L'Osservatorio

UN’ONEROSA SOLITUDINE

011-Ferruccio-De-BortoliIl divorzio britannico è il miglior omaggio ai valori europei. La trattativa tra Londra e Bruxelles è un’insperata vittoria dell’Unione europea. Un grande spot pubblicitario. La Gran Bretagna non ha fretta di andarsene dal mercato unico. Anzi, farà di tutto per rimanervi il più a lungo possibile. I due anni di proroga, rispetto al termine del 31 marzo 2019, forse non basteranno.

Londra tratterà poi con la Commissione europea un accordo commerciale sul modello Canada. O un’intesa sulla falsariga delle norme che regolano i rapporti con la Norvegia, nello Spazio economico europeo, o con la Svizzera. Pagherà un conto salato: tra i 44 e i 55 miliardi di euro, secondo le stime degli stessi diplomatici britannici. In un colpo solo. E pensare che in tutta la campagna pro Brexit, nel referendum del 23 giugno 2016, era stato sventolato un ipotetico risparmio di 350 milioni di sterline alla settimana a favore del Servizio sanitario nazionale.

Theresa May ha accettato la giurisdizione della Corte di Giustizia europea per otto anni dopo il divorzio. Il confine tra Irlanda del Nord e Repubblica irlandese rimarrà aperto come se l’isola continuasse ad appartenere all’Unione europea, con una contraddizione evidente con la piena appartenenza dell’Ulster al Regno Unito. Non ci sarà discri­minazione per i cittadini degli Stati membri che risiedono nel Regno Unito. Le loro condizioni saranno addirittura migliori di quelle che aveva trattato con Bruxelles l’ex premier David Cameron prima del referendum.

I punti sospesi su vari aspetti del negoziato sono numerosi, ma si può dire che le posizioni dei brexiters più duri ne escono fortemente ridimensionate. Il pragmatismo di Theresa May è superiore all’orgoglio nazionale della ritrovata libertà, trasformatasi, soprattutto per gli ambienti economici, in un rischio di costosa solitudine. Il negoziatore europeo Michel Barnier ha detto che avrebbe voluto anche chiedere i rimborsi per i traslochi delle due autorità, quella bancaria e quella farmaceutica, che lasceranno Londra rispettivamente per Parigi e Amsterdam. Li avremmo pagati volentieri noi italiani per portare l’Agenzia europea per i medicinali a Milano. Ma è andata com’è andata, purtroppo.


di Ferruccio De Bortoli