AMBIENTE
BIODEGRADABILI E COMPOSTABILI
10/08/2020

di Carmine Pagnozzi [Direttore Assobioplastiche]
e Giancarlo Cori [Consulente Commissione Ecomafie]


Il consumo annuo di borse di plastica monouso si è attestato nel 2018 su circa 88.500 tonnellate rispetto alle 200mila del 2007. Purtroppo ogni dieci sacchetti in circolazione ben quattro sono ancora in plastica tradizionale e quindi fuorilegge.

Il prezioso impegno dei Carabinieri ha garantito nel tempo il consolidarsi di un panorama di legalità nel settore


FOTO AIn poco più di un secolo, grazie alle scoperte della scienza e ai progressi tecnologici, l’Umanità ha decisamente migliorato la qualità della propria vita. Seppure con notevoli differenze tra nord e sud del mondo e tra economie più o meno evolute, molte persone godono oggi di un buon stile di vita, casa confortevole, dieta equilibrata, maggiore aspettativa di vita, possibilità di viaggiare e comunicare. In questo contesto le materie plastiche hanno svolto un ruolo importante; grazie al loro basso costo e alle loro molteplici qualità, sono diventate protagoniste della vita quotidiana in tanti settori: dall’imballaggio alle costruzioni, dai trasporti alle apparecchiature elettriche ed elettroniche, dai mobili agli articoli per il tempo libero.

Purtuttavia questi miglioramenti, nella maggior parte dei casi, si sono verificati a spese del “Capitale Naturale” con conseguenze pesanti sulla salute del Pianeta, sul clima e sulla disponibilità delle risorse; siamo ormai consapevoli che il modello che ha fin qui ispirato questo sviluppo – cosiddetto lineare, “produzione-consumo-scarto” - ha ampiamente mostrato tutti i suoi limiti.

In alternativa, sempre più spesso si parla di bioeconomia circolare, in cui si utilizzano materie prime rinnovabili di origine biologica e in cui non esistono più rifiuti ma ogni prodotto, nel suo fine vita, torna ad essere risorsa.

FOTO BL'industria delle bioplastiche, presente in Italia da circa 30 anni, lavora da sempre per offrire soluzioni a specifici problemi ambientali secondo l’approccio della bioeconomia circolare. I manufatti in bioplastica biodegradabili e compostabili secondo la norma EN 13432 infatti, possono essere riciclati con la raccolta dei rifiuti umidi e contribuire, al termine del processo di trattamento della frazione organica, alla creazione di compost di qualità, alleato importantissimo per combattere il riscaldamento globale, la desertificazione e l'erosione dei suoli.

L’Italia è stata tra i primi membri dell’Unione Europea a mettere al bando uno degli oggetti in plastica più tipicamente rappresentativi dell’economia lineare: il sacchetto della spesa.

Nel nostro Paese nel 2007 si consumavano oltre 200mila tonnellate di borse, per circa 30 miliardi di sacchetti in plastica monouso, utilizzati per trasportare per qualche decina di minuti la spesa nelle nostre case e poi finire, nel migliore dei casi inceneriti ma, ahinoi più frequentemente, dispersi nell’ambiente (terreno, fiumi e mari).

Una prima normativa specifica finalizzata a ridurre il consumo di questo oggetto è stata introdotta nel 2007 per essere poi perfezionata nel 2012 e nel 2017, ponendo così l’Italia all’avanguardia nell’Unione Europea.

FOTO CLA STRATEGIA ITALIANA

Il cittadino cui occorre una borsa per fare la spesa può usarne una riutilizzabile (spessa, resistente, capiente) oppure servirsi di quelle in bioplastica con caratteristiche certificate di biodegradabilità e compostabilità - tali da consentirne il riciclo insieme alla frazione umida dei rifiuti urbani - messe a disposizione dall’esercente. Quindi borse riutilizzabili da un lato e borse monouso in plastica biodegradabile e compostabile dall’altro.

