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Calendario storico

Anno 1985



Pagina di sinistra Carosello equestre in Piazza di Siena a Roma


So tutto dei Carabinieri

Negli ultimi decenni del secolo scorso, un misterioso generale Ambert - di cui ho saputo solo che non apparteneva all'Arma, - così ampollosamente celebrava i carabinieri in un suo scritto pubblicato su un numero unico illustrato per cura dell'"Illustrazione Militare Italiana": "Ho visto il carabiniere soccorrere i prigionieri con la devozione della suora di carità; l'ho visto confortare il condannato come il sacerdote nell'ora estrema; l'ho visto, dopo le lotte, curare i feriti come il medico; l'ho visto nella famiglia calmare gli odii e i rancori come il confessore; l'ho visto presiedere alle feste del villaggio come il patriarca della tribù; l'ho visto combattere come il guerriero, soffrire in silenzio come il religioso, morire come il martire. Non isfuggì mai un lamento dalle sue labbra. Voi dormivate ed egli vegliava; voi folleggiavate nella festa ed egli, ritto in disparte, là nell'angolo oscuro, proteggeva la vostra gioia. Egli è niente per voi, voi siete tutto per lui. Siate gente onesta e felice ed ignorerete persino la sua esistenza; ma i tristi tremano e i deboli vivono protetti, perché egli è sempre là ritto, immobile, vigilante. Straniero alle passioni, non conosce che il dovere".
Si chiedono ancora tante cose ai carabinieri che è sempre motivo di meraviglia il vedere come le facciano tutte più o meno bene, e certamente con molto impegno, e qualche volta con risultati eccezionali, come se per tutto il tempo del loro servizio non dovessero dedicarsi che all'una o all'altra. Alle riviste, sfilano in parata come tutte le altre specialità dell'esercito; ma nessuna raggiunge la loro meticolosa precisione, si ha il senso vedendoli di una perfetta proporzione come di un motore che respira uguale.
E certamente non è scritto in un decreto dei 2 ottobre 1919 che il carabiniere debba essere in grado di offrire ad un pubblico esigente uno spettacolo insuperabile; come quel carosello che ogni anno a piazza di Siena conclude sontuosamente il concorso ippico internazionale, uno dei più difficili ed esatti esercizi di alta scuola, che basterebbe esso solo ad impegnare per mesi ogni anno tutta la giornata d'una persona, fra allenamenti, prove, studi di nuove figure, cura e ammaestramento del cavallo, etc. etc. Ed ecco che - anacronismo anche questo - dopo che la cavalleria ha mutato il cavallo con i carri armati, i carabinieri sono ormai i soli militari in Italia, e fuori di Italia, in concorrenza con poche altre specialità, che siano tuttora in grado, ove occorresse, di far guerra vera e totale a cavallo, da cavallo, con la spada sguainata e il moschetto nella fonda pronto all'uso.
Ma la mia simpatia va soprattutto ai carabinieri delle piccole stazioni, un maresciallo o un brigadiere con i suoi pochi uomini; piccoli comandi che hanno una sola consegna, essere sempre presenti dove si raduni gente per festa o per dimostrazione o per tumulto, dove si invochi aiuto o si tema o si fugga da un rischio reale o immaginato, dove le forze naturali minaccino. Gli amici e i protettori dei poveri, a cui ricorre chi ha patito un furtarello o un sopruso, chi ha un patema d'animo, la moglie battuta dal marito, il marito geloso, il padre che ha i figli discoli, il creditore che non riesce a farsi pagare, il vagabondo che ha fame. Sottufficiali paterni e bonari anche se taluni coltivarlo ancora baffi da spaventacchio e cipigli aggrottati, così che le mamme li additano ai bimbi capricciosi, "se non fai il bravo ti faccio prendere da lui"; carabinieri e appuntati che sanno i segreti di tutti, e chiudono gli occhi su certe infrazioni di poveri diavoli, e mettono pace nelle famiglie; e sono necessaria macchia di colore sui mercati e nelle feste per il santo patrono. In quei loro uffici che hanno tutti la stessa aria, un sentore misto di coperte da campo, di galletta, di scartoffie, di inchiostro, di buffetterie, di lucido da scarpe, ci appaiono pacifici e sedentari guardiani dell'ordine pubblico, ma son sempre in allarme, gli può capitare sempre all'improvviso l'ordine di uscire, nel maltempo, nella notte, perché brucia una cascina, perché il fiume minaccia, perché un pazzo o un furioso minaccia una strage, perché è arrivato un fonogramma che segnala il fuggitivo dalle carceri. Sempre in servizio, sempre pronti; minimo ma necessario elemento della vita sociale quotidiana; che se dovessero scomparire improvvisamente da tutti i borghi e le campagne d'Italia e non si vedessero più in giro, la gente ne avrebbe un senso di smarrimento, il presentimento di una grande catastrofe.

PAOLO MONELLI