Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

MONITORAGGIO DEL TERRITORIO
IL VALORE STRATEGICO DEL SUOLO E L'IMPORTANZA DELLA TUTELA DEI TERRITORI QUALI ELEMENTI DI INFLUENZA NELL'AMBITO DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
21/10/2015
Graziani Tiberio Presidente IsAG (Istituto Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie)
Romeo Filippo IsAG (Direttore del programma Infrastrutture e Sviluppo Territoriale)


 

Riassunto



Il suolo, arabile e non, è una delle principali risorse naturali che, al pari di altre, sta diventando un bene da proteggere e da tutelare. Esso, infatti, pur rappresentando una risorsa sempre più preziosa,  viene depredata da parte di attori statali e industrie private. Ciò sia a causa dell'aumento demografico della popolazione su scala globale che per il contestuale cambiamento dei paradigmi geopolitici che, producendo la formazione di nuovi poli di potenza, hanno agevolato l'emersione e lo sviluppo di una nuova classe media con abitudini alimentari in evoluzione. La tutela del suolo, dunque, si appresta a diventare la nuova frontiera e la nuova sfida dal cui esito dipenderà la capacità di garantire un'alimentazione sufficiente delle classi più povere e la stabilità interna degli Stati, i flussi migratori, lo sviluppo e tanti altri fattori relativi alla storia umana e alla geopolitica.
L'importanza della sua tutela e salvaguardia incide, inoltre, sugli aspetti concernenti l'impatto sull'ambiente che, oltre a produrre il cibo del quale ci alimentiamo, svolge una serie infinita di funzioni utili per il sostentamento della vita essendo al centro di un sistema di cicli naturali tra uomo e natura che vengono continuamente minati dal fenomeno dell'impermeabilizzazione dei suoli.
A fronte di ciò, è auspicabile che l'Italia si faccia maggiormente carico di questi problemi sia sul piano internazionale, attraverso l'elaborazione di proposte da tradurre in impegni concreti, che su quello interno proteggendo i propri territori. Questi ultimi, infatti, se ben tutelati e sviluppati potrebbero rappresentare un grande elemento di attrazione, utile a rilanciare il prestigio del nostro Paese a livello mondiale.

Parole chiave: risorse naturali; suolo; ambiente; clima; sicurezza alimentare

Abstract
The strategic Value of the ground and the importance of the guardianship of the territories as elements of influence within the international relationships.
Earth, arable or not, is one of the main natural resources and is, like others, becoming a good to protect and safeguard. Though an increasingly precious resource, it is indeed preyed upon by state actors and private industries. Both because of the population demographic growth on a global scale and for the simultaneous change in geopolitical paradigms that create new power poles so have favoured the emergence and development of a new middle class with evolving food habits. Safeguarding soil is then about to become the new frontier and challenge whose outcome will depend on the ability to guarantee sufficient food for the poorer classes and the States’ inner stability, migration flows, development and many other factors relating to human history and geopolitics.
The importance of protecting and safeguarding it also affects aspects concerning impact on the environment, which produces the food we are nourished with and also performs an infinite series of functions useful for sustaining life, being at the centre of a system of natural cycles between man and nature, continually undermined by the phenomenon of the earth’s waterproofing.
In view of this we hope Italy will be more aware of these problems, both on an international level, by working out proposals to transfer into concrete commitments, and internally, protecting our land, which could, if well protected and developed, be very attractive, useful to relaunch our Country’s prestige worldwide.





Keys words: natural resources; soil; environment; climate; food safety.

 
 
Figura 1 LAND GRABBING
 
 

