
- La tecnologia che si fonda su fonti rinnovabili e prodotti ecosostenibili migliora la qualità della vita nelle case che saranno più funzionali e dai consumi ridotti.
In tedesco si chiama
Passivhaus, casa passiva, perché, senza bisogno di far lavorare climatizzatori o sistemi di riscaldamento, riesce a mantenere il clima interno costante. L’idea è di quelle geniali, un fiore all’occhiello della ricerca universitaria nordeuropea che negli anni ha letteralmente fatto scuola.
L’idea di partenza, elaborata nel 1988 dal fisico tedesco Wolfgang Feist e dal ricercatore svedese Bo Adamson, prevedeva di utilizzare materie prime di alta qualità assieme ad una corretta esposizione solare per ridurre al minimo il fabbisogno energetico che, in un ambiente climaticamente ostile come quello scandinavo, era un problema cardine.
Soluzione poi facilmente esportabile, seppur con connotazioni diverse, anche nel nostro Paese: quante volte abbiamo a che fare con stanze troppo umide o troppo secche? Per non parlare delle condizioni che possono sopravvenire in periodi particolarmente delicati come inverni gelidi o estati torride, quando solo ottimi sistemi di riscaldamento o climatizzazione possono farci raggiungere un sufficiente comfort abitativo.
Peccato però che suddetti sistemi sono impegnativi da gestire e che, soprattutto, costano. E non poco. Qual è quindi la ricetta magica che manca alle nostre case? In realtà quello che colpisce non è tanto quello che Feist e Adamson hanno architettato per raggiungere il perfetto equilibrio termico, quanto il sapiente coordinamento di elementi già ben noti a tutti: infissi termici, impianti di ventilazione, coibentazione delle pareti e corretto posizionamento dell’edificio. L’utilizzo di questi elementi ha determinato il raggiungimento di un notevole miglioramento della performance energetica.
Il concetto chiave è l’isolamento. Che non significa non far respirare la casa, bensì permettere alla stessa di raggiungere un clima ideale e costante disperdendo pochissimo e, al contempo, consentire anche una confortevole ventilazione per fare in modo che ogni stanza si mantenga su una temperatura stabile, garantendo il necessario ricambio d’aria. In una casa passiva non ci sono angoli troppo caldi o troppo freddi e contestualmente i “filtri” lavorano attivamente per tenere fuori polvere o polline che possono causare allergie.
Queste abitazioni, dal 1988 ad oggi, si sono diffuse velocemente in Svezia, Germania, Francia, Austria, Olanda, Svizzera e recentemente anche negli Stati Uniti, mentre in Italia si sta ancora perfezionando un progetto in grado di adeguarsi ad un clima fondamentalmente mediterraneo.

L’isolamento termico, l’elevata impermeabilità all’aria e il controllo della ventilazione sono alcuni degli elementi che caratterizzano le case passive
COME FUNZIONA
Ma come funziona esattamente una Passivhaus? Ci sono 5 accorgimenti fondamentali da tener presenti. Il primo è il Calore Interno: tutti noi produciamo calore, seppur minimo, che va ad alterare l’equilibrio termico di una specifica area. E che dire di elettrodomestici, sistemi di illuminazione e dello stesso sole che entra dalle finestre? Saperlo preservare è di fondamentale importanza. Il secondo è il Sistema di Ventilazione Controllata. Nelle case passive un apposito motore ad alta efficienza energetica permette all’aria che entra di assorbire circa l’80% del calore di quella in uscita, prima di circolare all’interno.
Il terzo accorgimento è l’Isolamento Termico. Ci riferiamo, nello specifico, non solo al maggiore spessore del materiale isolante, ma anche alla sua disposizione nello strato più esterno della parete e su tutti i lati dell’abitazione.
Il quarto espediente riguarda l’Analisi della Forma dell’Edificio. Ovviamente fabbricati più compatti permettono un miglior mantenimento del calore. Ma non solo. È anche importante costruirli in modo da ottimizzare l’esposizione solare, soprattutto in climi particolarmente rigidi. Nel caso dell’Italia invece si sta studiando quasi il problema inverso, riuscire cioè ad ottenere una giusta ombreggiatura delle pareti rivolte al sole per mantenere un clima ottimale anche nei mesi estivi.
Ultimo, ma non ultimo per importanza, il sistema prevede le Finestre Termiche il cui vetro, in una casa passiva, è triplo e non doppio come siamo abituati a pensare. Con poche finestre grandi invece che tante piccole si ottiene più calore dai raggi solari. Nonostante questi interessantissimi aspetti positivi non mancano tuttavia alcune criticità. In primis il costo. Chiariamoci, stiamo parlando di un risparmio dei consumi notevole rispetto ad una normale struttura, tuttavia il costo di investimento iniziale può essere ammortizzato solo nel lungo periodo. Facciamo riferimento soprattutto all’elevata qualità dei materiali e all’estrema specializzazione che giocoforza è richiesta ai professionisti di questo settore.
Altro fattore che può lasciarci perplessi è l’estrema differenza climatica tra alcune regioni italiane e quelle per le quali il modello è stato ideato. Il lavoro di normalizzazione rispetto ai differenti parametri climatici mira a ovviare al problema degli aumentati fabbisogni in termini di raffrescamento per combattere l’afa estiva.
La casa passiva, costituendo un benchmark (test n.d.r.) di efficienza a livello europeo, secondo i dettami del contenimento delle emissioni, potrebbe divenire uno standard anche italiano se si ragionasse in un’ottica di rientro dell’investimento sull’immobile, considerando il risparmio economico generato ogni anno dai minori costi energetici.