Il rapporto dell’essere umano con l’ambiente in cui vive e con la natura che lo circonda è stato da sempre al centro della filosofia. La nascita del pensiero filosofico vede come protagonista il concetto di natura. Coloro che sono considerati gli iniziatori della filosofia, infatti, furono i pensatori della cosiddetta “scuola ionica” che, tra il VII e l’VIII secolo a. C. si posero la domanda sulla physis (da cui fisica), ossia sulla natura: qual è il principio (archè) di tutto, ossia quell’elemento che presiede la realtà? La ricerca di un principio razionale della natura è considerata l’inizio della filosofia perché si superano le spiegazioni mitologiche e religiose sull’origine del mondo.
Filosofia e natura sono quindi sin dalle origini legate. Ripercorriamo sinteticamente, lungo la storia del pensiero, le tappe principali di questo rapporto iniziando però dalla fine, ossia dalla contemporaneità. Nella riflessione attuale, un concetto centrale attorno a cui si snoda il rapporto dell’uomo con la natura e con l’ambiente è quello di vita. Vita è certo una parola antica. I greci addirittura avevano due termini per esprimerla: zoé e bios. La differenza tra i due non è riassumibile in modo semplice, e magari ci torneremo. Anche perché si deve considerare poi il termine psyché, che indicava il principio animatore e vitalizzante, l’anima. Nella Bibbia, sia ebraica che cristiana, la vita è centrale ed è uno degli attributi di Dio; anche Gesù se lo attribuisce: “Io sono la via, la verità e la vita”.
MATERIA INERTE
Nel pensiero attuale, la vita viene ad esprimere meglio di ogni altro concetto quell’idea per cui la natura e l’ambiente non sono semplice materia inerte. La natura è animata, perciò animali e piante vanno compresi come appartenenti allo stesso genere dell’uomo, piuttosto che a quello delle cose; in quanto vivi, sono molto più simili agli umani che agli oggetti: sono qualcuno e non qualcosa. Così si sono sviluppate forme più o meno radicali di ecologia, ecosofia e animalismo, che perseguono approcci non dualisti o non specisti, ossia volti a non separare uomo, flora e fauna.
LA TERRA, UN ORGANISMO VIVENTE
Un nome molto noto è quello di Gregory Bateson (1904-1980), che ha approfondito, con approccio multidisciplinare, le interconnessioni che legano l’uomo all’ambiente e agli altri esseri viventi: “Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me?”. Il sistema capitalistico con la sua produzione di rifiuti, ma più profondamente col prevalere della parte razionale nell’essere umano, ha generato una mancanza di equilibrio. La cosiddetta Deep ecology e in particolare l’“ipotesi di Gaia”, formulata da James Lovelock (nato nel 1919), ritengono che la Terra sia un organismo vivente unitario, intrinsecamente capace di equilibrio fisiologico autonomo. È sorta quindi anche la teoria di “inconscio ecologico” – e la disciplina della ecopsicologia – ossia l’idea che l’ambiente naturale sia dotato di un vissuto collettivo.
Ma nel dibattito contemporaneo si parla di vita in molti sensi.
SCIENZA ED ENERGIA
Il pensiero odierno della vita si è sviluppato principalmente grazie a due filoni: da un lato la nascita in epoca moderna di una specifica e autonoma “scienza della vita”, dall’altro la rivalutazione, da parte del romanticismo, della natura nel suo aspetto selvaggio, dotato di significati spirituali, nella linea della critica al razionalismo che abbiamo visto riproposta da Bateson. La natura è fonte della vera vita e di energia: in essa, e non nella fredda e astratta scienza, l’uomo trova sé stesso.
Il film “L’attimo fuggente” ha reso celebre il verso di Henry David Thoreau (1817- 1862): “Andai nei boschi perché volevo vivere saggiamente, per affrontare solo i fatti essenziali della vita … e per non scoprire in punto di morte che non avevo vissuto … volevo vivere profondamente e succhiare tutto il midollo della vita”. Si noti l’insistenza, appunto, sulla parola “vita”: tornare alla natura significa tornare all’essenza dell’esistenza. Ma anche nel più noto Friedrich Nietzsche (1844-1900) viene messa al centro la vita, insieme all’istinto, alla natura, all’animalità: esistere è “dire sì alla vita”.
Così, agli inizi del Novecento si sviluppa, anzitutto in Germania, una “filosofia della vita” (Lebensphilosophie) per cui la vita viene contrapposta alla ragione: feconda ed energica la prima; sterile e morta la seconda. In un modo meno irrazionale, anche la corrente della “fenomenologia” ha sottolineato la centralità della vita: Edmund Husserl (1859-1938) ha introdotto il concetto di “mondo della vita” come ambito concreto da cui nascono i concetti astratti delle scienze. Mentre Martin Heidegger (1889- 1976) si è soffermato sulla finitezza della vita, segnata inevitabilmente dalla morte: ecco che essa viene declinata in senso esistenzialistico, ossia come quell’enigma nel quale l’uomo si trova da sempre, e che mai riuscirà a risolvere pienamente.
VITA E MORTE
Questo legame tra vita e morte viene evidenziato da Jacques Derrida (1930-2004). Nei seminari raccolti sotto il titolo “La vita la morte” viene messo in luce, sin dal titolo (che rinuncia consapevolmente all’uso della congiunzione “e”) come vita e morte non siano separate, ma sempre contaminate e legate. La correlazione di vita e morte fa sì che il vivente debba rinunciare all’autoimmunità, cessare di proteggersi e aprirsi all’alterità ambientale per sopravvivere.
Su un piano politico, il concetto di vita, il suo legame con la morte e il concetto di immunità sono al centro della riflessione di Roberto Esposito (nato nel 1950), esponente della corrente della “biopolitica”. Nata su ispirazione di Michel Foucault (1926-1984), muove dalla constatazione che nell’epoca contemporanea la “nuda vita”, ossia la vita biologica, non è più un presupposto estraneo al discorso politico, ma è invece l’obiettivo primo del potere, che invade anche quella sfera naturale prima non interessata dalle leggi. Secondo Giorgio Agamben (nato nel 1942), la sospensione delle libertà democratiche a causa della pandemia sarebbe esempio lampante di questa tendenza: mettere al centro degli interessi politici la mera salute fisica.
I discorsi, come si vede, si intrecciano. La riflessione filosofica sulla vita mostra come non si possano più distinguere l’ambito dell’esistenza individuale, il nesso con la natura e i rapporti con gli altri nella politica. La vita è un mistero che lega il singolo, la comunità e l’universo in un destino comune.