
Chi percorre l’A25 Roma-Pescara non può non notare, all’altezza dell’uscita di Cocullo, il paese dove ogni primo maggio si celebra la festa sacropagana dei serpenti, le grandi pale eoliche che sembrano fare da sentinelle alle montagne. E lo stesso stupore per l’apparizione accade a chi si muove in Puglia, sulla dorsale collinare tra Foggia e Bari. O anche in Spagna, sulle alture di Galizia e La Mancia. Mentre, sempre in provincia di Foggia, si costeggia il più grande parco fotovoltaico d’Italia, 275mila moduli di pannelli solari che coprono l’equivalente di 200 campi da calcio, 1,5 milioni di metri quadrati posati accanto agli spazi seminativi. Vento e sole, energia rinnovabile per il Pianeta asfissiato dall’emergenza climatica.
E allora, in un mondo sempre più assetato di energia, dove sono finite le ciminiere, simbolo per secoli dell’economia? Dove sono quei camini e quelle torri verticali da cui uscivano nuvole sottili che segnavano l’orizzonte e che testimoniavano la creazione di potenza da parte delle macchine e dell’uomo? Stanno sparendo, sostituite da impianti alla cui presenza ancora non siamo abituati. Perché quella che stiamo vivendo è una rivoluzione industriale e tecnica, che ci sta portando nell’era delle nuove cattedrali dell’energia. E che cambia i nostri paesaggi. L’innovazione tecnologica in questo campo è rapidissima. E trova soluzioni che cercano di conciliare la fame energetica con il rispetto dei vincoli paesaggistici e ambientali.

- A Barcellona il Consiglio Comunale ha sperimentato la posa di cinquanta metri quadrati di pannelli antiscivolo in un parco urbano.
COSA ACCADE NEL MONDO
Dal momento che nei centri storici delle grandi città metropolitane europee è pressoché impossibile, con le soluzioni attuali, installare pannelli fotovoltaici sui tetti delle abitazioni, pena la loro deturpazione artistica, si guarda a terra anziché in alto. A Barcellona il Consiglio Comunale ha sperimentato la posa di 50 metri quadrati di pannelli antiscivolo in un parco urbano nella zona di Glòries. Mentre a Utrecht in Olanda da un anno è in funzione un tratto di 25 metri di pista ciclabile solare, capace di contribuire all’illuminazione del percorso e ad evitare che il fondo ghiacci durante le giornate invernali più fredde. I tecnici di RSE, la società italiana controllata dal Gestore dei servizi energetici, hanno calcolato che se un’intera pista ciclabile, lunga 5 chilometri e con una carreggiata di due metri, fosse realizzata con pannelli solari, potrebbe generare fino a 1,625 gigawattora ogni anno, sufficienti per ricaricare nel corso di 12 mesi le batterie di 162.500 auto ibride
plug-in. Progetto ambizioso e intrigante, ma difficile da realizzare: si studia comunque per risolvere i problemi tecnici di resistenza meccanica e logistici (pulizia della superficie). Più semplice appare l’idea di sfruttare l’energia generata dal movimento delle persone. A Glasgow, sede della COP26 sul clima, una discoteca ha pensato di catturare il calore corporeo delle persone che ballano e convertirlo in energia termica per il riscaldamento dell’ambiente, con un risparmio annuo di 70 tonnellate di CO
2. E la
band Coldplay è sulla stessa linea. Per mitigare le emissioni di CO
2 durante i tour, il gruppo musicale britannico farà installare un “pavimento cinetico” col quale trasformare in energia, grazie a sistemi piezoelettrici, la pressione esercitata dai piedi dei fan sui tappeti davanti al palco.
IL MARE, LA NUOVA FRONTIERA
Ma se questa potenza quasi invisibile è generata a terra, è soprattutto il mare la frontiera per le grandi e visibili nuove cattedrali dell’energia. La Danimarca addirittura ha scelto di cambiare la geografia creando un’isola artificiale al largo delle sue coste con un impianto eolico che nel 2033 produrrà 3 gigawatt: fornirà corrente a 3 milioni di residenti in un Paese con 5 milioni di abitanti. E le centinaia di turbine, posizionate su un plateau grande quanto 18 campi di calcio, potranno crescere fino a produrre 10 gigawatt.
In Portogallo è in funzione invece da un anno un impianto a vento, ma flottante. Le piattaforme galleggianti, ancorate sul fondale a 18 chilometri dalla costa e ognuna delle quali porta su di sé una torre con pala eolica che si muove a un’altezza pari a due volte la Statua della Libertà, producono tanta elettricità da soddisfare le esigenze di 60mila abitazioni. Ma è in Scozia che si corre ancora più veloci verso il futuro. Nell’arcipelago delle Orcadi un consorzio di cui è capogruppo la francese TOTAL ha progettato un impianto eolico che dovrà produrre energia rinnovabile, destinata a generare idrogeno “verde” tramite gli elettrolizzatori. Potrebbe essere operativo già nel 2028, sfruttando una parte del terminale petrolifero esistente, e permettere il rifornimento diretto delle navi che impiegano l’idrogeno. Se il progetto avrà successo aprirà nuove strade. E magari presto il “pieno” non lo si farà più in porto, ma al largo. Sotto le pale.
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FOTO B | A Barcellona il Consiglio Comunale ha sperimentato la posa di cinquanta metri quadrati di pannelli antiscivolo in un parco urbano. |