Lunghi viali ricoperti di ghiaia e delineati da spalliere di lecci, arbusti e agrumeti, un percorso che si snoda tra salite e discese, anfiteatri, sculture e fontane, dove gli occhi si perdono ad ammirare tanta bellezza. Quarantacinquemila metri quadrati che rappresentano un ecosistema unico al mondo, dove natura e storia si incrociano e si compenetrano, dando vita ad un vero e proprio museo a cielo aperto.
Questo il Giardino di Boboli a Firenze.
Il polmone verde della città celato dietro Palazzo Pitti, un tempo residenza dei Medici, connesso al Forte Belvedere. Un parco, oggi, aperto a tutti e caro ai fiorentini, ricco di bellezze naturali quanto di splendori architettonici. Proprio per la sua composizione capace di creare stupendi scenari paesaggistici, il Giardino, uno dei più famosi d’Italia, è un modello in tutto il mondo che nel giugno del 2013 è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità.
Nelle spettacolari sequenze prospettiche, tipiche espressioni della concezione formale del giardino all'italiana, la presenza architettonicamente ordinata di un singolare e raro patrimonio botanico si accompagna a opere d’arte, tra manierismo e neoclassicismo, ricche di significato e rimandi simbolici.
Notevole è l'importanza che nel Giardino assumono le statue e gli edifici, come la settecentesca Kaffeehaus, raro esempio di gusto rococò in Toscana, che permette di godere del panorama sulla città o la Limonaia, ancora nell'originario color verde Lorena.
L’origine del nome “Boboli” è legato, con molta probabilità alla famiglia Borgolo, proprietaria del territorio dove fu realizzato il giardino, acquistato poi, nel 1418, da Luca Pitti.
Il Parco ha una configurazione simile a un triangolo allungato, con forti pendenze e due assi che si incrociano vicino alla Fontana del Nettuno che si staglia sul panorama.
Dai percorsi centrali si sviluppano una serie di terrazze, viali e vialetti, vedute prospettiche con statue, sentieri, radure, giardini recintati, costruzioni, rosai e antichi agrumeti. L'asse principale, centrato sulla facciata posteriore del palazzo, sale proprio sul colle di Boboli, attraverso un profondo anfiteatro a forma di ferro di cavallo, che segna il punto dove la collina di Boboli venne scavata per prelevare la pietraforte usata per costruire Palazzo Pitti.
Il parco è grande e ricco di curiosità.
Bianca Maria Landi, già funzionario del Corpo forestale dello Stato, è la “custode” di questo gioiello botanico e artistico.
Cosa ci fa un Forestale nel Giardino di Boboli?
Cosa ci fa…sono da poco diventata la coordinatrice del giardino e di tutte le iniziative che lo animano. Il Giardino di Boboli sono un collettore di attività e di persone.
Da sempre l’architettura vegetale di Boboli è stata un tutt’uno con la parte architettonica del giardino. La matrice verde è il cuore pulsante e vivo di questo museo all’aperto, e ne rappresenta l’identità stessa.
A questa struttura serviva l’occhio attento di un tecnico, e chi meglio di un Forestale? dice sorridendo. Solo chi ha sempre lavorato a contatto con la natura ha la capacità di riuscire a leggere, tra le righe e in profondità, questo parco. Boboli è un giardino nel giardino, composto da stratificazioni. Il parco nel tempo è cresciuto e si è modificato. Il suo nucleo centrale risale al 1500 ed è stato voluto da Eleonora di Toledo. Ogni epoca ha lasciato il suo segno. Potremmo paragonare il giardino ad un prisma con tante sfaccettature. Ecco, mi sembra un paragone azzeccato…Boboli ha tante facce diverse. È un mosaico composto da tasselli appartenenti ad epoche differenti che creano un’unicità di genere.
Da ex Forestale cerco di valutare e guardare lontano… per interpretare i tempi della natura.
Come sta il patrimonio botanico del giardino?
Sostanzialmente bene, ma ha bisogno di molte cure e di essere rinnovato. Ha una grande potenzialità. Il verde si evolve e ci sono delle strutture che vanno ripiantate. Alcune piante sono vecchie e hanno terminato il loro ciclo naturale. Devono essere sostituite con piante giovani e rigogliose.
