Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

MONITORAGGIO DEL TERRITORIO
OBIETTIVI, METODI E STANDARD OPERATIVI DEL CFS NEI BOSCHI DELLE MARCHE
08/11/2013
Di Gabriele GUIDI, Vice questore aggiunto forestale

La tutela delle risorse forestali rappresenta una delle funzioni storiche del Corpo Forestale dello...

 
Riassunto

 
Il Progetto UTIL.FOR. organizza nelle Marche l’attività di polizia forestale che il Corpo Forestale dello Stato dedica alle utilizzazioni forestali, un settore di storica competenza del Corpo. L’attività di polizia forestale si basa su tale progetto che ne definisce obiettivi, metodi e standard operativi, consiste nel controllo a campione dei cantieri di taglio e nella memorizzazione tramite uno specifico software delle informazioni risultanti. Ogni anno vengono così archiviati in un database più di 120.000 dati georiferiti relativi a circa 2000 cantieri di taglio. L’elevato tasso di controllo consente di mantenere un soddisfacente grado di legalità, limitando gli illeciti a percentuali piuttosto contenute. L’analisi dei dati consente inoltre di delineare un quadro rappresentativo delle attività selvicolturali nelle Marche. E’ possibile in tal modo illustrare in tempo “reale” le tendenze del comparto, valutare lo stato della risorsa in relazione all’attività selvicolturale, delinearne le dinamiche e le criticità, valutare la quantità e la qualità del prelievo. Il software UTIL.FOR. permette inoltre l’inserimento di dati storici consentendo la valutazione delle tendenze selvicolturali nel medio-lungo periodo. Quella marchigiana è una selvicoltura piuttosto definita, svolta in montagna, in cedui composti prevalentemente da carpino nero, roverella e cerro, nei quali il prelievo viene effettuato su piccole superfici di proprietà privata; si tratta di un numero consistente di tagliate ma piuttosto piccole. Il turno di utilizzazione medio è superiore a quello minimo previsto dalle prescrizioni di massima. Nelle Marche le fustaie sono escluse da significative utilizzazioni di maturità. Il tasso di utilizzazione annuo dei boschi marchigiani, è pari circa all’1%  mentre il grado di utilizzazione complessivo ammonta a poco meno del 24% della superficie forestale regionale; una considerevole quota dei boschi marchigiani è perciò al di fuori di qualsiasi circuito gestionale.

Abstract
 
The UTIL.FOR. Project organizes in Marche region the activity of the forestry police that the Corpo Forestale dello Stato dedicates to forestry utilization, an area of historical competence of the Corps. The activity of the forestry police is based on this Project that defines its objectives methods and operational standards, consists in the control samples of yards of cut and in the storage through a specific software of the resulting informations. Every year are stored in a database over 120,000 geo-referenced data from approximately 2000 yards of cut. The high level of control allows  to maintain a satisfactory standard of law, limiting the offenses at rates relatively low.
The data analysis also allows to draw a representative picture of the forestry activities in the Marche. It’s possible in this way to illustrate "real" time trends in the sector, assess the state of the resource in relation to forestry, outline the dynamics and problems, evaluate the quantity and quality of harvesting intensity. The UTIL.FOR. software also permits the inclusion of historical data allowing the assessment of silvicultural trends over the medium to long term. The Marche’s forestry is rather definite , held in the mountains, mainly in hornbeam and oak coppices, in which the harvesting is performed on small areas of private property; it is a large number of cut but rather small. The average rotation of harvesting is higher than the minimum required by statutory regulations. In Marche region the high forests are excluded from significant harvesting of maturity. The annual rate of harvesting of the forests of Marche, is approximately 1% instead the amount of use in total is about 24%. A considerable part of Marche’s forests is therefore outside of any circuit management.

