Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

MONITORAGGIO DEL TERRITORIO
IL CORPO FORESTALE DELLO STATO DA SEMPRE TUTELA IL "BOSCO" DEGLI ULIVI DI PUGLIA, IL PIÙ GRANDE PATRIMONIO OLIVICOLO NAZIONALE.
08/05/2015
di Giuliano Palomba Commissario Capo del Corpo forestale dello Stato - Comando Regionale Puglia - Bari


 
 
 

Riassunto


La Puglia custodisce circa un terzo del patrimonio olivicolo nazionale. L’olivo in questo territorio assume spesso maestose proporzioni e costituisce elemento peculiare del paesaggio pugliese, rappresentando un bene che necessita di cura e protezione.
Il Corpo forestale dello Stato nel corso della sua storia è stato continuamente impegnato sul territorio pugliese per contrastare i furti e gli abbattimenti illegali degli alberi di olivo, nonché il trasferimento irregolare oltre regione di alberi secolari.
Naturalmente anche lo “strano caso della Xylella fastidiosa” del Salento ha visto il coinvolgimento della Forestale, interessata prima dalla Procura per le attività di indagini inerenti la diffusione della malattia, successivamente dalla Regione e dal Dipartimento di Protezione Civile per l’attuazione delle misure atte al contrasto del fenomeno fitopatologico.

Abstract
The Corpo forestale dello Stato always protects the forest of olive trees in Apulia, the largest national olive heritage
The Apulia region preserves about one third of the National olive heritage. The olive in this territory often assumes majestic proportions and forms the characteristic element of the Apulian landscape, representing a value that needs care and protection.
The Corpo forestale dello Stato throughout its history has been continuously committed on the Apulian territory to obstruct thefts and the illegal destruction of olive trees, as well as the irregular transferring over region of centuries-old trees.
Naturally even the “strange case of Xylella fastidiosa“ in Salento has seen the Forestale involved, affected first by the Prosecutor for the investigation activities inherent the diffusion of the disease, later by the Apulia Region and by the Department of Civil Protection for the execution of appropriate measures to contrast the phytopathological phenomenon.

 
 
L'olivo nel paesaggio pugliese
 
 

1. La Puglia e l'olivo

Terra povera di boschi ma ricca di agricoltura intensiva e di colture arboree di pregio, la Puglia è la regione che conserva il più ampio patrimonio olivicolo a livello nazionale con circa 50 milioni di alberi distribuiti su una superficie di 375.000 ettari, tra coltura specializzata e promiscua, con una incidenza del 30% sulla superficie agricola utilizzata a livello regionale. Inoltre qui sono radicati il 32% degli oliveti sparsi sul territorio nazionale e il 41% delle regioni meridionali.
L'olivo (Olea europaea L.) appartiene alla vasta famiglia delle oleaceae; la specie è suddivisa in due sottospecie, l'olivo coltivato (Olea europaea sativa) e l'oleastro (Olea europaea oleaster). L'olivo è una specie tipicamente termofila ed eliofila, con spiccati caratteri di xerofilia.
La forma selvatica è un arbusto di piccola statura (1-5 metri), si presenta con foglie strette e corte e frutti piccoli di sapore amaro.
L’olivo coltivato può raggiungere i 15-20 metri di altezza, ha rami flessibili, foglie oblunghe, lanceolate, di colore verde cedro nella pagina superiore e grigio argenteo in quella inferiore, drupe grosse e carnose.