Dall’adozione della legge, la riduzione dei consumi è stata altamente significativa. Secondo i dati di Plastic Consult, nel 2018 il consumo di borse di plastica monouso si è attestato su circa 88.500 tonnellate (rispetto alle 200mila del 2007). Purtroppo però ogni 10 sacchetti in circolazione ben 4 sono ancora in plastica tradizionale, ossia fuorilegge.

L’impegno dei Carabinieri ha garantito nel tempo il consolidarsi di un panorama di legalità che ha contribuito ad allentare i fattori di pressione ambientale nelle nostre attività quotidiane.

Le diverse campagne di accertamento svolte dai Carabinieri Forestali sull’applicazione della legge in materia, hanno condotto al sequestro di centinaia di tonnellate di borse in plastica non a norma, eliminando il rischio potenziale connesso al destino di questi sacchetti di contaminare le diverse filiere di gestione dei rifiuti, ma anche con il sanzionamento di centinaia di esercizi commerciali con altrettante migliaia di euro di introito per le casse dello Stato.

L’applicazione di una norma che afferma un principio ineludibile: la legalità fa bene all’ambiente. Ma non solo. La legalità fa bene alle industrie che rispettano le leggi e crea condizioni di leale concorrenza.

In questo panorama si inseriscono le aziende, per la gran parte italiane, che producono manufatti in plastica biodegradabile e compostabile. Le bioplastiche rappresentano un valido strumento da inserire nel modello di economia circolare immaginato dal legislatore italiano all’interno di una strategia che fa perno sulla diffusione di sistemi di raccolta di rifiuti umidi.

Le bioplastiche, cioè plastiche biodegradabili e compostabili, non nascono per sostituire i polimeri tradizionali e per porsi in maniera concorrenziale con i relativi prodotti in plastiche tradizionali, bensì come alternativa laddove il riciclo della plastica non funzioni o sia antieconomico. Le bioplastiche nascono per rispondere a specifici problemi legati al fine vita dei prodotti. Infatti, i livelli di raccolta della frazione organica che registriamo oggi in Italia mettono in evidenza che soluzioni come i sacchetti in plastica biodegradabile e compostabile assicurano quelle caratteristiche certificate per trasformarsi in compost attraverso la fermentazione biologica così da essere riprocessati e scomposti nei loro elementi chimici fondamentali negli impianti di compostaggio.

FOTO D - Foto A. De TaddeiLE OPERAZIONI

Le campagne e le azioni di accertamento condotte dai militari dell’Arma sono innumerevoli. Gli sforzi messi in campo sono tutti indirizzati a contrastare un fenomeno che vede ancora molti esercenti commercializzare borse di plastica non più a norma.

È utile ricordare la recente azione di accertamento condotta in maniera congiunta dalla Guardia di Finanza e dai militari del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari (CUFA) Carabinieri, che ha portato al sequestro di oltre 2 milioni di shopper e quasi 14 tonnellate di materiali fuorilegge, oltre a sanzioni amministrative per 460mila euro, e che ha riguardato 97 punti vendita di una nota catena di prodotti ittici surgelati presente in svariate città del nostro Paese.

A corredo di iniziative coordinate su scala nazionale, ricordiamo gli accertamenti svolti dai militari del CUFA, che con operosa attività di osservazione dei territori hanno rilevato irregolarità e comminato le relative sanzioni a centinaia di esercizi commerciali in Campania, Puglia, Basilicata, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia e Veneto. Da segnalare anche la collaborazione tra i Carabinieri Forestali e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in merito all’attività di accertamento dei carichi di materiali illegali in ingresso nel territorio italiano.

La diffusione dell’illegalità in tale settore mette sostanzialmente a repentaglio oltre agli obiettivi ambientali posti dal legislatore, anche gli investimenti e i posti di lavoro. In questi mesi di emergenza sanitaria la chiusura di alcune realtà commerciali ha concentrato il flusso dell’acquisto dei materiali a norma presso la grande distribuzione, garantendo un consolidamento della filiera della bioeconomia italiana che allo stato non ha evidenziato irregolarità in materia di borse biodegradabili e compostabili ammesse dalla legge, in quanto rispondenti ai requisiti di cui allo standard UNI EN 13432:2002.

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