 
 

 

La tutela delle risorse forestali rappresenta una delle funzioni storiche del Corpo Forestale dello Stato e, pur con forme e modi diversi, caratterizza i quasi due secoli di storia dell’Amministrazione Forestale; dall’Italia pre-unitaria e dalle grandi questioni di fine ‘800 fino alle complesse problematiche ecologiche, economiche e sociali attuali, nelle quali l’esigenza di salvaguardare il bosco e di stoccare CO2 occupano uno spazio preminente accanto alla necessità di creare nuove prospettive di lavoro e di sostenibilità sociale di interi comprensori.
Il Corpo Forestale dello Stato, fin dalla sua istituzione, ha svolto un ruolo centrale e strategico per la conservazione di tali risorse naturali, orientando la propria attività alle esigenze ed agli obiettivi che nel tempo il legislatore ha indicato, garantendo sempre un efficace controllo di legalità sulle attività interferenti con il bosco.
Allo stato attuale, nelle Marche, il Corpo svolge le attività di vigilanza e polizia forestale di sua competenza, in un contesto di chiare e dialettiche relazioni con i soggetti istituzionali coinvolti, secondo quanto stabilito della L.R. n. 6/05 “Legge Forestale Regionale”, conformemente alle disposizioni del Capo II del R.DL. n. 3267/23 e ai contenuti della Legge n. 36 del 6.2.2004 “Nuovo Ordinamento del Corpo Forestale dello Stato” la quale stabilisce che “…il Corpo Forestale dello Stato è forza di polizia dello stato … specializzata nella difesa del patrimonio agroforestale italiano e nella tutela del paesaggio…e vigila sul rispetto della normativa… concernente la salvaguardia delle risorse agroambientali, forestali…”. Tale attività infine è coerente alle direttive formulate dal Ministro dell’Interno con il Decreto del 28.4.2006 concernente il “Riassetto dei comparti di specialità delle Forze di Polizia”; secondo tale Decreto il Corpo cura, fra l’altro,  “…la prevenzione e il contrasto degli illeciti in materia ambientale con riguardo alla…tutela degli ecosistemi forestali….alla tutela delle foreste..”.
L’attività di polizia forestale è condotta nelle Marche sulla base di uno specifico progetto, denominato Progetto UTIL.FOR.[i], che ne definisce obiettivi, metodi e standard operativi; la stessa si basa sul controllo a campione dei cantieri di taglio e sulla memorizzazione tramite uno specifico software delle informazioni risultanti.
Gli obiettivi di tale attività consistono nella salvaguardia del patrimonio forestale, nella tutela delle funzioni pubbliche esercitate dai boschi e nella conservazione di un elevato tasso di legalità a garanzia delle attività antropiche svolte in bosco.
In tal modo, ogni anno, a partire dalla stagione silvana 2000/01, vengono archiviati in un database dedicato più di 120.000 dati georiferiti relativi a circa 2000 cantieri di taglio controllati.
Il plus-valore metodologico del Progetto UTIL.FOR. risiede proprio nel rilievo delle informazioni e nella loro archiviazione in Data Base georiferiti; se per altre Forze di polizia il lavoro svolto è stimabile dal numero di informazioni raccolte a carico di persone, per il C.F.S. la qualità e l’entità del lavoro svolto risiedono soprattutto nella quantità e nella qualità delle informazioni territoriali riportate e memorizzate (Guidi, 2005).
A  ben vedere, quindi, il controllo UTIL.FOR. rappresenta un’attività di prevenzione vera e propria, connessa all’assidua presenza nel settore tagli boschivi e condotta secondo un ovvio principio di efficacia riguardo alla disponibilità delle informazioni territoriali risultanti. In sostanza l’obiettivo dell’attività del C.F.S.  non può limitarsi al solo dato antropico ma deve concentrarsi sulle informazioni relative all’ambiente ed al territorio, cioè allo specifico  del C.F.S. (Guidi, 2005).
Il risultato è rappresentato da un giacimento di informazioni su cui impostare ogni analisi ed elaborazione ritenuta utile, da condividere con i soggetti istituzionali preposti alla gestione e con quelli preposti al mantenimento della legalità.
La sicurezza ambientale è garantita, infatti, da un efficace controllo del territorio, dal possesso delle informazioni rispetto alle dinamiche che lo interessano, dalla capacità di discernere tra naturalità ed artificialità dei processi  e dalla capacità d’intervento.
Sul piano operativo l’attività di controllo UTIL.FOR. è organizzata secondo campagne annuali corrispondenti alla stagione silvana, ovvero al periodo fissato delle vigenti norme per l’esercizio delle attività selvicolturali, con particolare riguardo al trattamento dei cedui.
