UN LINGUAGGIO
La radio trasmette la colonna sonora di un film, molto noto. Seguendo la musica canticchio: "Maggio, la rosa fiorisce; / Giugno, la scuola finisce; / Luglio, ci sono i frutti; / Agosto, vacanze per tutti..." La filastrocca dei tempi dell'asilo non smette di accompagnarmi. Il mese di maggio è il caldo, il presagio dell'estate. Guardo la scena intorno a me: la strada si arrampica, si incunea tra una e un'altra gola, il cipiglio delle montagne è più severo. Ma è una splendida giornata di sole e la neve, dove la luce è più intensa, manda bagliori. Chissà come sarà il paesaggio stanotte, all'apparire delle stelle. Dopo tutto cosa m'importa: purtroppo sarò lontano. Lo scenario che mi circonda è tipicamente invernale, e ci vuole davvero parecchia fantasia per pensare ai calori e ai colori estivi... Maggio non è solo il presagio dell'estate. E' la piscina, il nuoto, lo sport. Di accompagnarmi in piscina si incarica il nonno, e io (se devo essere sincero) non sono entusiasta. Ho paura. Lui se ne accorge e: "L'importante è buttarsi nell'acqua" mi spiega, "poi tutto si aggiusta: e si capisce che tra la terra e l'acqua non c'è grande differenza. Polifemo nuotava come un pesce". La spiegazione del nonno aumenta il mio allarme. Fortuna che l'istruttore ha idee meno drastiche. Imparo abbastanza presto: non diventerò un campione, ma non sono tra i peggiori. Sono tra i peggiori, anzi sono il peggiore nel minibasket. Proprio non va.
Per quanto mi impegni, i risultati sono modestissimi. Non mi piace rassegnarmi alle sconfitte: sono un ragazzino tenace. Ma una pallonata giuntami a tutta forza in pieno volto, quasi tramortendomi, costituisce il colpo di grazia, il gran ceffone che mi fa decidere che è meglio tentare un'altra via. Va infatti molto meglio con la pallavolo: ma a quel punto sono passati alcuni anni, e, da ragazzino che ero, sono diventato un ragazzo. I calzoni corti sono riservati allo sport, allo svago, alle vacanze; quelli lunghi appartengono alla normalità.