 
Albero monumentale

L’olivo coltivato può raggiungere i 15-20 metri di altezza, ha rami flessibili, foglie oblunghe, lanceolate, di colore verde cedro nella pagina superiore e grigio argenteo in quella inferiore, drupe grosse e carnose.
L’origine dell’olivo è incerta. Sicuramente il Mediterraneo è stato il centro nevralgico sia della diffusione della pianta sia dello sviluppo della sua coltura. Il massimo sviluppo della coltura dell’olivo è dovuto comunque ai greci, presso i quali la pianta aveva un posto di grande rilievo.
Dall’VIII secolo a.C. in poi, alla sua diffusione contribuì la politica espansionistica greca con la fondazione di nuove colonie in tutto il Mediterraneo occidentale. La fertilità delle terre ne permise una rapida evoluzione, divenendo l’olivo una delle colture più redditizie.
Attraverso la Magna Grecia l’olivo fu conosciuto dai romani, i quali diffusero la coltura della pianta e l’uso del suo prodotto in tutti paesi conquistati.
L’olivo, forse il più nobile degli alberi italiani, in Puglia assume spesso maestose proporzioni e costituisce, con gli esemplari plurisecolari, elemento caratteristico e peculiare del paesaggio pugliese, rappresentando un patrimonio di inestimabile valore da proteggere e conservare.
Al fine di operare la tutela della produzione olivicola nazionale e la valorizzazione del paesaggio degli olivi monumentali della Puglia intervengono i seguenti strumenti normativi: il decreto legislativo luogotenenziale del 1945 e la Legge Regionale n° 14 del 2007.
L’espianto di alberi d’olivo è consentito solo previo autorizzazione degli Uffici Provinciali dell’Agricoltura una volta che siano accertate le condizioni di improduttività permanente delle singole piante; inoltre nello stesso atto si ha facoltà di imporre l’obbligo di impiantare altrettanti alberi di olivo in luogo di quelli da abbattere. Solo nel 2014 gli Uffici Provinciali dell’Agricoltura hanno autorizzato lo svellimento di circa 30.000 alberi nei territori delle province di Lecce e Brindisi.
Diversamente è vietato il danneggiamento, l’abbattimento, l’espianto e il commercio degli olivi monumentali. Le deroghe possono essere concesse soltanto con preventiva acquisizione del parere vincolante della Commissione tecnica per la tutela degli alberi monumentali e delle altre “autorizzazioni” paesaggistiche, che devono valutare la sussistenza delle condizioni che possono consentire l’espianto, le finalità, la documentata inesistenza di soluzioni alternative, l’esistenza di un apposito progetto di reimpianto sempre obbligatorio.
Nel Salento questo importante patrimonio pugliese sta registrando un attacco grave, ritenuto in prima analisi causato da processo chiamato complesso del disseccamento rapido degli olivi (CoDiRo) e successivamente attribuito sostanzialmente alla presenza del batterio Xylella fastidiosa.

 
 

2. Il complesso del disseccamento rapido dell'olivo (CoDiRO)

Olivi malati nella zona infetta
 

L’Ufficio Osservatorio Fitosanitario Regionale della Regione Puglia ha avviato nel 2013, con la collaborazione di alcune istituzioni scientifiche, l’Università degli Studi di Bari - Dipartimento di Scienze del Suolo della Pianta e degli Alimenti, il CNR- Istituto di Virologia vegetale di Bari, dell’Ufficio Provinciale dell’Agricoltura di Lecce e del Consorzio di Difesa delle Produzioni Intensive della Provincia di Lecce, approfondite ispezioni su terreni oggetto, da diversi anni, di segnalazioni inerenti casi di disseccamento di oliveti nella zona a sud di Gallipoli, nella Provincia di Lecce.

Le piante colpite presentavano la seguente sintomatologia:

 
  • disseccamenti estesi della chioma che interessavano rami isolati, intere branche e/o l’intera pianta;
  • imbrunimenti interni del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto;
  • danni a carico del legno, floema e xilema, con occlusione dei vasi linfatici della pianta;
  • foglie parzialmente disseccate nella parte apicale e/o marginale.
 

Le indagini svolte nell’area colpita da tale emergenza, definita “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”, hanno portato a individuare le potenziali cause nel batterio fitopatogeno da quarantena Xylella fastidiosa, nel lepidottero Zeuzera pyrina o Rodilegno giallo e in alcuni miceti lignicoli vascolari appartenenti a diversi generi (Phaeoacremonium e Phaeomoniella).
Questa sintomatologia è stata definita “complesso” perché in un primo momento i ricercatori hanno ritenuto che fosse l’esito sinergico dell’azione degli organismi sopra citati.

Le zone interessate dalle segnalazioni presentavano, così come la maggior parte degli oliveti salentini, le seguenti caratteristiche:

  • scarsa cura, poiché storicamente destinati alla produzione di olio lampante, che, soprattutto nei secoli scorsi, veniva esportato in grandi quantitativi alla volta di Londra e del Nord Europa in generale;
  • potatura inadeguata con scarso arieggiamento delle piante, permettendo nei secoli la crescita di veri e propri giganti; in tal modo la maggior parte delle olive vengono lasciate cadere e la raccolta non si  effettua a mano sulla pianta ma per "spazzolamento" a terra.
  • cattiva gestione del suolo, molti agricoltori non lavorano più il terreno ed utilizzano da alcuni decenni disseccanti e erbicidi per avere il "terreno pulito e duro" da poter “spazzolare” comodamente (è noto il massiccio utilizzo del disserbante "glifosate"). Oltretutto, è comune la pratica di irrorare con potenti fitofarmaci, utilizzati per debellare gli insetti che, se presenti, danneggiano la qualità delle olive cadute.
 

Questi comportamenti, esclusivi degli ultimi due-tre decenni, hanno di certo portato elementi di squilibrio nella microbiologia e nello scambio di nutrienti assimilabili dalle radici degli alberi, compromettendo la salubrità del prodotto e delle stesse coltivazioni, certamente più esposte ad attacchi fungini e batteriosi.