I cantieri di taglio assegnati al controllo vengono verificati dal Comando Stazione Forestale competente il quale, per ogni cantiere ed indipendentemente dall’esito sanzionatorio del controllo, procede all’annotazione di varie informazioni compilando un apposito verbale di controllo.
Le informazioni raccolte vengono archiviate grazie ad un software appositamente predisposto, con il quale si origina  un Data Base georiferito. Il Data Base, formato a livello di ogni singolo Comando Stazione Forestale viene implementato fino ad arrivare ad un Data Base su base provinciale o Territoriale ed infine ad un Data Base Regionale.
Si origina così un vero e proprio giacimento informativo, rivelatosi indispensabile per la comprensione dei fenomeni di illegalità in bosco e per la valutazione complessiva del fenomeno monitorato.
Alle fasi di controllo e archiviazione dati seguono la verifica delle informazioni raccolte allo scopo di correggere eventuali errori. L’intera attività si conclude con l’elaborazione e l’analisi dei dati che consente, fra l’altro, la divulgazione delle informazioni.
Oltre all’archiviazione dei dati correnti delle varie campagne di controllo il software UTIL.FOR. permette l’inserimento di dati storici consentendo la valutazione delle tendenze selvicolturali nel medio-lungo periodo. In tal modo è stato efficace strumento di lavoro per la redazione di un interessante studio denominato “Utilizzazioni forestali nelle Marche nel ventennio 1984-2005: analisi di tre aree campione” ( Sperindei, 2006) che ha permesso di descrivere l’evoluzione storica delle utilizzazioni in 3 comuni marchigiani.
L’analisi dei dati disponibili grazie al Progetto UTIL.FOR. consente di delineare un quadro sufficientemente rappresentativo del fenomeno utilizzazioni forestali nelle Marche, con alcune interessanti  possibilità di proiezione e previsione. E’ possibile in tal modo illustrare in tempo “reale” le tendenze del comparto, valutare lo stato della risorsa in relazione all’attività selvicolturale, delinearne le dinamiche e le criticità, valutare la quantità e la qualità del prelievo.
In questa sede, saranno utilizzati i dati della stagione silvana 2000-01, già  oggetto di una specifica Analisi di Settore ed ormai ampiamente divulgati (Guidi, 2005) messi a confronto con i dati della 2005-2006 e con quelli della stagione silvana 2010-2011, attualmente in corso di analisi; saranno utilizzate inoltre alcune informazioni fornite dal citato studio relativo a  tre aree campione.
Le informazioni disponibili permettono di trattare alcuni argomenti fra cui il controllo di legalità svolto dal C.F.S.,  il fenomeno utilizzazioni forestali le tendenze in atto.
In questa sede non si ritiene opportuno fare specifico riferimento ai dati inventariali e cartografici relativi ai boschi marchigiani, poiché ampiamente reperibili in letteratura. Appare utile invece esaminare alcuni dati di sintesi relativi alle stagioni silvane citate ed avere un primo sguardo di insieme sul fenomeno utilizzazioni forestali nelle Marche.
Le informazioni che ne risultano confermano sostanzialmente gli ordini di grandezza definiti con la citata analisi di settore (Guidi, 2005), indicano una media di circa 3300  cantieri di taglio con una superficie unitaria media di ha 0,78; la superficie complessiva al taglio è pari ad ha 2.597  corrispondente ad un tasso di utilizzazione annuo pari a poco più dell’1%  (Tab. n.1).
Più in dettaglio, nelle stagioni silvane di riferimento sono stati registrati rispettivamente 3744, 3209 e n. 3034 cantieri di taglio con una media di 3329. La superficie al taglio, invece, è passata da ha 2.526 a da ha 2.798 ad ha 2436 mentre la superficie unitaria dei cantieri si attesta ad ha 0,8030 a fronte delle precedenti superfici pari ad ha 0,6747 e ha 0,8720  (Tab. n.1).
A tal proposito occorre considerare che i dati della Stagione Silvana 2010/2011 tengono conto, ovviamente, del passaggio, dalle Marche all’Emilia Romagna dell’Alta Val Marecchia, avvenuto nel 2009; in tale territorio, a fronte di una superficie boscata  pari a circa ha 12.300 si registrava una media di circa 400 cantieri di taglio/anno.
In sostanza, quindi, nei periodi considerati si registrano  valori ed ordini di grandezza sostanzialmente simili ovvero una sostanziale invarianza del numero di tagliate e della superficie al taglio;  i valori inferiori riscontrabili nella stagione silvana 2010/11 possono infatti essere imputati al suddetto passaggio in Emilia Romagna  dell’Alta Val Marecchia.
Il tasso di utilizzazione annuo oscilla  attorno all’ 1% mentre quello complessivo si  attesta al 24%, con un valore medio attorno al 25%.

