Una è tutta bianca, l’altra è tutta nera. Una è talmente semplice da allevare da essere
adatta anche a contesti familiari, l’altra ha un suo standard e oggi fa bella mostra di sé nelle expo di settore. Entrambe di campagnola robustezza, hanno carni prelibate e, malgrado le vistose differenze, spesso vengono confuse: sono la Valdarnese bianca e il Pollo del Valdarno, due razze di bontà unica da pollo di una volta, originarie dello spicchio di Toscana attorno a San Giovanni Valdarno, là dove Firenze scolora in Arezzo.
La Valdarno era comune in Toscana. Leggenda vuole che proprio un gallo nero, presente fin nell’iconografia vasariana, sia stato determinante nella tenzone medievale tra Firenze e Siena per il controllo del Chianti. Donde l’adozione nel marchio del Consorzio del vino “Chianti Classico” conosciuto in tutto il mondo. Tornando allo standard, quello del Pollo del Valdarno è definito già a inizio ‘900. Poi però – mentre nel 1957 tra Montevarchi e Loro Ciuffenna si selezionava la Valdarnese bianca, allevata in piccole concentrazioni destinate alla vendita diretta – il Pollo del Valdarno si estinse. Finché Fabrizio Focardi, del Comitato tecnico scientifico della Federazione italiana associazioni avicole (Fiav), non ne ha curato il recupero restituendolo ai circuiti espositivi nel 1998, per i Campionati italiani di Reggio Emilia.
Niente standard di razza – non ancora – ma pari gustosità per la Valdarnese bianca: “È sempre stata allevata per la sua carne – spiega il presidente dell’Associazione Toscana Avicoltori (Ata) Fabio Ferri - senza una selezione tesa a stabilizzarne i tratti peculiari”.