 

2.1 Biologia di Xylella fastidiosa

Xylella fastidiosa nei vasi xilematici

Xylella fastidiosa è un batterio da quarantena ritenuto tra i più pericolosi dall’OEPP (Organizzazione Europea per la Protezione delle Piante), riscontrato per la prima volta sul territorio comunitario nella Provincia di Lecce. Sino al ritrovamento di X. fastidiosa nel Salento, la diffusione del patogeno era confinata principalmente nel continente americano (Stati Uniti, Messico, Costa Rica, Brasile, Venezuela, Argentina e Perù), con più rare e delimitate segnalazioni in Asia (Taiwan).
E’ un batterio fitopatogeno capace di attaccare, oltre l’olivo, diversi tipi di piante fra le quali le più importanti sono la vite, il pesco, il mandorlo, diverse specie di agrumi, l’oleandro ed altre. In totale le specie di piante ospiti di X. fastidiosa sono oltre 300  appartenenti a 193 generi diversi. Esse comprendono specie coltivate di interesse agricolo (vite, agrumi, mandorlo, pero, pesco, ecc.), essenze forestali, ornamentali e spontanee (anche con infezioni latenti); queste ultime rappresentano a volte un importante “serbatoio di inoculo” del batterio.
X. fastidiosa si moltiplica nei vasi xilematici della pianta ospite provocandone l’ostruzione e quindi una serie di alterazioni in grado di determinare anche la morte delle piante infette. Il batterio riesce a muoversi sia verso l’alto sia verso il basso, e per questo motivo può essere rinvenuto anche nelle radici.
Lo sviluppo nella pianta sembra condizionato dalla temperatura, infatti valori compresi fra 25°C e 32°C sono più idonei per la moltiplicazione del batterio, favorendo uno sviluppo epidemico della malattia; al contrario, temperature al disotto di 12°C - 17°C e superiori a 34°C potrebbero influire negativamente sulla sopravvivenza nelle piante ospiti. La sensibilità di X. fastidiosa alle basse temperature invernali spiega in parte la sua distribuzione geografica che appare limitata alle aree tropicali e subtropicali. Tuttavia la stessa è stata segnalata anche in Canada (Ontario), dove le temperature possono essere piuttosto rigide.
Le 4 sottospecie di Xylella conosciute sono: X. fastidiosa fastidiosa, Xf multiplex, Xf sandyi e Xf pauca.
Il ceppo salentino, identificato attraverso il Multilocus sequence typing (MLST), una metodologia che misura direttamente le variazioni di sequenza del DNA in un set di geni “housekeeping”, è raggruppabile nell’ambito della subspecie “pauca”. Lo stesso ceppo è stato trovato in Costarica, classificato come “ST 53”, sia su oleandro (uno degli ospiti di Xylella rilevati in Salento) sia su piante caffè.
X. fastidiosa non si riproduce nel seme della pianta infetta.

 
Schiuma bianca simile alla saliva in cui vivono immerse le forme giovanili della Philaenus Spumarius

La sua trasmissione non può avvenire mediante contatto o diffusione aerea, ma esclusivamente da insetti. Questi insetti vettori (in Italia sono Hemiptera Aphrophoridae) si nutrono succhiando la linfa dai vasi xilematici delle piante infette con l’apparato boccale pungente-succhiante. Con la linfa dei vasi legnosi gli insetti risucchiano anche i batteri che si fissano e si moltiplicano nel tratto iniziale del loro sistema digerente per essere re-iniettati in altre piante durante le successive alimentazioni.
Il periodo di incubazione della malattia è di solito molto lungo (ma tanto dipende dalla specie di pianta ospite e, nell’ambito della stessa specie, dalla cultivar), può variare da qualche mese ad un anno e talvolta anche più. Si aggiunga che in alcuni ospiti l’infezione può rimanere asintomatica. Ne deriva che in molti casi, ad esempio in vivaio, eventuali infezioni possono sfuggire, in tempi brevi, all’osservazione diretta e ciò facilita la propagazione della malattia con il materiale vegetale.
Allo stato attuale l'unica specie, diffusa nelle aree infette del Salento, per la quale è stata dimostrata la capacità di trasmettere il batterio, è il Philaenus spumarius L. meglio nota come "Sputacchina media" per la schiuma bianca, simile alla saliva, in cui vivono immerse le forme giovanili dell'insetto. La specie, di lunghezza di circa 5 mm, di colore tra il nerastro e il bruno chiaro, non determina danni diretti significativi per le colture agrarie ed ornamentali. Infatti, le punture di nutrizione causano lievi decolorazioni e deformazioni degli organi vegetali. Il suo ciclo biologico inizia in aprile, dalle uova e continua con cinque stadi ninfali. Gli adulti appaiono a giugno e gli accoppiamenti iniziano poco dopo la metamorfosi per durare tutta l’estate. Gli adulti muoiono per il freddo dal mese novembre, dopo aver deposto le uova a settembre.
La Sputacchina media ha un importante ruolo epidemiologico nella diffusione della malattia, sia per l’elevata densità di popolazione osservata nel Salento sia per la sua ampia polifagia.