 
  1. 1) Il progetto di controllo UTILFOR è stato ideato e realizzato dal V.Q.A.F. Guidi Gabriele, in servizio presso il Comando Provinciale C.F.S. di Pesaro e, per la parte informatica, dal V. Sovr. Barra  Francesco, attualmente in servizio presso il Nucleo Operativo CITES di Ancona.
 

Il controllo di legalità

 

Nelle stagioni silvane di riferimento il Corpo Forestale dello Stato ha controllato tramite sopralluogo oltre il 60% dei cantieri di taglio autorizzati precisamente 2393 nella S.S. 00/01, 2023 nella S.S. 05/06 e 1458 nella S.S. 10/11.
L’attività di controllo maggiore è stata espressa dal Comando Provinciale di Pesaro seguito da quello di Macerata, di Ascoli P. Ancona ed infine dal C.TA del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e da quello del Parco Nazionale del Gran Sasso Laga.
L’elevato tasso di controllo  ha consentito di mantenere un soddisfacente grado di legalità, limitando gli illeciti a percentuali piuttosto contenute. Il tasso di illegalità medio nel periodo risulta pari all’ 11,5%, a significare che solamente in poco più dell’11% dei cantieri controllati sono state rilevate irregolarità nella conduzione delle operazioni di taglio allestimento e sgombero.
In particolare nella S.S. 00-01 sono stati rilevati 287 illeciti a fronte di  2393 cantieri controllati pari al 12%, nella S.S. 05-06 sono stati rilevati  215 cantieri irregolari su 2026 canteri controllati con un tasso di illegalità in leggera flessione rispetto alla stagione precedente e pari al 10,6% mentre nella S.S. 10-11 sono stati accertati 177 illeciti con un tasso di illegalità pari al 12%.
Si tratta di un risultato particolarmente significativo, il quale non solo premia lo sforzo compiuto dal C.F.S., ma attesta inequivocabilmente come il tasso di illegalità sia inversamente proporzionale all’attività di prevenzione, ovvero cresca al diminuire dei controlli.  Un’elevata attività di controllo, cioè di prevenzione, equivale infatti ad un basso tasso di illegalità, mentre una scarsa presenza in fase di controllo dà luogo a vistosi fenomeni di illegalità.
Nella quasi totalità dei casi gli illeciti hanno riguardato utilizzazioni a carico di boschi cedui mentre le irregolarità a carico delle fustaie e dei castagneti da frutto sono di entità trascurabile.
Più in particolare il 92 % degli illeciti è stato rilevato a carico di cedui semplici matricinati  ed è rappresentato soprattutto da irregolarità nella matricinatura (48%) e dall’irregolare allestimento/sgombero della tagliata (37%). Il rimanente 15% è diviso in più di 10 tipologie di violazione diverse (Fig. n. 1).
Gli illeciti rilevati si configurano, per lo più, come violazioni di carattere amministrativo, sanzionate ai sensi del R.D.L. n. 3267/23  o della Legge Forestale Regionale.
Gli illeciti di rilevanza penale, cioè quelli capaci di causare significative ed irreversibili degradazioni al soprassuolo boscato hanno assunto valori quasi trascurabili.
L’analisi del fenomeno a livello comunale conferma la tendenza evidenziata in precedenza circa il decremento del tasso di illegalità all’aumentare dell’attività di prevenzione: in effetti,  nei comuni marchigiani, ad un elevato numero di controlli  corrisponde un basso tasso di illegalità. Evidentemente l’attesa del controllo  incoraggia le ditte boschive ad una maggior regolarità nella conduzione delle operazione di taglio, allestimento ed esbosco (Fig. n.2).