1. La corsa alle risorse naturali nel nuovo paradigma geopolitico globale.

Negli ultimi tempi le risorse naturali sono entrate prepotentemente all'interno del dibattito geopolitico. Tale amplificazione è stata determinata dall’intensificarsi del loro accaparramento da parte di alcuni attori, statali e non. L’accaparramento di queste risorse rappresenta, infatti, un fenomeno trasversale che trae origine da molteplici fattori, quali l'aumento della popolazione e del benessere, la crescita delle potenze emergenti, l'esaurimento delle acque tettoniche e, da ultimo, ma non per importanza, la contrazione delle terre arabili. Tutto ciò, oltre ad accrescere l'interdipendenza globale, sta generando molti squilibri di carattere sia economico che ambientale (CARLO JEAN, 2012, p. 51), con conseguenze che non tarderanno a rivelarsi nefaste ove non si interverrà tempestivamente.
Così l'acqua, la terra e le risorse energetiche e minerarie, che fino a qualche tempo fa rappresentavano beni del creato, come tali fruibili indistintamente da tutti, stanno divenendo oggetto di competizione globale: un prezioso patrimonio da tutelare e da difendere per chi lo possiede.
In particolare, una tra le frontiere e le sfide più ardue è rappresentata proprio dalla tutela dei suoli coltivabili, un bene da cui dipende la capacità di garantire un'alimentazione sufficiente delle classi più povere e, al contempo, la stabilità interna degli Stati, i flussi migratori, lo sviluppo e tanti altri aspetti inerenti la storia dell’uomo e la geopolitica (CARLO JEAN, 2012, p. 63). La corsa alla terra è consequenziale ad una sequela di fattori rintracciabili tanto nella poderosa crescita demografica che sta interessando il pianeta, quanto nel cambiamento in corso dei paradigmi geopolitici che hanno già prodotto la formazione di nuovi poli di potenza da cui è emerso lo sviluppo di una nuova classe media, con abitudini alimentari in evoluzione. Stati come Cina e India – i più interessati da questi stravolgimenti – unitamente ad Arabia Saudita, Qatar e Bahrein, risultano essere tra i maggiori acquirenti di suoli fertili nei paesi africani.
A questa serie di elementi vi è da aggiungere l’annosa questione della finanziarizzazione delle commodities agricole, fattore trainante della crisi alimentare, che ha affinato l’abilità – per non dire l’incoscienza – dei traders di trasformare, per la prima volta nella storia, le merci in patrimoni finanziari. Tale fatidico intreccio del capitale speculativo con quello produttivo, però, non solo non ha rafforzato il sistema alimentare globale ma, viceversa, ne ha causato un drastico indebolimento e ha prodotto un’eccessiva volatilità dei prezzi dei beni da cui, per l’appunto, è scaturita la crisi. La continua crescita del costo dei beni di prima necessità ha incentivato ricche imprese, governi, società finanziarie, grandi banche, fondi di investimento e multinazionali ad investire sulle terre del terzo mondo, sperando in un loro continuo apprezzamento. 
Infine, ma non per importanza, vi è il business sulla produzione di biocarburanti legata, in particolare, alla nuova politica energetica intrapresa da Stati Uniti e Unione Europea. Quest’ultima, infatti, attraverso una politica di incentivazione alle imprese, di fatto le spinge ad una frenetica “corsa alla terra” dei paesi in via di sviluppo; il 66% dei territori oggetto di tali investimenti è adibito a monocolture specifiche (soia e mais) per produrre biocarburanti, con tutto ciò che ne deriva in termini di impoverimento del terreno (EUROPAFRICA, 2012). Questa avida corsa alla terra praticata dai grandi gruppi internazionali ha prodotto un duplice effetto: la nascita di dispute con le popolazioni locali che, nella quasi totalità dei casi, finiscono per soccombere diventando vittime e protagonisti di gravi crisi sociali di cui le migrazioni di massa rappresentano il triste epilogo; la grave marginalizzazione dei piccoli produttori, letteralmente messi al bando dalle grandi aziende, le uniche che in un sistema così congegnato detengono il potere di determinare le logiche del mercato (OXFAM ITALIA, 2013). Quel che merita una riflessione è il fatto che tale fenomeno, che interessa maggiormente i territori dell’Africa, dell’Asia sud Orientale e dell’America meridionale, si diffonde con la complicità dei governi locali che vendono le terre giustificandone la scelta in termini di opportunità economiche o  di sviluppo.

 

