AMBIENTE
FITOFARMACI E RISCHI PER L’AMBIENTE
02/07/2021


FOTO FOCUS OKIl 64% della superficie agricola mondiale è a rischio inquinamento da pesticidi e un terzo di queste aree è da considerare ad alta esposizione. È il quadro che emerge da uno studio dell’Università di Sidney che ha mappato la presenza di 92 sostanze chimiche comunemente associate all’uso di prodotti fitosanitari nei terreni di 168 Stati.

Il 34% delle aree ad alto rischio si trova in regioni ad alta biodiversità. L’impatto sull’ambiente è quindi potenzialmente più devastante. In più, queste aree si trovano per il 19% in nazioni a reddito medio-basso e per il 5% in zone con scarsità d’acqua. Le regioni più compromesse sono in Asia: Cina, Giappone, Malesia e Filippine, in aree considerate tra le più produttive dal punto di vista agricolo, e dalle quali proviene gran parte degli alimenti destinati alla popolazione mondiale. Nonostante ciò si prevede che l’uso globale di pesticidi aumenterà a causa della crescita della popolazione mondiale che si dirige verso gli 8,5 miliardi previsti entro il 2030. Con queste premesse e l’aspettativa di un clima più caldo si prevede che l’uso di pesticidi aumenti per combattere il possibile incremento delle invasioni di parassiti. Anche se negli ultimi 10 anni l’uso di prodotti fitosanitari è calato, il loro impatto sugli invertebrati, che sono essenziali per la conservazione della biodiversità e la tutela degli ecosistemi, è cresciuto soprattutto nei confronti degli insetti impollinatori.

Notevole l’attività di controllo dell’Arma nel settore. Una recente indagine dei Carabinieri forestali partita dalla provincia di Pistoia e allargatasi in altre regioni ha portato alla denuncia di cinquantasei persone che utilizzavano e conservavano prodotti fitosanitari proibiti. Secondo un rapporto di Legambiente nel 2019, i laboratori pubblici italiani accreditati per il controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti hanno esaminato i risultati di 5.835 campioni di alimenti di origine vegetale analizzati, includendo anche i prodotti derivati da apicoltura di provenienza italiana ed estera. I campioni irregolari sono stati solo l’1,2% del totale. Il 52% risulta regolare e senza residuo. Gli alimenti regolari con uno o più di un residuo sono il 46,8% del totale. In linea con il trend degli anni passati, la frutta si conferma la categoria dove si concentra la percentuale maggiore di campioni regolari con uno o più residui, osservando come nel 70,2% dei casi sono presenti tracce di almeno una sostanza attiva. Nella verdura si osserva una maggior quantità di alimenti regolari senza residui (64,1%), con solo pochi alimenti che presentano elevate quantità di fitofarmaci come: pomodori (55,8%), peperoni (58,1%) e carote (55,3%). Tra gli alimenti trasformati, invece, il vino e i prodotti a base di cereali integrali sono quelli con maggiori percentuali di residui permessi, contando rispettivamente circa il 57,3% e il 55,7%.