 
Fig. n. 1 - Principali tipologie degli illeciti accertati
 
 
Fig. 3 – Distribuzione per classi di superficie dei cantieri di taglio controllati
 
 

La selvicoltura ed i boschi nelle Marche

 

La provincia di Pesaro rappresenta l’area a maggior vocazione forestale delle Marche; in tale provincia, infatti, il numero di atti autorizzativi ammonta al 50% del totale regionale (Guidi, 2005). A Pesaro seguono le province di Macerata, Ascoli Piceno e Ancona.
La quasi totalità degli interventi, pari al 93% nei periodi di riferimento, ha riguardato boschi cedui; si tratta, in particolare, di  cedui semplici matricinati sottoposti a taglio raso con rilascio di matricine. Le fustaie rappresentano solamente il 6% del totale e sono costituite prevalentemente da soprassuoli sottoposti a tagli intercalari mentre  le tipologie speciali rappresentano solo l’1% del totale.
I cantieri di taglio presentano un’estensione piuttosto limitata: solamente il 4% delle tagliate, infatti, ha una superficie superiore a due ettari; poco più del 21% ha una superficie compresa tra uno e due ettari mentre il 75% dei cantieri si estende su superficie inferiori all’ettaro;  il 53 % delle tagliate ha addirittura superficie inferiore a ½ ettaro (Fig.  n. 3). L’estensione della tagliata media, nelle stagioni silvane di riferimento risulta perciò piuttosto modesta e pari ad ha 0,78.
La quasi totalità dei boschi utilizzati è di proprietà privata.  La proprietà pubblica incide solamente per il 5% ed è ascrivibile in larghissima misura alle Comunanze Agrarie ed in minor misura ai Comuni.
Sotto il profilo stazionale, oltre il 75% delle utilizzazioni forestali controllate è ubicato nella fascia medio-montana compresa tra i 300 e gli 800 m.s.l.m. Poco meno della metà dei boschi utilizzati è esposta verso i quadranti settentrionali mentre un quarto è rivolto verso sud; il 62% ha pendenza inferiore al 50%.
I soprassuoli utilizzati sono composti principalmente dal Carpino nero - specie dominante nel 41% dei casi-, dalla roverella (24%) e dal cerro (21%); complessivamente queste tre specie edificano l’86% dei boschi controllati e rappresentano pertanto le specie arboree costitutive della selvicoltura marchigiana; percentuali ancora apprezzabili ma limitate a qualche unità sono espresse dal castagno, dalla robinia, dal faggio e dall’orniello.
La quasi totalità delle utilizzazioni a carico dei soprassuoli governati a ceduo riguarda  cedui semplici/matricinati mentre i cedui composti e quelli a sterzo presentano solo pochi casi.
Nel 96% dei casi i cedui sono stati sottoposti a taglio a raso con rilascio di matricine; le matricine rilasciate sono comprese perlopiù tra 100 e 200 ad ettaro; degna di nota una tendenza - pari circa al 33% del campione - al rilascio di un numero di matricine superiore a quello richiesto dalle norme vigenti, messa in atto autonomamente dalla proprietà forestale.
I cedui controllati hanno in genere buona densità: in oltre l’80% dei casi il numero delle ceppaie è compreso tra 751 e 1500 ad ettaro ed il numero di polloni/ceppaia è compreso tra 3 e 6.
Quasi il 70 % dei cedui viene tagliato ad un’età compresa tra i 20 ed i 25 anni, superiore cioè a quella minima prevista dalle prescrizioni di massima, fissata ad anni 20 per le querce caducifoglie ed il carpino dalla D.G.R. n.. 2585 del 6.11.2001. L’età media di taglio corrisponde a 24 anni.
I cedui controllati sono stati sottoposti ad avviamento ad alto fusto solamente nel 4 % dei casi. Si tratta di boschi che hanno un’età superiore ai 30 anni - limite oltre il quale la normativa vigente prescrive l’obbligo di avviamento ad alto fusto -  nel 65% dei casi; ciò significa che una considerevole quota di cedui è stata avviata ad alto fusto per autonoma scelta colturale della proprietà. I criteri di avviamento sono sostanzialmente riconducibili al metodo della matricinatura intensiva con rilasci compresi tra le 300 e le 500 piante ad ettaro. I cedui avviati ad alto fusto raramente vengono sottoposti in seguito ad ulteriori diradamenti.
I boschi governati ad alto fusto rappresentano una quota decisamente secondaria nel contesto selvicolturale marchigiano, pari al 6% del totale nel periodo; anche se a tale valore aggiungiamo quello delle tipologie speciali – vale a dire impianti da legno, tartufaie artificiali e soprattutto castagneti da frutto –  trattate separatamente per la loro peculiarità nel contesto marchigiano, la percentuale non cambia  giungendo ad un complessivo 7%.
Le fustaie controllate risultano sottoposte quasi esclusivamente a tagli intercalari ovvero a diradamenti in genere dal basso e moderati.
Le tipologie speciali occupano un posto del tutto marginale nel panorama selvicolturale marchigiano, anche se localmente possono assumere una certa rilevanza, e sono costituite quasi totalmente da castagneti da frutto. I castagneti da frutto controllati, coerentemente con la diffusione di tale specie nel territorio regionale, sono ubicati prevalentemente in provincia di Ascoli Piceno. Tali soprassuoli sono stati sottoposti esclusivamente ad interventi di recupero e di ripulitura.