2. Gli scompensi ambientali provocati dalla mancata salvaguardia del suolo.

Figura 2 - Cementificazione

L'importanza della tutela e della salvaguardia del suolo, tuttavia, non incide solo sul tema della sicurezza alimentare, ma riguarda anche e soprattutto la materia ambientale, ragione che impone, anche per la crisi economica in atto, un ripensamento dei modelli di sviluppo.
Il suolo, infatti, insieme all'acqua che beviamo e all'aria che respiriamo, è uno degli elementi fondamentali per l'uomo.Oltre a produrre il cibo del quale ci alimentiamo, svolge una serie infinita di funzioni utili per il sostentamento della vita essendo al centro di un sistema di cicli naturali tra uomo e natura, quali la regolazione di emissioni di gas serra e l'immagazzinamento di acqua piovana, quest'ultima utile ad alimentare le falde per la produzione di acqua potabile. Il suolo, inoltre, ospita un terzo della biodiversità terrestre e rappresenta la base per lo sviluppo umano degli insediamenti produttivi, per la mobilità di merci e persone, per il benessere e il godimento di valori estetici.
Oltre ad essere un elemento fondamentale per l’uomo, il suolo costituisce anche una risorsa molto preziosa per via della sua non rinnovabilità. Proprio l’essere risorsa non rinnovabile la espone al pericolo che il suo disordinato e incontrollato consumo, dovuto alla riduzione delle aree agricole e verdi prodotto dall’espansione di città, edificazioni e impermeabilizzazioni, comporti una profonda e irreversibile alterazione biofisica che, impattando sull’equilibrio ambientale (locale e globale), genererà a lungo andare la perdita di ulteriori preziose risorse e il cambiamento del clima. Il rischio è, peraltro, che si inneschi una inesorabile reazione a catena che determini cambiamenti non solo ambientali, ma anche sociali, economici e culturali ai primi in qualche misura connessi.
L'incremento delle aree urbanizzate comporta, infatti, una forte accelerazione del processo di impermeabilizzazione del suolo, meglio nota come cementificazione, che è la principale causa del degrado del suolo in Europa. Esso, oltre a generare la perdita di biodiversità e il riscaldamento del clima, fa accrescere il rischio di inondazioni strettamente connesso al fatto che il suolo, ormai compromesso dall'espansione delle superfici artificiali e con una ridotta vegetazione, non è più in grado di trattenere le acque di precipitazione atmosferica e quindi di contribuire a regolarne il deflusso superficiale. A ciò si aggiunga che il dilavamento dei suoli e delle superfici artificiali determina da parte delle acque di scorrimento un incremento del carico solido e quindi del contenuto di sostanze inquinanti, con evidenti e pregiudizievoli ricadute anche per la salubrità della vita acquatica. Il fenomeno di impermeabilizzazione del suolo genera ancor più apprensione se si considera che ad essere colpiti sono generalmente le aree naturali più fertili. Ciò determina  due effetti parimenti gravi: la distruzione del paesaggio rurale e la compromissione della sua funzionalità nel ciclo degli elementi nutritivi (RAPPORTO ISPRA, 2015, p. 4).

 
Figura 3 - Desertificazione

La solidificazione e l'impermeabilizzazione del suolo produce, inoltre, il fenomeno di frammentazione degli habitat che determina, a sua volta, l'interruzione dei corridoi migratori per le specie selvatiche, la perdita di sostanza organica e quindi l'impoverimento dei suoli coltivabili che tendono sempre più alla desertificazione. Un fenomeno, questo, sempre più allarmante che rischia di compromettere l'intero patrimonio agricolo dal momento che l’indebolimento del sistema immunitario delle piante le rende indifese rispetto agli attacchi di batteri. Caso emblematico è quello della Xylella, che nell’ultimo periodo ha interessato l'area del Salento, la cui diffusione  secondo alcuni studiosi è stata favorita dall'eccessiva aridità del terreno che ha impedito agli olivi salentini di sviluppare le giuste difese immunitarie. Il terreno, infatti, è come il nostro intestino: la flora microbica, se è in equilibrio, si nutre bene e contribuisce a combattere e prevenire le malattie dell'organismo umano (GIUSEPPE FRANCESCO SPORTELLI, 2015, pp. 4-5). La desertificazione incide anche sul clima che nelle aree urbane, soprattutto in climi aridi come quello mediterraneo, diventa più caldo e secco a causa della minore traspirazione vegetale.

 
 

