ORRIDO: Come vero e proprio sostantivo maschile (anche nel linguaggio dei geografi), luogo dirupato, per lo più là dove un torrente è costretto a superare con una forra rocce resistenti, tra le quali le acque precipitano con fragore (treccani.it)
Sulla strada provinciale di “Maria Luisa”, che da Bagni di Lucca porta fino al passo di Foce a Giovo, antica via tra Lucca a Modena, non potrà sfuggire alla vista un’imponente gola rocciosa incastonata in un paesaggio appenninico incontaminato e di rara bellezza. L’Orrido di Botri è un vero canyon naturale, con pareti altissime e tortuose incise in profondità dalle acque del torrente rio Pelago, affluente del Fegana. L'Orrido di Botri evoca l'immagine di un luogo integro e spettacolare: allo scopo di preservare questi ambienti selvaggi, un'area di wilderness tra le più suggestive in Italia, è stata istituita fin dal 1971 una Riserva Naturale estesa per 286 ettari, la cui gestione è affidata all'Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità. Patrimonio inestimabile di risorse naturali, con una miriade di specie di uccelli, di animali, in luoghi ricchi di biodiversità: rocce, prati, pascoli, altipiani, montagne, dirupi, in un’armonia di suoni, di colori, di orizzonti, che ci mettono a contatto con equilibri quasi perduti, in luoghi dove proteggere vuol dire dare valore. Si dice che il più grande dei poeti, di fronte a questo spettacolo, abbia immaginato l'ingresso dell'Inferno e così nel punto più alto di Montefegatesi, dove un tempo sorgeva la rocca medievale, gli abitanti hanno dedicato una statua a Dante Alighieri.
BOTRI, LEGGENDE E REALTÀ
Da sempre questo luogo selvaggio è ritenuto dalle credenze popolari abitato da diavoli
e altri spiriti maligni. Come riporta lo storico Carlo Gabrielli Rosi nel libro Dalla grotta dell'inferno all'orrido dei diavoli, trecentocinquanta racconti, leggende, sonetti e tradizioni popolari della Lucchesia fra Ponte a Serraglio e l'Orrido di Botri: “… luogo da evitare perché in contatto con l'Inferno... ad alcuni pastori dell'Alpe di Montefegatesi e della Controneria era accaduto di vedervi degli esseri diabolici che saltavano da una parete all'altra dell'Orrido, riuscendo a rimanere aderenti, con le loro grinfie, alle pareti rocciose o scomparendo all'interno delle cavità di quei precipizi di pietra. In quelle occasioni cadevano dall'alto frammenti di roccia”… “nella notte, se tempestosa, si udivano salire lugubri ululati, voci spaventevoli, disperati lamenti. Alle urla delle streghe e degli streghi, ivi confinati, si aggiungevano quelli delle anime dei moltissimi che, avventuratisi in quella gola pericolosa e paurosa nel corso dei tanti secoli, vi erano morti per cause accidentali”. E a condire di mistero il luogo non mancano leggende, come quella di Botri, un allevatore di capre: un giorno per una piccola disattenzione, mise un piede in fallo e cadde nel precipizio andandosi a sfracellare sulle pietre del torrente. “Da allora lo spirito di Botri è rimasto l'unico vero signore dell'Orrido, odia i viventi, e manifesta il suo dominio gettando sassi su coloro che ardiscono invadere il suo regno”.
In realtà sono le numerosissime capre che si sono ambientate sui costoni irti del canyon a provocare col loro calpestio la caduta di qualche sasso. Certo, non ce ne vogliano gli animalisti, ma nel loro aspetto fisico questi caproni ricordano assai il maligno: quelli presenti nell'Orrido sono per lo più di manto corvino e incarnano l'iconografia diabolica medievale e popolare. E se a ciò uniamo il “sottofondo musicale” di gufi, civette, assioli e altri animali notturni di casa in questo dirupo, ci vuole poco a tingere di tinte forti il paesaggio.
SPECIALITÀ ENOGASTRONOMICHE
Molto rinomati i formaggi caprini e la Capra Garfagnina o della Controneria, originaria delle montagne lucchesi, che ha ricevuto il riconoscimento per il genotipo particolare: camminando sui sentieri dell'Orrido è facile scorgere gruppi di capre inselvatichite, che si sono perfettamente adattate alla vita selvaggia. Girando per le “selve” di Montefegatesi e Tereglio, così vengono chiamati i castagneti, si possono osservare i “metati”, caratteristici seccatoi in pietra per produrre la farina di castagne detta anche di “neccio”.
Le castagne secche possono essere consumate anche intere, mangiate come caramelle dal caratteristico sapore dolciastro, o bollite nel latte con foglie di alloro: borghe o tullore. Una ricetta con la farina di castagne tipica di questa zona sono i “necci incicciati”, piccole crepes accompagnate con salumi e formaggi, creando un contrasto dolce e salato. Come in Garfagnana, anche qui sono molto presenti nelle ricette tradizionali i salumi di maiale.
Il vino Melograno è nato in una terra ingrata, nella stessa valle dove si trova lo straordinario scenario dell'Orrido di Botri, nel comune di Barga, limitrofo a Bagni di Lucca. Qui sono state condotte ricerche per realizzare viticoltura di eccellenza che hanno portato a scoprire e far conoscere questo vitigno anche all'estero. Il suo colore rubino, come i frutti dell'omonimo albero, il profumo e il sapore aromatico grazie alle numerose erbe che crescono spontaneamente nel vigneto, lo rendono un vino di particolare pregio.