 
Fig. 3 – Distribuzione per classi di superficie dei cantieri di taglio controllati
 
 

L’andamento ventennale delle utilizzazioni in 3 aree campione

 

Come evidenziato in precedenza il software UTIL.FOR. oltre all’archiviazione dei dati correnti rilevati nelle varie campagne di controllo, permette l’inserimento di dati storici consentendo la valutazione delle tendenze selvicolturali nel medio-lungo periodo. In tal modo è stato efficace strumento di lavoro per la redazione dello studio “ Utilizzazioni forestali nelle Marche nel ventennio 1984-2005: analisi di 3 aree campione” ( Sperindei, 2006).
I dati sulle utilizzazioni forestali in 3 comuni ritenuti rappresentativi –S.Agata Feltria[1] (RN) e Apecchio (PU) e Ussita (MC) – raccolti nei registri cartacei dei competenti Comandi Stazione Forestali sono stati archiviati nel Data Base UTIL.FOR. ed analizzati allo scopo di determinare le dinamiche manifestate dal settore nel ventennio di riferimento.
Tra i numerosi elementi conoscitivi forniti da tale studio si rileva che il numero delle utilizzazioni a carico dei boschi cedui, nel periodo considerato, tende ad aumentare lievemente. La superficie annuale al taglio, invece,  rimane sostanzialmente invariata pur evidenziando complessivamente la tendenza a una leggera flessione. Riguardo al tasso di utilizzazione annuo emerge inoltre che “… ad Apecchio … è del 2,8% ….a S.Agata Feltria dell’ 1,4%  e a Ussita corrisponde….. allo 0,4% della superficie forestale…..” (Sperindei, 2006).
Tali valori, pur con alcune oscillazioni, sono in linea con quanto emerso in precedenza ed attestano un settore economico in lento regresso e marginalizzazione.

 
  1. 1) All’epoca di esecuzione dello studio il Comune di S:Agata Feltria era ancora ubicato in provincia di Pesaro
 

Lo scenario

 