La maison Gucci ha finanziato il progetto per il restauro dei giardini.
La casa di moda ha sposato a pieno il progetto relativo al restauro e alla valorizzazione del patrimonio botanico del parco. La griffe fiorentina si è impegna con una donazione liberale di due milioni di euro erogati a favore della Gallerie degli Uffizi, di cui fa parte il Giardino di Boboli. Il progetto culturale, di ampio respiro, ha visto la sua celebrazione ufficiale lo scorso maggio con una esclusiva sfilata di moda nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti, mai utilizzata prima di allora per un défilé. Il progetto culturale “Primavera di Boboli” è stato promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e patrocinato dal Comune di Firenze.
Anche la moda è parte del patrimonio culturale e della storia del nostro Paese. Il legame tra moda e arte è sempre stato molto stretto e ha spesso favorito occasioni di incontro suggestive e uniche.
Cominceremo con il recupero del giardino mediceo che non è accessibile da anni, poi passeremo alla sostituzione di alcuni esemplari arborei e all’area degli ex labirinti.
Il progetto farà rifiorire il verde del giardino e lo riporterà al suo status storico di Versailles italiana.
Che tipo di flora e di fauna anima il parco?
I giardini hanno una grande estensione di verde, parliamo di trentatré ettari nel centro di Firenze. Un patrimonio botanico di una ricchezza inestimabile. Presenti antiche matrici di architettura vegetale tipiche solo di Boboli. Muri di lecci e cipressi disegnano e delimitano il parco. Famosa la collezione di agrumi che comprende più di 60 esemplari, tra cui alcuni antichi e rari come: la Bizzaria, una chimera di innesto, che genera frutti ogni anno diversi per forma e colore, incrocio tra cedro e arancia il cui frutto è composto da spicchi diversi tra loro, il limone cedrato di Firenze, il cedro degli Ebrei, l’arancio amaro cornuto, l’arancio d’Otaiti, il limone peretta di San Domenico, la mano di Buddha, la melarosa, il limone cedrato e gli agrumi più conosciuti. Le piante sono alloggiate in Serra Fredda nei mesi invernali e attorno alla vasca centrale del Giardino nei mesi estivi. Sono tutte in vaso, ad eccezione dell’arancio amaro addossato al muro della Serra Calda e del ponciro. Apprezzati da sempre, gli agrumi sono diventati, nel corso dei secoli, oggetto di studio e collezionismo per il valore ornamentale, l’infinita varietà dei frutti, le proprietà alimentari e medicinali. Di rilievo anche la collezione di resine antiche e di piante acquatiche. Per quanto riguarda gli animali che popolano il parco, l’airone è sicuramente la mascotte del giardino, sono numerose infatti le specie di avifauna autoctona.
Come si concilia la tutela di questo patrimonio artistico e naturale con la grande affluenza di pubblico?
Lo scorso anno abbiamo avuto più di 800mila visitatori.
I turisti devono pagare un biglietto il cui costo si aggira intorno ai sette euro, mentre i fiorentini possono usufruire gratuitamente del parco.
Il Giardino di Boboli è un vero e proprio museo con pareti verdi che non ha tetto. Bisogna utilizzare la stessa accortezza e delicatezza che si terrebbe in una sala museale. Il verde va rispettato e i giovani vanno educati in questa direzione. Va insegnato loro il senso del bene comune che va tutelato. La mia esperienza nel Corpo forestale mi ha insegnato proprio questo, la dedizione e la cura per il bene collettivo, che vanno trasmesse e tramandate alle giovani generazioni.
Nel giardino è presente anche un presidio dei Carabinieri.
Sì, i Carabinieri appartenenti al Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale si trovano proprio all’interno del giardino e rappresentano una sicurezza per tutti noi. Con loro si è instaurata una sinergia positiva dalla quale, sono sicura, nasceranno nuove e proficue collaborazioni. La loro attività, insieme a quella del locale Comando Stazione, è importante per la tutela di uno dei più grandiosi giardini rinascimentali italiani.