 
 

2.2 Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina)

Rodilegno giallo

Il rodilegno giallo o falena leopardo è un lepidottero appartenente alla Famiglia Cossidae.
La farfalla adulta ha un'apertura alare di 50-70 mm nelle femmine e 30-40 mm nei maschi. Le ali si presentano bianche maculate di nero dai riflessi bluastri. Oltreché per le dimensioni i due sessi differiscono per la forma delle antenne, più sottili nella femmina. Nel maschio sono marcatamente bipettinate, con l'eccezione degli articoli terminali.
La larva di questo insetto, in prima fase di color rosa e poi giallo, vive come xilofaga a spese di numerose specie vegetali tra cui alcuni alberi da frutto (susino, albicocco, mandorlo, pesco, ciliegio, melo, pero, olivo).
È una specie fitofaga e polifaga. Le larve svernano all'interno di gallerie scavate nella zona midollare del tronco e dei rami. Le uova vengono deposte nelle screpolature della corteccia o nelle ferite da innesto, in gruppi numerosi, talvolta fino a qualche centinaio. Ogni femmina può deporre in media 5-700 uova, ma è stato accertato che eccezionalmente una femmina può deporre anche oltre 2000 uova.

 

Una volta fuoriuscite dalle uova, le larve si dirigono alla ricerca di tessuti vegetali teneri, quali apici e germogli. L'attacco consiste in un piccolo foro del diametro di 2 o 3 mm attraverso cui la larva entra nel tronco. In seguito rode il legno sottostante la corteccia creando una camera di circa 30 mm di diametro e 5 mm di profondità. Durante questa fase è possibile accorgersi della sua presenza dalla fuoriuscita di liquido dal forellino di ingresso e dal colore scuro della corteccia attorno al foro dove è stato roso il legno sottostante. Sono presenti anche delle piccole sfere di legno tritato che viene espulso dalla larva.

Larva del rodilegno giallo

Una volta creata questa camera la larva scava una galleria ascendente nel tronco del diametro di 5-7 mm. Nel fondo della galleria, la larva si trasforma in pupa. Dopo il periodo di incubazione, che può durare da 2 settimane a più di un mese a secondo dei climi, la pupa si muove fino all'ingresso della galleria, rompe la corteccia ormai seccata, lascia il guscio incastrato e vola via. Lo sfarfallamento avviene a partire da fine maggio fino ad agosto. In Puglia lo sfarfallamento degli adulti si protrae da aprile fino ad ottobre, con due picchi: il primo da fine maggio a inizio giugno; il secondo dalla seconda metà di agosto a inizio settembre.
Il controllo della Zeuzera pyrina è essenziale per prevenire l’insediamento di funghi lignicoli, organismi co-causali del CoDiRO.

 
 

2.3 Funghi parassitari - Phaeoacremonium e Phaeomoniella spp.

Imbrunimento interno del legno

Phaeoacremonium (Pha) è un genere fungino descritto di recente. Oltre alla specie tipo Phaeoacremonium parasiticum, tale genere comprende oggi una trentina di specie, tra cui P. rubrigenun, P. aleophilum e P. alvesi. Studi ancora più recenti, inoltre, hanno dimostrato che all’interno di tale genere sono stati isolati le specie riconducibili al genere Phaeomoniella (Phm).
Si tratta di funghi a crescita lenta, le cui colonie hanno aspetto variabile, da fioccoso a cotonoso, alcune lievitiforme, con un micelio aereo rado o poco sviluppato.
Diverse specie di Phaeoacremonium sono state isolate da un’ampia gamma di specie legnose, sia come semplici e innocui endofiti (funghi che vivono all’interno della pianta senza arrecare danni), sia come agenti patogeni associati a deperimenti, disseccamenti, e morte delle piante; alcune specie sono riportate associate a micosi nell’uomo, altre a larve di insetti scolitidi, altre ancora vivono saprofiticamente nel terreno. Il quadro fitopatologico più importante, in cui sono notoriamente coinvolte diverse specie di Phaeoacremonium e di Phaeomoniella, è il noto complesso del mal dell’esca della vite ma sono stati riscontrati per la Pha. parasiticum disseccamenti e alterazione del sistema vascolare anche su ciliegio, albicocco e mandorlo.
Phaeoacremonium e Phaeomoniella spp. penetrano prevalentemente attraverso ferite fresche e l’inoculo è costituito da conidi trasportati dal vento e dalla pioggia.