Il numero dei cantieri di taglio controllati rappresenta un campione altamente significativo delle attività selvicolturali a carico del bosco marchigiano e consente di valutare sia le modalità delle interferenze antropiche sia lo stato di tale preziosa risorsa naturale.
L’ analisi delle informazioni raccolte indica le reali criticità del comparto forestale marchigiano e costituisce, per il legislatore, l’amministratore, il controllore o per il semplice utente, un giacimento informativo ed una chiave di lettura indispensabile per la conoscenza delle  tendenze evolutive dei boschi marchigiani  e della selvicoltura regionale.
L’utilizzazione forestale prevalente media: Il cantiere forestale standard, nelle Marche, è rappresentato da un taglio a raso di un  ceduo semplice/matricinato, di proprietà privata, composto prevalentemente da carpino nero ed in subordine da roverella e cerro, esposto prevalentemente a nord, con pendenza inferiore al 50% ed ubicato tra i 300 e gli 800 m.s.l.m.; la superficie al taglio media è inferiore all’ettaro e pari ad ha 0,78; l’età di taglio ovvero il turno medio effettivamente praticato è di 24 anni; il prelievo è pari a 483 q.li corrispondente a q.li 716/ha - mc.87,32 circa-.
Il grado di utilizzo dei boschi marchigiani: La comparazione delle informazioni risultanti dall’attività di controllo con i dati statistici ed inventariali disponibili consente di definire il tasso di utilizzazione dei boschi marchigiani e di  interpretare il “prelievo” in relazione alle risorse forestali disponibili. Se assumiamo la media delle stagioni silvane considerate come annualità di riferimento, possiamo ipotizzare, quindi che ogni anno venga sottoposto al taglio circa l’1 % del patrimonio forestale regionale.
Considerato che l’età media del soprassuolo al taglio è pari a 24 anni possiamo ritenere che il grado di utilizzazione complessivo ammonta a poco meno del 24% della superficie forestale regionale.
Le utilizzazioni forestali interessano quindi solo un quarto dei boschi marchigiani mentre il 76% dei boschi è in “riposo”, escluso da qualsiasi intervento o processo gestionale, ed in fase di costante capitalizzazione di massa legnosa.
Anche volendo riferire gli indicatori del prelievo alla sola superficie dei cedui a regime (Regione Marche, 2001), il risultato è altamente significativo; di tale superfici ne viene sottoposta ad utilizzazione turnaria poco più del 2% all’anno, corrispondente complessivamente al 51% del totale. Quasi la metà dei cedui marchigiani, quindi, è al di fuori di qualsiasi circuito gestionale ed economico.
Rammentando che la selvicoltura marchigiana, storicamente, è coltura del ceduo, emerge in tutta evidenza un indice particolarmente significativo del poderoso processo di abbandono che ha contraddistinto, negli ultimi decenni, questa coltura.

 

Conclusioni

 

L’analisi delle informazioni derivanti dal Progetto UTIL.FOR. fornisce un quadro sufficientemente dettagliato del fenomeno Utilizzazioni Forestali delineando le principali caratteristiche e le tendenze più significative della selvicoltura nelle Marche.
Quella marchigiana è una selvicoltura piuttosto definita: si tratta di un’attività svolta in montagna, in cedui composti prevalentemente da carpino nero, roverella e cerro, nei quali il prelievo viene effettuato su piccole superfici di proprietà privata, tagliate a raso con rilascio di matricine.
Si tratta di un numero consistente di tagliate ma piuttosto piccole, le quali non appaiono in grado di movimentare significativi capitali, investimenti e tecnologie e sembrano attestare un settore economico in fase di regresso e marginalizzazione.
Il turno di utilizzazione medio reale dei cedui è superiore a quello minimo previsto  e si registra, pertanto, una tendenza all’allungamento del turno connesso all’esigenza di utilizzare cedui dotati di maggior provvigione legnosa.
Nei cedui inoltre si evidenzia una significativa tendenza al rilascio di un numero di matricine superiore a quello fissato dalle norme vigenti.
Solamente nel 6% dei casi le attività selvicolturali hanno riguardato boschi ad alto fusto; peraltro, gli interventi eseguiti non sono consistiti in tagli di utilizzazione ma, quasi totalmente, in interventi intercalari; in sostanza nella regione Marche le fustaie sono escluse da significative utilizzazioni di maturità, manifestando un evidente deficit gestionale ed una vocazione genericamente protettiva o paesaggistica.
I soprassuoli controllati sono stati utilizzati nel rispetto delle norme vigenti per il governo e trattamento dei boschi. Nelle Marche, infatti, il tasso di illegalità è pari all’ 11% ed è costituito in prevalenza illeciti di natura amministrativa commessi nei boschi cedui e consistenti per lo più nel mancato rilascio di un’idonea matricinatura o nell’irregolare conduzione delle operazioni di allestimento ed esbosco.
Se il controllo di legalità del C.F.S. ha consentito da una parte di analizzare in maniera dettagliata le attività selvicolturali ovvero i boschi interessati da una qualche forma di gestione attiva, ha evidenziato dall’altra che una considerevole quota dei boschi marchigiani è al di fuori di qualsiasi circuito gestionale e priva di qualsiasi valenza produttiva o economica. Tale problematica riguarda non solo i boschi ad alto fusto ma anche i cedui che, secondo i dati dell’inventario forestale, potrebbero essere ritenuti a regime. E’ su tali soprassuoli, sull’area dell’abbandono, che occorre approfondire le conoscenze e formulare scelte capaci di delineare obiettivi e strategie. Le tare storiche della selvicoltura marchigiana, quali la sua povertà o la scarsa consistenza di valore aggiunto, la  frammentazione della proprietà, l’insufficiente rete viaria, l’assenza o la limitatezza di imprese propriamente forestali, insieme ai mutamenti economici e sociali nazionali e adesso globali, hanno prodotto un effetto quasi paradossale:  da una parte un’immensa risorsa “apparentemente” disponibile in termini di massa ma in realtà immobilizzata da varie cause strutturali (vincolistica, mercato, inaccessibilità, frazionamento fondiario), dall’altra un’immensa capitalizzazione di risorse a vantaggio dei potenziali servizi di utilità pubblica (protezione, turismo, paesaggio, serbatoio di CO2) depotenziata dalla sostanziale inerzia della proprietà (Guidi, 2005).
La comunità regionale, anche sulla base delle indicazioni fornite dal Progetto UTIL.FOR.  del Corpo Forestale dello Stato CFS potrà formulare le scelte e le strategie per la conservazione e la gestione sostenibile dei boschi marchigiani tenendo conto che, come stabilito dal D.L.vo n. 227/01 “Orientamento e modernizzazione del settore forestale”, le attività selvicolturali “…sono fattore di sviluppo dell’economia nazionale, di miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle zone montane….sono strumento fondamentale per la tutela attiva degli ecosistemi e dell’assetto idrogeologico e paesaggistico del territorio...”. 

