Non credo che molti abbiano visto un tasso in natura.
Questo massiccio mustelide dalla caratteristica mascherina bianca e nera, grazie alla sua natura schiva e prevalentemente notturna, non figura, nonostante la sua bellezza, tra i mammiferi selvatici più noti ed amati. La riservatezza gli ha risparmiato - nella famosa “Legge sulla Protezione della selvaggina (sic!) e l'esercizio della caccia” del 1939- l’inclusione nella famigerata lista degli animali “nocivi” che costò la vita, tra gli altri, a lontre, gatti selvatici, lupi, aquile e gufi reali. In effetti la dieta del tasso contempla lombrichi, larve, lumache, topi e talpe, lucertole, vipere e serpentelli, ghiande e cereali come mais e frumento, ma non prede in concorrenza con i cacciatori, sebbene non si tiri indietro quando trova nei campi una covata di fagiani o di starne.
Un cucciolo di tasso, abbandonato dai genitori, era tenuto libero in un grande magazzino di cereali. Lì, battezzato ovviamente col nome letterario di Torquato, vagava libero. Finché (ero presente) un’incauta gallina entrò nel “granarone” in cerca di semi caduti dai sacchi. Non ci credereste: il giovanissimo mustelide si avventò contro la malcapitata fulminandola in un secondo. Sfido chiunque, che si trovi a dover sacrificare un pollo, a procedere con tale letale immediatezza.
Quando ero presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dovetti incontrare dei coltivatori di Villavallelonga che si lamentavano dei vistosi danni provocati dai tassi (allora i cinghiali non erano così diffusi) nei loro grami campicelli. Il problema fu risolto ma ispirò un acquerello del mio taccuino.
Anni fa, durante le operazioni notturne di inanellamento di beccacce nella Tenuta presidenziale di Castelporziano ebbi la fortuna di osservarli scorrazzare nei prati con la vistosa coda bianca. Gli altri incontri - sempre immancabilmente notturni, con l’istrice o col tasso in fuga o travolti dal traffico sull’asfalto - sono avvenuti solo dai finestrini della macchina.
L’ultima triste occasione di vedere un tasso mi capitò in una ispezione nell’Oasi WWF/ Riserva Naturale Pian Sant’Angelo nel Viterbese. Ma non fu una lieta occorrenza. Lungo il sentiero nel fondo di una forra boscosa, un magnifico esemplare giaceva morto. Un laccio di fili d’acciaio destinato ai cinghiali l’aveva stretto all’addome uccidendolo dopo una straziante agonia.
Per secoli il tasso, come l’istrice, il riccio e la testuggine terrestre rientravano purtroppo nella dieta di popolazioni rurali afflitte da carenze alimentari che si cercava di compensare con quanto la natura selvatica poteva offrire.
Questo spiega, anche se non giustifica, certi atavici e oggi condannabili comportamenti ancora presenti nelle campagne non solo laziali.