 

Agli inizi degli anni '80, Pha. parasiticum, originariamente descritto come Phialophora parasitica, è risultato agente di gravi disseccamenti dell’olivo in Grecia. Non sono disponibili informazioni sul comportamento di tale patogeno negli ambienti olivicoli italiani o sulla sua eventuale associazione con altri insetti (Zeuzera pyrina) e/o altri agenti fitopatogeni.
Viene comunque riscontrata in diversi casi la presenza di tali funghi nel legno dove si riscontrano i fori determinati dalle larve di Zeuzera pyrina.
Nota da tempo è, invece, l’attività parassitaria di Pha. rubrigenum e di Pha. aleophilum, le specie più diffuse e più comunemente rinvenute su vite con sintomi di esca. Alcuni dati riportati per olivi inoculati con entrambe le specie dimostrano che esse determinano gravi imbrunimenti del legno ma non causano sintomi di gravi disseccamenti.
Infine scarse o nulle sono le informazioni disponibili su Pha. alvesii e sul comportamento parassitario di altre specie di Phaeoacremonium e di Phaeomoniella sull’olivo, sia da sole sia in associazione tra di loro o in presenza di altri agenti fitopatogeni.

 
 

3. Emergenza xylella e la dichiarazione dello stato di emergenza

Nell’ottobre 2013 l’Italia informa gli altri Stati membri e la Commissione Europea della presenza di Xylella fastidiosa (Well e Raju) nel proprio territorio, nella Regione Puglia, in due aree separate della Provincia di Lecce. La presenza dell’organismo specificato viene confermata in relazione a diverse specie vegetali, tra cui Olea europaea L., Prunus amygdalus Batsch, Nerium oleander L. e Quercus sp. L. che manifestano sintomi di bruciatura fogliare e deperimento rapido. Si tratta della prima volta in cui viene attestata la presenza di questo batterio da quarantena, inserito nella lista A1 dell’EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization), nel territorio dell’Unione, figurando nell’allegato I, parte A, sezione I, della direttiva 2000/29/CE come organismo nocivo che impone l’adozione di tempestive misure di eradicazione o contenimento.
Pochi giorni dopo la Regione Puglia dispone misure di emergenza per la prevenzione e l’eradicazione dell’organismo specificato, in conformità all’articolo 16, paragrafo 1 della direttiva 2000/29/CE.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare adotta nel novembre 2013 una dichiarazione nella quale afferma che, data la natura dell’organismo specificato, è verosimile che esso si diffonderà rapidamente e su ampi territori. La stessa autorità suggerisce che, al fine di garantire che l’organismo specificato non si diffonda al resto dell’Unione, è necessario prevedere misure immediate.
Nel febbraio 2014 la commissione UE adotta una decisione relativa alle misure atte ad impedire la diffusione di X. fastidiosa nel territorio dell’Unione, proibendo lo spostamento delle piante ospiti dalla Provincia di Lecce e imponendo agli Stati membri di effettuare ispezioni annuali per accertare la presenza dell’organismo specificato su piante e prodotti vegetali nei propri territori.
Nel luglio dello stesso anno la stessa Commissione, con la decisione di esecuzione 2014/497/UE, obbliga i paesi membri ad effettuare le ispezioni ed a delimitare senza indugio i territori ove è stato confermata la presenza dell’organismo specificato nella quale utilizzare specifiche misure, rimuovendo al più presto tutte le piante contagiate, quelle che presentano sintomi e quelle che sono state individuate come probabilmente contagiate.
Con il fine di dare attuazione a quanto dettato della Commissione, il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, due mesi dopo, con decreto del 26 settembre 2014, specifica le misure di intervento da eseguirsi nella zona infetta, nella zona di eradicazione, nella zona cuscinetto e nel cordone fitosanitario.
Considerato che nel periodo estivo del 2014 è stata riscontrata un’estensione delle infezioni sul territorio leccese, tale da pregiudicare la sopravvivenza di numerose specie vegetali produttive, con ingenti effetti anche di carattere economico, la Giunta della Regione Puglia, in data 5 settembre 2014, chiede al governo italiano la dichiarazione di stato di emergenza fitosanitaria straordinaria per affrontare l’eradicazione e il contenimento delle infezioni di X. fastidiosa.
Il 10 febbraio del 2015 il Consiglio dei Ministri dichiara lo stato di emergenza necessario per provvedere tempestivamente a porre in essere tutte le iniziative di carattere straordinario ed urgenti necessarie per impedire la diffusione del predetto batterio e salvaguardare l’olivicoltura della regione Puglia, nonché al fine di scongiurare l’eventuale avvio della procedura di infrazione comunitaria nei confronti dello stato italiano.

