
I pesticidi contaminano quasi il 64 per cento dei laghi e dei fiumi italiani e più di un terzo delle falde acquifere, anche profonde. A dare l’allarme è il rapporto presentato nelle scorse settimane dall’Ispra sullo stato di contaminazione delle acque, che fa riferimento al biennio 2013-2014. Rispetto ai due anni precedenti, è aumentato il livello di contaminazione ma anche il numero di sostanze trovate nei 3.747 punti di campionamento: 365 contro le 335 del 2012. Sotto accusa sono soprattutto gli erbicidi, ma anche fungicidi e insetticidi. Tra le sostanze maggiormente presenti nelle acque superficiali, glifosate e acido aminometilfosforico, un prodotto di degradazione del glifosate, e altre sostanze inquinanti. In sostanza, un campione superficiale su cinque in Italia non è solo contaminato, ma supera anche il livello di qualità ambientale.
In particolare, in Lombardia e in Toscana, le Agenzie regionali di protezione ambientale hanno monitorato il glifosate e il suo derivato scoprendo che contaminano le acque superficiali rispettivamente in quasi 4 casi su 10, il primo, e in oltre 7 su 10 il secondo. Nelle acque sotterranee, invece, sono state trovate altre sostanze inquinanti oltre i limiti di qualità ambientale consentiti come ad esempio bentazone e metalaxil.
L’aumento dei pesticidi nei punti monitorati delle acque italiane, riguarda sia quelle superficiali (più 20 per cento tra il 2003 e il 2014) sia quelle sotterranee (più 10 per cento). Nelle acque superficiali, il glifosate è tra le sostanze che superano più spesso i limiti. Sono circa 130mila le tonnellate di prodotti fitosanitari utilizzate ogni anno in Italia. Ad essi, si aggiungono i biocidi, impiegati in tanti settori di attività, di cui non si hanno informazioni sulle quantità e sulla distribuzione geografica delle sorgenti di rilascio. Nel 2014, in particolare, le indagini hanno riguardato 3.747 punti di campionamento e 14.718 campioni. Gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera, che ne determinano un trasporto più rapido nelle acque superficiali e sotterranee.

Uno studio condotto a livello mondiale (Task Force sui Pesticidi Sistemici – 2015) evidenzia come l’uso di queste sostanze inquinanti sia uno dei principali responsabili della perdita di biodiversità e della moria di api. Nel complesso la contaminazione è più ampia nella pianura padano-veneta dove, come già segnalato in passato, le indagini sono generalmente più efficaci. Nelle cinque regioni dell’area, infatti, si concentra poco meno del 60 per cento dei punti di monitoraggio dell’intera rete nazionale. In alcune Regioni la contaminazione è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 70 per cento dei punti delle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90 per cento in Toscana e del 95 per cento in Umbria. Sempre più spesso è stata rilevata nell’acqua la presenza di molte sostanze tossiche contemporaneamente. Più che in passato sono state trovate miscele di sostanze contenenti anche decine di componenti diverse. Ne sono state rilevate fino a 48 in un singolo campione e bisogna tener conto che la tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti.
C’è stata una sensibile diminuzione delle vendite di prodotti fitosanitari scesi nel 2014 a circa 130mila tonnellate, con un calo del 12 per cento rispetto al 2001. Nello stesso periodo si è ridotta di oltre il 30 per cento la quantità di prodotti più pericolosi e tossici. Indubbiamente c’è un più cauto impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, come richiesto dalle norme in materia, che prevedono l’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto, in cui il ricorso alle sostanze chimiche va visto come ultima risorsa.

Tali risultati sono il frutto di un’indagine condotta dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che ha realizzato il rapporto nazionale sulla presenza di pesticidi nelle acque proprio per fornire informazioni sulla qualità della risorsa idrica in relazione ai rischi di tali sostanze. Il rapporto è il risultato di una complessa attività che coinvolge le Regioni e le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, che effettuano le indagini sul territorio e trasmettono i dati all’Ispra.
Oltre ai dati statistici sulla presenza di pesticidi nelle acque, in termini di frequenza di ritrovamento e distribuzione delle concentrazioni, sono stati valutati anche i livelli di contaminazione ottenuti per confronto con i limiti di qualità ambientale stabiliti a livello europeo e nazionale.
Il rapporto ha esaminato le situazioni più critiche di contaminazione, dovute alla presenza di specifiche sostanze e analizzato l’evoluzione della contaminazione sulla base dei dati raccolti a partire dal 2003.
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