Tre uomini e una capra: sono i protagonisti del recupero e salvataggio dall’estinzione della Girgentana, la capra di Agrigento, il cui caratteristico palco di corna a torciglione è tornato da poco a far pare dello skyline della Valle dei Templi. Tutto merito di tre insospettabili che, con tenacia e amore, hanno reinventato il presente di questo animale regalandogli un futuro. Loro sono l’impiegato di banca in pensione Giovanni Fazio, il meccanico emigrato in Germania e di ritorno a Licata Giacomo Gatì, il dirigente della Regione Sicilia Ignazio Vassallo, autori di un piccolo miracolo della zootecnia.
Il tramonto del secolo scorso ne portava in tasca un altro: quello della capra originaria dell’Himalaya che per secoli aveva cresciuto col suo latte – povero di beta caseina e dunque assai digeribile ma poco vocato alla caseificazione – intere generazioni di agrigentini fin dalla culla.
Dei tre, Fazio era figlio di capraro. Il papà del bancario vendeva il latte porta a porta, andando per case insieme alle sue capre e mungendole lì per lì nel quantitativo richiesto. A millimetro zero, praticamente. Poi però misure più restrittive di sicurezza sia alimentare che igienica, col divieto di portare gli animali nei centri abitati, condannarono quell’attività. Risultato? Da una popolazione di 30mila capi stimata a fine 1983 dall’Associazione nazionale della pastorizia, a fine 1997 questi splendidi animali erano appena 183.
L’anziano capraro le sue bestie iniziò a venderle. Due le comprò Gatì, appena rientrato dalla Germania, e due le prese Vassallo. La prolificità altissima di questi esemplari, tra cui è elevata anche l’incidenza di parti gemellari, ha facilitato la crescita numerica. Poi però c’era da utilizzarle affinché non avessero mai più a rischiare la barbetta. I tre ormai erano incaponiti. Arrivò il primo piccolo caseificio, e la girgentana nel 2000 divenne presidio Slow Food. Oggi si processano 70mila litri di latte per formaggi pregiati ambìti dagli chef stellati di tutta Europa. I tre rimangono gli angeli custodi della razza: Gatì ha ingrandito il suo caseificio, Vassallo è il responsabile Slow Food del Presidio, Fazio il presidente dell’Associazione per la salvaguardia della razza. Che adesso è salva.