 

4. Il Corpo forestale dello Stato e la tutela degli olivi in Puglia

Oliveto
 

Il Corpo Forestale dello Stato da sempre vigila sul territorio regionale pugliese per preservare il patrimonio olivicolo che costituisce gran parte dell’economia pugliese, non solo per tutelare la loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica, ma anche per conservare i singoli alberi d’olivo quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale.
Tra le attività a tutela basti menzionare il contrasto ai furti e agli abbattimenti illegali degli alberi di olivo, nonché al trasferimento irregolare di alberi secolari, che dalla Puglia hanno preso le vie del Nord per abbellire giardini e parchi privati. Nell’anno 2014 tali attività hanno comportato negli oltre 850 controlli l’accertamento di 42 illeciti e sanzioni per quasi 800.000 euro.
Ovviamente anche lo “strano caso della X. fastidiosa” ha visto il coinvolgimento del Corpo Forestale dello Stato, chiamato in causa dalla Procura, dalla Regione e dal Dipartimento di Protezione Civile per l’affidamento di compiti specifici.
La Procura di Lecce sta svolgendo attività di indagine per verificare eventuali responsabilità nell’introduzione del batterio nel territorio salentino, ipotizzando il reato  di “diffusione colposa di malattia della pianta”, avvalendosi del sostegno di agenti e ufficiali del CFS.
La Regione Puglia, alla fine del 2014, ha chiesto il supporto del CFS per le attività di controllo e verifica del rispetto delle disposizioni contenute nella normativa inerente l’emergenza Xylella, in particolare, del Decreto Ministeriale n. 2777/2014, della Decisione Comunitaria 2014/497/UE e delle disposizioni regionali.
Nel febbraio 2015 il Capo del Dipartimento della Protezione Civile ha nominato il Comandante Regionale per la Puglia del Corpo Forestale dello Stato, il dott. Giuseppe SILLETTI, Commissario delegato per fronteggiare l’emergenza connessa alla diffusione della X. fastidiosa.

I compiti assegnati dal Dipartimento riguardano la predisposizione di un piano per la più celere attuazione delle misure atte al contrasto del fenomeno fitopatologico e della ricognizione dei danni subiti dalle attività economiche e produttive per effetto della diffusione del patogeno nel territorio pugliese.

L’attività posta in essere dal Commissario delegato per fronteggiare tale emergenza poggia sulle attuali conoscenze scientifiche:

  1. Scartata la prima ipotesi che riteneva che il disseccamento degli alberi fosse l’effetto combinato di 3 fattori, il batterio fitopatogeno da quarantena Xylella fastidiosa, il lepidottero Zeuzera pyrina o Rodilegno giallo ed alcuni miceti lignicoli vascolari  (Phaeoacremonium e Phaeomoniella), ora si ritiene che la Xylella sia il principale agente del disseccamento e della moria delle piante. I funghi, quando presenti (è raro trovarli negli impianti giovani), possono aggravare gli effetti della infezione del patogeno, mentre la Zeuzera (endemico nella zona) ha un ruolo marginale. La conferma scientifica definitiva si avrà a conclusione delle prove di patogenicità attualmente in corso. E’ stato infatti isolato il batterio in coltura pura e inoculato mediante punture su giovani piantine di olivo. Le piantine inoculate sono state colonizzate dal batterio, alcune manifestano sintomi di bruscatura fogliare e si è in attesa del completamento del postulato di Koch (re-isolamento del batterio dalle piantine artificialmente inoculate e manifestanti sintomi di disseccamento).
  2. All’attualità non c’è una terapia contro la X. fastidiosa, nonostante le ricerche scientifiche effettuate. Infatti questo organismo è oggetto di studio da almeno 130 anni negli Usa e tuttora non è stata trovata alcuna terapia.
  3. Non potendo agire direttamente sul batterio, si può agire soltanto sul vettore, ovvero su chi lo diffonde. Importante nella lotta alla cicalina è il fatto che durante il cambio generazionale e le diverse mute di crescita, il vettore perda le cellule del batterio, per cui lo stesso deve nuovamente acquisirle dalle piante infette. Tale aspetto biologico costituisce un elemento fondamentale per ridurre o evitare la diffusione della X. fastidiosa; infatti, con l’eliminazione delle piante infette si ottiene una riduzione del potenziale di inoculo, che nel lungo termine può contribuire al risanamento di una zona infetta in quanto gli insetti vettori, non trovando piante da cui acquisire il batterio, sono incapaci di diffonderlo.
  4. L’estirpazione delle piante infette è una misura che tende a contenere l’infezione ma non la elimina. Esperienze maturate in altre parti del mondo indicano che la completa eradicazione di questo batterio è estremamente difficile se il numero delle piante infetto è elevato, come il caso della Provincia di Lecce.

