PIANETA ANIMALI  a cura di Monica Nocciolini
PIANETA ANIMALI - N° 124
20/10/2021


ALLERGIE, ASSOLTO IL PELO DEL GATTO

 

FOTO SCELTA Gatto Blu di RussiaNelle allergie, il pelo del gatto è innocente. No, non è l’avanguardia del negazionismo clinico in salsa pet, bensì la sottolineatura di un fraintendimento, di uno scostamento nel nesso tra causa ed effetto che getta sul manto di Micio una responsabilità che non gli appartiene. A scatenare la reazione allergica in presenza dei gatti è infatti non il pelo in sé per sé, bensì ciò che il gatto vi depone prevalentemente leccandosi. Le sue ghiandole salivari – in concorso con le ghiandole sebacee e ad esempio le urine – producono una gamma di allergeni. Sono proteine. Il nomenclatore ne classifica otto. Sono indicate con la sigla Fel D e il numero d’ordine da 1 a 8 appunto. A scatenare le più diffuse reazioni avverse sono soprattutto gli allergeni Fel D1 (codificata dai geni Ch1 e Ch2) e Fel D4, rispettivamente uteroglobina e lipocalina.

La grande propensione del gatto a pulirsi leccandosi fa sì che il deposito di queste sostanze sul pelo conosca quantità importanti, capaci di innescare sintomi da sensibilizzazione perduranti anche in assenza del gatto da un ambiente. Il pelo infatti diviene vettore della sostanza posata attraverso la saliva e, dopo la toeletta, salta di qui e salta di là ecco che il tigrotto rilascia l’allergene in atmosfera muovendosi o semplicemente perdendo il pelo in quelle morbide matasse, croce e delizia di ogni massaia felinomunita. Negli ambienti l’allergene rimane, volatile e in sospensione o su tessuti e superfici, pronto a suscitare pruriti e starnuti, riniti e difficoltà respiratorie in chi è sensibile.

Ma se la voglia di un gatto in casa è irrefrenabile, o se il pargolo punta i piedi reclamando un felino per amico: che fare? Le allergie sono un fenomeno da non trascurare, e l’esposizione al fattore scatenante non è mai una buona scelta. Tuttavia, esistono gatti cosiddetti ipoallergenici. Nello scandagliare le “millemila” sfumature di gatto, si può partire dalle condizioni: trasversale a ogni razza è, ad esempio, la minor produzione di allergeni da parte dei gatti sterilizzati, sia maschi che femmine, per via del variare degli equilibri endocrini e dei rilasci ormonali.

Quanto alle razze, non tutte esprimono pari quantità di Fel D1 e Fel D4. In un vero paradosso del pelo, tra gli ipoproduttori di allergeni figurano i pellicciosissimi gatto siberiano e gatto delle foreste norvegesi, a manto lungo e folto. Via via che i livelli di Fel D1 e Fel D4 aumentano, bisogna contare sulla felice combinazione tra contenuto rilascio delle proteine imputate e scarsa predisposizione alla perdita di pelo. Così, tra le razze ipoallergeniche si possono annoverare i gatti Blu di Russia, Siberiano, Balinese, Bengala e Devon Rex. Fino al gatto nudo Sphynx: produce Fel D1 e D4 non troppo sotto soglia, ma privo com’è del vettore pelo con cui disperdere gli allergeni può rivelarsi innocuo anche a chi abbia manifestato problemi di sensibilizzazione allergica.

 

 

RONZA IL CONDOMINIO

FOTO SCELTA apicoltoriL’importanza delle api per biodiversità e tenuta degli ecosistemi è ormai consapevolezza condivisa, tanto che nelle città si moltiplicano le iniziative per rendere il contesto urbano a misura di ape. Da lì all’apicoltura metropolitana il colpo d’ala è breve, e coniuga la crescente sensibilità ambientale alla voglia di gustare cibi autoprodotti. E se poi l’arnia fa il bis o più, ecco che la vendita di miele e altri prodotti delle api arriva ad arrotondare il bilancio familiare. Ma si può? Sì, e c’è anche una normativa di riferimento. È la legge 313 del 24 dicembre 2004 che definisce le distanze minime a cui installare un apiario in condominio. Salvo ci siano siepi o altre barriere di interposizione, in generale sono almeno 5 i metri di lontananza da confini di proprietà altrui, che salgono a 10 dalle pubbliche vie. Non resta che dotarsi delle arnie. Proprio per il dilagare a partire dagli Stati Uniti dell’apicoltura domestica, ormai sono declinate in tutte le fogge, con tanto di applicazioni di design. Esistono anche kit completi per apicoltori in erba con tutto quel che serve dal momento della vestizione protettiva alla cura della famigliola ronzante e poi all’agognato barattolino di miele. Tetti e roof sono anche in Italia sempre più spesso colonizzati dagli apicoltori urbani. Per iniziare servirà il permesso dell’assemblea di condominio. Ma con la prospettiva di ghiotti vasetti per tutti, farsi dire di sì non sarà difficile.

 

PICCOLA MOSCA? NO, MOSCERINO

FOTO SCELTA Dentro a un ficoA nuvole, a sciami, in volo singolo ma sempre fastidiosi anche in virtù del loro battito alare che è il più rapido tra tutti gli insetti, fino a 1.000 impulsi al secondo: è il moscerino, croce senza delizia delle assolate giornate estive soprattutto se il tasso di umidità si fa elevato. No, non è un cucciolo di mosca, né una mosca piccolina. Con la cugina grande il moscerino condivide l’ordine, quello dei Ditteri, ma qui le loro strade si dividono. L’insetto più massiccio è di solito la Musca domestica, mentre il moscerino più comune è quello della frutta, ovvero la Drosophila melanogaster.

In quanto Ditteri, i moscerini nascono dalle uova sotto forma larvale. In tempo brevissimo, circa 24 ore, attraversano varie mute nel corso delle quali diventano prima pupe e poi adulti, ovvero i millimetrici insettini destinatari di schiaffi al nulla nella bella stagione, coi loro bravi occhietti rossi e il corpo giallo o marrone. Si nutrono di nettari vegetali e hanno un debole per la frutta, meglio se marcia. In generale, sono attratti dai fluidi zuccherini generati dai processi di fermentazione come la vinificazione. Nella frutta, tra l’altro, una volta sola nella loro vita – che non si prolunga oltre le 3 settimane – depongono le uova. In questo modo le larve trovano subito di che nutrirsi. E per liberarsene? Dura, durissima, ma un tallone d’Achille ce l’hanno anche loro: sono disgustati dall’aroma di menta e origano. Per infierire, basterà un vasetto sul davanzale.