Dentro la notizia

LASCIATELI IN PACE!

056_B_immagine-relativa-all_articoloSono stato un bambino fortunato. Ricordo perfettamente la mia maestra d’asilo: una signora non più giovane, con i capelli sempre ben curati e i toni gentili che voleva bene a me e agli altri alunni come una mamma. Metteva il suo caffè sul termosifone per mantenerlo caldo, poi lo zuccherava e riempiva di dolcezza anche noi alunni. Fortunato come milioni di altri bambini, certo, ma non tutti.

Da Milano a Crotone, da Vercelli a Corleone, solo per citare i casi più recenti, non passa mese senza che le cronache non ci restituiscano notizie di maltrattamenti, vessazioni, violenze fisiche e psicologiche nei confronti dei più indifesi: i bambini. Vittime nella maggior parte dei casi sono i piccoli alunni degli asili sia pubblici che privati, ma non mancano episodi anche nelle scuole elementari. Violenze e soprusi documentati in modo inequivocabile dalle immagini delle telecamere piazzate dalle Forze di sicurezza in seguito ai sospetti e alle denunce dei genitori. Le scene sembrano ripetersi secondo un copione drammaticamente uguale: strattonamenti, urla, schiaffi, insulti da parte delle maestre. Fino ai casi più gravi: bambini messi in punizione in stanzini bui, presi a calci o trascinati a terra. Oppure minacce di morte, come viene contestato ad una maestra di un asilo del crotonese, o maltrattamenti nei confronti di una bimba con ritardo cognitivo, secondo le accuse mosse ad un’insegnante elementare di Milano. Solo a Vercelli, prima di procedere all’arresto di tre maestre, sono stati documentati 52 episodi, di cui una ventina ritenuti gravi. Una furia cieca, odiosa, insopportabile quanto ingiustificabile.

Un clima di terrore, tra mura dipinte di fiori, in luoghi in cui si dovrebbero gettare le basi della formazione dei nostri figli. La negazione e la distruzione del già difficile lavoro educativo di ogni genitore. Ad accendere la spia, a lanciare segnali, sono spesso proprio loro, le piccole vittime di tali aberrazioni. Psicologi e psicoterapeuti infantili suggeriscono di non sottovalutare campanelli d’allarme come l’inappetenza, l’insonnia, gli improvvisi cambiamenti d’umore, la tendenza a incupirsi. Ma a volte sono i lividi o i disegni a parlare ancora più chiaro. Per non dire delle conseguenze sulla personalità e i comportamenti futuri delle vittime.

Immagine di Alberto BilaE non è finita. Perché, superata l’infanzia, la vecchiaia può purtroppo riservare analoghe sorprese. Anche qui, nelle case di riposo, o tra le apparentemente più rassicuranti mura domestiche, da nord a sud è una geografia da galleria degli orrori. Solo negli ultimi mesi, quattro arresti a Castellammare del Golfo, dove gli operatori di una residenza per anziani sono accusati di essersi accaniti con ogni genere di violenza sui loro ospiti, in particolare una 90enne legata al letto con le maniche del pigiama. Stesso trattamento in una casa di cura di Predappio: anziani legati per quasi tutto il giorno per “mancanza di personale”. Oppure i 28 pazienti ricoverati in un centro riabilitativo di Potenza, picchiati, trascinati a terra e umiliati da operatori denunciati e arrestati con le accuse di sequestro di persona e maltrattamenti. Ma “Satana” li ha forse superati tutti: così una badante dell’Est europeo chiamava l’anziana di 89 anni che assisteva nella sua casa di Livorno insieme al marito 85enne. Entrambi con braccia e mente ormai troppo fragili per difendersi. Lui immobilizzato a letto, costretto non solo a subire insulti e violenze, ma anche ad assistere impotente alle malvagità inflitte alla moglie senza poterla proteggere.

Sarà la magistratura ad accertare le responsabilità di ognuno di questi e delle altre decine di casi simili, tutti, come per gli episodi degli asili, documentati dalle immagini delle telecamere che lasciano poco spazio ad equivoci. Resta un mistero e materia da specialisti capire cosa spinga ad accanirsi con tale vigliacca violenza sui più indifesi: bambini e anziani che con i loro occhi spalancati e curiosi, o liquidi e velati dalla stanchezza, gridano e ispirano solo amore e tenerezza. Ogni giustificazione è vana e meschina di fronte all’unica, sola e ferma certezza: non si toccano, non si picchiano, non si insultano, non si minacciano. Giù le mani, una volta per tutte.

In Parlamento giace da tempo una proposta di legge a favore dell’installazione di telecamere nei nidi, nelle scuole materne e negli ospizi e residenze per anziani. Non telecamere piazzate in seguito alle denunce, dunque, ma preventivamente, per controllare il lavoro di educatori e assistenti di anziani. La legge, passata alla Camera con una larga maggioranza, si è poi arenata nella primavera del 2017 in Commissione Istruzione al Senato, con il no delle stesse forze politiche che avevano votato a favore a Montecitorio. Le ragioni di questo stop, accolto con amarezza da numerose associazioni di genitori, sono diverse. Non solo – si è obiettato – sarebbe sbagliato agire sull’onda dell’emozione dettata dai casi di cronaca, ma delegare alle telecamere il controllo sulla corretta educazione dei nostri bambini e sull’assistenza ai nostri anziani rappresenterebbe il fallimento di ogni progetto educativo o assistenziale. La proposta di legge è stata respinta in blocco, e dunque anche nelle parti che prevedevano nuovi strumenti per la formazione e la selezione degli operatori. Il tema, al momento accantonato, non appare suscettibile di essere ripreso a breve.

Giuste o sbagliate che siano le ragioni di chi crede in questo progetto o di chi lo ha fatto arenare, ai genitori (e ai figli di genitori anziani) non restano che due strade. La prima, a detta di molti, è confidare nell’applicazione della recente e controversa legge sul “Whistleblowing” approvata in via definitiva nel novembre scorso. È la legge a tutela di chi segnala abusi e comportamenti illegali sul luogo di lavoro, mettendolo al riparo da possibili ritorsioni del datore di lavoro. In pratica, nel caso concreto, la maestra che vede una collega maltrattare i bambini può ora segnalarla senza timore che l’asilo si vendichi con un licenziamento o adottando nei suoi confronti altre forme di ritorsione. Gli oppositori di tale legge, tra le altre critiche, ritengono però le sue garanzie ancora deboli, soprattutto nel settore privato. L’altra strada si riassume in un banale quanto disarmante suggerimento: tenere gli occhi aperti, fidarsi del proprio fiuto. Osservare ogni segnale, anche il più impercettibile, lanciato dai nostri figli e dai nostri anziani. Certo non è molto. Si dice che i vecchi finiscano per tornare bambini: l’auspicio è che, telecamere o no, le streghe cattive li lascino entrambi in pace. 


di Alberto Bilà