Per le considerazione sopra riportate e per quanto previsto dalle disposizioni della Ue, dello Stato Italiano e della Regione Puglia, il piano Silletti, al fine di creare una barriera naturale di protezione delle zone settentrionali della Puglia non ancora colpite dal batterio, prevede:

  • L’adozione da parte delle aziende agricole delle buone pratiche agronomiche per assicurare un corretta conduzione vegetativa delle piante;
  • Interruzione della movimentazione delle specie potenzialmente ospiti della X. fastidiosa, siano esse specie produttive, ornamentali o da vegetazione spontanea;
  • Massiccio intervento di eliminazione, mediante la trinciatura ed erpicatura, delle erbe infestanti che ospitano la “sputacchina” nella fase giovanile, in tutti i terreni coltivati;
  • Minimo impiego di trattamenti fitosanitario per il controllo dei vettori adulti negli oliveti e nei frutteti dei focolai;
  • Eliminazione, nelle zone cuscinetto ed eradicazione, di tutte le piante ospiti presenti in alberature stradali, spartitraffico, fossi, canali, aree verdi, ecc.;
  • Limitato abbattimento delle piante di olivo che siano state testate e trovate infette da effettuarsi principalmente nella zona infetta puntiforme di Oria (BR) e nella zona di eradicazione.
Controlli del Corpo forestale dello Stato

Gli interventi sono stati studiati e predisposti in modo da avere il minor impatto possibile sull’ambiente e sul paesaggio, e possono rientrare nell’ordinaria attività di abbattimento autorizzato di alberi di olivo. Si ribadisce infatti che nel corso dell’anno 2014 nelle Province di Brindisi e Lecce sono state abbattute per svariati motivi (ad esempio per realizzare opere pubbliche, per esigenze connesse alla proprietà privata ecc..), circa 30.000 piante di olivo, mentre il piano del Commissario comporterà l’eradicazione di appena qualche migliaio di ulivi infetti.
In ultimo gli agenti del Corpo Forestale dello Stato sono impegnati anche nell’attività di controllo relativa al rispetto di queste misure fitosanitarie obbligatorie sia per i privati sia per gli enti pubblici.
Nel corso del primo mese di adozione del piano sono state denunciate quattro persone per aver spostato al di fuori delle zone delimitate i residui di potatura di olivo in violazione del divieto di movimentazione di determinate specie vegetali.
Da quanto riportato, emerge l’enorme attività dei Forestali totalmente impegnati nella difesa degli olivi dalla Xylella, che consolida il forte rapporto che lega da sempre il Corpo Forestale dello Stato a questa pianta, silenziosa testimone della lunga storia delle civiltà che si sono avvicendate sulla terra pugliese.
Il problema è di difficile soluzione. La malattia sta proseguendo rapidamente, tant’è che, alla data di marzo 2014, su 97 Comuni che costituiscono la Provincia di Lecce ben 45 risultano con il territorio infetto.
Il patrimonio olivicolo salentino pugliese è uno dei più importanti d’Europa. Un valore che necessita di cura e protezione, anche, se necessaria, attraverso l’azione dolorosissima dell’eradicazione di alcune piante infette, non tralasciando nello stesso tempo le attività di indagini contro eventuali “appetiti” di coloro che approfittando della presenza della Xylella vorrebbero realizzare business senza etica, senza rispetto e senza anima.

 
 