3. L'azione europea.

La crucialità della tematica in esame è dimostrata dal fatto che intorno ad essa si sono sviluppate una serie di iniziative su scala globale – inquadrabili soprattutto nell'ambito della cooperazione internazionale a carattere tecnico scientifico – la cui principale finalità consiste nella promozione di azioni mirate, idonee a garantire la gestione sostenibile dei suoli e a stimolare i decisori politici ad intraprendere azioni di protezione attiva.
Anche l'Unione Europea, che tra le priorità delle sue politiche annovera proprio la protezione ambientale, all’esito dell’analisi dei fenomeni dell'aumento demografico della popolazione planetaria e dei cambiamenti climatici che nell’ultimo periodo si stanno verificando su ampia scala, ha deciso di inserire le proprie politiche all'interno di una più ampia dinamica globale  al fine di garantire una migliore gestione dei territori che inevitabilmente verranno influenzati da tali fenomeni. A tal fine, ha adottato una serie di Direttive che, elaborate sulla base di “strategie tematiche”, hanno lo scopo di stabilire delle misure idonee a consentire una gestione ambientale coerente con i principi dello sviluppo sostenibile (RAPPORTO ISPRA, 2015, p. 7).
Con riferimento al suolo, la Commissione ha elaborato nel 2002 un documento dal titolo “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo”, mentre nel settembre 2006 ha proposto una nuova Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio che, oltre a definire il quadro complessivo per la protezione del suolo, avrebbe dovuto adottare la strategia tematica per la sostenibilità del suo uso al fine di prevenirne l'ulteriore degrado e mantenerne le naturali funzioni. Nel 2011 la Commissione è ancora una volta tornata sull'argomento per ribadire l'importanza della buona gestione dei suoli, e più in generale dei territori, con la Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, all'interno della quale è stato fissato l’obiettivo di  raggiungere in Europa entro il 2050 un incremento dell'occupazione netta di terreno pari a zero (RAPPORTO ISPRA, 2015, p. 7). Tale obiettivo è stato ulteriormente rafforzato con l'approvazione del Settimo Programma di Azione Ambientale denominato “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta” (RAPPORTO ISPRA, 2015, p. 7), documento che nel Gennaio 2014 ha assunto la forma di Decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio, con cui si chiede che le Politiche dell'Unione tengano conto, entro il 2020, dei loro impatti diretti e indiretti sull'uso del territorio. I governi nazionali, quindi, dovranno attivarsi per garantire che le politiche sull'uso dei territori considerino anche gli impatti ambientali, sociali ed economici che generano degrado del suolo.
Nonostante l’attivismo descritto, un’analisi più attenta rivela come le linee politiche dettate dalla cornice internazionale ed europea si siano, almeno fino ad oggi, rivelate poco efficaci stante la mancata assunzione di veri e propri impegni capaci di rendere effettive e di tradurre su scala locale tali linee politiche in azioni concrete. A tal proposito, basti guardare al nostro Paese dove il consumo del suolo continua a crescere in modo significativo e in cui la legislazione vigente relativa alla cosiddetta “difesa del suolo” (D.lgs. 152/06) è incentrata sulla protezione del territorio dai fenomeni di dissesto geologico e idraulico, più che sulla conservazione della risorsa “suolo”.
Le nuove stime del Rapporto Ispra “Consumo di suolo in Italia” 2015 confermano, infatti, una velocità media di perdita del suolo compresa fra  6-7 m2 al secondo, per un totale di 55 ettari al giorno, prevalentemente in aree agricole (quasi il 60%), ma anche urbane (22%) e naturali (19%). Questi dati rivelano, altresì, la cancellazione del 20% della fascia costiera italiana, insieme ai 34.000 ettari all’interno di aree protette, al 9% delle zone a pericolosità idraulica e al 5% delle rive di fiumi e laghi; fenomeno senz'altro riconducibile alla continua e disordinata espansione delle città (sprawl urbano), con un tessuto urbano a bassa densità che frammenta il paesaggio e gli habitat naturali (RAPPORTO ISPRA, 2015, p. 10). Ulteriore dato allarmante che emerge dal citato rapporto è quello secondo cui i livelli del consumo di suolo presenti in Italia sono stimati fra i più alti in Europa, nonostante le peculiarità del nostro territorio in cui, proprio per le sue caratteristiche orografiche e ambientali, si dovrebbe evitare l'espansione urbana in zone che risultano ad elevata fragilità ambientale e territoriale.

 

