che producono serre, impiantistica e macchinari per la produzione, manutenzione e gestione; a valle dai grossisti e altri tipi di intermediari, dalle industrie che producono materiali per il confezionamento (carta, tessuti, materiali inerti, ecc.) e dalla distribuzione al dettaglio. Quest’ultima si articola in centri di giardinaggio (Garden Center), centri del “Fai da Te” e G.d.O. e D.O. (Grande Distribuzione Organizzata e Distribuzione Organizzata).

 

Di seguito un quadro esemplificativo della filiera florovivaistica:

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Questo settore è stato probabilmente, tra i settori agricoli, quello più duramente colpito dall’emergenza Covid-19 e tuttora, in assenza di interventi rapidi e mirati, è a forte rischio la sopravvivenza delle aziende del settore e il lavoro degli stessi operatori. Di fatto, tra tutti i prodotti agroalimentari e deperibili, proprio quelli florovivaistici hanno sofferto, dall’inizio dell’emergenza, blocchi, divieti e purtroppo chiusure, sia sul mercato nazionale, sia sulle esportazioni verso i Paesi comunitari e terzi. In particolare, i prodotti floricoli (fiore reciso e fiore in vaso), sono stati i più colpiti nei mesi di marzo e aprile in quanto rapidamente deperibili, restando invenduti e, unici tra tutti i prodotti agricoli italiani, completamente bloccati nelle aziende, non essendo alimentari quindi di prima necessità e pertanto successivamente distrutti dai produttori per la rinuncia agli ordinativi da parte degli acquirenti. Inoltre, molte specie di piante sfiorite e rimaste nelle serre potranno sicuramente essere ricoltivate per il prossimo anno, ma ciò ha comportato una mancata vendita ed uno stazionamento forzato in azienda compromettendo anche il ciclo produttivo di altre specie che dovevano succedere nella rotazione. Peraltro i fiori recisi risultano scarsamente commercializzati poiché dovevano essere utilizzati anche per le cerimonie (matrimoni, cresime, comunioni nonché funerali), frequenti nel mese di maggio, che però non hanno avuto luogo per i noti divieti di assembramento.

Il settore florovivaistico dal mese di maggio sta lentamente tornando alle attività precedenti alla crisi causata dal coronavirus, ma vi è preoccupazione tra gli addetti ai lavori per gli investimenti e la programmazione futura, oltre che per gli aiuti alle imprese che hanno subìto gravi danni per le chiusure durante il lockdown in relazione al varo dei decreti attuativi previsti dal cosiddetto D. L. Rilancio, che recano interventi per le filiere in crisi, fra cui quella florovivaistica.

IL CONTESTO ITALIANO

Le imprese agricole iscritte al registro imprese delle Camere di Commercio al 31/12/2019 risultano essere 13.633 (tabella 1), di cui 7.942 afferenti al codice ATECO 01.19.1 (coltivazione di fiori in piena aria); 1.948 al codice ATECO 01.19.2 (coltivazione di fiori in colture protette) e 3.772 al codice ATECO 01.3 (riproduzione delle piante). Quasi il 55% di queste imprese si concentra in quattro regioni: Liguria (2.604), Toscana (1.895), Lombardia (1.546) e Campania (1.270). Se guardiamo alle tipologie di produzione, la Liguria ha il primato delle aziende di coltivazione di fiori in piena aria con 2.309 aziende, la Campania nella coltivazione di fiori in colture protette con 260 aziende e la Toscana con 1.132 per le aziende vivaistiche. Questa ripartizione rispetta la vocazione delle aree di produzione (figura 1).

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I dati prodotti dall’Istat nell’ambito dell’indagine SPA sono riferiti al 2016, ultimo anno disponibile (figura 2), hanno stimato la presenza di 5.482 aziende floricole che ricoprono una superficie di 7.443 ettari dei quali 3.046, il 41%, sono destinati a fiori in piena aria, 3.610 ettari, cioè il 49%, a fiori in serra e il restante 11%, per un totale di 787 ettari, a fiori in tunnel o campane.

Con riferimento all’indagine in esame, le aziende risultavano distribuite in quasi tutte le regioni italiane: le principali coinvolte nella produzione sono Liguria, Lazio, Campania, Sicilia, Toscana e Lombardia. Il maggior numero di aziende è localizzato in Liguria (1.151) dove è presente il 15% della superficie – si tratta infatti di aziende di piccole dimensioni- seguita dal Lazio, dove si trova il 25% della superficie destinata alle floricole; al terzo posto la Sicilia con 638 aziende e 1.295 ettari. La superficie media aziendale italiana è di 1,36 ettari e varia da 0,03 ettari della Provincia Autonoma di Trento a 3,8 ettari dell’Abruzzo.


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In valore la produzione (PPB) del settore florovivaistico è stata stimata per il 2018 in 2,5 miliardi di euro, che rappresentano il 4,7% della produzione di base dell’agricoltura italiana (tabella 2). Il 2018 conferma l’andamento positivo del settore già iniziato nel 2017: la produzione è aumentata dell’1% trainata dalle produzioni vivaistiche (+1,7%) e da fiori e piante ornamentali (+0,3%), mentre per canne e vimini continua un andamento negativo (-4,8%).

 

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Analizzando i dati regionali, si osserva che il valore della produzione di fiori e piante ornamentali è localizzata per il 29% in Liguria, che si conferma quindi al primo posto tra le regioni produttrici italiane seguita da Sicilia, Campania, Lazio e Puglia. In tutte queste sono presenti importanti distretti produttivi di fiori e fronde recise come il Distretto Agricolo florovivaistico del Ponente Ligure e quello Campano. Per quanto riguarda il vivaismo ornamentale arbustivo e forestale la produzione proviene principalmente da Toscana, Veneto e Lombardia, dove, insieme al Piemonte, risulta importante anche la produzione di piante acidofile (camelie, azalee, rododendri, etc.) localizzata nel distretto sorto lungo la sponda piemontese del Lago Maggiore (tabella 2).