Bibliografia

LS. Muranaka, TE Giorgiano, MA Takita, MR Forim, LFC Silva, HD Coletta-Filho, et al., 2013, N-ACETYLCYSTEINE IN AGRICULTURE, A NOVEL USE FOR AN OLD MOLECULE: FOCUS ON CONTROLLING THE PLANT–PATHOGEN XYLELLA FASTIDIOSA. Plos one 8(8): e72937. doi:10.1371/journal.pone.0072937
D. Hopkins, A. Purcell A, 2002, XYLELLA FASTIDIOSA: CAUSE OF PIERCE’S DISEASE OF GRAPEVINE AND OTHER EMERGENT DISEASES. Plant Dis. 86: 1056–1066. doi:10.1094/PDIS.2002.86.10.1056.
AA. De Souza, MA Takita, A. Amaral, HD Coletta-Filho, MA Machado, 2009, CITRUS RESPONSES TO XYLELLA FASTIDIOSA INFECTION, THE CAUSAL AGENT OF CITRUS VARIEGATED CHLOROSIS. In: P. TennantN. Benkeblia. CitrusIII. Tree and Forestry Science and Biotechnology 3: 73-80.
RPP, Almeida, N. Killiny, KL Newman, S. Chatterjee, M. Ionescu et al., 2012, CONTRIBUTION OF RPFB TO CELL-TO-CELL SIGNAL SYNTHESIS, VIRULENCE, AND VECTOR TRANSMISSION OF XYLELLA FASTIDIOSA. Mol Plant Microbe Interact. 25: 453–462. doi:10.1094/MPMI-03-11-0074. PubMed: 22204646.
A, Guario, 2014. LINEE GUIDA PER IL CONTENIMENTO DELLA DIFFUSIONE DI XYLELLA FASTIDIOSA SUBSPECIE PAUCA CEPPO CODIRO E LA PREVENZIONE E IL CONTENIMENTO DEL “COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO DELL’OLIVO (CODIRO) Regione Puglia.
G. Giannozzi, M. Ricciolini, D. Rizzo, N. Musetti, G. Surico, 2014. XYLELLA FASTIDIOSA AGENTE DEL COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO DELL’OLIVO (CODIRO)” Regione Toscana.
L. Nunney, E. L. Schuenzel, M. Scally, R. E. Bromley, and R. Stouthamer. 2014. LARGE-SCALE INTERSUBSPECIFIC RECOMBINATION IN THE PLANT-PATHOGENIC BACTERIUM XYLELLA FASTIDIOSA IS ASSOCIATED WITH THE HOST SHIFT TO MULBERRY. Applied and Environmental Microbiology 80 (10): 3025–33. doi:10.1128/AEM.04112-13.
A. Guario, D. Boscia, F. Nigro. 2013. DISSECCAMENTO RAPIDO DELL’OLIVO CAUSE E MISURE DI CONTENIMENTO. L’Informatore Agrario (46) 51-54.
M. Saponari, D. Boscia, F. Nigro and G.P. Martelli. 2013. IDENTIFICATION OF DNA SEQUENCES RELATED TO XYLELLA FASTIDIOSA IN OLEANDER, ALMOND AND OLIVE TREES EXHIBITING LEAF SCORCH SYMPTOMS IN APULIA (SOUTHERN ITALY). Journal of Plant Pathology 95 (3), 668.
F. Nigro, D. Boscia, I. Antelmi and A. Ippolito. 2014. FUNGAL SPECIES ASSOCIATED WITH A SEVERE DECLINE OF OLIVE IN SOUTHERN ITALY. Journal of Plant Pathology 95 (3), 668.
G. Loconsole, O. Potere, D. Boscia, G. Altamura, K. Djelouah, T. Elbeaino, D. Frasheri, D. Lorusso, F. Palmisano, P. Pollastro, M.R. Silletti, N. Trisciuzzi, F. Valentini, V. Savino and M. Saponari. 2014. DETECTION OF XYLELLA FASTIDIOSA IN OLIVE TREES BY MOLECULAR AND SEROLOGICAL METHODS. Journal of Plant Pathology, 96 (1), 1-8.
C. Cariddi, M. Saponari, D. Boscia, A. De Stradis, G. Loconsole, F. Nigro, F. Porcelli, O. Potere and G.P. Martelli. 2014. ISOLATION OF A XYLELLA FASTIDIOSA STRAIN INFECTING OLIVE AND OLEANDER IN APULIA, ITALY. Journal of Plant Pathology, 96 (2), 425-429.
M. Saponari, G. Loconsole, D. Cornara, R.K. Yokomi, A. de Stradis, D. Boscia, D. Bosco,G.P. Martelli, R. Krugner, F. Porcelli. 2014. INFECTIVITY AND TRANSMISSION OF XYLELLA FASTIDIOSA BY PHILAENUS SPUMARIUS L. (HEMIPTERA: APHROPHORIDAE) IN APULIA, ITALY. Journal of Economic Entomology.
T. Elbeaino, T. Yaseen, F. Valentini, I.E. Ben Moussa, V. Mazzoni, A.M. D'onghia. 2014. IDENTIFICATION OF THREE POTENTIAL VECTORS OF XYLELLA FASTIDIOSA IN SOUTHERN ITALY. Phytopathologia Mediterranea.
M. Saponari, D. Boscia, G. Loconsole, F. Palmisano, V. Savino, O. Potere and G.P. Martelli. 2014. NEW HOSTS OF XYLELLA FASTIDIOSA STRAIN CoDiRO IN APULIA. Journal of Plant Pathology.