Numerose specie di anfibi e invertebrati sono componenti di zoocenosi che vivono e si evolvono in un gran numero di piccoli habitat poco appariscenti: piscine, pozze (pools e ponds degli autori inglesi) e fontanili-abbeveratoi, ambienti di acqua dolce piuttosto numerosi nelle nostre regioni. Che siano naturali o artificiali, si tratta comunque di habitat poco estesi, oltre ad essere caratterizzati da acque basse e stagnanti. Data la loro distribuzione puntiforme, la conservazione di questi ambienti è tutt’altro che facile, peraltro esiste una generale concordanza in merito alla necessità di garantirne l’efficace protezione, almeno nel medio periodo. Anche perché il loro contributo alla diversità paesaggistica e alla biodiversità di un territorio è importante per molteplici motivi sui quali forse non si riflette ancora sufficientemente.
In generale, negli ultimi anni si è verificata la riscoperta degli “umili della natura” (ci si passi l’espressione): licheni, muschi, insetti, anfibi e piccoli biotopi. Per molti anni gli specialisti di biologia della conservazione hanno riservato una particolare attenzione ai grandi mammiferi e agli ecosistemi acquatici, terrestri e costieri, a grande scala: aree inondate tropicali (wetlands), laghi, corsi d’acqua, barriere coralline e foreste pluviali. Una minore attenzione è stata riservata agli elementi a piccola scala, acque basse e stagnanti, temporanee o meno, le quali peraltro contribuiscono in misura notevole alla β - diversità di un territorio (differenza nella composizione specifica tra ecosistemi; la cosiddetta α - diversità definisce invece il numero di specie presenti in una comunità che occupa uno specifico ambiente). Questi piccoli ecosistemi costituiscono infine modelli particolarmente utili per ricerche di ecologia, biologia evolutiva e biologia della conservazione.Analizziamone brevemente i motivi.
SENTINELLE DELL’AMBIENTE
Innanzitutto sono ambienti numerosi in una data area: l’ampia distribuzione in latitudine, longitudine e altitudine determina un largo spettro di situazioni lungo il gradiente ecologico. Al loro interno si riscontra un’ampia varietà di tipologie per lunghezza dell’idroperiodo, dimensioni e concentrazione dei nutrienti, tutte ben rappresentate in un’area data l’abbondanza di questi biotopi.
Pozze, piscine e fontanili-abbeveratoi sono spesso minacciati dalla distruzione diretta e completa a causa dei seguenti fattori: riempimento, transizione da pozze effimere a pozze permanenti, eutrofizzazione, introduzione di specie esotiche, calpestio ad opera del bestiame, pulizia periodica (soprattutto nel caso dei fontanili-abbeveratoi). È certamente possibile individuare gli ambienti in condizioni di stress e, d’altro canto, trattandosi di ecosistemi caratterizzati da un’ampia fascia di contatto tra l’acqua e la terraferma circostante, risultano “sentinelle” ideali ai fini del monitoraggio a scala più estesa dello stato di salute dell’ambiente. Modificazioni delle loro (piccole) dimensioni e della struttura (semplificata) delle comunità costituiscono i campanelli d’allarme di cambiamenti a larga scala e a lungo termine, questi ultimi ben più difficili da accertare. Sono spazialmente delimitati in quanto costituiscono “isole” acquatiche circondate dalla terraferma, tasselli idonei all’interno di una matrice non idonea. Numero, dimensioni, permanenza e connettività, relativamente facili da quantificare, li rendono eccellenti modelli per ricerche di ecologia quantitativa. Il campionamento di ecosistemi acquatici analoghi di grandi dimensioni è più difficile sia per la maggiore eterogeneità spaziale, sia per l’effetto del vento, per citare solo due dei numerosi fattori spesso interagenti. Nel breve periodo (alcuni anni), la variabilità delle condizioni delle piccole pozze è superiore a quella riscontrabile nei sistemi di maggiori dimensioni, richiedendo l’incorporazione di questo dato nel disegno sperimentale.
LUOGHI IDEALI PER GLI ESPERIMENTI
La relativa semplicità strutturale di pozze, piscine e fontanili-abbeveratoi ne fanno soggetti particolarmente adatti nella pianificazione di esperimenti standardizzati; ad esempio, nel contesto di programmi di conservazione della natura, è possibile realizzare, con attività di scavo, ecosistemi simili oltre a “mesocosmi” e contenitori variabili per foggia e dimensioni, sia outdoor sia in laboratorio. Tutto ciò consente la maggiore fattibilità di ricerche sull’impatto di stressori ambientali antropogenici, ad esempio pesticidi, riscaldamento globale ecc.. Questo approccio sperimentale semplifica inevitabilmente situazioni che in natura sono più complesse.
Da non trascurare infine l’approccio della Citizen Science che, grazie al contributo dei cittadini coinvolti in programmi di ricerca sul campo, potrebbe consentire il facile e rapidissimo censimento di questi biotopi, oltre ad un accertamento preliminare delle loro condizioni che ne consentirebbe, in aree protette o ad esse contigue, interventi di immediata e adeguata gestione.
Il censimento e la descrizione di questi ecosistemi rappresenta infatti un primo passo verso analisi approfondite di genetica ed ecologia di popolazioni appartenenti alle comunità delle nostre acque interne. È un obiettivo prioritario di recenti linee di ricerca della Società Romana di Scienze Naturali (SRSN) afferenti al “Progetto BioLazio” in due comprensori particolarmente ricchi di piccoli biotopi umidi: il Parco Archeologico Naturale dell’Inviolata di Guidonia caratterizzato dalla presenza di numerosi laghetti artificiali e il territorio dei Monti Affilani, ricco di fontanili-abbeveratoi e laghetti carsici (doline). In quest’ultimo caso, i soci della SRSN impegnati in attività di biomonitoraggio sponsorizzate dall’istituzione, hanno usufruito, per l’intero periodo di permanenza e studio nel comprensorio degli Affilani, della generosa ospitalità dell’Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità di Roma nella stazione dell’ex vivaio forestale della Fondazione Sir Walter Becker sito agli Altipiani di Arcinazzo.