
Una volta le chiamavamo foreste vergini, ora preferiamo parlare di “Paesaggi forestali intatti”, traducendo l’inglese Intact Forest Landscape. Non sono molti nel mondo. Il pensiero corre immediatamente al nostro Paese, nel cuore delle Foreste Casentinesi, dove il rapporto con l’uomo ha radici lontane nel tempo e ben documentate fin dal 1012, allorquando San Romualdo diede vita all’Ordine dei Monaci Camaldolesi, che per secoli saranno custodi e gestori di questo patrimonio. Foreste il cui pregiato legname è servito per le impalcature di opere monumentali come il gigantesco Duomo di Firenze, mentre le travi lunghe e dritte sono state usate per le navi della flotta pisana. Grazie alla lungimiranza dei Forestali di allora, nel 1959 su una parte di circa 110 ettari (poi ampliata) venne proibito il libero accesso e ogni forma di intervento: nasceva la riserva integrale di Sasso Fratino.
Per gli scienziati, però, gli IFL (Intact Forest Landscape) sono più grandi di Sasso Fratino, sono ampi tratti di foreste antiche e incontaminate che spaziano per almeno 500.000 ettari, ospitano un’alta biodiversità e per lo più non sono stati alterati dalle attività umane.
La notizia, che arriva da uno studio pubblicato sulla rivista «Science Advances» è che tra il 2000 e il 2013, il mondo ha perso il 7,2 per cento delle sue foreste vergini: ne sono spariti 919.000 chilometri quadrati, un’area grande come il Venezuela. La deforestazione accelera a ritmi insostenibili: fra il 2011 e il 2013 è stata il triplo che nel periodo 2001-2003. I ricercatori dell’Università del Maryland, negli Stati Uniti, hanno coordinato il lavoro di colleghi in Europa, Nord America e Asia, confrontando le foto dei satelliti nel periodo preso in considerazione. Nel 2000 coprivano 12.800.000 chilometri quadrati, nel 2013 ne coprivano 11.881.000. Quasi due terzi della perdita (60 per cento) si sono registrati ai tropici, soprattutto in Sudamerica, poi in Asia sudorientale e Africa equatoriale. La prima causa di questa de- forestazione è l’industria del legname, seguita da espansione agricola, incendi di origine umana, produzione di energia e attività mineraria.
L’ULTIMA FORESTA EUROPEA INTATTA
Il Paese che ha perso più foresta vergine in assoluto è la Russia (179.000 km

quadrati), seguita da Brasile (157.000) e Canada (142.000). Nella grande Russia, però c’è anche uno degli ultimi IFL del continente europeo, quel che resta della Foresta Dvinsky, nella regione di Arcangelo, situata nel nordovest. La Foresta, che prende il nome dal fiume Dvina, si trova nella parte europea della Russia. La abitano gufi reali, ghiottoni, orsi bruni, piante ed animali rari. Per proteggere uno degli ultimi ecosistemi intatti in Europa, nel 2001, dopo una campagna di Greenpeace e numerosi negoziati tra aziende che operano nel settore del legname e ONG, è stato raggiunto un accordo per vietare il taglio di legname. Successivamente, nel 2011, le autorità locali della regione di Arcangelo hanno incluso questa preziosa foresta nella lista delle future aree protette. “Tuttavia, a causa delle pressioni che aziende e lobbisti che operano nel settore della carta e del legname stanno esercitando sui governi regionali, dopo cinque anni la Foresta Dvinsky non è ancora un’area protetta e continua a essere distrutta” commenta Martina Borghi, responsabile della campagna foreste di Greenpeace Italia. Secondo l’associazione ambientalista la legislazione forestale russa consente ancora lo sfruttamento non sostenibile delle foreste e ignora la salvaguardia ambientale. Le aziende che operano nel settore della carta e del legname, nella regione di Arcangelo impiegano metodi di deforestazione assolutamente insostenibili: dopo aver abbattuto alberi in una determinata area, si spostano in un’altra senza prima aver proceduto a riforestare. Così, poco a poco, le foreste vengono intera- mente distrutte e le aree forestali intatte sono sempre più a rischio.
“Le multinazionali che operano nella regione di Arcangelo producono legno, carta e imballaggi che vengono venduti in tutta Europa, Italia inclusa” spiega Borghi. “Chiediamo alle aziende che operano nel settore della carta e del legname di non acquistare materie prime provenienti da Paesaggi Forestali Intatti. Aziende e lobbisti che operano nel settore della carta e del legname in Russia, e i loro clienti italiani ed europei, devono rispettare le IFL”.
CHI STA PEGGIO

Nella hit parade dei Paesi dove le foreste sono maggiormente minacciate – dopo Russia, Brasile e Canada - troviamo Repubblica democratica del Congo, Perù, Stati Uniti (soprattutto Alaska), Indonesia, Colombia e Venezuela. L’area geografica più deforestata in assoluto è il Sudamerica, dove sono spariti 322.000 chilometri quadrati di foresta incontaminata.
In Africa ne sono spariti 101.000 chilometri. In termini percentuali, il Paese che ha perso più foresta vergine è la Romania (100 per cento), seguita da Paraguay (79 per cento), Cambogia (38 per cento), Laos, Guinea Equatoriale e Nicaragua (35 per cento). Paraguay, Cambogia, Laos e Guinea Equatoriale di questo passo perderanno tutta la loro foresta vergine nei prossimi 20 anni. Repubblica del Congo, Gabon, Camerun, Bolivia e Myanmar rischiano lo stesso nel giro di 60 anni. La deforestazione si è accelerata negli ultimi anni: la foresta vergine scomparsa fra il 2011 e il 2013 è stata il triplo di quella scomparsa fra il 2001 e il 2003. Ci sono però anche Paesi virtuosi: Uganda, Repubblica Dominicana, Thailandia e Cuba hanno messo sotto protezione il 90 per cento delle loro foreste vergini.
Il confronto tra Repubblica Dominicana e Haiti che condividono la stessa isola è particolarmente esplicativo: all’arrivo di Cristoforo Colombo circa i tre quarti della superficie di Haiti era coperta da alberi. Oggi, il 98 per cento di quegli alberi sono stati abbattuti, soprattutto a causa dell’elevato uso di carbone vegetale (frutto della combustione del legname) come fonte d’energia. La Repubblica Dominicana ha invece proibito l’abbattimento degli alberi per il carbone vegetale sostituendolo con il propano: la differenza tra la copertura forestale dei due Paesi è evidente nelle fotografie satellitari della Nasa. Le radici degli alberi sono fondamentali per la solidità e la tenuta del terreno, ed è per questo che uragani e altre catastrofi naturali hanno effetti molto più disastrosi su Haiti che sulla nazione vicina.
LE PRINCIPALI MINACCE
Gli ecosistemi forestali, e in particolare le foreste primarie, sono minacciati da:
• taglio distruttivo e illegale
• rimozione della foresta per farne piantagioni o pascoli
• costruzione di strade o altre infrastrutture come nuovi insediamenti, oleodotti, canali navigabili
• sfruttamento minerario o petrolifero
• costruzione di dighe per l'energia idroelettrica
• rimozione eccessiva della vegetazione (legna da ardere, materiali da costruzione, pascolo)
• caccia eccessiva e commercio della selvaggina
• riscaldamento globale