500 TIPI DI PIANTE
Si sono classificate nella Riserva 500 specie di piante, grazie alla varietà di ambient
i presenti. Nei tratti umidi e ombrosi del canyon, abbondano muschi, epatiche (flora non vascolare) e vari tipi di felci. Significativa è la presenza della pinguicola, una pianta insettivora dalle foglie grasse e ricoperte di ghiandole che producono una sostanza collosa, con cui cattura piccoli insetti dai quali trae azoto. Altra essenza rara è il tasso (Taxus baccata), albero sempreverde longevo che può superare i mille anni di età, noto per avere i semi e le foglie assai velenose. Nelle zone rocciose più soleggiate della gola vegetano, tra le specie erbacee, sassifraghe, semprevivi, rare aquilegie e la primula auricola.
Tra le 75 specie arboree e arbustive si segnalano il faggio, il carpino nero, l'orniello, il leccio, l'acero, il salice, il tiglio selvatico e il maggiociondolo.
LA RISERVA
Riserva Naturale Statale Orrido di Botri
Provvedimento d'istituzione: decreto Ministero Agricoltura e Foreste del 26 luglio 1971.
Altra tipologia: Z.P.S. IT5120020 (direttiva 79/409/CEE).
S.I.C. IT5120007 (direttiva 92/43/CEE).
S.I.R. n.15 (Z.P.S.) IT5120007.
Oasi faunistica provinciale (Delibera C.R: 21/01/04 n. 6)
CONTATTI UTILI
- Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità di Lucca, tel. 0583.955525, fax 0583.953775, email: utb.lucca@forestale.carabinieri.it;
- Biglietteria e punto di accoglienza visitatori della Riserva Naturale Orrido di Botri, tel. 0583.800020 (da giugno a fine settembre ore 10,00- 18,00). Biglietti d'ingresso: intero 2 euro, gratuito fino agli 11 anni e oltre i 65. A ogni visitatore sarà fornito un casco di protezione. È necessario esibire un documento di riconoscimento;
- Stazione Carabinieri Forestale di Bagni di Lucca, tel. 0583.87651;
- Pro-Loco Bagni di Lucca tel. 0583.805745.
UN PARADISO PER GLI ANIMALI
Il lupo e l'aquila reale sono gli animali più rappresentativi del luogo. Il primo è segnalato nell'area da alcuni anni con un gruppo familiare di quattro individui, grazie a ricerche non invasive che hanno utilizzato il metodo wolf-howling, che amplifica le registrazioni di richiami sonori del carnivoro ai quali rispondono i lupi presenti in natura.
Il lupo
La seconda nidifica in coppia nell'Orrido da almeno un ventennio, a quote intorno ai 1.000 metri su ripide pareti, sfruttando per la caccia gli ambienti a bosco, a prato e rupicoli dell'area protetta: censiti sei siti riproduttivi del rapace.
Straordinaria è la presenza di uccelli: il falco pellegrino, il biancone o aquila dei serpenti che caccia esclusivamente rettili, il falco pecchiaiolo, lo sparviero, il lodolaio e specie più comuni, quali la poiana e il gheppio, entrambe nidificanti. Tra i rapaci notturni sono da considerarsi presenti la civetta e l'allocco; mentre saltuaria è la frequentazione del gufo reale, il peso massimo dei predatori della notte. Tra gli anfibi, importante è la presenza della rana temporaria, del geotritone italico tipico dell'Appennino centrale e della salamandra pezzata, dalla caratteristica colorazione gialla e nera.
PERCORSO TURISTICO
Il canyon più profondo e grande della Toscana, e tra i più imponenti d'Italia, merita
piccole ma fondamentali attenzioni. La prima è legata alla sensibilità degli ambienti naturali di questa importante Riserva: è vietato lasciare rifiuti, fumare, asportare fiori, piante e rocce. Lungo il tragitto, a cui si accede da una porta d'ingresso chiusa quando l'Orrido non è visitabile, è obbligatorio indossare un caschetto protettivo (fornito alla partenza) e scarpe da trekking, chiuse e adatte a guadare il torrente e a camminare sui sassi e sul terreno scivoloso e sconnesso, tipico dell'alveo del Rio Pelago. Conviene portarsi, oltre a cibo e acqua sufficienti per quattro ore di cammino, un giacchino leggero impermeabile (tipo k-way) per ripararsi dagli schizzi d'acqua e pantaloncini corti, meglio se impermeabili, adatti a guadare il torrente nei punti più profondi. Altro accorgimento è quello di avere calzini e scarpe di ricambio, per non rimanere con i piedi bagnati quando si esce dall’Orrido. Il tracciato non è particolarmente impegnativo, ma occorre prestare molta attenzione a non scivolare o mettere i piedi su muschi e sassi resi viscidi dall'acqua, meglio camminare in acqua su ciottoli e sabbia, e seguire scrupolosamente il sentiero indicato dai cartelli e dalle guide. È inoltre possibile effettuare escursioni di canyoning, o torrentismo, che prevedono la discesa integrale dell’Orrido.