 
Tab. n.1 - Alcune informazioni di sintesi relative alle tre stagioni silvane di riferimento
 

[2] Per una valutazione dei dati della Stagione Silvana 2010/2011 occorre tener conto del passaggio dalle Marche all’Emilia Romagna dell’Alta Val Marecchia; in tale area risultava  una superficie forestale pari a circa ha 12.300 ed una media di circa 400 cantieri di taglio/anno

 

Bibliografia

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  • Baleani G., 1991 –  “Il bosco nelle Marche: situazione attuale e prospettive future” – Atti convegno “Salvaguardia e Gestione dei beni ambientali nelle Marche”, Accademia Marchigiana di Scienze, Lettere ed Arti, Ancona.
  • Guidi G. (a cura di),1996 - “L’attività del C.F.S. in alcuni settori di competenza regionale: Forestazione, Utilizzazioni Forestali, L.R. n. 7/85 e s.m., Vincolo idrogeologico” - Corpo Forestale dello Stato, Coordinamento Regionale per le Marche, Gruppo di Lavoro, Ancona, Novembre-Dicembre.
  • Guidi G., Cattoi M., Badaloni M., 1997 - “ Le autorizzazioni al taglio dei boschi come strumento di analisi delle utilizzazioni forestali: il caso della provincia di Pesaro e Urbino” – Esercitazioni dell’Accademia Agraria di Pesaro, Serie 3^, Volume 29°, Pesaro.
  • Guidi G., Cattoi M., 2004 – “Il Controllo delle utilizzazioni forestali come strumento di analisi del settore. Il caso delle Marche”. Sherwood, Foreste ed alberi oggi n.101, Arezzo.
  • Guidi G., Barra F., Baleani G., 2005 – “Il progetto di controllo UTIL.FOR. – controllo utilizzazioni forestali”. Sherwood, Foreste ed alberi oggi n.107, Arezzo.
  • Guidi G., Barra F., 2005 – “Il bosco e la selvicoltura nelle Marche – Analisi di settore – stagione silvana 2000/01”. Sherwood, Foreste ed alberi oggi, supplemento al. n.110, Arezzo.
  • Regione Marche, I.P.L.A., 2001 – “Inventario e Carta Forestale della Regione Marche” – Ancona.
  • Sperindei D., 2006 – “Utilizzazioni forestali nelle Marche nel ventennio 1984-2005: analisi di tre aree campione” – Tesi di Laurea in Scienze Forestali ed Ambientali, Dip.to di Scienze Ambientali e delle Produzioni Vegetali, Facoltà di Agraria, Universita’ Politecnica delle Marche, Ancona.