4. Conclusioni.

Alla luce di quanto descritto, appare evidente la necessità di intraprendere celermente degli interventi idonei a limitare i fenomeni denunciati e a mettere in sicurezza tutto il territorio, nazionale e non. Occorrerebbe fare delle serie valutazioni nell'ambito delle politiche di gestione e di pianificazione del territorio, al fine di intraprendere delle politiche che tutelino e proteggano, sia in ambito urbano che nelle aree agricole, le aree verdi non edificate, e che promuovano attività per l'utilizzo di aree già costruite – compresi siti industriali dismessi – riutilizzando il patrimonio edilizio esistente e incentivando l'uso dei suoli già compromessi. 
Andrebbero, inoltre, adottate misure di mitigazione nelle aree colpite dall'impermeabilizzazione del suolo o in quelle in cui ne è maggiormente prevedibile il rischio, attraverso valutazioni atte a comprendere il rispetto e la qualità del suolo nei processi di pianificazione. Qualora tali misure risultassero insufficienti, potrebbero prendersi in considerazione misure di compensazione ecologica al fine di ripristinare la funzionalità naturale altrove, per compensare quella in loco; ciò attraverso il sostegno e il ripristino della capacità generale dei suoli di una determinata area, consentendo ad essi di mantenere dei servizi ecosistemici e di assolvere alle loro funzioni (RAPPORTO ISPRA, 2015, p. 8).
Ma tutto questo non è sufficiente. Si rende parimenti necessario porre la dovuta attenzione al monitoraggio, alle fonti informative e agli strumenti capaci di assicurare e garantire la giusta base conoscitiva utile a valutare la consistenza, nello spazio e nel tempo, del fenomeno in esame. Ciò sul presupposto che proprio la conoscenza sull'uso e sulla copertura del suolo costituiscono una base informativa strategica per la lettura e la rappresentazione del territorio, nonché per lo studio dei processi che lo modificano.
L'Italia, considerato il suo alto potenziale in ambito tecnologico, potrebbe offrire molto in termini di sviluppo di nuovi sistemi per la valutazione e quantificazione del consumo di suolo. A tal proposito si pensi al portale “Soil Monitor” che potrebbe rappresentare un'eccellenza mondiale. Trattasi di un’applicazione geo-spaziale via web(1) , ancora in fase sperimentale, realizzata dal Centro di ricerca interdipartimentale per il supporto alla gestione del paesaggio e dell’agroambiente (CRISP)(2)  che fornisce risposte in tempo reale sulla dinamica dell’antropizzazione e frammentazione del territorio rurale, avvalendosi sia di dati su scala nazionale liberamente disponibili che di quelli elaborati dall’Ispra con il quale il CNR ha avviato una collaborazione.
Considerata la delicatezza della tematica e l'urgenza che incombe a livello globale per via degli effetti collaterali prodotti da tale situazione, l'Italia dovrebbe mostrare tempestivamente la propria capacità e volontà di agire sia a livello internazionale che interno. Riguardo l'ambito internazionale sarebbe opportuno che facesse sentire ancora più forte la sua voce nei grandi fora attraverso l'elaborazione di proposte da tradurre in impegni concreti quali, a titolo esemplificativo, la destinazione allo sviluppo di parte del gettito della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie, ancora in fase di definizione. Attraverso simili iniziative il nostro Paese potrebbe rompere la staticità di tali dibattiti, che generalmente si rivelano utili per fotografare la situazione in atto ma incapaci di offrire soluzioni concrete. Sul versante interno, dovrebbe prioritariamente investire sulla tutela dei territori salvaguardandone il suolo. I territori italiani, infatti, per via della loro ricchezza, del patrimonio artistico e naturale, della storia, della cultura e della tradizione locale, della qualità della vita e delle risorse agro-alimentari, nonché dell’artigianato artistico e dell’industria, se ben tutelati e sviluppati costituirebbero senz’altro un grande elemento di attrazione, utile a rilanciare il nostro prestigio in tutto il mondo. È, infatti, l'insieme di tutti questi fattori, che l’Italia possiede in abbondanza, a costituire l’immagine e il fascino di un Paese per come evoca il concetto di soft-power che, ideato nel 1990 dal politologo statunitense Joseph Nye, è ormai ampiamente utilizzato nella teoria delle relazioni internazionali al fine di indicare l'abilità di un potere politico di persuadere, convincere, attrarre e cooptare, attraverso l’impiego di risorse intangibili quali "cultura, valori e istituzioni della politica" (RAPPORTO ISTAT, 2015.).

 

1 - Un’applicazione presentata lo scorso 18 luglio 2015 nell'ambito di EXPO, presso il “Padiglione Italia”. 
2 - In cui confluiscono ricercatori dell'Università di Napoli Federico II e dell’Isafom-Cnr, assieme a Geosolutions srl.


 

Fonti bibliografiche

BONORA P., Fermiamo il consumo di suolo, il territorio fra speculazione, incuria e degrado, Il Mulino, 2015.
EUROPAFRICa, "Biofuelling Injustice? Europe’s responsibility to counter climate change without provoking land grabbing and compounding food insecurity in Africa", Roma, 2012.
CARLO JEAN, Geopolitica del mondo contemporaneo, Ed. Laterza, 2012.
OXFAM ITALIA, Zucchero amaro: quali diritti sulla terra nelle filiere di produzione delle multinazionali del cibo, Arezzo, 2013.
RAPPORTO ISTAT 2015, Patrimonio, paesaggio, tradizione e creatività: il valore culturale del territorio.
SPORTELLI G. F.,  Più difese naturali e col batterio si convive, Olive e Olio, anno XVIII maggio 2015.