
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con proprio decreto ha approvato il primo elenco nazionale degli alberi monumentali, istituito e redatto ai sensi della legge n. 10/2013 Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani.
Distinto per regioni, esso enumera 2.407 alberi o sistemi omogenei di alberi, i quali si contraddistinguono per l’elevato valore biologico ed ecologico, per l’importanza antropologico-culturale, per il loro stretto rapporto con emergenze di tipo architettonico, per la capacità di significare il paesaggio sia in termini estetici che identitari. Sono alberi che rispondono ad uno o più criteri di attribuzione del carattere di monumentalità identificati dal decreto attuativo della legge, sulla base di quella che è la definizione di albero monumentale fornita in modo univoco dalla norma stessa. Appartenenti sia a specie autoctone che alloctone, singoli o riuniti in filari, gruppi e alberature, radicati in contesti sia urbani che agro-silvo-pastorali, sono alberi che, sfidando le avversità di natura biotica e abiotica, sfuggendo all’interesse produttivistico da parte dell’uomo, hanno potuto raggiungere età e forme imponenti, piante a volte appartenenti a specie rare o microecosistemi di notevole importanza per uccelli, micro-mammiferi, licheni, muschi, insetti e funghi.
Ma sono anche alberi la cui storia biologica può ritenersi intimamente connessa a quella delle popolazioni locali: testimoni silenziosi di una cultura, la loro vita, in alcuni casi, si lega a particolari eventi della storia locale, ad alcuni personaggi, a particolari usi e tradizioni, a leggende e fatti religiosi. Quando li troviamo disposti a creare forme basate su di un progetto unitario e riconoscibile, meglio se in sintonia con i manufatti, a loro attribuiamo un valore architettonico mentre se il loro peso nella percezione del paesaggio è così significativo da renderlo unico, riconoscibile, oltre che apprezzabile, è il pregio paesaggistico il criterio a cui rispondono.
La maggior parte degli alberi censiti rientra nel criterio naturalistico legato all’età e alle dimensioni e questo aspetto è quello che ci spinge a classificarli tra i più vecchi, i più grandi, i più alti, come in una gara tra giganti.
IL PIÙ VECCHIO
Allora ci stupiamo davanti a quello riconosciuto come il più vecchio, l’olivastro di Luras in Gallura, che conta oltre 3.000 anni, o rimaniamo colpiti dall’imponenza di alberi come l’antichissimo castagno dei Cento Cavalli in Sicilia, con i suoi 22 metri di circonferenza del tronco e la sua immensa chioma, oppure ancora cerchiamo di raggiungere visivamente la punta della douglasia di Vallombrosa in Toscana, che sembra essere l’albero più alto in Italia con i suoi 62 metri di elevazione. Se invece ci soffermiamo sull’importanza storica, culturale e religiosa, oltre ad alberi più vetusti quali il faggio di San Francesco a Rivodutri (RI), un valido esempio di monumentalità che esclude valenze prettamente biologiche lo troviamo nel fico magnolioide di Via Notarbartolo a Palermo, ormai assurto a simbolo della lotta contro la mafia. Tra i sistemi di rilievo architettonico oltre che paesaggistico citiamo il filare di cipressi di Salò, che con il suo sviluppo di mezzo chilometro adorna un tratto del lago di Garda.
L’ELENCO
Già in fase di consistente aggiornamento, è frutto di un’intensa attività di catalogazione realizzata negli ultimi tre anni, in modo coordinato e sinergico, dall’allora Corpo forestale dello Stato, oggi sostituito per la particolare competenza dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, dalle Regioni, Province autonome e Comuni, che la legge ha voluto come diretti operatori del censimento.
A questi soggetti si sono aggiunti, per il supporto scientifico, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA), e, per le attività di segnalazione, Enti parco, istituti scolastici, professionisti agronomi e forestali, associazioni ambientaliste e cittadini.
I RECORD
Ogni regione può vantare qualche primato: la Sardegna è la regione che ha più alberi monumentali (285), staccando di oltre 120 il Piemonte e 140 la Lombardia. Queste ultime, però, si contendono il record dell’albero monumentale più alto: da una parte una sequoia sempreverde vicino Lecco e dall’altra un gruppo di abeti che si stagliano a circa 60 metri dal suolo a Biella. L’elenco è pubblicato sul sito istituzionale https://www.politicheagricole.it/, nella sezione: “politiche nazionali/alberi monumentali/elenco nazionale alberi monumentali”.